RACCONTO TITOLO: Architetti. Cap. 2 
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Architetti. Cap. 2


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Architetti. Cap. 2

by GalaPigma
Visto: 363 volte Commenti 2 Date: 24-08-2022 Lingua: Language

Cap. 2
La mattina successiva Elisa restò a letto accusando i postumi del dopo sbornia e ne approfittò per fare qualche ricerca su internet. Trovò così migliaia di pagine che la introdussero in un mondo di cui quasi ignorava l’esistenza. Passò così tutta la mattina navigando tra siti di psicologia e articoli di riviste femminili che descrivevano con tono vagamente professionale queste fantasie oppure su siti porno dove le stesse fantasie venivano esplicitamente rappresentate con foto e video. Scoprì siti di incontri da cui intuì che esistevano una moltitudine di uomini che si definivano schiavi, slave, servi, sguatteri o maggiordomi a fronte di un numero molto limitato di donne pronte a interpretare il ruolo di padrona o mistress. In questa sua analisi antropologica approfondì anche l’infinita galassia di pratiche e dinamiche che compongono questa sorta di universo parallelo. La cosa da cui però fu attratta principalmente furono i siti di racconti e la consapevolezza che trovava, quelli scritti in un italiano decente, estremamente eccitanti. Quando si presentò nello studio era ormai ora di pranzo, Marco l’accolse in modo brusco non nascondendo un certo disappunto nei suoi confronti: “la principessa si è svegliata dopo la notte di bagordi”. Erano nel grande spazio comune dove lavoravano tutti insieme; i cinque dipendenti, due ragazzi e tre ragazze, rimasero con lo sguardo fisso sul loro monitor simulando una grande concentrazione sul lavoro. Sapevano che quando Marco e Elisa discutevano la strategia migliore era quella di rendersi invisibili. Elisa ignorò quel commento acido, preparò un caffè alla nespresso e si mise a sedere alla sua postazione dove l’aspettava autocad già aperto sulla porzione di progetto che lei stava seguendo direttamente. Avevano vinto il bando per la sistemazione di una piazza nel centro di Roma superando studi di architettura molto più titolati del loro e questo grazie soprattutto alla originalità delle idee di Elisa. Ora avevano pochi giorni per consegnare i disegni definitivi e il piano esecutivo e come sempre in queste situazioni di stress Marco diventava intrattabile. Dopo un’ora di silenzio assoluto Matteo le si avvicinò “Elisa quando hai cinque minuti volevo discutere con te una soluzione che ho pensato per risolvere il problema della fontana, ho fatto qualche disegno che ti vorrei far vedere”. Matteo indossava jeans neri elasticizzati, una maglietta grigia scura attillata che metteva in evidenza i pettorali e una giacca nera di lino accuratamente sgualcita che a lei sembrava da donna. Un piccolo orecchino completava la sua uniforme da creativo. Anche Matteo, come tutti gli altri collaboratori dello studio, aveva pochi anni in meno rispetto a Elisa e Marco, ma la differenza di ruolo e il fatto che loro avevano acquisito nel settore una notevole notorietà faceva sembrare a tutti la differenza molto più marcata. Matteo una volta seduto alla sua scrivania iniziò con grande entusiasmo a descrivere il suo lavoro facendo scorrere il puntatore del mouse sullo schermo per evidenziare i dettagli più importanti. Elisa gli appoggiò entrambe le mani sulle spalle e per avvicinarsi al grande schermo del mac si piegò in avanti sfiorandogli con il seno la testa. Matteo era imbarazzato sia dal contatto che dai complimenti della sua capa: “ottimo, iniziamo ad esserci, hai trovato una soluzione elegante e funzionale, decisamente migliore rispetto a quella che avevo pensato io. Ora però sono le due, venite tutti a casa, ci facciamo un piatto di pasta”. Marco guardava quella scena con un misto di gelosia e di attrazione, sensazioni che non sfuggirono a Elisa che quella mattina era scesa nello studio con la ferma intenzione di provocare il suo compagno per capire quali fossero i suoi sogni e desideri segreti. L’invito di Elisa fu una sorpresa per tutti, fino a quel momento infatti mai i dipendenti dello studio avevano varcato la porta blu che separa lo spazio privato dallo spazio lavorativo. Elisa preparò una carbonara particolarmente unta che riscosse un notevole successo e la conversazione fu piacevole e leggera. Anche Marco, che all’inizio era infastidito da quella che gli sembrava una perdita di tempo a pochi giorni dalla scadenza del lavoro, alla fine si lasciò coinvolgere da quelle chiacchiere e anche dagli occhi e dal culo di Anna che si muoveva intorno all’isola della gigantesca cucina con estrema disinvoltura. Finito il pranzo Daniela, la segretaria e commercialista che tutti apprezzavano anche per una certa ironia anglosassone, si propose per lavare i piatti, ma Elisa la bloccò “non ti preoccupare, questa sera ci pensa Marco”.
La sera lavorarono fino a tardi, ma a tutti sembrò una cosa normale. Erano infatti consapevoli dell’importanza del progetto e poi la variante del pranzo li aveva messi di buon umore.
Rientrati a casa Elisa si lasciò cadere sul divano e con voce maliziosa disse “Marco mi porti un bicchiere di vino?” e poi mentre sorseggiava il vermentino freddo “è stata una giornata faticosa, mi faresti un massaggio ai piedi?” e senza aspettare la risposta allungò una gamba davanti a sé. La luce era bassa, in sottofondo la musica degli Smiths. Marco si mise seduto per terra incrociando le gambe, le sfilò le dr. martens e iniziò a massaggiare la pianta del piede facendo correre le dita sulle velatissime e trasparenti calze. Dopo qualche minuto Elisa gli disse “ho portato quelle scarpe chiuse tutto il giorno, ho i piedi che puzzano?”. Marco appoggiò la faccia sulla pianta, e inspirò profondamente; non era la sua fantasia ma quel contatto e quella situazione lo stavano eccitando “no, per niente, anzi è un odore che mi piace”. Elisa registrò mentalmente quella informazione, si alzò la gonna e allargò le gambe; dalla sua posizione Marcò poté vedere che sotto i collant non portava gli slip. L’eccitazione e il desiderio di Marco erano ormai evidenti ma raggiunsero il massimo quando Elisa si strappò le calze rendendo raggiungibile la sua figa e gli disse “vuoi che ti dia il permesso per leccarla?” Marco aveva evidentemente raggiunto un livello troppo alto e senza rispondere affondò la testa fra le sue cosce ruotando la lingua sul clitoride. Elisa era bagnatissima e dopo pochi minuti esplose in un orgasmo potente. Il resto della serata la passarono a letto scopando e Marco dimostrò una passione e un ardore che negli ultimi anni sembrava aver perso. Elisa anche in quella occasione continuò i suoi esperimenti e così mentre lui la penetrava gli chiese di dirle frasi del tipo: “io sono il tuo schiavo” oppure

farò tutto quello che mi chiederai di fare”, parole che procurarono una reazione immediata sul corpo e nella mente di entrambi.
Quando finalmente si abbandonarono sudati e appagati Elisa si ritrovò a pensare come sarebbe stato se quel gioco avesse invaso anche la loro vita reale.

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