STORY TITLE: Ora, Però, Sono Io A Raccontare. Ovvero "Intimo Desiderio Di Una Moglie 3"" 
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Ora, Però, Sono Io A Raccontare. Ovvero "Intimo Desiderio Di Una Moglie 3""


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Ora, Però, Sono Io A Raccontare. Ovvero "Intimo Desiderio Di Una Moglie 3""

by lacoppiacheritorna
Viewed: 361 times Comments 2 Date: 26-05-2023 Language: Language

Abitava all'altro capo della città, impiegammo meno del previsto. Poco traffico, nonostante fosse sabato sera.

Nervosa, vero? chiese prendendomi una mano sei gelata


Fa freddo risposi staccandomi da lui e nascondendo di nuovo la mano nella tasca del cappotto Sì, la mia è un po' d'ansia

confermai.

Ora rilassati, non voglio che lui ti veda così tesa. È, per adesso, solo una cena con un mio

collega

. Poi sta a te decidere come farla evolvere

.
Parcheggiò poco lontano dalla sua abitazione, spense il motore e, prima di telefonargli, mi prese di nuovo le mani tra le sue e cercò di riscaldarmele.

Le mani fredde sono anch'esse messaggio di disagio?

chiesi ironizzando.

Una persona calma mostra le mani, non le nasconde, poi cerca di rilassare i muscoli del viso. Con la fronte così corrugata, sembra che stia andando a fare un esame all'università.


Aveva ragione, mi sentivo strana, un imbarazzo psicologico che mi portava a inventare tanti pretesti per evitare d'incontrarlo.
Se non gli piacevo? Oppure, se ci giudicava male? O, ancora peggio, se considerava il mio uomo...
Ormai eravamo là, dovevo affrontare la situazione. Indossai un paio di guanti di Federico per cercare di riscaldare le mani, che di lì a poco dovevo porgere all'amico, che mi ero scelto.

Chiamo? Sei pronta?


Al mio sì, compose il numero.
Scese immediatamente, elegantissimo come sempre, ci raggiunse a passo svelto. Aprì la portiera per accomodarsi e un vento gelido mi fece trasalire.

Brrr, che freddo!

disse togliendosi i guanti per darci la mano.
Federico avviò il motore e prima di partire:

Ho prenotato un tavolo al circolo che frequento, quello vicino alla Villa Comunale. conosci la strada, vero? poi rivolto a me lasciati guardare: sei bellissima!


Credo di aver distolto lo sguardo che, fino ad allora, non gli avevo tolto di dosso e:

Esagerato, chissà a quante altre lo dici!

risposi spiazzandolo.
Un attimo di silenzio, poi sentii la sua mano carezzare la mia nuca e il mio collo.
Anche stavolta trasalii, ma non per il freddo. Il leggero tocco della sua mano si fermò vicino l'orecchio destro e un lieve, ma gradevole brivido, mi riportò alla realtà. Spostai in avanti la testa e lui ritirò la mano, facendo scorrere velocemente le dita fra i miei capelli.
Federico, pur guidando, intuì quello che stava succedendo, ma, facendo finta di nulla, riprese a conversare con il

collega

.
Il parcheggio del circolo era abbastanza pieno, ma, il custode, avvertito precedentemente da Mario, ci aveva riservato un posto vicino alla sua guardiola.
Scendemmo dall'auto e ci avviammo verso l'ingresso del locale. Camminavo tra di loro, sotto il braccio di mio marito, Mario, al mio fianco, arrivati all'ingresso, aprì la porta e fece entrare prima Federico e poi me.
L'ambiente caldo e le luci ben distribuite, ci fecero sentire subito a nostro agio. Egli, poi, era conosciuto, per cui una bella signora, suppergiù della nostra età, ci venne incontro e, con una fraterna cordialità, ci diede il benvenuto e ci accompagnò al guardaroba. Fu Mario ad aiutarmi a togliere il cappotto, raccolse lui i gettoni che ci diede la guardarobiera e, seguendolo, ci avviammo al tavolo riservato. In sala c'erano una quindicina di tavoli, occupati per metà e il nostro ero quello vicino alla vetrata centrale. Ancora Mario mi aiutò, spostando la sedia per farmi sedere e si sedette alla mia sinistra, mentre Federico aveva preso posto di fronte.
Il circolo era gestito da Vittorio, il marito di Enza, la signora che ci aveva ricevuto. Era lui che si interessava del bar e di amministrare il tutto. Un circolo di élite, dove oltre ad un ristorante ed un bar di alta qualità, c'era una pista da ballo e vari salottini, adiacenti ad una sala da lettura e ad un'altra, dove si potevano seguire programmi televisivi.

Che ve ne pare?

chiese Mario con un sorriso soddisfatto.

Bella la location, bello il posto. Mi piace proprio rispose Federico Cara che ne dici?


Ho fame, fatemi provare la cucina e saprò esser più precisa

risposi scherzando.

Se ci faceste un pensierino, potrei appoggiare la vostra candidatura a soci. Federico potrebbe esser vantaggioso anche per il tuo lavoro. La quota non è molto alta ed i benefici potrebbero essere interessanti.


Il sopraggiungere della signora Enza per prendere le ordinazioni interruppe il suo discorso, che riprese subito dopo.

Il sabato sera, di solito, c'è più gente, tanto che Vittorio apre pure l'altra sala, perché qua ogni socio deve avere sempre un tavolo a disposizione. D'estate funziona pure la sala esterna.


La cameriera ci portò un vassoio di stuzzichini e conoscemmo pure il gestore, che venne a riempirci i flûte.

Alla nostra amicizia e collaborazione

disse mio marito, alzando il bicchiere.

All'amicizia, soprattutto, che diventi ogni giorno sempre più intensa e...

rispose il dottore senza completare la frase.
Il sentirmi così osservata dai due, uno per un verso e l'altro per un altro, mi mise in imbarazzo e fu Federico a togliermi d'impaccio. Sentendo provenire dall'altra sala la musica di un pianoforte, sulle note di una canzone che a me piaceva tanto:

Tesoro, la tua canzone, quella che ti fa sognare

.
Era la canzone di Dolcenera: “Ci vediamo a casa”. Era un modo come un altro per dirgli che qualunque cosa potesse succedere tra me e lui, non sarebbe mai irreparabile. E anche con Mario, qualora ci fosse stato qualcosa fra noi, io e Federico ci saremmo ritrovati e chiariti a casa nostra.
Quella musica mi riportò alla calma e mi fece ritornare pure il sorriso:

Vi piace ballare? chiese Diversi anni fa, feci un corso di tango

ci informò.

A me molto, lui...

facendo così e così con la mano.
La cena, veramente ottima, iniziò con un misto di primi piatti e continuò con un arrosto al sangue e contorni vari.
Ma poi...
Federico, forse, per lasciarci qualche minuto da soli, s'inventò di aver dimenticato il caricabatterie del telefono in macchina e si allontanò.

Sentì, Giuliana esordì sottovoce, guardandomi negli occhi e sfiorandomi la mano dal primo momento, ho letto nel tuo sguardo qualcosa di misterioso ed intrigante ed il resto me l'ha confermato tuo marito. Sappi che mi piaci e mi sconvolgi; sono pronto a soddisfare tutti i tuoi desideri, tutte le tue voglie. È un mondo che, pure io, ho conosciuto in tutti e due i ruoli e sono pronto ad unire i nostri sogni, le nostre fantasie... devi solo darmi tu, la spinta giusta


Non risposi, ma gli sorrisi e ricambiai la carezza alla sua mano.
Al suo ritorno, Federico ci trovò ancora con le dita intrecciate. Non disse nulla, ma, per un senso di pudore, mi staccai da Mario e bevvi un sorso d'acqua. Avevo la gola secca ed avrei voluto esser più incisiva. Il gioco non era ancora iniziato ed io mi sentivo già eccitata; quando, prima il piede e poi la gamba, da sotto il tavolo, mi sfiorò, sentii il sangue arrivarmi alla testa.

Scusate, vado in bagno

dissi alzandomi di scatto. Non proferirono una parola, ma i loro sguardi me li sentii pesantemente addosso. Ero rossa in viso e, come spesso mi capita, l'eccitazione mi portò un bisogno impellente.
Mi chiusi nella toilette e, senza nemmeno sedermi, feci tanta pipì.
Ritornai al tavolo e sicuramente si erano scambiate delle osservazioni. Dopo, sicuramente, me lo sarei fatto raccontare.
Dall'altra sala, proveniva ancora la musica e, quando il dottore mi invitò a ballare, non seppi dir di no.
Ci alzammo e, dandomi la mano, ci avviammo nella sala da ballo, seguiti dallo sguardo compiaciuto del mio consorte.
Mi cinse la vita con entrambe le mani ed io, prima posi le mie sulle sue spalle, poi, senza che lui me lo chiedesse, le spostai sul suo collo. Eravamo abbastanza stretti e fu piacevole quel contatto, ma, per non calamitare gli sguardi delle altre coppie, non ci spingemmo oltre. Son sicura, però, che anche lui era eccitato.
Ballava bene e sapeva condurre, tenendo il ritmo della musica. Il pezzo finì troppo presto, applaudimmo il pianista e, prima di far ritorno al nostro tavolo, la sua mano si fece più audace. Una carezza sul collo e poi mi prese per i fianchi.
Ormai mi ero scatenata, avrei ballato tutta la notte, ma Federico era impaziente: forse pure lui voleva sapere, per cui, verso mezzanotte:

Su, fatene un altro, se vi va, e poi andiamo via

disse deciso.
Gli sorridemmo e, seguendo il suo

ordine

, ritornammo in pista. A quel punto, stretti in un tango, Mario mi chiese di baciarlo. Ero sicuramente pronta, ma volevo che ci fosse pure mio marito e gli dissi:

Sicuramente dopo... in macchina

.
Uscimmo dal circolo, io in mezzo ai due uomini sottobraccio e, alla porta, fu mio marito che si staccò, cedendomi al mio nuovo cavaliere.
In macchina presi, questa volta, posto dietro e, mentre Federico guidava, il mio spasimante stava girato a guardarmi.

Ti piace molto mia moglie? chiese mio marito Te la stai mangiando con gli occhi

concluse sorridendo.

Vorrei mangiarmela di baci e... non solo replicò.
Io ascoltavo e, compiaciuta per quello scambio di idee che preludeva ad una certa loro sintonia, aspettavo che qualcosa succedesse.

Se è solo questione di baci, che dici amore, glielo concediamo?

disse, accostando l'auto al marciapiede.
Capì al volo, scese e, aperto l'altro sportello posteriore, mi si venne a sedere vicino.
Fuori era freddo, ma le sue mani erano calde per averle tenute dentro i guanti, che lui subito tolse onde spostare il mio viso così da potermi baciare la bocca. Ci sapeva fare, aprì le labbra e cercò di spingere la sua lingua a cercare la mia. Non resistetti e concessi a lui il bacio peccaminoso con le lingue avvinghiate un po' nella mia, un po' nella sua. Federico si spostò dal marciapiedi, solo dopo essersi goduto lo spettacolo. Anche, se con un certo rammarico, avevo stabilito che quella sera non doveva accadere nulla di più e quando lui mi prese la mano e se la portò sulla patta aperta, glielo toccai e carezzai, senza estrarlo fuori dai pantaloni. Arrivammo sotto casa, ero alquanto scarmigliata e con un seno scoperto, che lui stava succhiando come un bambino. Lo fermai con una certa difficoltà, ma, ormai, avevo deciso e, spintolo con una certa delicatezza, lo feci rialzare.

Sicuri che non volete salire su per il bicchiere della staffa? disse ricomponendosi Allora, quando ci rivediamo?


Ti chiamo domani

e lui avvicinò la bocca, per un ultimo bacio che gli concessi.
Uscì dalla macchina senza neanche salutare Federico; era evidente quanto fosse scombussolato e lo capimmo. l'auto fu rimessa in moto solo quando lo vedemmo sparire nell'edificio.
Ero rimasta seduta dietro e, mentre mi rimettevo in ordine:

Perché non hai voluto?

chiese.
Non risposi subito, ma al suo

Allora?


Tu mi hai suggerito di non cedere stasera? E poi ho in mente altro

risposi con calma.
Non ritornò sull'argomento, fino a casa, ma, evidentemente, la curiosità non è solo donna, per cui il suo non mollarmi, il tampinarmi, mi convinsero che non potevo fargli passare la notte insonne, per cui:

Vuoi sapere cosa mi frulla in testa? Ebbene, mi eccita giocare al dottore e paziente e, domani, gli telefoniamo e chiediamo un appuntamento privato al suo studio.


Sei diabolica, ma l'idea piace pure a me

e mi lasciò andare in bagno.
Quella notte davvero non volevo che succedesse nulla! Federico ci provò, ma mi allontanai da lui. Un poco di astinenza non poteva far altro che bene, volevo e dovevo esser ben carica. Dormii bene ed il risveglio fu del tutto naturale. Mi alzai e lo raggiunsi in cucina.

Metto su la caffettiera? chiese Stanotte hai fatto la sostenuta anche con me?


Lo lasciai in cucina e andai nel suo bagno a far la pipì, mi seguì con lo sguardo e pensai che una qualche spiegazione gliela dovevo.

Scusami per stanotte! Ma fin quando non mi porterai dal dottore, niente trippa per i gatti

scherzai.

Che altro, hai in mente?


E così gli spiegai che volevo esser eccitata al massimo, per dare il meglio di me stessa.
Mi versò il caffè:

Che dici, è troppo presto per chiamarlo?

guardando l'orologio della cucina.

Diamogli il tempo di risvegliarsi completamente

risposi.
Ma fu l'arrapato dottore ad anticiparci.
Chiamò dopo una decina di minuti che l'avevamo menzionato. Ero in cucina insieme a Federico, quando squillò il suo cellulare. Trasalii, quando mio marito mi fece segno che era il ginecologo e, dopo un po' di convenevoli, me lo passò.

Buongiorno dissi dormito bene?

quasi a provocarlo.
Rispose con un mugugno di disappunto:

E tu? Dormito bene?


Non risposi, vedevo mio marito farmi segno di stringere e lo salutai, ripassando il telefono al mio sostenitore. Difatti fu lui che, un'altra volta mi tolse le castagne dal fuoco e mettendo il telefono a viva voce:

Mario, ascolta: Giuliana si è allontanata, vorremmo venire, uno di questi giorni, nel tuo studio, diciamo per fare quella famosa ecografia e, magari, trasformare la visita medica in un bel gioco più interessante. Comprendi ciò che voglio dire?


Rimase un attimo in silenzio.

Idea tua o sua?


Nostra, va meglio?

rispose.
Ancora una pausa e:

Domani, alle cinque, andrebbe bene?


Per me andava benissimo e con un cenno del capo lo comunicai a mia moglie. Evidentemente anche lei si sarebbe potuto liberare e:

Per me, nessun problema e credo nemmeno per lei. Poi, se hai bisogno di qualche... dritta, chiamami domani in mattinata

.
Una vendetta di mio marito, per il mio comportamento, era da ritenersi possibile!

E cosa vorresti raccontargli? chiesi stizzita Non permetterti di anticipargli qualcuno dei miei desideri!

e gli mostrai le unghie.
Sorrideva e, facendo finta di proteggersi il viso, mi si avvicinò e mi strinse forte tra le braccia.

Ti adoro, quando ti arrabbi, ma lo sai benissimo che certe cose non le farei mai. Poi, so bene che preferisci dirgliele tu!


Non risposi alla provocazione e mi chiusi in bagno per prepararmi. Eravamo ospiti a pranzo a casa dei suoi. Non vedevamo il fratello con la moglie dalla scorsa primavera. Ero stracontenta di incontrarli: l'ultima volta ero in uno stato di profonda frustrazione e non fui per niente di buona compagnia. Vestii un abito semplice, ma elegante e stirai i capelli. Poco trucco e quasi niente rossetto, solo le mani erano al top: curatissime e con uno smalto rosso scuro. Federico mi stava aspettando in salotto e, come mi vide, restò come folgorato

Sei un incanto, girati, fatti ammirare

.
Era evidente che non lo faceva per lusingarmi: lo sguardo penetrante, ma aperto, solare, mi fece intendere che gli piacevo per davvero.
Lo stesso successe a casa dei suoi: mia cognata, appena mi vide, prima mi buttò le braccia al collo e poi non smise più di farmi complimenti.

Ti trovo benissimo, sei ringiovanita, devi dirmi che trattamento hai seguito

farfugliò.
Eravamo quasi coetanee e lei era una gran bella donna, legata ancora troppo alla famiglia, calata nel ruolo di madre, moglie devota ed angelo del focolare, con un marito di idee opposte a quelle del mio.
Sicuramente non era il momento opportuno di svelarle il mio segreto!
Tutti quei complimenti, oltre che a gratificarmi, stavano rinforzando la mia autostima. Certo, grazie a mio marito che, da psicologo comportamentale, aveva trovato anche per me la giusta terapia.
La sera, a casa, ero allegra e sicuramente pronta ad incontrare Mario il giorno successivo.
Federico, invece, lo vidi incupito.

Che hai? chiesi Qualche ripensamento?


Niente, anche l'altra volta...


Si riferiva, forse, al primo incontro con il nostro ex? Non volli indagare oltre e, infilato il pigiama, mi misi sotto le coperte. Lui girò ancora un po' per casa, poi, in punta di piedi, credendo che dormissi, mi si stese accanto.
Venne il mattino, sicuramente si era calmato; breve colazione, poi uscimmo insieme di casa e, seguendo direzioni diverse, andammo al lavoro. Mi baciò sulla fronte e mi diede appuntamento alle quattro e mezza nel suo ufficio.
Saremmo andati con la sua macchina all'appuntamento con il nostro amico.
Non nascondo che un pochino agitata lo ero e se ne accorse pure la mia collega. Già nei giorni precedenti, i cambiamenti nel vestire, la cura dei dettagli, si erano fatti notare, ma non dovevo dare troppo nell'occhio. Ne avevo parlato con Federico, che mi aveva consigliato prudenza e, quella mattina, uscii di casa in jeans e scarpe con tacco.
Sarebbe stato più bello spogliarmi per sottopormi alla visita medica.
Attesi Federico sotto il suo studio e, appesa al suo braccio, ci dirigemmo verso l'auto.
Aspettai che partisse e:

Vi siete sentiti? chiesi curiosa e, a un cenno affermativo della sua testa che vi siete detti?


Ha voluto conferma dell'appuntamento.


E basta?


Non ti preoccupare: gli ho anche detto e ricordato, che, al gioco, devo partecipare anch'io, come avevamo concordato noi due

.

Hai fatto bene, è stato d'accordo? Ha fatto obiezioni?


No, anzi, ci ha scherzato un po' su: mi ha proposto di fare il suo infermiere

e sogghignò.
Lo guardai con ironica sorpresa.

Non mi era mai capitato un infermiere maschio che collaborasse con un ginecologo, a meno che?


Comunque, questi punzecchiamenti reciproci servirono, se non altro, a stemperare la tensione e, quando arrivammo sotto lo studio del medico:

Sei pronta? Andiamo?


e, facendo un profondo respiro, scesi dalla macchina.
Ci stava aspettando, difatti impiegò un secondo ad aprirci il cancello:

Terzo piano, l'ascensore in fondo

sentimmo attraverso il citofono.
Credo che anche mio marito abbia avuto un attimo di esitazione, ma, varcato l'ingresso, tutti e due capimmo che non potevamo, e del resto non volavamo, tornare indietro.
Ci accolse sulla porta, in camice bianco, e con lo stetoscopio al collo.
Ci fece entrare, poi strinse la mano a Federico e tirandomi a sé, mi baciò. Risposi subito al bacio e, così attaccati, entrammo nello studio.
Un caldo soffocante ci investì già all'entrata. Il termosifone e condizionatore accesi servivano a permetterci di star comodamente nudi. Mi tolsi il soprabito e lo poggiai sulla sedia, lo stesso fece mio marito.

Vogliamo iniziare... la visita chiese Mario con uno sguardo ammiccante e, rivolto a Federico ti dispiace aiutarla a spogliarsi?


Mi tolsi camicia e pullover assieme, porgendoli al suo... infermiere, poi le scarpe e tirai giù gli stretti pantaloni.
Con un gesto della mano, mi suggerì di toglier tutto.
Fui assalita da un senso di pudore e, cercando di nascondere il seno con un braccio ed il pube con la mano, mi avviai verso il lettino. Nel girarmi, per sedere sul lettino, mi trovai ad assistere al loro striptease. Rimasero in slip e, con gli occhi sbarrati, li vidi avvicinarsi. Mio marito lo conoscevo a menadito, ma Mario, nudo, non l'avevo ancora visto. Un fil di grasso sui fianchi e torace sodo, braccia e gambe muscolose e pochissimi peli. Federico mi si avvicinò a sinistra e mi aiutò a stendermi, mentre Il dottore, dopo aver posizionato il lettino alla giusta altezza, si pose dall'altro lato. Una visita sicuramente fuori dalla norma, ma poi, il freddo della sonda dell'ecografo sulla pancia mi riportò alla realtà. L'esame durò pochi minuti e la conferma, che era tutto nella norma, mi risollevò e feci per rialzarmi, quando i due, dopo un piccolo cenno di intesa, si liberarono delle mutande. Erano nudi. Ed io, felice, ero intenzionata a godermeli.
Ora mi era davvero palese che quella mattina avevano parlato anche d'altro. Era evidente lo zampino di mio marito, la sua mente perversa aveva escogitato un piano che, a dire il vero, non era affatto malvagio.
Due cazzi tutti per me? Volevo proprio farne un'indigestione.
Iniziò Mario: mi spalancò le gambe e, inginocchiatosi tra esse, cominciò a frugarmi con la lingua. Avevo gli occhi sbarrati, il piacere cominciava a salirmi al cervello. Gli tenevo la testa con entrambe le mani, ma le dita giocavano intorno ai lobi delle sue orecchie. L'effetto delle carezze gli fecero aumentare il ritmo e, quasi, persi i sensi. Strinsi le gambe e corse il rischio di soffocarsi, per cui si liberò dalla morsa e, lentamente, si rialzò.
Pensate che mio marito stesse solo guardando?
Mi aveva leccato, carezzato il seno e titillato i capezzoli, tanto che erano diventati duri e lunghi come due acini d'uva. Il dottore riprese fiato e, sistematosi di lato al lettino, spinse la mia testa verso il suo cazzo.
Lo tenevo a quattro dita di distanza dalla bocca e prima di aprire le labbra, lo presi in mano e lo carezzai delicatamente: lo scappellai e, solo allora, mi resi conto del maestoso glande che sovrastava l'asta. Sì, era una cappella grossa, a cupola, più grande di quella di Federico ed anche più scura. Il primo bacio lo fece trasalire, poi, quando lo feci scivolare in gola, sentii il suo buon sapore di maschio eccitato. Frastornata com'ero, non mi resi conto che il ritmo me lo stava imponendo Fede, con la sua mano dietro la testa ed io, in un momento di vero masochismo, me lo feci scivolare tutto dentro, fin giù nella gola. Solo allora ebbi un istintivo impulso a vomitarlo e lo sputai fuori tutto ricoperto di bava biancastra.
Stesa com'ero, me lo sentii scivolare addosso e mi prese così, sul lettino. Entrò in me senza trovare nessuna resistenza, ero madida di umori e saliva e il pene si fermò solo quando le sue palle toccarono il mio perineo. Era grosso, mi piaceva, strinsi le gambe dietro la sua schiena e lo bloccai. Volevo sentirmelo dentro, ero bella piena e lui si godeva le contrazioni della mia vagina. Volsi lo sguardo verso Federico, che guardava eccitato la scena. Se lo stava menando ed io, avendo la mano sinistra libera, cominciai a carezzargli le palle. Lo scroto, rilassato, pendeva con i suoi gioielli sotto al cazzo. Avevo mollato un po' la presa e permisi a Mario di cominciare a scoparmi: si muoveva dentro e fuori e, ad ogni colpo, il lettino si spostava verso la parete. Ero attonita, non capivo bene quello che stava accadendo intorno a me. Chiusi gli occhi e, con un grido soffocato, venni...
Ero squassata da frequenti spasmi sia interni, a livello dei genitali, che esterni, cioè dall'addome al torace, al volto. Sapevo che sarebbero durati pochi istanti, cui avrebbe fatto seguito un piacere fisico e mentale che, spesso mi conciliava il sonno... A meno che! E questo Federico lo sapeva e, per farmi ritornare sul campo di battaglia, allungò la mano e me la mise tra le gambe, toccando il punto più sensibile di quella zona. Aprii le gambe ed assaporai, come in estasi, il prolungarsi di quel gaudio. Avevo gli occhi chiusi e mi sentivo leggerissima. Ad un tratto ebbi l'impressione di volare. Aprii gli occhi spaventata e mi trovai in braccio a mio marito, che seguiva Mario. Entrammo in una stanza, dove c'era un letto matrimoniale. Fui adagiata su di esso, mentre i due uomini confabulavano sottovoce.
Nessuno dei due aveva goduto, quindi la sessione erotica non sarebbe finita lì; doveva continuare e, quando Fede mi si avvicinò, gli feci spazio sul letto, spostandomi al centro del materasso. Si stese e, giratosi di fianco, mi attirò a sé e mi baciò la bocca.
La sua lingua si attorcigliò alla mia, che la stava anelando. Palpava il mio corpo facendolo vibrare, come fa un maestro con le corde del violino. Sapeva dove e come toccare. E senza staccarsi dalla mia bocca, mi attirò su di sé. Sentii il cazzo, duro e lungo, sul monte di venere, quasi a lambire l 'ombelico. Lo volevo: era mio ed era così duro, perché anch'esso mi bramava. Quante migliaia di volte lo avevamo fatto? Ma a me sembrava sempre la prima volta...
Alzai la pancia per far spazio al fine di farmi penetrare e fui ancora io a guidarlo nella mia intimità. Entrò lentamente, come piaceva a me e me lo godetti tutto, fino alla base. Cominciai a scoparmelo con tanta delicatezza e stavo per raggiungere un nuovo orgasmo, quando qualcosa, alle mie spalle, si stava muovendo.

Cazzo strillai Fermati, mi fai male

dissi mentre sentivo il glande turgido di Mario, avanzare e farsi spazio tra le mie natiche.
Fu Federico a sussurrarmi

Rilassati, dai, realizziamo il nostro sogno: portiamolo a compimento

.
Il freddo del gel lubrificante, mi provocò dei brividi e la pelle del culo mi si accapponò.
L'aguzzino, dietro di me, non si preoccupò più di tanto del mio timore e proseguì, con le dita, ad umettare il buchetto scuro. Mi irrigidii quando cercò di forzare lo sfintere e lui, come dovesse farmi un'iniezione, mi mollò una sberla a mano aperta sulla natica e, prima che reagissi, sentii, credo, due dita penetrarmi. Ora ero ferma ad aspettare, riuscii solo, lamentando, a dire:

Lo voglio, ma ti prego, fa piano

e così fu.
Avevo il cazzo duro di Federico ben piantato nella mia vagina quando sentii il glande dell'altro cazzo poggiarsi sul mio orifizio anale. Istintivamente mi irrigidii, ma il suo spingere per forzarlo era davvero insistente. L'aiutò mio marito che, da sotto, mi teneva aperti i glutei e, dopo un mio profondo respiro e ancora un po' di gel, sentii la cappella farsi strada nel mio pertugio.
Forse urlai o forse mugolai, fatto sta che Mario, per niente preoccupato, inesorabilmente entrò tutto in me. Era davvero troppo. Sentivo un piacevolissimo dolore, ma ebbi paura di riferirlo. Accarezzai un loro ripensamento, per cui sopportai. Lo spazio nella mia pancia era quello ed i cazzi, ma maggiormente le due cappelle che si toccavano, mi procuravano uno spasmo principalmente nell'intestino. Mario, sempre conficcato in me, si era alzato in piedi e, con le gambe piegate, cominciò a muoversi. Il dolore si affievolì e subentrò un piacere fisico che sconvolgeva mente e ventre. Fui io, inizialmente, a coordinare i movimenti dei miei uomini, poi, quando si sincronizzarono, mi rilassai e cominciai veramente a godere. Il punto più piacevole i verificava quando quello che usciva, incontrava, sul suo percorso, la cappella dell'altro che entrava e, quell'attimo era la mia vera estasi. Mi stavano sfiancando ed ero venuta ancora copiosamente sul pube di mio marito, quando sentii lo strillo smorzato del mio dottore che si accasciò su di noi e

Vengooo

disse, riempiendomi di sborra calda.
Federico, schiacciato dai nostri corpi, riuscì a mala pena a spostarci e, solo quando mi spostai sul fianco, lui pure sborrò la sua calda crema nella mia vagina. Mario stazionava, ancora, dentro di me, ma il suo cazzo, ormai privo della consistenza iniziale, stava abbandonando il terreno di gioco. Tenni gli occhi chiusi, stesa tra i due, godendomi la pace che regnava, ma, ad un tratto, un crampo violento delle viscere, mi fece saltare dal letto per correre in bagno.
Era solo aria, lo sapevo, ma mi vergognavo a far sentire i rumori della mia pancia al nostro amico. Mi sedetti sulla tazza e, piegato il corpo in avanti, mi presi la testa tra le mani. Premetti e, oltre l'aria che lui mi aveva pompata, sentii uscire pure anche la sua crema.
Mi pulii con la carta igienica e stavo per tornare da loro, quando si affacciarono sull'uscio e

Tutto bene? chiese mio marito. Feci di sì con la testa, ma l'altro volle appurare. Mi piegai poggiando le mani sul bidet e mi aprii il culo con le mani.

Si sta richiudendo, dopo ti do una crema

disse, con tono professionale.
Ci stendemmo ancora un po' sul letto, poi Federico si alzò per andare in bagno e Mario, stringendomi forte, mi baciò senza dir nulla. Era ora di tornare a casa. Ancora un po' incerta sulle gambe, ci rivestimmo e prima di salutarci mi promise che a sera avrebbe chiamato.
In macchina il mio consorte si chiuse in uno strategico mutismo, sapendo molto bene che non era affatto il momento dei commenti e chiese solo

Te la senti di guidare?

solo allora ricordai che avevo lasciato l 'auto allo studio. Feci di sì con il capo e raggiungemmo il posto, dove l'avevo parcheggiata.
Ero ancora frastornata; avevo le idee parecchio confuse e, appena giunti a casa, corsi in bagno e feci una doccia calda ristoratrice.
In cucina, poi, mentre lui preparava la tavola gli misi una mano sulla sua e

Grazie, sei il mio uomo e sei il migliore

.
Non rispose, mi strinse forte a sé e mi fece intendere che quello era il momento di rifocillarsi e non di parlare.
Comunque, nonostante l'ano che bruciava e la pancia ancora in subbuglio, la cosa mi era piaciuta da morire e credo che la più soddisfatta dei tre ero proprio io!
Federico era trainante e Mario era all'altezza delle nostre aspettative. I suggerimenti velati di mio marito, trovarono una facile esecuzione da parte del dottore.
Fu così che sperimentammo, sotto controllo medico

la siringa giuliva, ovvero il clistere erotico

e, anche,

il tepore della pioggia dorata

. Il rapporto con il nostro amante (sic!) durò un paio di anni. I nostri incontri settimanali, sempre molto soddisfacenti, stavano diventando routine e mi resi conto che i mariti erano diventati due. Ritornò l'insofferenza e dovevo, per forza di cose, dare un qualche taglio. Al punto dove ero arrivata, avevo bisogno di sperimentare qualcos'altro. Tanta trasgressione che non mi soddisfaceva più. L'occasione si presentò quando la mia amica e collega mi propose una settimana di vacanze al mare, solo io e lei.

Questa però è un'altra storia e chissà se avrò mai il coraggio di raccontarla!

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