Da sempre cornuto.
by pennabiancaПосмотрели: 1231 раз Комментарии 6 Date: 30-09-2023 Язык:
Mi chiamo Michele, oggi ho cinquantasei anni e, da venticinque, sono sposato con Matilde. Sono un uomo di media statura, capelli appena brizzolati e mi reputo di bell’aspetto. Matilde, invece, oggi è proprio una bella donna, forse perché ha partorito due volte ed il suo fisico, invece di risentirne, ne ha giovato: mi sembra che le sue curve si siano addolcite, il suo seno è decisamente più florido e, nell’insieme, è ancor più procace di un tempo: quando cammina per strada non passa inosservata. Tutto comincia quando, conseguita la laurea in giurisprudenza, neofita della professione e senza alcuna esperienza, ho iniziato a lavorare nello studio di Giuliano, un apprezzato avvocato. All’epoca avevo ventisei anni e lui ne aveva vent'anni più di me. Giuliano, un anno dopo che ero in quello studio, volle associarmi. Aggiungo che Giuliano, oltre ad esser molto bravo come legale, era un bell’uomo, dall’aspetto molto imponente e ben curato, molto carismatico e riscuoteva molto successo con le donne, anche perché si diceva di esser molto dotato. Ero felice perché il lavoro mi piaceva e noi eravamo specializzati nel ramo divorzista; mi era capitato di avere tra le mani tante storie di corna, motivo quasi sempre più che valido per separarsi. L’anno dopo, una collega neolaureata, di nome Matilde, inizia a lavorare come stagista. Ci siam trovati subito d'accordo e, dato che mi piaceva molto, non ci è voluto molto per iniziare una storia d'amore, che sarebbe culminata nel matrimonio. D'altra parte, devo riconoscere che Matilde era, ed è ancora oggi, una femmina molto calda ed insaziabile; fin da allora, facevamo sesso in maniera molto intensa. A lei piaceva molto il mio cazzo che, seppur non eccessivamente dotato, riusciva a farla godere molto. La nostra relazione è subito decollata. Entrambi innamorati, abbiamo deciso di sposarci e abbiamo fissato una data. Per vivere insieme, abbiamo acquistato un appartamento situato a poca distanza dal lavoro, all’ultimo piano di un bell'edificio con un terrazzo che circonda tutta la casa. Lo stavamo ancora arredando, mentre ero impegnato a seguire le udienze per un divorzio di una certa importanza, in cui c'erano in ballo molti soldi e tante proprietà. Per svolgere al meglio il mio incarico, ero costretto a recarmi in un’altra città, in quanto il mio assistito era di quelle parti ed aveva lì i suoi interessi. Un giorno dovetti recarmi in quella città per una udienza e, seppur eravamo ad una settimana dal matrimonio, Matilde smise di andare in studio, per dedicarsi completamente ai preparativi, mentre io avrei profuso tutto il mio impegno al quel caso, per poi esser liberi entrambi. Parto un mercoledì e sapevo che sarei stato fuori l’intero giorno e non sarei tornato che a sera inoltrata. Giunto a destinazione, ho scoperto che il giudice aveva rinviato il tutto a data da destinarsi, in quanto ammalato. Ho preso atto della situazione e mi sono avviato verso casa. Sapevo che Matilde avrebbe ricevuto, in compagnia di sua madre, la nostra nuova cucina, per poi andare a cena da dei parenti. Son passato in ufficio e non ho trovato nessuno, perciò ho lasciato i documenti e mi son avviato verso il mio appartamento, per vedere la nuova cucina. Avendo l'edificio l’ingresso principale su una importante arteria cittadina, ho preferito usare l’ingresso dei box auto, che mi avrebbe consentito di lasciare liberamente la mia auto e salire in casa con l’ascensore. Giunto al mio piano, sono entrato in silenzio, convinto che non vi fosse nessuno. Appena dentro, ho visto una luce provenire dalla cucina. La cosa mi ha incuriosito, perché non mi aspettavo di trovare qualcuno a quell'ora. La cucina era stata montata in mattinata, quindi non avrebbe dovuto esserci nessuno. Per un attimo ho pensato che potesse essere un ladro o un operaio che l'aveva lasciata accesa e, per veder quale delle due ipotesi era quella giusta, sono uscito sul terrazzo e sono andato alla finestra della cucina per controllare. Grande è stato il mio stupore, quando sbirciando dentro, vedo che Giuliano stava parlando con una donna, che non potevo vedere a causa della loro posizione. Erano entrambi in piedi, molto vicini l'uno all'altro e la figura imponente di lui copriva lei. Subito vedo che si avvicinano ancora di più, si abbracciano e si baciano; in quel momento, si girano e la mia sorpresa è stata ancor più grande, quando ho potuto prender atto che chi lo stava baciando era la mia adorata Matilde. Ero stordito, sembrava un sogno. Un attacco di gelosia mi ha assalito, ma non mi son mosso di un solo passo. I baci e le carezze si facevano sempre più accalorati ed intensi. Le mani di lui si appoggiavano al culo, palpandolo. Lei ricambiava leccandogli il collo e le orecchie, poi iniziò a sbottonargli la camicia e si chinò fino all'ultimo bottone. Si era abbassata e, dopo aver aperto i pantaloni, il pene di Giuliano era visibile sotto il tessuto delle mutande: lei glielo mordicchiava, facendolo gemere.
«Brava, così! Dai, divoralo!»
Da sopra l’elastico apparve la grossa cappella di una verga che mostrava d'esser di notevoli dimensioni. Lei, abbassate le mutande, iniziò a succhiarlo con un'intensità da esperta fellatrice. La sua bocca andava e veniva, succhiando forte, Giuliano la guardava e ne era divertito.
«Brava! Così, ingoialo tutto! Ero certo che eri brava a far bocchini! Te l’ho letto in faccia, il primo giorno che ti ho visto!»
Poi Matilde se lo è sfilato di bocca e gli ha preso in bocca le palle, che, tra l'altro, erano grosse e sicuramente piene di crema. Le lascia assaporare le palle, poi le afferra i capelli e, con decisione, la fa fermare e voltare. La spinge distesa con la pancia sul tavolo della cucina e, senza lasciarle andare i capelli, con la mano libera le solleva la gonna, sposta le mutandine e appoggia il cazzo sullo spacco della sua fica, penetrandola con violenza.
«Ti sfondo, zoccola! Ti spacco tutta!»
La sbatte come un pazzo furioso. Matilde cominciò ad urlare dal piacere ed il cazzo di Giuliano sembrava ingrossarsi sempre più, man mano che pompava, entrando e uscendo, con sempre maggior ritmo.
Io mi sentivo sconvolto da strane sensazioni. Un misto di eccitazione, rabbia e gelosia sconvolgevano la mia mente. Ero furioso per il tradimento, ma il mio cazzo si era indurito e la situazione mi aveva davvero eccitato, al punto da non saper cosa fare: son rimasto passivo a guardare Giuliano che si scopa la mia ragazza, mentre io li guardo da fuori la finestra. Matilde aveva la faccia schiacciata contro il tavolo ed urlava di piacere. Giuliano la sbatteva forte con colpi violenti, finché, con un urlo simultaneo, entrambi raggiunsero l’orgasmo.
«Vengo, dai! Sbattimi più forte, che godo! Dai, vengo!»
Lui le fece eco, riversando in lei tutto il suo seme.
«Sborro, troia! Lo senti come te la riempio!»
Sembrava aver versato un litro di sborra nel ventre della mia ragazza! Non, finiva mai e, quando l’ha tirato fuori, sul pavimento della cucina si era formata una chiazza di abbondante liquido. Matilde si alzò, si inginocchiò davanti a Giuliano e gli prese in bocca il cazzo già molle, ripulendolo con la lingua. L’ha spremuto in modo da estrargli le ultime gocce di seme, lo bevve e poi lo ripulì alla perfezione. Dopo di che, cominciarono a mettersi in ordine. Credo di esser impazzito in quel momento: ho avvertito, nel mio intimo, un fortissimo desiderio di succhiar la fica della mia ragazza, ancor ricolma di sperma. Sapevo che, da un momento all'altro, sarebbe andata in bagno a lavarsi, quindi non ho perso tempo: sono tornato velocemente sui miei passi e son andato direttamente all’ingresso, facendo rumore. Son rimasti sorpresi entrambi e Giuliano, anche se con un certo nervosismo addosso, sciorinò subito i riflessi di un astuto avvocato: nel veder la mia faccia, ringraziò Matilde per averlo invitato a vedere la cucina nuova e poi, con un garbato saluto, se ne andò. Matilde, invece, era rossa e muta. Era rimasta senza parole e tentava di aggiustarsi vestiti e capelli con fare più che discreto. Mentre chiudevo la porta alle spalle di Giuliano, tenevo per mano Matilde che era a testa bassa ed in silenzio. Lei si è mossa per andare in bagno, ma io non gliel'ho permesso ed ho preso a baciarla, con una passione travolgente.
Si vedeva che era a disagio, aveva le mutandine tutte bagnate di sperma ed avrebbe voluto andare a pulirsi.
«Dammi un attimo, che vado in bagno a far pipì! Solo un momento.»
Ma io non l'ho ascoltata, né mollata; ho continuato a baciarla con una passionalità esagerata. L’ho fatta sedere su una poltrona, le ho aperto le gambe e, fra il suo stupore, ho affondato la faccia nella sua figa. Ho sentito l'odore del sesso recente, ho cominciato a leccar anche le mutandine, poi le ho messo la lingua nella vagina ed ho risucchiato lo sperma di Giuliano. Matilde non ha detto niente, ma ha cominciato a gradire la mia lingua che le ripuliva la fica piena dell'altro.
«Hai un magnifico sapore! È davvero deliziosa da leccare!»
Matilde mi ha sorriso e si è rilassata. Ho continuato a leccare e succhiare fino a farla godere di nuovo. Ero impazzito e non volevo altro da lei. Lei
mi ha tirato fuori il cazzo e se l'è infilato dentro.
«Fa piano, che il porco mi ha scopato forte! Ma non preoccuparti; continua così che mi piace anche il tuo!»
L’ho scopata molto velocemente, perché ero eccitatissimo e, dopo poco son venuto.
Durante il viaggio di nozze, ho messo in chiaro con Matilde quello che volevo da lei.
«Mi hai fatto impazzire, quando ti ho visto scopata da Giuliano. Ero ebbro di gelosia, ma mi son eccitato da non credere: ho immediatamente desiderato di leccarti, appena ti ha farcito! Puoi scopare con lui, o altri, quanto vuoi, ma devi sempre offrirmela ricolma del piacere tuo misto a quello dell'altro.»
Lei ha accettato e, da quel momento, per molto tempo, Giuliano ha continuato a fotterla. A volte è venuto anche a casa nostra e poi, per due volte, è risultata incinta, senza sapere se di me o di lui, ma per noi non ha nessuna importanza. Lei, nel tempo, ha preso a gradire molto a farsi leccar la fica, quando ce l'aveva ben piena di sperma, perché da poco riempita da qualcun altro.
Posso dire che la mia è stata un'autentica vita da cornuto, molto intrigante e piena di sorprese.