STORY TITLE: All Inn 
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All Inn


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All Inn

by wasabi40
Viewed: 415 times Comments 10 Date: 05-04-2024 Language: Language

(racconto di fantasia)
Era già un po' di tempo che io e mio marito avevamo ravvivato la nostra vita sessuale. Precisamente da quando mi aveva confessato che gli sarebbe piaciuto vedermi con un altro uomo, sentirmi gemere mentre avevo dentro un altro cazzo. L’idea era stuzzicante anche per me, ma, metterla in pratica sarebbe stato difficile, per non dire rischioso e io non volevo minare il nostro rapporto. Una cosa era la fantasia, un’altra era la realtà. Di fatto, però, da quel momento le cose per noi cambiarono e i nostri rapporti sessuali iniziarono ad essere più soddisfacenti. Mentre mi penetrava gli raccontavo di come mi scopava il mio ex, cercavo di dettagliare il racconto in modo preciso, di quando glielo prendevo in bocca, di come mi prendeva da dietro. Tutto questo provocava in lui un’eccitazione estrema che non aveva mai sperimentato. Il suo pene diventava più duro del solito, lo sentivo distintamente quando mi penetrava; era duro come il marmo e i suoi orgasmi erano più soddisfacenti, come mi diceva sempre dopo essere venuto.
Non avremmo mai messo in pratica quei desideri così eccitanti, aver inserito quelle fantasie all’interno dei nostri rapporti sessuali portò giovamento alle nostre scopate. Spesso lo accontentavo uscendo in minigonna senza indossare le mutandine e, con piccoli movimenti, che dovevano sembrare involontari, cercavo di mostrare le mie grazie ad altri uomini che mi si paravano davanti, magari quando io e mio marito ci trovavamo seduti al bar per un aperitivo; proprio come accadde una sera. Per l’occasione avevo indossato una minigonna e messo delle calze autoreggenti, senza le mutandine, cosa che gli sussurrai all’orecchio solo quanto fummo seduti al tavolo del bar. La sua reazione fu di immediato stupore; il suo cazzo reagì nei pantaloni all’istante.
Il cambio di direzione della nostra vita sessuale accadde una sera quando fummo invitati a cena a casa di Marco e Gabriella, una coppia di amici di vecchia data. Marco era bravo in cucina, se la cavava meglio di me e di sua moglie. Preparò una cena a base di carne, con dei contorni che, devo ammettere, non avevo assaggiato in nessun ristorante. La sua libreria era stracolma di romanzi e di libri di cucina provenienti da tutto il mondo, dove studiava ricette ricercate che poi metteva in pratica.
Dopo la cena sorseggiamo un brandy nel loro salotto. Oltre ad essere un bravo cuoco, Marco era anche un appassionato di poker, e ci propose di fare una mano giusto per passare la serata.
Prese un mazzo di carte e ci invitò al tavolo verde per una partita. Io e mio marito non conoscevamo nemmeno le regole e lui dovette spiegarcele in fretta interpretando una mano di prova.
Una volta compreso il meccanismo e il sistema dei punteggi, iniziammo a giocare.
Dopo un’ora io e mio marito eravamo sotto di dieci euro!
“Caspita, sono una frana”, disse mio marito sorseggiando l’ennesimo bicchiere di vino.
Marco stava mischiando le carte quando disse: “vogliamo rendere tutto più simpatico?”
“In che modo?” chiesi io.
“Avete mai sentito parlare dello strip poker?”
Io e mio marito ci guardammo interdetti. “Strip poker?” chiesi curiosa io.
“Invece dei soldi, per ogni mano di poker si puntano gli indumenti che si hanno addosso e chi perde se li toglie”
Gabriella annuì come se conoscesse esattamente di cosa stesse parlando suo marito. Evidentemente l’avevano già sperimentato, pensai.
Mio marito mi guardò: “Vogliamo provare?”
“Secondo me hai bevuto troppo” dissi ridendo. “Siamo due frane a poker. Rimarremmo nudi nel giro di due mani”
Marco continuava a mischiare le carte. “Dai, può essere divertente. Tanto siamo tra di noi. Mica vi vergognate di noi?”
“Non è che mi vergogni, ma… non saprei dirlo con certezza. Insomma, se perdessi dovrei spogliarmi davanti a voi, non è il massimo insomma”, ribadii io
“Tu hai qualche obiezione a riguardo?” chiese Marco a mio marito.
“Nessuna. Se la prendiamo come un gioco e non si trascende, naturalmente”
“Ci mancherebbe altro” disse Gabriella. “Ma potrebbe essere un gioco simpatico per rompere la monotonia della serata, tutto qui. Il massimo che potrebbe accadere è che ci vedremmo nudi l’un l’altro, non mi sembra un dramma.”
Non so come ma le parole della mia amica mi convinsero.
“Ok. Giochiamo dai” dissi incuriosita dalla situazione.
Marco continuava a mischiare le carte e, quando ebbe finito, ne distribuì cinque a ognuno di noi. Gabriella indossava una gonna rossa, collant neri e aveva un maglione per proteggersi dal freddo di quella sera. Io indossavo un pantalone pesante e un maglione. Pensai che avendo tanti indumenti addosso per rimanere del tutto nuda di fronte a loro sarebbero trascorse ore e, forse, ci saremmo stufati di giocare.
Fu Marco ad aprire il gioco, evidentemente aveva una coppia in mano; avevo preso dimestichezza solo da un’ora con il poker, ma avevo compreso facilmente le regole. La cosa più difficile era scoprire i bluff degli altri giocatori. Una volta avevo visto un documentario sui giocatori professionisti, quelli che guadagnano milioni di dollari e che avevano fatto del poker la loro professione; loro riuscivano a scovare un bluff a distanza di chilometri, solo guardando gli avversari. Ma per me non era così facile.
Ognuno di noi cambiò le carte. Io ne cambiai tre, mio marito due, Gabriella una e Marco dichiarò “servito”. Poi ognuno puntò la posta in gioco: Marco i pantaloni, io le scarpe, Gabriella il maglione e mio marito la giacca.
Dopo un’ora di gioco la situazione era la seguente: Marco era ancora vestito,
Gabriella aveva tolto il maglione e la gonna restando in collant neri, attraverso i quali si intravedevano le mutandine in pizzo bianco; mio marito era in boxer e maglietta intima, mentre io ero rimasta in reggiseno e mutandine (che, per fortuna, quella sera avevo indossato). Il caminetto riscaldava con estrema intensità i nostri corpi, altrimenti saremmo morti dal freddo già da tempo, e solo per uno stupido gioco.
La mano decisiva la giocammo solo io e Marco. Mio marito e Gabriella avevano passato e io a Marco ci ritrovammo occhi negli occhi, proprio come due giocatori professionisti. Quando cambiò le carte e lesse il suo punteggio non si muoveva di un millimetro, impassibile come una statua di cera del museo di Londra. Era difficilissimo riuscire a capire se stesse bleffando o meno. Sfogliai lentamente le carte davanti ai miei occhi e vidi in sequenza tre assi e due otto. Avevo un full e se avevo compreso bene le regole, si trattava di un punto buono. Marco chiuse le cinque carte e le poggiò sul tavolo. Ci guardammo.
“Bene”, disse lui. “Per me è allin”
Gabriella e mio marito mi guardavano, aspettando la mia reazione. “Cosa vuol dire?” chiesi a Marco. “Allin vuol dire che giochi tutto quello che hai. In questo caso reggiseno e mutandine. Chi perde, in pratica, dovrà spogliarsi del tutto”
“Capisco”, dissi accarezzando le carte che avevo in mano, fiduciosa del mio punto.
“Puoi anche ritirarti se vuoi” disse Marco.
“Un secondo che ci penso.” Dissi io.
Aprii di nuovo le carte davanti agli occhi e rilessi lentamente il punteggio che avevo, come per cercare una conferma ulteriore di quello che avevo in mano. Leggevo le carte come fossi in prima elementare, una lettera per volta. Leggevo anche l’eccitazione negli occhi di mio marito, che mi guardava dall’altro lato del tavolo. Sapevo che aveva il cazzo duro nei boxer. Quella situazione, per lui, era come un sogno ad occhi aperti.
Contemporaneamente cercavo di capire, attraverso l’espressione di Marco, il punto che aveva in mano. Era una sorta di sfida ormai. Volevo batterlo a tutti i costi; aveva proposto lui il poker e, in quanto conoscitore del gioco, sarebbe stata una soddisfazione per me vincere. In quel momento non mi resi conto che, se avessi perso, avrei dovuto denudarmi davanti a loro. Volevo solo batterlo e prestai fede nelle mie carte. Che cavolo! Avevo un full di assi. Non ero brava nel poker, ma in matematica eccellevo. Sapevo che, a prescindere dal bluff, le probabilità che avesse un punteggio superiore al mio erano comunque minime; considerando le carte a disposizione c’erano pochi punteggi che avrebbero potuto battere il mio. La soddisfazione di vederlo perdere e di conseguenza denudarsi sarebbe stata bella. E credo ci saremmo divertiti anche; avrei avuto la fatidica fortuna del dilettante.
Dopo aver riflettuto ancora un po’ dissi: “Ci sto”.
Girai le carte e misi sul tavolo il mio punteggio. “Full di assi!” affermai trionfante. Marco fece un risolino. “Mi spiace ma non è abbastanza”; quindi scoprì il suo punteggio. “Poker di donne” disse. Aveva quattro “Q”, merda! Avevo perso. Guardai mio marito che mi trafisse con lo sguardo e deglutì. Il suo pomo d’adamo andò su è giù un paio di volte e la sua mano scomparì per un attimo sotto il tavolo. Evidentemente dovette darsi una toccatina e sistemarsi il cazzo nei boxer. Potevo leggergli l’eccitazione sul viso.
“Uff… che palle però. Hai un culo come una capanna” dissi lanciando le carte che si sparpagliarono sul tavolo.
Marco e Gabriella ridevano per il mio imbarazzo e anche a mio marito scappò una risata, isterica. Mi alzai e gli chiesi di aiutarmi con il reggiseno. Mio marito slacciò il gancio posteriore sotto lo sguardo attento di Marco e Gabriela. Quando lo fece, il reggiseno si afflosciò sul davanti. Lo afferrai e lo tolsi poggiandolo sul tavolo verde. La mia quarta misura venne fuori in tutto il suo splendore e Marco si godette quello spettacolo mentre aveva ripreso a mischiare le carte in modo indifferente. Tra le sue mani, il fruscio diventava sempre più isterico. Non toglieva lo sguardo dai miei seni. Avevo i capezzoli turgidi per quella situazione che sapevo eccitare mio marito all’inverosimile.
“Devo farti i miei complimenti” disse Marco rivolto a mio marito.
“Ti ringrazio amico.” disse lui. “In effetti non posso lamentarmi” disse tornando al suo posto.
“Posso?” dissi afferrando l’elastico delle mutandine. “Certo” rispose Marco con un leggero sorriso sulle labbra. Non mi ero mai denudata di fronte a qualcuno che non fosse mio marito e la cosa, devo ammettere, mi eccitava.
Lentamente iniziai ad abbassare le mutandine. Le portai alle caviglie e, lentamente, le sfilai. Marco e Gabriella si godettero la vista della mia vagina depilata.
“Contenti?” dissi sedendomi di nuovo sentendo il freddo della sedia in legno sotto le natiche. Poggiai le mutandine al centro del tavolo verde, come se fosse la posta in gioco che avevo perso.
“Hai un corpo bellissimo” disse Gabriella. “Sbaglio o sei dimagrita?”
“Si, un pochino” risposi io.
Denudarmi di fronte a loro, in presenza di mio marito, fu una cosa eccitante. La nudità nell’essere umano è vista sempre come una sorta di tabù, quando invece è una cosa del tutto naturale, anche se, dopo un primo momento di eccitazione, iniziai a sentirmi un pochino a disagio.
Marco guardava la mutandine in pizzo al centro del tavolo; le fissava come se le stesse studiando. “Guarda guarda” disse e le afferrò. Le dispiegò tra le mani e fece notare a tutti la macchia di umori che era al centro della stoffa, proprio nel punto in cui era a contatto con la mia vagina. Poi mi guardò: “Che ti sei eccitata?” disse. Io abbassai lo sguardo per un attimo, per poi rialzarlo e guardare mio marito. Era rosso in viso! Poi guardai i nostri amici e cercando di giustificarmi dissi: “Sì. Scusatemi, ma… sapete, la situazione è un po' eccitante.”
Gabriella mi afferrò un braccio. “non hai bisogno di giustificarti. Siamo tutti adulti e consenzienti. Dai, è normale.” Poi guardò il marito. “Dai, finiamola qui. Rivestiamoci.”
In quel momento intervenne mio marito. “Ma no, ci stiamo divertendo e, poi, lei non è la sola ad essersi eccitata”; si alzò e fece notare la sua erezione che quasi stava bucando il boxer. Allora anche Marco si alzò in piedi e mostrò la sua. Erano entrambi con il cazzo durissimo che premeva all’interno dei boxer. In un attimo di esitazione cercai di proteggere i miei seni con le mani, ma fu un tentativo maldestro. Avevo i capezzoli duri come chiodi.
Una risata generale da parte di tutti ruppe quel silenzio imbarazzante. Quindi decidemmo di proseguire la partita. Ormai io ero nuda, non avevo altro da perdere e decisi di divertirmi.
Ci vollero altre tre mani di poker perché Gabriella e mio marito rimasero anch’essi nudi. Marco aveva solo tolto il maglione, per il resto era completamente vestito. C’era poco da fare. Era un giocatore provetto e batterlo era difficile. Anche lui ebbe un sussulto quando sua moglie dovette denudarsi del tutto (colpa di un tris d’assi).
Quando venne il turno di mio marito di pagare il suo debito in modo totale, invece, tolse la maglietta e poi il boxer; il suo pene venne fuori in tutta la sua erezione. Ci fu un apprezzamento scherzoso da parte di Gabriella e Marco, quando lo videro così eccitato.
“Scusate ma, sapete, è tutta la situazione…” disse cercando di giustificarsi coprendo l’erezione con le mani. Era visibilmente rosso in viso. Sapevo che quella situazione l’avrebbe accompagnato per mesi durante le sue seghe.
Era seduto di fronte a Gabriella ed ero quasi sicura che era stata anche (ma non solo) la vista del suo seno nudo a provocargli quella reazione. L’idea che potesse eccitarsi guardando il corpo di un’altra donna mi innervosiva, specialmente se si trattava della nostra amica, ma, memore dei nuovi discorsi che facevamo durante i nostri rapporti, era anche eccitante. Certo, ero consapevole che quando era in giro poteva capitargli di guardare una bella donna, ma, in quella situazione era quantomeno strano vederlo eccitato in quel modo.
Continuammo a giocare, ora che tutti e tre non avevamo molto altro da offrire, visto che Marco era riuscito a denudarci completamente. Quindi alzò la posta in gioco. Distribuì cinque carte ciascuno, ognuno di noi le prese e lesse i punteggi che aveva in mano. Quando guardai le carte che avevo non potevo crederci: quattro donne! Poker secco! Servito! Tutti cambiarono le carte e io, per non destare sospetti, chiesi di cambiarne una sola, che di fatto non mi sarebbe servita a nulla, il punto lo avevo già consolidato, ma non volli chiamare “servito”.
Ironia della sorte, rimanemmo in gioco di nuovo io e Marco.
“Mi hai ripulito le tasche”, dissi mentre leggevamo il mio punteggio. Marco lesse il suo punto e mi guardava con aria di sfida. “Non hai altro da puntare?” mi chiese. “Certo, non posso rimanere più nuda di quanto sono”, dissi ridendo.
“Posso osare?” disse rivolto a mio marito.
“In che senso?” disse lui.
“Io punterei una sega!”, disse senza mezzi termini.
Il gelo scese nella stanza, nessuno parlava e sperai con tutta me stessa che fosse uno scherzo. Mio marito mi guardava aspettando la mia reazione, sperando che fosse quella che pensava anche lui.
“In che senso una sega?” chiesi a Marco.
“Una sega” se perdi me la fai qui, davanti a loro. “se perdo io, allora mi spoglio”
Capii dal suo sguardo che non stava scherzando. Guardai Gabriella che si morse il labbro inferiore, mentre mio marito iniziò a sudare nonostante la temperatura non era proprio estiva.
“Stai scherzando?” disse lui rivolto a Marco. “Naturalmente, se non hai nulla in contrario”, gli rispose di rimando.
“Ci sto!” affermai, consapevole che era difficile battere il mio punteggio. Mio marito e Gabriella mi guardarono come se fossi un extraterreste appena arrivato sulla terra.
“Ma che stai dicendo”, disse mio marito sporgendosi sulla sedia. Sapevo che quella sua prova di resistenza non poteva nulla contro l’eccitazione che provava in quel momento; si alzò e prese a vagare nudo per la stanza con il pene che svettava eretto tra le gambe. Gabriella si godeva la scena con un risolino stampato sulle labbra.
“Tu hai qualcosa in contrario?” le chiesi, consapevole che quel gioco, nonostante ormai aveva provocato un’eccitazione evidente in ognuno di noi, era andato oltre. “Per me va bene” disse Gabriella. Era visibilmente eccitata anche lei e prese a mordersi il labbro inferiore.
“Sei pronto a mostrarmi il punteggio?” dissi.
“Prontissimo”, disse e poggiò le cinque carte sul tavolo. Le scoprì una alla volta, lentamente. Girò prima due assi, poi un altro e un altro ancora. Poker d’assi! Sarà stato anche un bravo giocatore di poker, ma non si poteva negare che avesse un culo come una capanna, tanto che iniziai a pensare che conosceva un modo per barare. Lanciali le carte sul tavolo e mi lasciai andare a una risata stizzosa.

Mio marito iniziò a deglutire. “E adesso?” disse.

“Adesso, tua moglie pagherà il suo debito di gioco” rispose Marco. In quel momento sentii la mia vagina a contatto con la sedia che si lubrificava.
Senza dire nulla, Marco si alzò e venne verso di me. Aveva una poderosa erezione tra le gambe; potevo notarlo distintamente, nonostante avesse ancora il boxer addosso. Iniziò a palparmi il seno, sotto lo sguardo attento ed eccitato di mio marito. Afferrò la mia tetta nella mano, la massaggiava e stringeva il capezzolo tra l’indice e il medio. Mentre lo faceva lanciava uno sguardo a mio marito e a sua moglie, che si godevano lo spettacolo.
Sentivo la sua mano fredda a contatto con il mio seno, che mi provocava un sensazione mai provata prima. Le mani di un altro uomo mi stavano toccando, sotto gli occhi di mio marito che era in preda alla scarica di adrenalina che circolava dentro di lui, fino a raggiungere il cervello.
Marco si abbassò il boxer. Il suo cazzo duro svettò davanti a me. “prego, serviti pure” mi disse. Gabriella rideva mentre guardava la scena, aspettando la mia reazione. Guardai io marito mentre afferravo il cazzo di Marco; era durissimo nella mia mano. Lo scappellai lentamente e iniziai a segarlo. Mio marito non resistette. Si alzò in piedi. Aveva anche lui il cazzo durissimo. Iniziò a segarsi. “Scusatemi.” Disse rivolto a tutti, come se volesse giustificare il suo comportamento. “Ti eccita mia moglie?” disse. Marco lo guardò stringendomi il seno, passando da una tetta all’altra, metre tenevo saldamente in mano il suo cazzo. “Oh, si… guarda che tettone” disse facendole ballonzolare tra le sua mani. “Ora mi faccio segare da tua moglie. Ti eccita l’idea vero?”
“Oh sì, mi eccita molto” disse mio marito mentre stringeva il suo cazzo tra le mani. Allora volli osare di più. “Guarda cosa faccio adesso amore” gli dissi. Aprii la bocca e afferrai tra le labbra il glande gonfio e umido di Marco e iniziai a succhiarlo; lui lanciò un gemito di piacere. Appena vide quella scena mio marito non resistette oltre. “Oh… cavolo” disse e si sborrò in mano. Gabriella rideva guardando il suo godimento. “Non ci è mai capitato un cornuto così eccitato nemmeno nel privè che frequentiamo, vero?” disse al marito.
“Eh, no” disse Marco. “Tuo marito è un cornuto perfetto” disse rivolgendosi a me.
Continuai a succhiarlo finché non eiaculò tutto il suo piacere nella mia bocca, sotto lo sguardo attento dei nostri due spettatori che, capii solo in quel momento, che erano una coppia scambista in piena regola, proprio loro, i nostri migliori amici.
Per mio marito fu la sua iniziazione. Il momento in cui entrambi capimmo che la nostra vita sessuale sarebbe stata più appagante se lui avesse interpretato a pieno la parte del cornuto e da quel giorno non smettiamo di ringraziare i nostri amici che ce ne fecero prendere atto.


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