ИСТОРИЯ НАЗВАНИЕ: Stanza 212 pt 3 
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ИСТОРИЯ

Stanza 212 pt 3

by mattonly
Посмотрели: 29 раз Комментарии 0 Date: 18-09-2025 Язык:Language

Appena mi avvicinai,lei con lo sguardo acceso di desiderio Non mi lasciò nemmeno il tempo di respirare: mi afferrò per la nuca e mi baciò con forza, mordendomi appena il labbro.

Si staccò un attimo e, voltandosi verso il marito, disse con tono deciso:
— Adesso guardami mentre lo prendo.

Poi mi spinse contro la poltrona, montandomi sopra senza perdere il contatto con i miei occhi. Il pizzo le scivolava sulla pelle, le gambe strette attorno ai miei fianchi mi tenevano bloccato. Muoveva il bacino lento, calcolato, come se ogni gesto fosse fatto apposta per mostrarsi a lui, ma per consumarmi a me.

Mi accarezzava il petto, la gola, graffiava leggermente, respirando forte vicino al mio orecchio.
— Sei mio, qui, ora. Lui può solo guardare — sussurrò, e il tono della sua voce mi fece rabbrividire.

Ogni suo movimento diventava più intenso, più sfacciato. Ogni colpo di bacino era una sfida, un invito a lasciarmi andare. Il marito non diceva nulla, ma il suo sguardo era fisso, rapito da lei, come se il vero spettacolo fosse il potere che esercitava su entrambi. Inizió e leccarmi dolcemente dietro il collo scendendo lentamente fino ad arrivare all’ altezza del mio cazzo, durissimo e umido pronto per essere sbattuto in faccia , inizio a dedicarsi a lui leccandolo lentamente alla base del ventre, per poi con la sua lingua umida dedicarsi alle mie palle che erano gonfie e pronte ad eplodere , lei capisce ogni mio brivido e portandosi con la punta della lingua sul prepuzio, delicatamente inizia ad assaporarselo come fa una bambina con il gelato che tanto aveva desiderato. Si ferma e mentre me lo prende in mano guarda suo marito che intanto aveva iniziato a toccarsi eccitato, e gli sussurra

goditi lo spettacolo, cornuto!

È inutile
Dire che entrambi ci siamo eccitati tantissimo nel sentirla pronuciare quella frase, e fu l’inizio di due ore nelle quali avremmo fatto qualsiasi posizione, mentre lui alternava calici di vino, a seghe e foto che ancora oggi custodisco gelosamente con la promessa di tenerle solo per me!

Quando tutto finì, restammo stesi, esausti ma ancora intrisi di quell’energia che non voleva spegnersi. I bicchieri vuoti sul comodino, le lenzuola stropicciate, il respiro che a fatica tornava regolare: la stanza era diventata il teatro della nostra complicità.

Lei si accese una sigaretta e si voltò verso di me con un sorriso soddisfatto, i capelli in disordine e lo sguardo che ardeva ancora.
— Non finisce qui — disse piano, quasi un segreto, lanciando un’occhiata al marito che annuì lentamente, come se fosse già d’accordo.

Ci sedemmo un attimo a parlare, nudi, ancora sudati. Le parole uscivano lente, come per prolungare quella sensazione di intimità che ormai ci legava. Fu lei a proporlo:
— La prossima volta non voglio i muri di una stanza. Vi voglio in mare aperto, senza limiti. Una barca, l’oceano, e nessuno a interrompere il nostro gioco.

La promessa restò sospesa nell’aria, più eccitante di qualsiasi carezza. Sapevamo tutti e tre che sarebbe accaduto presto. E il solo pensiero di ritrovarci, lontani da tutto, bastava a riaccendere il desiderio.ci scambiammo i numeri di telefono… (Fine)

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