Fin da piccola ( storia vera di Secret)
by SecretlifeПосмотрели: 2441 раз Комментарии 59 Date: 11-02-2023 Язык:
Ci sono pensieri annebbiati che a volte ci tornano in mente, una piccola nube nella testa ed un dolce sorriso sulle labbra ricordando quello che è stato o forse credendo di ricordare. Ci sono poi quelle esperienze fatte che indelebili restano impresse in noi nella nostra anima e che mai svaniranno perché rappresentano un passaggio, come quando si salta una buca piena d’acqua cercando di non bagnarsi, o come quando si raggiunge una piccola meta e subito guardiamo al traguardo successivo. Erano anni in cui non c’erano i cellullari ed i ragazzi non rincoglionivano davanti ad uno schermo, erano anni dove d’estate una volta finita la scuola si giocava per strada senza il timore di essere investiti dalle auto forse perché le auto erano poche e tutti amavano andare in bicicletta, dove non c’erano mostri dietro l’angolo o forse non li vedevamo, dove il sole era più caldo ma non sudavamo, dove i profumi erano più intensi e le zanzare meno zanzare, ricordo ancora quell’estate dove tutto è cambiato o forse no, anche se piccoli di età ma curiosi di sapere di vedere di sentirci più grandi si come i grandi, la curiosità non morbosa di scoprire l’altro sesso, l’innocenza degli sguardi e degli atti fatti magari per emulare gli adulti spiati di nascosto con gli occhi sgranati, non capendo magari subito cosa stesse accadendo e perché la zia si lamentava cosi e magari le piaceva, proibito il sesso in quegli anni era proibito e nessuno ne parlava apertamente, non certo a scuola, non certo in famiglia e non certo in televisione, a si la televisione, ricordo che i programmi iniziavano alle 17:00 e tutti noi bimbetti eravamo pronti davanti a quella magica scatola nera aspettando che si riscaldasse e ci accendesse.
E fu in una di quelle lontane estati che giocando con la mia amica del cuore per strada insieme ai maschietti, e si i maschi croce e delizia della mia vita, i maschi che rispetto a noi femmine erano sempre un passo indietro ed anche adesso del resto che siamo donne loro sono sempre dietro anche se spesso per altri motivi magari più carnali.
Che tempi quelli quando correndo per le strade giocando con i maschi, mettendoci in competizione con loro, giocando, spingendosi, rincorrendosi, disegnare una campana per strada e saltarci sopra, rincorrendo record che nessuno certificherà mai. “Dai andiamo a vedere cosa ce là”, lui un paio di anni più grande di noi bimbette di 7 anni ci invita ad entrare in quel fabbricato in costruzione o forse abbandonato chissà, domanda a cui non ci sarai mai risposta, e noi curiose come dei corvi imperiali anche per non sentirci canzonare con la solita “femminuccia, femminuccia” li abbiamo seguiti quei due.
I nomi che importa dei nomi erano nostri amici e tanto basta, io e lei mano nella mano come due vere amiche che affrontano il loro destino, curiose e timorese, siamo entrate in quel fabbricato, su e giù per tutti i piani, di corsa poi piano, ridendo, scherzando, sporcandoci di polvere, in quella calda estate di un giorno di tanti anni fa. E poi il giorno dopo e quello ancora in quel posto che orami era il nostro rifugio il nostro covo segreto, solo per noi quattro. E poi l’idea sempre la sua il più lesto il più smaliziato, il più grande, “ragazzi vi propongo un gioco, perché non ci vediamo sotto?”, morbosa curiosità da bambini, che iniziano a smaliziarsi che vogliono scoprire il mondo partendo dal nucleo, ci si guarda negli occhi, si arrossisce ma non possiamo tirarci indietro e cosi veloce e fugace ci mettiamo uno di fronte all’altro due linee come in uno di quei balli del passato, maschi difronte alle femmine, e adesso chi inizia? Sempre lui lo smaliziato tira giù i calzoni corti, tira giù le mutandine ed eccolo cosè quella cosa? Avevo visto bambini venir cambiati dalle mamme ma non c’era malizia come adesso, piccola curiosità ma adesso è li un pisellino cosi si chiamava davanti a me che rossa in viso coi i miei riccioli biondi osservo, e poi l’altro non può esser da meno del compare giù calzoncini e mutandine, “ora voi ragazze”, sentirsi chiamare ragazze e non più bambine davanti ad una sfida ed io la più sfacciata non voglio esser da meno, cosi alzo la mia gonnellina e abbasso un po' la mutandina lasciandola all’altezza del ginocchio ed eccola qui per la prima volta davanti allo sguardo malizioso di due maschietti, che mi guardano come se stessero realizzando un sogno quello che prima era solo lo sguardo curioso su di un giornaletto erotico disegnato o qualche foto di lontane modelle erotiche su riviste “vietate” adesso davanti a loro la mia segreta intimità per la prima volta esposta e forse desiderata, e la mia amica che mi stringe la mano come a dire ma sei pazza? Ma poi anche lei alza la gonna e abbassa la mutandina, silenzio per un minuto o forse più e poi la risata isterica dei primi commenti, l’atmosfera si scioglie e le mutandine tornano al loro posto basta cosi per oggi.
Ed il gioco ritorna nei giorni a venire sempre più malizioso ma sdoganato, finchè la proposta va oltre, “dai ora noi maschi tocchiamo voi e voi toccate noi”, mentre acerbi seni che non sono ancora cresciuti, spingono in una sensazione nuova e diversa e i bottoncini diventano duri, ma che succede, farsi toccare per la prima volta da una mano tremolante e sudaticcia, nessuna peluria ad offuscare la vista e nitida si vede la passerina acerba cosi come il penzolare dei loro piselli, ed è diversa e nuova la sensazione di una mano incerta che ti accarezza “la farfallina” indugiando curiosa tra le mie gambe di bimba, sorrido alla mia amica sporgo in avanti il bacino e lascio che mi tocchi mentre mi da un bacio timido sulla guancia rossa e poi tocca a me accarezzare timorosa e curiosa quella cosa tra le loro gambe, cosi acerbo e spennacchiato, liscio e bianco, un tocco veloce quasi una carezza con forza mentre rossa in viso do un baio sulle labbra.
“Hai visto aveva un osso nel pisellino sembrava duro ti dico che ha un osso”, beata ingenuità era un palese inizio di eccitazione da parte del bulletto, erano le prime voglie ed i primi desideri di trovare la felicità in un gesto in un attimo in un corpo. Non ricordo quante volte abbiamo ripetuto il gioco, quante volte le mie mani hanno per la prima volta accarezzato i loro menbri e quanto volte loro a turno hanno toccato con sempre crescente ingenua voglia le mie parti intime e quanti primi baci a stampo ci sono stati, ricordo solo che poi l’estate è finita, si torna a casa, la scuola le nuove amicizia, ci si perde di vista si cambiamo le amicizia e tutto passa in un ricordo e quando qualche anno dopo ci si ritrova nessuno fa menzione diretta alla cosa, sempre lui il più smaliziato il più adulto del gruppo, “che ne dite torniamo al fabbricato e continuiamo a giocare come quella volta”, troppo tardi mio caro amico, siamo donnine adesso, ci sono i primi amori, i primi battiti di cuore le prime vere pulsazioni, quelle ingenue bambine non ci sono più, smaliziate in quella calda estate son rimaste li in quel fabbricato con le gonne alzate sotto il mento e le mutandine alle ginocchia.