RACCONTO TITOLO: pomeriggio a casa mia 
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pomeriggio a casa mia


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pomeriggio a casa mia

by perversoMI
Visto: 503 volte Commenti 4 Date: 28-03-2024 Lingua: Language

Suona il citofono, so bene che sei tu ma conto fino a dieci prima di venire ad aprirti. Premo il pulsante del videcitofono e sento scattare la serratura del portone a piano terra, resto ad ascoltare i tuoi tacchi salire le scale, il tuo passo rallenta fino a fermarsi davanti alla mia porta, conto i secondi che passano da quando ti sei fermata a quando busserai, uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette ed ecco le tue nocche battere delicatamente sulla porta d’ingresso. Ci hai messo qualche secondo di troppo, sei nervosa, forse agitata, lo scoprirò presto. Ti apro: “ben arrivata, prego accomodati”. Tu accenni un sorriso ed entri. Ti osservo da dietro mentre ti avvii verso il bancone della mia penisola. Indossi quell’impermeabile, lungo, color pesca, che ti copre tutta lasciando scoperte sole le tue caviglie affilate e nude che terminano in quei tacchi 12 centimetri che ti slanciano e alzano quel bel culo che ti ritrovi. Provo ad immaginarlo ma non mi lasci il tempo, ti sei già voltata a guardarmi appoggiandoci alla penisola con la mano destra mentre la sinistra tiene la cintura dell’impermeabile primaverile mi dici: “dunque questa è casa tua”. Chiudo la porta e vengo verso di te. Effettivamente è la prima volta che ti invito nella mia alcova. Appoggio la mia mano destra sulla tua sinistra mentre con l’altra ti cingo dolcemente il fianco destro e ti do un bacio sulle labbra e poi un secondo sul collo. Sento il tuo profumo di femmina invadermi le narici ed arrivarmi fino al cervello. L’impulso è quello di saltarti addosso subito, senza preamboli, ma mi trattengo, non è quello che ho in mente per oggi. Tu sorridi mentre ti rispondo con un’altra domanda: “ti piace?” tu ti guardi attorno, ti soffermi sul mio loft mansardato che si apre su un divano in pelle, un grande televisore e un mobile basso con tutti i miei apparati tecnologici. Mi rispondi: “piccolo ma confortevole, giusto per un singol incallito e donnaiolo come te”. Sorrido, mi conosci bene: “Prendi un caffe?” “volentieri grazie”, mi allontano da te per avvicinarmi alla macchina del caffe, tu ti siedi sullo sgabello della penisola con un piede a terra e uno che si appoggia su poggia piedi dello sgabello da bar, l’impermeabile fatto a spolverino si apre mostrando il tuo ginocchio nudo e parte della gamba abbronzata, ti accorgi che i miei occhi sono caduti li ma non fai nulla per chiudere lo spolverino. Provocatrice. Ma hai trovato pane per i tuoi denti, vedrai. Oggi non sarà come le altre volte, ancora non lo sai ma ho in serbo qualcosa che ti sconvolgerà. Proprio mentre sto pensando a questo, suonano al citofono. “ma chi cazzo è?” mi lascio sfuggire ad alta voce. Guardo dal videocitofono e ti tranquillizzo mentre apro il portone: “ah è un mio amico, chissà cosa vuole”. Tu istintivamente abbassi la gamba a terra e ti richiudi l’impermeabile. Ci tieni alla tua casta immagine e sono certo che già sei a disagio perché qualcuno ti troverà sola a casa mia e “chissà cosa penserà!”. La porta si apre ed il mio amico entra. Ti vedo arrossire, mi avvicino a lui per chiedergli cosa voglia e lui: “passavo di qua e volevo chiederti in prestito la giacca nera” piccola pausa mentre ti guarda fingendo sorpresa “ma vedo che sei impegnato, magari ripasso”. Bugiardo, esibizione da premio oscar, sapeva benissimo quando arrivare e cosa dire, ci siamo accordati l’altra sera al bar quando gli ho detto che ti avrei incontrata e mostrandogli la tua foto, mi ha detto stupito “ma io so chi è questa!”. In realtà non ti conosce personalmente, conosce semmai tuo marito, anche se tutti nella tua zona lo conoscono, è uno importante, uno potente, lo conosce perché ha avuto bisogno di lui in un recente passato e ha dovuto chiedergli una mano, quasi supplicandolo. Si ricorda ancora come lo ha fatto sentire piccolo e insignificante in quell’occasione e non gli pare vero di avere ora di fronte sua moglie in evidente situazione ambigua. Gli rispondo: “ma no figurati, non disturbi, la strada la conosci, sai dove trovare la giacca, vai pure a prenderla”. Mi ringrazi e passando accanto a lei ti dirigi verso la camera per prendere la giacca che ho lasciato appoggiata sul letto. Non volevo che l’operazione durasse troppo e correre il rischio che tu alzassi i tacchi per andartene. Vedo tornare il mio amico con la giacca, ti guardo negli occhi, sei a disagio, cerco di capire se lo hai riconosciuto, se hai capito che lui conosce te e tuo marito ma per il momento non è dato sapere. Quando lui è praticamente accanto a te me ne esco con un: “ma che maleducato che sono! Non vi ho neppure presentato, lei è una mia cara amica” ti indico a lui e poi: “lui è il mio migliore amico” indicandotelo e obbligandovi di fatto a stringervi la mano. “Ma certo, ora ho capito” esclama lui “conosco benissimo suo marito”. Il tuo viso divampa di un rosso vivido, abbassi gli occhi evidentemente a disagio. E il mio amico aggiunge: “Oh scusate, forse era meglio che non lo dicevo”. “Ma no figurati” lo tranquillizzo io “non c’è nessun problema, tanto tuo marito sa benissimo dove sei ora, vero cara?” Incrocio il tuo sguardo ed è un misto tra il “ma che cazzo stai facendo!” ed un “ti prego non farlo, fermati”. Ma il gioco ormai ha avuto inizio e, infondo, anche tu lo sai. Così ti rassegni e mi rispondi: “si certo, voi due siete molto amici”. “esatto” rispondo a mia volta “amici intimi, a lui piace cedermi sua moglie”. Il mio amico sorride compiaciuto e tu sono certo con la coda dell’occhio te ne sei accorta. “Ma dai, non ci credo” incalza il mio amico. “ma certo, cosa credi che ci faccia in casa mia una bella e rispettabile moglie nel bel mezzo di un pomeriggio infrasettimanale?” e aggiungo: “dai amore, alzati in piedi e mostrati al mio amico”, mi guardi negli occhi in segno di sfida: “non stai dicendo sul serio, vero?”, “ma certo, non scherzo mai, sii gentile con il mio ospite, forza, togliti quell’impermeabile e mostraci come ti ha mandato tuo marito a casa mia, così ci togliamo ogni dubbio”. Passano dei secondi interminabili, inizio a dubitare che mi obbedirai, inizio già a vederti avviare verso la porta passandomi accanto dandomi una spallata in segno di incazzatura, infondo questo è il momento “sliding doors”. Poi vedo le tue mani andare verso la cintura dello spolverino e armeggiare con il nodo fino a scioglierlo e far si che l’impermeabile si apra davanti. Ti fermi e mi guardi, basta un mio cenno di assenso e lentamente ti lasci scivolare a terra lo spolverino. Sento un oooohh di sorpresa da parte del mio amico. D’altra parte non capita tutti i giorni di trovarsi a pochi passi da una delle donne più belle, desiderate e inavvicinabili della provincia con indosso solo un reggiseno e una mutandina a perizoma in pizzo nero che non lasciano nulla all’immaginazione. Tu continui a guardarmi negli occhi, senza degnare di uno sguardo il mio amico, io sorrido compiaciuto: “forza mostrati bene, gira su te stessa, fagli vedere come il tuo personal trainer ti ha modellato quel culo”. Obbedisci e inizi a girare su te testa fermandoti quando ti trovi di spalle al mio amico. “dai non fare complimenti, tocca quel culo, senti come è di marmo”. Il mio amico non se lo fa ripetere due volte e lasciando cadere la giacca a terra afferra con entrambe la mani il tuo sedere e lo strizza per bene. Dalla tua bocca esce un piccolo gridolino di sorpresa. Lui si fa più audace e cingendoti da dietro sale con le mani al tuo seno rifatto. Poi ridiscende con le mani sui tuoi fianchi e ti accarezza tutta. Ti vedo socchiudere gli occhi per un istante. Soddisfatto raccolgo nel frattempo il tuo impermeabile da terra, estraggo il tuo cellulare e faccio partire una telefonata in vivavoce. Te lo porgo. Tu lo prendi in mano mentre il mio amico ancora ti palpeggia ovunque, la sua mano destra sta per violare le tue mutandine davanti nel momento che dall’altro capo senti la voce di tuo marito “ciao amore, tutto bene?” “si, sono a casa sua” piccola pausa di riflessione “non siamo soli, c’è anche un suo amico” tuo marito pare stupito, il silenzio dall’altro capo dice molto più di tante parole ma dopo un po' la sua voce torna a fare capolino “ah ok, se è quello che lui ha deciso, anche a me sta bene, fai come dice e divertitevi, poi stasera voglio che mi racconti tutto, ok amore?” “si caro”. Prendo il tuo cell e chiudo la conversazione. Mi siedo sul divano compiaciuto, il pomeriggio sarà molto lungo e ancora ricco di sorprese.

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