STORY TITLE: Appuntamento al buio 
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STORY

Appuntamento al buio

by RickBlaine
Viewed: 14 times Comments 0 Date: 04-08-2025 Language: Language

I nostri contatti erano stati fin lì esclusivamente epistolari, una serie di email che nel tempo erano diventate sempre più intime e spudorate. Eravamo ormai entrami pronti e desiderosi di dare un corpo ai nostri desideri… ed alle nostre perversioni.
Durante uno dei nostri quotidiani scambi di email, mentre entrambi combattevamo la noia di un pomeriggio lavorativo privo di eventi con qualche fantasia un po’ più spinta, le scrissi.
Domani, alle 1900. Mettiti quel vestito sexy e non indossare nulla sotto, tranne il “gioiello”! Siediti ad uno dei tavolini esterni di XXX. Lì riceverai altre istruzioni.
Le avevo dato l’indirizzo di un locale in una via affollata del centro. La sua risposta non tardò ad arrivarmi.
Va bene. Cosa hai in mente?
Decisi di lasciarla nell’incertezza riguardo alle mie intenzioni, peraltro era facilmente intuibili!
L’indomani arrivò all’ora prevista e si accomodò ad uno dei tavolini come richiesto. Indossava un vestitino verde piuttosto corto che svolazzava ad ogni suo passo, sandali alti, trucco leggero. La camminata tradiva una certa incertezza, ma non toglieva nulla alla sua sensualità. Immaginai il “gioiello”, un plug anale di cui avevamo fantasticato diverse volte, che la sollecitava ad ogni passo ed ebbi una fitta al bassoventre. La osservavo dal locale di fronte, sull’altro lato della strada. Lei poteva solo immaginare che fossi lì vicino e lanciava di tanto in tanto degli sguardi smarriti intorno. Un cameriere le si avvicinò ed ordinò qualcosa. Io continuavo ad osservarla. Poi le inviai un messaggio.
Sei bellissima. E terribilmente eccitante. Ti voglio stasera.
La vidi trasalire quando il ronzio dello smartphone la avvisò del messaggio in arrivo. Lo lesse e iniziò ancor più nervosamente a guardarsi intorno, sollevandosi un po’ dalla sedia. In quel momento immaginai il gioiello che solleticava ancor più impertinente la sua intimità. Prese a digitare sullo schermo e poco dopo fui io a ricevere un messaggio. Il luogo, nel pieno della movida cittadina, e l’orario, mi garantivano l’anonimato in mezzo alla folla dei frequentatori dell’happy hour. Avevo avuto l’ulteriore accortezza di tenere l’apparecchio sbloccato, già appoggiato al tavolino, così che potessi leggere la sua risposta.
Dove sei!?! Sei qui?? Mi stai guardando???
Non le risposi, ma mi alzai ed avendo cura di tenermi fuori dalla sua vista attraversai la strada e feci un cenno ad uno dei camerieri del locale dove lei sedeva. Gliela indicai porgendogli una busta sigillata, dicendogli di consegnargliela dopo qualche minuto. Saldai anche il suo conto e ci aggiunsi una generosa mancia così che non si dimenticasse dell’incarico, poi mi allontanai quel tanto da poterla ancora osservare indisturbato. Il cameriere la approcciò come richiesto dopo qualche minuto. Lei si mostrò ovviamente sorpresa, ma vidi anche un’espressione di femminile compiacimento mentre apriva la busta.
Dentro c’erano delle chiavi e l’indirizzo di un airbnb in un palazzo signorile della zona, accompagnati da una scarna nota che suonava come un ordine irrevocabile.
Vai lì subito ed aspettami. Troverai tutto l’occorrente.
A questo punto la situazione stava chiaramente eccitando anche lei, e con passo spedito, per quanto le era consentito dal gioiello che la tormentava producendole dei fremiti che le scorrevano giù lungo le gambe, si affrettò a raggiungere l’indirizzo indicato. L’accesso fu facile e del tutto riservato; nessuno la vide salire le eleganti scale di marmo fino al secondo piano. Inserì la chiave ed entrò. L’interno era essenziale, ma raffinato. Le persiane socchiuse della finestra affacciata sulla piazza lasciavano filtrare un poco di luce a rischiarare l’ambiente e non volle sciupare l’atmosfera accendendo le luci. Vide sul letto degli oggetti che le procurarono un brivido di paura mista a piacere, e l’immancabile busta, che sicuramente doveva contenere ulteriori istruzioni, Quell’infinita caccia al tesoro la stava sfiancando, ma le teneva anche desti i sensi, oltre a procurarle una sottile eccitazione che si stava ormai manifestando evidente fra le gambe.
Un altro ronzio dal cellulare la destò dai suoi pensieri. Un altro messaggio
Sei arrivata. Ti piace l’ambiente ed i giochini che ho preparato per te?
Sorrise e senza ancora aver aperto la busta mi rispose.
Sei un bastardo. Sono tutta bagnata e ho una maledetta voglia di te!
Sapeva che anche io mi sarei eccitato, aveva deciso di stare al gioco e voleva seguire rigorosamente la sceneggiatura che a quanto pare avevo così dettagliatamente predisposto. Aprì la busta e lesse il messaggio.
Spogliati. Bendati e sdraiati sul letto. Quando arrivo voglio ammirare il tuo culo… a quello mi dedicherò innanzitutto. Sarò lì fra dieci minuti.
Si morse il labbro inferiore in anticipazione di quel che sarebbe accaduto e poi tornò a guardare gli oggetti che l’avevano già sorpresa poco prima: dei lacci di stoffa morbida, una mascherina per gli occhi… e un frustino da equitazione. Era tutto abbastanza chiaro, ma si domandava come la cosa si sarebbe svolta e, soprattutto, come avrebbe potuto gestirla, se mai – pensò poteva effettivamente gestirla.
Lasciò cadere a terra il vestito e si sfilò i sandali. Si sedette sul bordo del letto e diede un'altra occhiata alla stanza prima di indossare la mascherina e distendersi sull’ampio letto. Le coperte profumavano di pulito e già si immaginò a morderle negli spasmi di dolore e di piacere che presto i colpi che inevitabilmente si sarebbero abbattuti su di lei le avrebbero procurato. Pensò per un attimo a fuggire, ma poi si abbandonò all’attesa.
Dopo pochi minuti, che le sembrarono eterni, sentì la porta aprirsi. I miei passi risuonarono sul pavimento in legno della stanza, come amplificati dall’isolamento sensoriale che la mascherina le procurava. Sentì che mi chinai verso di lei e con voce bassa, ma ferma, le sussurrai ad un orecchio “Buonasera S., finalmente ci incontriamo… sei veramente bellissima”. Intanto la mia mano le percorreva lentamente la schiena, e i fianchi, per poi insinuarsi fra le sue natiche ed afferrare il gioiello ed estrarlo. Uscì come un tappo di champagne, donandole un senso momentaneo di sollievo.
“Questo lo teniamo da parte” – dissi, appoggiandolo sul comodino – “…poi vedremo con cosa sostituirlo!” conclusi con un sogghigno.
Le presi i polsi ed iniziai a legarli alla spalliera del letto con le fasce di stoffa. “Ti dirò prima ogni cosa che sto per farti. Potrai fermarmi quando vorrai” – la rassicuravo intanto – “In qualsiasi momento mi dirai di fermarmi io lo farò, ti scioglierò e me ne andrò da qui per non cercarti mai più. Ma finché non lo farai sarai assolutamente alla mia mercede ed io farò come mi aggrada tutto quello che ti avrò dichiarato. Hai capito, S.?”
“Sì, ho capito” – rispose con un sospiro.
“Vuoi che mi fermi, allora?” – le chiesi mentre seguitavo ad immobilizzarla al letto
“No, non fermarti… ma, ti prego, non farmi troppo male!” – sembrò quai implorarmi.
“Il male che sentirai lo deciderai tu, e tu sola… così come il piacere che questo ti procurerà.”. Avevo finito ormai di legarla e mi si offriva alla vista in tutta la sua sensuale bellezza. Un corpo pieno di donna completamente esposto e a mia disposizione. Ammirai soprattutto la forma del suo culo e pregustai le sensazioni che a breve avremmo provato.
Presi il frustino ed iniziai a farglielo scorrere delicatamente lungo tutto il corpo.
“Ti piace questo frustino, S.? È quello che uso quando monto la mia cavalla. È un animale molto obbediente… e tu, S., lo sei? Sei ubbidiente? Ora lo userò su di te e vediamo. Va bene, S.?” – le chiesi.
Non mi rispose. La prospettiva di essere frustata la impauriva, ma la eccitava anche.
“Va bene, S.?!?” – le chiesi nuovamente, con un tono più deciso.
“…Sì… va bene” – le parole le uscirono come un soffio.
“Bene, S.… inizieremo piano… vedremo come poss…” – il colpo, sebbene tutt’altro che violento, la soprese nel mezzo della mia frase. Avevo fatto in modo che non se l’aspettasse proprio in quel momento.
“Aaahhh” – lo schiocco ed il suo grido furono quasi contemporanei. Il frustino l’aveva colpita obliquamente sulla natica lasciandole una striscia rossastra di pelle dolorante.
“Ssshhh tesoro, tranquilla… ti ho fatto male?” – mi chinai su di lei e soffiai delicatamente sulla sua pelle a darle sollievo.
“Sì…” – piagnucolò – “fa male”
“Vuoi che mi fermi? Il prossimo farà più male…”
“Non fermarti” – Non fece in tempo quasi a rispondermi che un altro colpo calò su di lei. La colpii sull’altra natica lasciandole un segno simmetrico al primo.
“Aaahhh” – singhiozzò.
Fino al allora ero rimasto completamente vestito, ma decisi che era il momento migliore per concederle una tregua e per liberarmi anche io dai vestiti. S. lasciò sedimentare il dolore per qualche istante, aspettandosi un altro colpo che non arrivava. Percepiva la mia vicinanza e mi chiese “Cosa fai? Ti sei fermato…?” la sua era una supplica ed un timore.
“Mi sto mettendo comodo tesoro… riprendiamo subito” – risposi. Dopo qualche minuto, ero nudo ‘ in piedi di fianco a lei, il cazzo mi era diventato duro e mi dispiaceva quasi che non potesse vederlo in tutta la sua sfrontatezza. “Sei pronta, S.?... o vuoi che mi fermi?”.
“Non fermarti, continua”. Ancora una volta il colpo scese su di lei inaspettato.
“Ahhhhiii, fa male” gridò!
“Zitta!” esclamai, ed afferrandola per i capelli la feci volgere verso di me e la forzai a prenderlo in bocca – “non fiatare… succhiami questo!” Mi accolse con un singhiozzo, ma poi prese a muovere la bocca godendosi la consistenza del mio membro”. Le tenevo una mano dietro la nuca accompagnandola nel movimento, intanto con l’altra facevo scivolare il frustino lungo la sua schiena.
La colpii ancora, più delicatamente questa volta. “Aahhhh” Il suo grido fu più sommesso, quasi un rantolo di piacere, ma strinse i denti e mi diede un morsetto. “Arrgggh” – fui io stavolta a provare un fremito. La trassi ancor più forte a me e la spinsi a succhiare ancora più forte.
Le sciolsi un polso e la feci girare. Rimanevo di fianco a lei mentre continuava il pompino. Ora con una mano libera poteva afferrarmelo e indirizzarlo verso la sua bocca con maggior facilità. Leccava l’asta e i coglioni, pieni, pronti ad esplodere. Intanto con il frustino continuavo a stuzzicarla dolcemente. Le diedi dei colpetti leggeri sul seno ed i capezzoli reagirono subito inturgidendosi, poi scesi giù, fra le cosce e glielo feci scivolare nella fica. Quando lo ritrassi notai un luccichio sull’estremità.
“Ti stai bagnando eh???” – le dissi ridendo – “Si vede che ti piace!”
“Mmhhhh sìii… mi piace” – mormorò.
La toccai dolcemente con il frustino proprio sul monte di Venere. Non volevo farle male, ma volevo che immaginasse il dolore, e che ciò la portasse all’eccitazione.
“Mmmmhhh sìiii… ancora… ancora”
La colpivo con tocchi leggeri, ma ripetuti. Dopo qualche minuto di quel trattamento le labbra si erano irrorate ed erano diventate estremamente sensibili. Ogni successivo colpo le procurava un fremito che le percorreva tutto il corpo e la portava un passo più vicino ed un orgasmo.
Decisi che l’avevo tormentata abbastanza. Le sciolsi anche l’altra mano e mi distesi di fianco a lei. La mia bocca percorreva il suo corpo soffermandosi dove l’avevo colpita per donarle l’agognato sollievo. Rimanemmo avvinghiati in un voluttuoso abbraccio regalandoci reciproco piace in un appassionato sessantanove finché sentii che stava per venire. Allora la misi supina e la presi da dietro con foga fino a venire insieme.

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