HISTORIA TìTULO: Il Sapore Amaro della Soddisfazione 
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HISTORIA

Il Sapore Amaro della Soddisfazione

by MisterFive
Visto: 60 veces Comentarios 1 Date: 20-09-2025 Idioma: Language

Andrea era ormai profondamente immerso nella nuova realtà del suo matrimonio, un vortice di emozioni contrastanti che lo risucchiava. Gli alti erano vertiginosi, come quella sera in cui Chiara, dopo aver raccontato un dettaglio intimo del suo ultimo incontro con Matteo, lo aveva poi stretto a sé con una passione inaudita, sussurrandogli che non era mai stata così felice. I bassi, tuttavia, erano abissi di umiliazione e confusione, come le mattine in cui si svegliava con un senso di nausea, chiedendosi:

Cosa sto diventando? Riconosco ancora l'uomo che ero? Questa umiliazione è parte del piacere o mi sta distruggendo?

. Il suo corpo, un tempo custode di rigidi confini, rispondeva ora con una sensibilità inaudita a ogni stimolo, un traditore silente che lo spingeva sempre più a fondo in quel precipizio. Sentiva la sua vecchia vita scivolargli tra le dita, ma la presa su questa nuova, oscura eccitazione era sempre più salda.
Chiara, dal canto suo, si destreggiava con una maestria crescente tra il suo desiderio per Matteo e la gestione delle reazioni di Andrea. Ogni minimo cambiamento nel suo sguardo, ogni sospiro trattenuto, non le sfuggiva. Non appena Andrea mostrava segni di cedimento o di eccessiva ritrosia, Chiara si consultava con Matteo, scambiando messaggi criptici e telefonate discrete.

Sta esitando,

gli diceva, la voce appena un sussurro,

credo che abbiamo spinto troppo, ha bisogno di una spinta in avanti.

Matteo rispondeva con calma:

Perfetto, è lì che lo vogliamo. Ora bisogna spingere il pulsante giusto. La sua resistenza è un buon segno, significa che stiamo toccando il nervo scoperto.


Matteo, il loro silenzioso orchestratore, capiva perfettamente la situazione di Andrea. Conosceva le profondità della trasgressione e sapeva che stava spingendo il cugino al limite, in un terreno inesplorato per lui. Era un gioco delicato di pressione e rilascio, e Matteo era un maestro nel bilanciare entrambi. Sapeva che solo superando il dolore e l'umiliazione, Andrea avrebbe potuto trovare una nuova forma di piacere, una liberazione totale da ogni inibizione.
D'accordo con Chiara, Matteo decise che era il momento di un confronto diretto. Organizzò un incontro a tre in un caffè, lontano da sguardi indiscreti. L'atmosfera era tesa ma controllata, i loro sguardi si incrociavano con intesa e aspettativa, un netto contrasto con l'ambiente pubblico circostante.

Andrea,

disse Matteo, il suo sguardo penetrante fisso negli occhi del cugino, la voce ferma ma senza giudizio,

Capisco che questo sia difficile. Nessuno ti sta chiedendo di essere qualcuno che non sei. Ma credimi, c'è un'opportunità qui, per te, per Chiara, per il vostro matrimonio. Non è una distruzione, ma un'esplorazione. Un viaggio oltre i confini che pensavi di conoscere.

Chiara annuì, il suo sguardo caldo e rassicurante.

È un'opportunità per noi, Andrea. Per riscoprirci, in un modo che non avremmo mai pensato. Forse è proprio questo di cui avevamo bisogno per ravvivare qualcosa che sembrava morto, per sentirci di nuovo vivi, pieni.

Andrea, pur con un nodo alla gola, sentì le loro parole risuonare dentro di sé. La curiosità, quella forza ineludibile, prevalse, e con la voce rotta da un'emozione che non sapeva definire, annuì, accettando di andare ancora più avanti.
Il passo successivo, orchestrato con minuzia da Matteo, fu una prova che avrebbe messo a dura prova la resistenza di Andrea.

Per cominciare,

disse Matteo ad Andrea, il suo tono calmo ma inequivocabile,

Chiara ti metterà in gabbia.

Andrea sentì un brivido freddo percorrerlo. La gabbietta di castità non era più un semplice sex toy, ma una prigione di metallo lucido, un simbolo tangibile della sua sottomissione e della perdita di controllo. Non solo fisica, ma anche mentale. I suoi pensieri erano un turbine, intrappolato in un ciclo di desiderio e frustrazione. La sua libido, negata, pulsava con una forza quasi dolorosa.
Per un'intera settimana, il suo pene sarebbe rimasto imprigionato, un desiderio pulsante e inaccessibile. Durante quel periodo, ad Andrea sarebbe stato concesso un solo, tormentoso privilegio: prendersi cura del benessere di Chiara. Avrebbe dovuto masturbarla, accarezzarla, stimolarla con le mani e la bocca, ma senza mai poter godere lui stesso. L'odore di Chiara, inconfondibile e inebriante, lo tormentava ad ogni respiro. Il suono dei suoi gemiti mentre lui la serviva, gli entrava fin nelle ossa. Le sue dita, abituate a cercare il proprio piacere, ora erano esclusivamente al servizio di lei. Chiara, poi, con una malizia crescente, dosava le sue richieste in un modo che amplificava la sua tortura dolce. Andrea sentiva il sapore salato e dolce di lei sulla lingua, il calore umido che lo avvolgeva, e la lotta interna per mantenere il controllo era quasi insopportabile.

Ah, Andrea,

sussurrava Chiara, il corpo che si inarcava sotto i suoi tocchi,

senti come sono bagnata per te, ma tu non puoi fare nulla... Matteo mi rende così... forte. Tu sei il mio servo in questo.

Era una privazione sensoriale, un raffinato tormento che mirava a spingere Andrea al limite della sua sopportazione, alimentando il desiderio fino a farlo diventare un'ossessione. Chiara, con una disciplina quasi militare, eseguiva le istruzioni di Matteo, godendo apertamente della situazione e della crescente disperazione di Andrea.
La preparazione mentale di Andrea divenne l'occupazione principale di Chiara e Matteo. Ogni giorno, Matteo inviava messaggi ad Andrea con compiti precisi:

Oggi pensa a lei con me. Immagina ogni dettaglio, ogni gemito, ogni tocco. Lascia che la fantasia ti divori.

Chiara, a sua volta, tormentava Andrea con racconti dettagliati dei suoi incontri passati con Matteo, descrivendo ogni tocco, ogni gemito, ogni orgasmo, amplificando la gelosia e il desiderio proibito di Andrea. Le videochiamate serali tra Matteo e Chiara, a cui Andrea era costretto ad assistere, mostravano la loro crescente intimità. Si toccavano, si provocavano a vicenda davanti alla telecamera, sapendo che Andrea li stava guardando. Il rumore dei baci, dei gemiti ovattati che trapelavano dal telefono, lo inebriavano e lo facevano impazzire. Andrea si ritrovò in un costante stato di eccitazione e frustrazione, la gabbia un monito metallico della sua condizione. La sua mente era un campo di battaglia, divisa tra la ribellione e l'irresistibile attrazione verso questo nuovo abisso di piacere.
Finalmente, la settimana di tormento giunse al termine. Andrea non era legato, libero di muoversi, ma la sua posizione a bordo del letto, di fronte ai due amanti, con il pene in gabbia. L'aria era densa di desiderio, quasi palpabile, intrisa del profumo dolce e speziato di candele accese da Chiara, che illuminavano la stanza con una luce soffusa, quasi teatrale. Andrea seguiva dal bordo del letto, teso, i pugni serrati, il respiro affannoso. Non riusciva a distogliere lo sguardo.
Matteo e Chiara si mossero sul letto in una danza antica e primitiva. I loro sguardi si scambiavano promesse silenziose, sorrisi carichi di una conoscenza intima che escludeva Andrea. A volte, un lampo negli occhi di Chiara, un sorrisetto di Matteo, si rivolgeva ad Andrea, come a volerlo invitare a partecipare a un gioco di cui era l'osservatore privilegiato, e la vittima designata. Il suono della pelle che si sfrega, il luccichio del sudore sui loro corpi muscolosi, rendevano la scena ancora più carnale. Matteo affondò in Chiara con una potenza inaudita, e Chiara gemette, il suono che riempiva la stanza.

Dillo, Andrea,

la voce di Matteo era un ringhio basso, quasi paterno, ma intriso di una perversione calcolata.

Dillo che mi vuoi, che la vuoi così, che vuoi che la prenda.

Andrea sentiva le parole bloccate in gola, una miscela di umiliazione e un desiderio primordiale che lo lacerava. Il suo orgoglio si scontrava violentemente con la necessità insopportabile di obbedire. La vergogna lo pervadeva mentre quelle parole, cariche di una verità scomoda, uscivano dalla sua bocca. Ma lo sguardo di Matteo era implacabile, e Andrea, con la voce rotta, sussurrò:

Lo voglio. Voglio che tu la prenda.

Matteo sorrise, un sorriso predatorio che non gli sfuggì.

Dillo più forte,

intimò.

Voglio che tu la prenda, Matteo!

gridò Andrea, il suo viso contratto in una maschera di tormento e piacere.
Matteo prese Chiara in tutti gli orifizi, un'esplorazione audace e senza limiti. Iniziò con la sua bocca, baciandola con foga, succhiando avidamente il suo seno, poi scese lungo il suo corpo, fino a baciarla intimamente.

Ti piace, così, Andrea?

chiese Matteo, mentre Chiara ansimava, il suo corpo che si inarcava in un'estasi crescente. Andrea non riusciva a distogliere lo sguardo, la sua mente annebbiata dal desiderio, il suo corpo scosso da tremori incontrollabili. Matteo la penetrò ovunque, con movimenti lenti e decisi all'inizio, poi sempre più veloci e potenti. Chiara gridò, un grido di piacere che ad Andrea parve un lamento, e Matteo la penetrò ancora più a fondo, la sua virilità che spingeva in lei con forza, mentre i suoi occhi non abbandonavano mai quelli di Andrea.
Il culmine arrivò con una foga che lasciò Andrea senza fiato. Matteo esplose nella bocca di lei, e Chiara, con una devozione quasi sacra, ingoiò ogni goccia del suo seme, lo sguardo fisso su Andrea, quasi a sfidarlo, a umiliarlo. Andrea sentì il sangue gelarsi nelle vene. Un conato di vomito gli salì in gola, trattenuto a fatica, mentre un tremore incontrollabile gli scuoteva il corpo. Quella era stata la sua fantasia più proibita, un desiderio che Chiara gli aveva sempre negato, un tabù infrangibile tra loro. E ora, davanti ai suoi occhi, lei lo concedeva a Matteo, con una facilità sconcertante, una sottomissione totale che lo feriva più di mille colpi. La rabbia, un fuoco freddo, gli bruciava dentro. E Matteo lo sapeva.

Vedi, cugino?

la sua voce era un sussurro trionfante, mentre Chiara gli accarezzava il petto, il sapore del suo seme ancora sulle labbra.

C'è chi è disposto a tutto, e chi... no. E lei, a te, questo non lo concederà mai. Io non lo permetterò.


Andrea era devastato, svuotato, ridotto a brandelli. La scena si scolpì a fuoco nella sua mente, un'immagine indelebile di tradimento e un piacere negato. Sentì il suo mondo capovolto. La rabbia, un fuoco freddo e inestinguibile, gli si insinuò nelle vene, bruciandogli l'anima. Ma accanto alla rabbia, c'era un dolore più profondo, la consapevolezza di aver perso qualcosa, di essere stato messo di fronte a una verità brutale sulla sua relazione con Chiara. Non si era mai sentito così umiliato e, paradossalmente, così eccitato.
Fu in quel momento di totale annientamento che Matteo, con la sua abile

regia,

capì che era il momento di concedere qualcosa. La tortura aveva raggiunto il suo scopo. Con un sottile sorriso quasi impercettibile, come se stesse leggendo la mente di Andrea, Matteo disse:

Chiara, è il momento di Andrea. Togli la gabbia. Fai in modo che si goda anche lui la sua parte.

Chiara, con gli occhi che brillavano di un fuoco nuovo, si avvicinò ad Andrea. Con mani delicate e precise, gli sfilò la gabbia di castità. Il suo pene, liberato, pulsava di desiderio, un desiderio accumulato per una settimana, amplificato dalla visione appena vissuta.
Chiara lo prese per mano e lo guidò verso il letto. La sua bocca, ancora bagnata dal seme di Matteo, si posò sulla sua, in un bacio che era un misto di sapore amaro e di promessa. Andrea non era più uno spettatore, ma un partecipante. Si avventò su Chiara, la sua fame quasi animale, le sue mani che la stringevano con una forza disperata. La possedette con una furia liberatoria, i gemiti di Chiara che si mescolavano ai suoi, in una sinfonia di piacere che, pur macchiato dall'umiliazione e dalla rabbia, era innegabilmente potente e catartico. Era il suo premio, la sua ricompensa per aver accettato il filo della morbosità, per aver abbracciato un lato di sé che non avrebbe mai creduto possibile.
Alla fine dell'incontro, i tre giacevano sul letto, esausti ma vibranti, i corpi uniti in un groviglio di sudore e respiri affannosi. Andrea sentiva una strana, inquietante leggerezza. Il sollievo della liberazione era immenso, ma mescolato a un'amara consapevolezza. Aveva oltrepassato un confine, e non c'era ritorno. La sua mente era in subbuglio, ma c'era anche un'insolita pace, la sensazione di aver superato un limite, di essere complice in qualcosa di proibito che lo accendeva in un modo nuovo. Si sentiva, paradossalmente, più autentico, ma anche irrevocabilmente cambiato, e la rabbia, sebbene mitigata, era ora una brace latente.
Chiara, con gli occhi ancora brillanti di piacere, accarezzava il petto di Andrea, poi quello di Matteo. Il suo sorriso era soddisfatto, quasi enigmatico. Aveva ottenuto ciò che voleva: un controllo totale sulla sua sessualità e su entrambi gli uomini. Il segreto che li legava era ora più profondo, più perverso, e la fiamma che non voleva spegnere era ora una conflagrazione che, invece di distruggere, sembrava voler ricostruire, in un modo completamente nuovo. Vedeva Andrea con un misto di affetto e un sottile senso di pena, ma soprattutto come un mezzo essenziale per il suo piacere e la sua libertà.
Matteo, il regista, osservava la sua creazione con un senso di profonda soddisfazione. La consapevolezza di aver guidato i suoi

attori

in un sentiero diverso, non meno intenso, assistendo alla loro trasformazione. Il suo sguardo, però, non era solo appagato. C'era una scintilla di anticipazione, un lampo di genio malizioso. Aveva già in mente il prossimo step, un ulteriore confine da superare nel loro cammino trasgressivo. Non solo un nuovo livello di gioco, ma forse un'espansione del loro circolo privato, l'introduzione di nuovi elementi che avrebbero sfidato Andrea ulteriormente sulla sua mascolinità e sul suo ruolo all'interno di questa dinamica in evoluzione. Le possibilità che si aprivano in quel momento erano infinite, un mare inesplorato che li attendeva.

Añ CASEADE 1 COMENTARIOS: