STORY TITLE: L'educazione sentimentale:Cap. 1 I tempi del Liceo 
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L'educazione sentimentale:Cap. 1 I tempi del Liceo


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L'educazione sentimentale:Cap. 1 I tempi del Liceo

by EnricoB
Viewed: 626 times Comments 3 Date: 18-05-2024 Language: Language



Gli ultimi anni del Liceo furono anni importanti per la mia educazione sentimentale.

Le prime “fidanzatine”

Già al primo Liceo, con la mia prima “fidanzatina”, una mia coetanea, ci furono delle esperienze erotiche e sessuali vere: baci, masturbazioni reciproche e sesso orale, anche se tutto era ancora un poco approssimativo!
Imparavamo provando e spesso l’eiaculazione scoppiava inaspettata.
Nel frattempo erano apparsi il collant e la minigonna che lasciava le gambe scopertissime.
Vi faccio notare che, rispetto alle calze con il reggicalze, il collant consentiva o tutto o niente!
Se Lei lo toglieva, allora la sua disponibilità era totale, ma se se non lo calava, non era consentito fare molto!
La mia prima fidanzatina, comunque, indossava ancora spesso calze con il reggicalze, specialmente alle feste studentesche e nelle occasioni eleganti.
Si faceva sesso, quando si poteva, soprattutto in macchina.
A diciotto anni, appena “patentato”, presi possesso della “mitica” Fiat 600 di mio padre color acqua marina super accessoriata, con la radio, il mangiadischi, il copri volante in pelle e la pedaliera “sport” in alluminio ma, soprattutto, con i sedili ribaltabili!
(Il “mangiadischi” era un apparecchio per riprodurre i dischi a 45 giri portatile, sottile, con sul frontale una feritoia nella quale si infilava il disco da ascoltare e la manopola per la regolazione del volume, alimentato a pile ma talvolta anche collegabile alla batteria dell’automobile, in genere funzionante solo da fermi ma ne esistevano anche antishock utilizzabili in movimento. Sarà nel tempo sostituito dai lettori di cassette audio poi inseriti nell’apparecchio radio.)
Era eccitante, accarezzandola tra le cosce appartandoci in macchina in qualche luogo solitario, sentire il calore della pelle dove finiva il bordo della balza selle calze e facile era poi scostare le mutandine e godere il calore della fica giovane, eccitata, accarezzare la peluria ancora rada e poterla masturbare piano, temendo di deflorarla o scendere tra le cosce con il viso, la bocca e baciarla, godendo il profumo ed il sapore della fica.
La sua masturbazione era spesso forte, quasi violenta, il mio cazzo in quei momenti era eccitatissimo, mentre cercavo di trattenere la sborrata.
Poi cercare di farle chinare la testa verso di me per baciare e prendere in bocca il mio cazzo, prima dell’esplosione del piacere.
Sempre maldestri, facendo finta di saperci fare, ogni volta cercando di capire cosa avevamo sbagliato!
Poi con il collant la richiesta di toglierlo dopo i primi baci e le prime carezze e se era si, perdevo la testa solo accarezzando le cosce nude, scoperte ed anche le mutandine, che erano sempre più piccole, venivano subito tolto e l’emozione e l’eccitazione erano difficili da trattenere.
Andavamo a ballare, il pomeriggio del sabato, in una balera ubicata in una località subito fuori Città, che organizzava i così detti “matinee”.
Andavamo verso le quattro, le cinque del pomeriggio e ci lasciavamo verso le otto per rientrare a casa ad ora di cena.
Il ballo, specialmente il così detto “ballo lento” o “della mattonella” (perché si ballava restava fermi su una mattonella!), era una scusa per stringersi, toccarsi, accarezzarsi, pomiciare. Le luci non erano mai forti ma nemmeno la sala era mai buia.
Di recente ho risentito una canzone che veniva interpretata da un complesso allora molto in voga che è andato sempre più raffinandosi nel tempo, i New Trolls.
Si intitolava “Miniera” ed aveva un alto contenuto sociale, trattando della durezza della vita ei minatori.
Si ballava come un “lento”, stringendosi.
Ricordo che io ero stretto alla mia fidanzatina di allora e ero molto eccitato, il cazzo già durissimo mentre le accarezzavo le natiche e Lei mi mordicchiava e succhiava un orecchio.
Ad un certo punto c’è un verso della canzone che dice: “Nessuno parlava, solo il rumore di una pala che scava, che scava”, a rappresentare tutta la durezza ed il terrore del lavoro in miniera.
In quel momento Lei mi sussurrò all’orecchio:
Mmmm, sento il rumore di una FAVA, che scava, che scava … Dai, gim via … c’ho vojjia …
Non lasciai trascorrere un attimo! Poco dopo eravamo in macchina, la “mitica” Fiat 600 della quale vi dicevo, in una località appartata poco distante, nella campagna.
Quando sento Roberto Vecchioni nella sua canzone intitolata “Luci a San Siro” che canta:
“Ma dammi indietro la mia seicento, i miei vent'anni e una ragazza che tu sai “, mi sembra quasi quella canzone l’abbia scritta per me, ma forse riguarda tutta la mia generazione, indipendentemente dal luogo dove siamo vissuti! D’altro canto i Poeti sono tali perché con quel che scrivono sanno far vivere o rivivere emozioni!

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