RACCONTO TITOLO: La Donna Civetta 
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La Donna Civetta


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La Donna Civetta

by mistermale
Visto: 335 volte Commenti 1 Date: 06-08-2015 Lingua: Language

Un uomo che non amava incontrò ai giardini una donna sazia d'amore e se ne innamorò istantaneamente ma non amando non prese in considerazione la possibilità di dichiararsi. La donna che già amava gliene fu grata, di quella gratitudine che si riserva alla mosca da cui non si vorrebbero disturbi, ma non giunse a ringraziarlo nè ve ne era bisogno. L'uomo emanava una febbre che gli impediva il movimento e considerò con sospetto e angoscia il sentimento che lo percorreva poichè imprevisto e fuori luogo e non degno di obiettivo apprezzamento. Ammirò il discernimento di lei e convenne silenziosamente sulla assoluta pertinenza di quella educata gratitudine che ella gli riservava. Tuttavia di lì a breve, quel senso di sollievo derivante dalla mancanza di attrazione da parte di lei, si tramutò repentinamente in un impeccabile odio, lo stesso che si riserva a chi non vuole capire o capisce e finge di non capire o a chi capisce ma mostra di non accettare l'amore che è un regalo riservato a chi ha bisogno d'amore e non andrebbe perciò sprecato sebbene lo spreco sia la norma nel caso di una donna che già ama e di un uomo che neppure intendeva amare e deve amare.
La donna mostrava già i segni di altri amori nei movimenti e nella voce e nello sguardo che non riusciva ad incrociate quello dell'uomo che sfuggiva allo sguardo sapendo che facendolo sarebbe evaporato e che di lui non sarebbe rimasto altro che cenere che con quel forte vento di dicembre sarebbe stata spazzata via e dunque nessuno poteva essere testimone di un amore che non aveva questo nome nè il sapore d'amore nè alcun'altra parvenza salvo non voler considerare tale il solo pensiero ed il desiderio che incessantemente scuoteva l'uomo e gli impediva di dormire e lo spingeva a scrivere dissennate storie su donne che non amano.
L'uomo riconobbe in sè tutti i sintomi di un peccato mortale che avvelenava alla fonte ogni forma di autonomia. Solo la dipendenza lo percorreva, leggera e inevitabile, sciocca come è sempre l'amore non compreso. Ogni parola che lui le rivolgeva sembrava deviare dalla sua traiettoria e non pervenire a nessun luogo. Le parole dell'uomo perdevano infatti significato non appena uscivano dalla sua bocca e si disarticolavano in un balbettio di animale ferito, ingenuo, grottesco e doloroso. Solo piccoli fantasmi di frase, nascevano con l'irruenza devastante delle cose celate e morivano prima di avere percorso la breve distanza che si frapponeva all'orecchio di colei che avrebbe potuto ascoltarle e distrattamente si occupava d'altro soprattutto cose a cui l'uomo non desiderava pensare al fine di non aggravare la strana situazione di attesa.
L'uomo maledì il proprio destino concentrandosi sulla speranza che come ogni amore anche questo non sarebbe rimasto a lungo vivo ma privato di ossigeno si sarebbe trasformato in un solito sano nulla sotto vuoto. Decise di annotare i luoghi che lei frequentava per essere certo di essere altrove mentre la donna li percorreva. Così dopo avere camminato per strade di una città estranea si sedette ad un angolo lasciandosi cadere a perpendicolo di un muro di un vetusto palazzo dalle pietre serene ed attese pazientemente di morire.
Ebbe però il tempo, nei pochi attimi che bruciarono prima che gli occhi gli si riempissero di un furore letale, e che le lacrime gli coprissero le guance un poco scavate ma ancora molto diverse da quelle di un vecchio, di vedere cose che la donna non poteva vedere e che neppure il presente sè stesso osava immaginare, la figura di lei nuda in una stanza di luce, la forma inesatta del suo mento, la linea perfetta del profilo e soprattutto il compasso veloce delle sue gambe che lasciava dietro sè un segno come di cometa brillante e pareva espandere la dimensione del cielo e comprimerlo verso l'alto ad ogni respiro fino ad assottigliarlo come a volte fa l'amore. Vide le proprie mani percorrerla e plasmarla e forgiare forme piene di purezza repentina e irripetibile, sentì la pelle di lei farsi dolce sotto le dita di uno scultore, il fiato suonare come un unicorno o un violino. Non c'era percorso che non potesse immaginare, nè sorriso eguagliare, e proprio mentre si convinceva di non essere pazzo, venne la sera e la donna divenuta un rapace notturno iniziò il suo volo.
Fu allora che l'uomo che amava si accorse del tempo che era passato e di quello che sarebbe venuto. Si arrampicò fino al tetto e grido più volte il nome della donna civetta, della donna notturna che aveva perso il colore della luna e sognò di volare con lei su di un lenzuolo di seta senza frange e guardare stelle ignote ad astronomi esperti. La donna avvertì un richiamo come di un ferito che chiede aiuto e voltò il collo piumato e scorse sul tetto l'uomo che la chiamava e si chiese se amarlo. Stavano meditando il da farsi, quand'ecco arrivare il giorno. Il chiarore illuminò la cenere sul tetto e il seno della donna rifulse di atomi invincibili. Poi arrivò Amore.

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