HISTORIA TìTULO: Lei nella stanza degli specchi 1 
logo La Esposa Ofrecida
264


HISTORIA

Lei nella stanza degli specchi 1

by ilMarchese76
Visto: 15 veces Comentarios 0 Date: 11-08-2025 Idioma: Language

Il silenzio nella stanza era assoluto, interrotto solo dal lieve ronzio di un vecchio condizionatore che diffondeva un’aria fresca e immobile.
La luce, calda e soffusa, cadeva dall’alto come un velo dorato, facendo brillare i riflessi sulle pareti di specchi che moltiplicavano la tua immagine all’infinito. Ogni riflesso era una variazione di te: piegata sulla sedia, nuda, il capo inclinato sotto la benda che ti isolava, i capelli che cadevano morbidi sulle spalle.
Il profumo della tua pelle si mescolava a quello tenue del legno lucidato del pavimento. Mi mossi piano, lasciando che il rumore dei miei passi – appena un tocco ovattato – arrivasse fino a te come un avvertimento.
Mi fermai dietro la sedia, così vicino da percepire il calore che emanavi.

Le mie mani sfiorarono le tue braccia, appena, un contatto leggero come vento, fino a raggiungere i polsi. Il tessuto che li avvolse era morbido, caldo, come se fosse stato preparato per accogliere la tua pelle. La stretta era precisa, ma non severa: volevo che sentissi il confine, non la costrizione. Lo stesso feci alle caviglie, il suono delicato del nodo che si chiudeva sembrava scandire il momento in cui ti affidavi a me.

Mi chinai lentamente, inspirando il tuo profumo. Le mie labbra sfiorarono la tua guancia in un bacio così leggero da sembrare un pensiero, poi il calore del mio respiro scivolò sul tuo collo. Ti sentii sospirare, quasi impercettibilmente.

«Ogni istante che passerà» mormorai, così vicino che potevi sentire la vibrazione della mia voce «sarà più intenso del precedente.»

Un passo a lato, e le mie dita cominciarono a tracciare il profilo delle tue spalle, scendendo lente, come a scolpire la tua forma nella mia memoria. La pelle, liscia e calda, reagiva a ogni sfioramento. Ti baciai piano, lasciando il suono appena udibile delle labbra che si staccano, un rumore quasi intimo nella quiete assoluta.

Camminai attorno a te, e negli specchi vidi la mia figura moltiplicarsi, avvolgerti da ogni lato. Tu non potevi vederlo, ma sapevi che eri circondata dalla mia presenza. Le mie dita sfiorarono il mento, lo sollevarono, e le mie labbra incontrarono le tue in un bacio breve, dolce e fermo, un assaggio che lasciò il sapore della promessa.

Poi, alle tue spalle, lasciai che le mani seguissero il percorso lento della tua mascella, fino al lobo dell’orecchio, che baciai con precisione. «Lasciati andare» dissi, e il suono di quelle parole sembrò avvolgerti come un drappo caldo.

Il tuo respiro cambiò, più lento, più profondo. Le mie mani si posarono sui tuoi fianchi, ferme, sicure, comunicandoti che eri al sicuro. Ti baciai sulla spalla, un bacio che rimase sulla pelle come un’impronta.
L’aria era intrisa di un silenzio denso, in cui si potevano percepire solo il battito regolare del mio cuore e il tuo respiro che si fondeva al mio.

Cominciai a muovere le mani con lentezza studiata, disegnando percorsi invisibili lungo il tuo corpo, alternando carezze sfiorate a pressioni leggere, calibrate come note di una musica silenziosa. Ogni gesto sembrava liberarti di un peso, e la tua postura si rilassava.

Il tuo capo si inclinò all’indietro, e io colsi quell’istante per baciarti di nuovo sul collo, più a lungo, lasciando che il calore si diffondesse come un’onda. Era il momento in cui ti sentii cedere completamente, affidarti.

Negli specchi, il quadro era perfetto: tu, sospesa in quell’attimo di totale apertura, e io, alle tue spalle, pronto a condurti oltre, dove il confine tra desiderio e abbandono svanisce.

Añ CASEADE 0 COMENTARIOS: