La lunga estate calda (parte 1)
by Angel_FaceViewed: 503 times Comments 0 Date: 07-07-2023 Language:
LA LUNGA ESTATE CALDA (parte 1)
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Come anticipato nel racconto Yoga, che vi invito a leggere, ecco il racconto che ho titolato
La lunga estate calda.
Si tratta di una storia a puntate di quanto successo dopo l'episodio narrato nel racconton Yoga.
Una combinazione di situazioni che hanno consentito di realizzare fantasie, forse, insperate.
Buona lettura
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Tutta colpa dei discorsi fatti alla macchinetta del caffè quella mattina! Si perché Marco e Fabio avevano raccontato che ormai anche per
i porno
si poteva fare come nei jukebox; anzi meglio
non devi nemmeno mettere le 100 lire” disse Marco “è sufficiente che tu scriva sul motore di ricerca quello che vuoi vedere etvoilà il porno è servito”.
Così, incuriosita, quando la sera si mise a cercare qualcosa si imbatté in diversi siti di video hard. Non pensava che esistesse la possibilità di fruirne così facilmente. Era proprio vero quello che diceva Marco e Fabio
è sufficiente digitare la propria preferenza, lanciare la ricerca et voilà!
Spinta dalla curiosità iniziò a guardare i vari video fino a che si rese conto che erano passate quasi due ore e decise di chiudere ed andare a letto.
Ma quando chiuse gli occhi le scene che aveva visto sul pc continuavano a tornarle in mente, scomposte, confuse, mescolate fra di loro e, addormentandosi, andarono a popolare i suoi sogni. Si svegliò nel mezzo della notte cercando con la mano il corpo del suo uomo; si era dimenticata che lui era partito per il mare da due giorni e lei l’avrebbe raggiunto a fine settimana.
Imprecò dentro di se; aveva voglia di essere scopata, quei sogni le avevano messo uno strano appetito dentro, sentiva il suo corpo bollente. Si alzò e andò a spalancare ulteriormente la finestra posperando che l’aria della notte, anche se estiva, potesse in qualche modo placare il suo calore interno.
Affacciata, sentiva l’aria rinfrescarle la faccia ma il contrasto tra il suo calore interno ed il fresco della notte le provocava brividi sulla pelle che diventava ipersensibile ed il contatto con la canotta le induriva i capezzoli. Era una sensazione piacevole; se solo ci fosse stato un uomo ad accarezzarla, a baciare la sua pelle, a soddisfare quella voglia di sesso puro che l’aveva pervasa. Non riuscì a fermare la sua mano che stava dirigendosi verso i capezzoli ed iniziò ad accarezzarli a tirarli con dolcezza rendendoli ancora più duri e sensibili. Non riuscì nemmeno a fermare l’altra mano che andò ad insinuarsi fra le gambe fino a raggiungere la sua vulva, calda, gonfia e desiderosa di piacere. Per un momento pensò che se qualche insonne del palazzo di fronte si fosse affacciato in quel momento avrebbe visto l’ombra di una donna che si stava dando piacere da sola e questo pensiero anziché fermarla la eccitò ulteriormente e la portò a raggiungere velocemente l’orgasmo.
Tornò a letto e finalmente riuscì a prendere sonno ma quando si svegliò al mattino si rese conto che l’eccitazione non si era placata, si era affievolita dopo l’episodio alla finestra, ma il sonno fu comunque popolato di immagini erotiche ed eccitanti.
Ci sono dei giorni in cui anche senza volerlo si emanano strane sensazioni; si è più sexy e pare che le persone intorno, anche sconosciute, se ne rendano conto.
Quella mattina Marta sentiva che riusciva a calamitare suo malgrado gli sguardi dei passanti; forse l’abbigliamento che aveva scelto contribuiva: quel tubino di cotone color panna appena sopra il ginocchio faceva risaltare la sua fresca abbronzatura e metteva in risalto le sue forme. Quando ad un semaforo fu affiancata da un furgone più alto della sua utilitaria si rese conto che i due occupanti avevano gli occhi fissi sulle sue cosce, che erano abbondantemente esposte dal tubino risalito ad un livello di guardia. Sorrise ai due ed il più intraprendente le fece segno di accostare; lei sempre sorridendo declinò ed andò oltre.
Anche in ufficio i colleghi la osservavano con occhi diversi sembrava quasi volessero “scoparla con gli occhi”. Tutto contribuiva a non fare calare quello strano desiderio che dalla sera prima le faceva compagnia.
Quando in pausa pranzo dovette recarsi nel vicino ufficio postale fu nuovamente oggetto di sguardi “scopaioli”; c’era un gruppo di uomini, di età varia, che stavano lavorando in un cantiere e che in quel momento stavano consumando il loro pasto seduti all’ombra di un albero. Marta si rese conto che il loro vociare fu interrotto al suo passaggio; sentì chiaramente i loro occhi accarezzare tutto il suo corpo e quando tornò in ufficio invece di cambiare strada decise di passare nuovamente davanti al gruppetto e si rese conto di essere fieramente eccitata per le reazioni che quel suo passeggio provocava nei maschi, un paio dei quali si lasciarono andare a commenti piuttosto coloriti suscitando l’ilarità dei compagni.
Nel pomeriggio cercò di concentrarsi sul lavoro sperando che questo spostasse in qualche modo il suo pensiero: ma quel giorno era nato in un certo modo e non c’era verso di farlo andare diversamente; non appena distoglieva lo sguardo dal pc nella sua mente ritornavano le immagini dei video della sera precedente ed i suo pensieri correvano veloci come saette: si rivedeva nella passeggiata del pranzo, cosa sarebbe successo se lei invece di tirare dritta per la sua strada avesse sorriso a quel gruppo di uomini? Cosa sarebbe successo se avesse cambiato strada e si fosse addentrata nel cantiere? Che facce avrebbero fatto? Cosa avrebbero fatto dopo? L’avrebbero palpata? L’avrebbero fatto tutti insieme o ci sarebbe stato uno più intraprendente degli altri? Proprio mentre era completamente presa da questi pensieri ricevette la telefonata di un suo collega che aveva precedentemente contattato per un problema di lavoro.
Siii, pronto?
Ciao Marta, tutto bene?
Si si perché? Ti avevo scritto perché mi si è bloccata l’applicazione.
Veramente dalla voce sembravi piuttosto agitata
“Mannaggia” pensò Marta “speriamo non si sia accorto del mio stato di eccitazione” e cercò di dissimulare
No, tranquillo è che ero dall’altra parte della scrivania ed ho dovuto fare un po’ di peripezie per rispondere.
Sembrava essersi accontentato della spiegazione; cercò di spiegargli il problema ma Francesco si offrì di andare nel suo ufficio per vedere direttamente cosa non funzionasse; anzi insistette oltremodo anche quando lei gli disse che poteva farlo anche il giorno successivo vista l’ora tarda, ma lui non volle sentire ragioni e dopo una mezz’oretta fu da lei.
Ora era lì che armeggiava con il pc e sembrava essere l’unico in quella giornata a non accorgersi del suo stato d’animo; le aveva dato uno sguardo generale dalla testa ai piedi ma non aveva proferito parola e si era messo subito a cercare di capire quale fosse il problema. Era seduto, anzi in realtà era appoggiato con il sedere sulla scrivania e lei era seduta al suo fianco. Da quella posizione lui aveva una perfetta visione delle sue cosce. Qualcosa frullò nella testa di Marta; si mosse quasi in maniera impercettibile in modo che la gonna si sollevasse ancora di qualche centimetro. Francesco notò il movimento e lasciò cadere l’occhio sulle gambe abbronzate ed invitanti di Marta. Anche la testa di lui cominciò a cortocircuitare: era praticamente solo con una delle donne più desiderate dell’azienda, la cui gonna aveva superato il livello di guardia; era solo un caso oppure l’aveva fatto apposta per provocarlo? Certo che quelle cosce erano davvero invitanti: lisce, abbronzate. Cosa avrebbe dato per allungare una mano ed accarezzarle. Perso fra questi pensieri si accorse che il suo pene si stava indurendo. Ma la cosa più imbarazzante era che lei era praticamente a meno di mezzo metro da lui e si sarebbe accorta sicuramente della reazione. Cercò di tornare al problema informatico ma non era possibile; il suo cazzo premeva, cercava spazio ed in breve un bozzo inconfondibile nella zona inguinale faceva bella mostra di se.
Marta si accorse di tutto fin dai primi movimenti di “indurimento” osservò interessata la crescita del “bozzo”; non riusciva a distogliere lo sguardo, lo sapeva che tutto ciò era dovuto a lei. Se ne inorgoglì; avrebbe voluto allungare la mano e toccare, accarezzare, leccare, farsi scopare da quel cazzo.
Francesco si accorse che la sua collega aveva gli occhi “incantati” sul suo fallo. A quella constatazione il suo cazzo si indurì ancora di più ed ora stava quasi per scoppiare dentro i pantaloni. Appoggiò la propria mano sul polso di Marta, lo sollevò e portò la mano aperta di lei ad appoggiarsi sul suo rigonfiamento. Marta non oppose nessuna resistenza; appoggiò il palmo, sentì il duro sotto la stoffa leggera dei pantaloni estivi, lo accarezzò.
Ormai erano partiti. L’imbarazzo era stato rotto; la voglia che Marta aveva in qualche modo “schiacciato” per tutta la giornata la stava guidando. Francesco cercò di muoversi per sistemarsi meglio e stava per sbottonarsi i pantaloni mentre lei continuava il suo massaggio erotico.
In quel momento squillò il cellulare di Marta.
Fu come un brusco risveglio da un bel sogno. Per qualche secondo lei rimase ancora con la mano sul bozzo mentre con l’altra prendeva il cellulare
Pronto!!! Ciao Amore!!!!
…..
Si tutto bene; sono ancora qua in ufficio. Stavo finendo un lavoro e poi vado a casa
…..
Cosa vuoi che faccia, sono sola tutta la settimana, magari esco con Cristina. Tu piuttosto li al mare… non è che fai il cascamorto con le straniere.
Francesco si stupì della faccia tosta delle donne. Era lì fino ad un attimo prima con la mano appoggiata sul cazzo di un altro maschio ed ora rimproverava il suo uomo se lui guardava le turiste. Si alzò e le sussurrò
E’ meglio se vado. Domani ripasso, ok?
Lei fece segno di sì con la testa e con la mano che lo aveva “palpato” lo salutò.
Marta, guidando verso casa, non riusciva a non pensare a quanto era appena successo in ufficio. Come in preda ad un incantesimo aveva lasciato che lui le prendesse la mano e se la portasse sul cazzo e lei non solo non aveva opposto alcuna resistenza anzi lo aveva palpato e accarezzato. Certo che da quanto era stata in grado di capire il suo collega Francesco doveva essere ben messo lì sotto. E così la sua testa partì di nuovo con la fantasia. Non si accorse che era scattato il verde e qualcuno dietro di lei suonò il clacson per invitarla a ripartire. La stessa scena si ripropose nuovamente qualche semaforo dopo e ancora….. finché Marta decise di mandare a quel paese l’automobilista rompicoglioni e guardando nello specchietto retrovisore vide la faccia sorridente di Francesco!!
L’aveva seguita!
Lo guardò nello specchietto e sorridendogli a sua volta ripartì accertandosi che la seguisse. Arrivati sotto casa di Marta, parcheggiarono e fecero finta di non conoscersi. Lui le tenne la porta e lei passandogli vicino gli sfiorò con la mano il cazzo. Sentì che era nuovamente “vispo”, sorrise dentro di se e salendo la rampa di scale che portava all’ascensore accentuò lo “sculettamento”. Nell’ascensore il silenzio era tombale, sapevano entrambi cosa sarebbe successo una volta chiusa la porta di casa; entrambi erano eccitatissimi ma mantennero un contegno impeccabile. Marta infilò la chiave nella serratura, sentiva il respiro fintamente calmo di Francesco; aprì la porta, entrò e lui la seguì. Francesco chiuse la porta ed immediatamente attirò a se Marta che si appoggiò alla sua erezione.
Le stoffe leggere dei vestiti lasciavano sentire quasi tutto. Francesco subito andò a baciarle il collo, le orecchie, mentre le mani correvano lungo le gambe di lei a sollevare l’abitino; il cazzo appoggiato ai glutei di lei… Marta era pervasa da brividi. Quelle labbra appena appoggiate sul collo a sfiorarle le orecchie, le mani che le accarezzavano le cosce prima dall’esterno poi all’interno; il cazzo duro che premeva contro il suo culo, allungò una mano a cercarlo, lo prese e lo accarezzò, cercando di tirare giù la zip. Francesco collaborò e fece in modo, senza interrompere quello che stava facendo, di slacciarsi i pantaloni. “Finalmente” pensò Marta. Infilò la mano nei boxer e lo tirò fuori mentre le mani di lui avevano raggiunto il suo perizoma ed ora stavano giocando con la sua intimità, sfiorandola da sopra la stoffa del perizoma ormai piena dei suoi umori.
Le dita di Francesco accarezzavano per tutta la lunghezza la figa di Marta che oramai era completamente presa fra due fuochi: il calore del cazzo appoggiato sui glutei e davanti le dita leggere come un refolo d’aria che la solleticavano. Iniziò a mugugnare ad emettere strani versi e con le mani libere andò a palparsi i seni i cui capezzoli erano ormai duri.
Poi improvvisamente Marta si girò e con la bocca andò a cercare quella di Francesco, mentre con le mani sbottonava la sua camicia. Un bacio profondo, selvaggio; lingue che si rincorrono, denti che mordicchiano le labbra, e poi trascinò il suo collega verso il divano in modo da sdraiarsi sotto di lui.
Si sistemò in modo da fare aderire il cazzo al proprio inguine e, anche se ancora coperta dal minuscolo perizoma, iniziò a muoversi avanti e indietro per sentire il calore ed il vigore del cazzo a contatto con la propria intimità.
Lui si staccò dalla sua bocca si sollevò leggermente, le sorrise e poi scese con la bocca sul seno, fece cadere le spalline del vestito e liberò le tette; le baciò le leccò, succhiò i duri capezzoli, mentre Marta continuava a muoversi strusciando il proprio inguine sul corpo di Francesco e lui continuava a scendere con i suoi baci e le sue leccate. A vedere i loro corpi dall’alto era come se Francesco fosse preso in un vortice generato dal movimento del bacino di Marta ed inesorabilmente venisse come risucchiato da lei. Senti la sua bocca sulla pancia, la sua lingua saettare dentro il suo ombelico, preludio di quanto sarebbe accaduto da lì a poco. E poi finalmente il respiro caldo di Francesco si fece sentire sulla vulva di Marta.
Un soffio, il perizoma che viene delicatamente scostato, la lingua che accarezza le labbra della fica in tutta la loro lunghezza; il movimento di Marta che scema, un suo sospiro prolungato. La lingua che si ferma sul clitoride e poi scende ed entra dentro di lei. La sentì girare dentro dapprima lentamente poi sempre più veloce. Poi un dito entrò dentro di lei, immediatamente seguito dal secondo e la lingua si concentrò sul clitoride.
Francesco sentì una mano appoggiarsi sulla propria nuca; un invito nemmeno troppo velato a non smettere quello che stava facendo, fino a che un suono gutturale seguito da un “Siiiiiiiiiiiii” annunciò l’orgasmo di Marta. Francesco rallentò il ritmo per dare modo alla sua amante di potersi rilassare dopo il piacere, ma non smise. Lentamente baciò l’interno delle cosce, sollevò le gambe di lei, fece passare la lingua in quello stretto lembo che divide la vulva e l’ano, percepì il brivido sulla pelle di lei, avvicinò la lingua al buco posteriore, un “uuhhmmm!!” gli fece capire il gradimento per ciò che stava facendo. Lentamente fece girare la lingua intorno all’ano poi fece entrare la punta. Le mani di Marta si appoggiarono sulla proprie chiappe in modo di dilatare l’apertura del retto. Questo gesto accese ulteriormente l’eccitazione di Francesco vedendo la disponibilità della sua amica. Infilò delicatamente un dito dentro e nel contempo riprese a leccarla davanti. Questa doppia attenzione riportò l’eccitazione di Marta ad un livello di guardia. La sentì fremere, dire frasi sconnesse, sentì nuovamente le sue mani sulla nuca e poi improvvisamente lei lo scostò si sollevò e lo spinse verso il tappeto. Per poco Francesco sorpreso dalla repentina mossa non sbatté la testa per terra. Marta si alzò, scavalcò il corpo di Francesco e poi scese con la propria figa sulla bocca di lui e contemporaneamente chinandosi sul cazzo, iniziò a leccarlo per tutta la lunghezza. Prima di infilarlo in bocca si girò verso di lui e gli disse
ti prego riprendi quello che stavi facendo
L’espressione del viso e la voce roca ed eccitata si riverberò sulla durezza del suo cazzo che lei percepì. Nei minuti seguenti i loro “mugugni” furono la colonna sonora di ciò che stava accadendo: piacere dato, piacere ricevuto in un continuo scambio di mani e di lingue. Sentire le dita di lui che si facevano strada nel retto accompagnata dalle leccate e dai baci sulla propria vulva portarono Marta ad un nuovo orgasmo e fu allora che si spostò facendo in modo lui potesse osservarla mentre gli dava piacere. Lo guardò negli occhi mentre cercava di ingoiarlo completamente, per poi farlo uscire lentamente dalla sua bocca; fece girare la lingua intorno alla punta strappandogli dei gridolini che la fecero sorridere e poi, come una ginnasta si appresta a fare l’ultima diagonale che conclude il proprio esercizio al corpo libero, così Marta prese fiato e di nuovo ingoiò interamente il pene, mosse il capo, aumentò il ritmo, sentì la mano di lui trattenerla sulla nuca, poi lo senti godere, esplodere di piacere nella sua bocca; continuò il suo su e giù fino a che la durezza del cazzo non iniziò a scemare ed il respiro di Francesco non tornò normale.
Incrociarono nuovamente i loro sguardi: ora erano calmi e sorridenti
Wow!!” Esclamò Francesco
Eh si direi che WOW ci sta proprio tutto
rispose lei mentre con la mano continuava ad accarezzare il cazzo.
Lui la osservò. Era di una bellezza selvaggia. Appoggiata su un fianco, il vestitino raccolto alla rinfusa intorno alla vita, i capelli arruffati, il viso appagato ma ancora eccitato. Lui l’accarezzo nell’interno coscia e lei gli disse in tono perentorio
non penserai mica di avere finito qua?
non è a me che devi chiedere ma a lui
rispose lui indicando con gli occhi il cazzo. Lei segui lo sguardo, posò gli occhi sul cazzo e notò che quella carezza stava dando nuovo vigore. Si girò verso di lui e sorridendo gli disse
mi sembra che il tuo amico sia d’accordo!!
Continua....