STORY TITLE: Il Dono di Jacques — Parte 3 
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STORY

Il Dono di Jacques — Parte 3

by Durocheduri
Viewed: 19 times Comments 0 Date: 22-07-2025 Language: Language


Quella sera, nella villa immersa nel silenzio, Jacques era inginocchiato ai miei piedi.

Non parlava, ma i suoi occhi dicevano tutto: desiderio, gratitudine, soggezione. Claire, sua moglie, era in piedi accanto a me, completamente nuda, il corpo rilassato, gli occhi fissi nei miei. Aveva passato la notte precedente tra le mie mani, nella mia bocca, sotto il mio corpo. E ora era pronta per il passo successivo.

Io parlai piano, come si parla a un servo fedele.

— «Sei pronto?»

Jacques annuì.
— «Ho chiamato i miei amici. Sono tutti curiosi di... vederla.»

Sorrisi, sfiorando la coscia di Claire.

— «Perfetto. Oggi li farai entrare uno alla volta. Ma ascolta bene, Jacques: non ti muoverai. Non parlerai. Non distoglierai lo sguardo, qualunque cosa accada. Lei è mia, e io oggi... la presto. Quando, come, e a chi decido io. Intesi?»

Jacques abbassò lo sguardo.
— «Sì, padrone.»

Claire sorrise. Le sue mani si mossero lungo la mia camicia, aprendola con lentezza. Poi mi baciò sul petto, come un rito di sottomissione. Sapeva che stava per essere usata. Che io l’avrei offerta. E lo desiderava.

Più tardi, nella grande stanza con le tende abbassate, i miei amici arrivarono uno alla volta. Li avevo scelti con cura: uomini discreti, ma con fantasia. Avevo chiesto loro solo una cosa: rispetto per le regole. Claire non era una prostituta. Era un dono. Un tempio da venerare sotto il mio sguardo.

Il primo fu Victor. Alto, elegante, mani nervose. Lo feci sedere e Claire gli si avvicinò nuda, camminando sulle ginocchia, come una schiava addestrata. Lo guardò dritto negli occhi, poi si voltò verso di me.

— «Posso?» chiese.
— «Solo se Jacques guarda» risposi.

Mi voltai verso il marito. Era lì, inginocchiato vicino alla porta, le mani intrecciate dietro la schiena. Il suo sguardo era un misto di tormento e lussuria.

— «Guardami bene, Jacques. Ora tua moglie servirà il mio amico con la bocca. E lo farà come io le ho insegnato.»

Claire si inginocchiò davanti a Victor, prese la sua cintura, e iniziò. Lenta. Precisa. Ogni gesto era perfezione. Io le parlavo sottovoce, la guidavo, la correggevo.

— «Non è abbastanza profondo, Claire. Rilassa la gola. Fammi vedere che ci tieni.»

Jacques gemeva piano. Non si toccava. Non osava.

Quando Victor venne, lo fece con un gemito trattenuto, le mani tra i capelli di Claire. Lei inghiottì tutto. Poi si voltò verso di me, la bocca ancora aperta, in attesa di istruzioni.

— «Bravo il mio tesoro. Ma ora voglio che ti faccia sua. Davanti a tuo marito.»

Claire si sdraiò sul divano. Victor la prese con vigore, le gambe di lei spalancate, il corpo che si muoveva sotto di lui come un'onda. Ma era me che guardava. Solo me.

E Jacques? Jacques tremava, senza osare toccarsi.

Quando Victor ebbe finito, lo ringraziai con un cenno. Poi chiamai il secondo.

Uno dopo l’altro, i miei amici vennero a godere del corpo di Claire.

Io dirigevo tutto. Le posizioni. I ritmi. I respiri. Claire non si lamentava mai. Ogni volta che qualcuno veniva dentro di lei, la facevo inginocchiare davanti a Jacques. E gli dicevo:

— «Guarda come è piena. Guarda cosa significa offrirsi. Questa è la tua donna… e ora non ti appartiene più.»

Alla fine, quando anche l’ultimo ospite fu andato, Claire era sdraiata a terra, il corpo lucido di sudore, esausta, felice. Mi guardò con gli occhi stanchi ma accesi.

Jacques era ancora in ginocchio. Muto. Immobile.

Io lo raggiunsi, gli presi il mento tra le dita.

— «Vuoi ringraziarmi, Jacques?»

Lui annuì, tremante.

— «Allora lecca tua moglie. Ripuliscila. E assapora ogni goccia che non è tua.»

E obbedì.

Mentre Claire gemeva piano. E io li guardavo entrambi, soddisfatto.

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