RACCONTO TITOLO: Il Lingotto 
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Il Lingotto


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Il Lingotto

by GalaPigma
Visto: 947 volte Commenti 9 Date: 06-01-2025 Lingua: Language

“Mi voglio incontrare con questo master così stronzo di cui mi parli da po'

.
Francesca disse questa frase con naturalezza riempiendo un momento di silenzio, mentre eravamo in macchina di ritorno da una cena a casa di amici.
Era vero che ormai da mesi le parlavo della mia fantasia, ma le sue parole mi colpirono lo stesso. Sentii un brivido in mezzo alle gambe e allo stesso tempo una gelosia inattesa.
Gelosia che ho subito accantonato perché l'idea di saperla scopata da un altro era diventata da tanto un’ossessione. Il desiderio di sentire i suoi gemiti di piacere procurati da un master era diventato un pensiero fisso, ed evidentemente, a forza di parlarne, quel desiderio si era insinuato anche nella sua mente.
Francesca nel sesso ha una indole da schiava, le piace essere sottomessa, usata, umiliata, me lo ha fatto capire in vari modi, ma io non sono mai riuscito a soddisfare in pieno le sue aspettative. Purtroppo le nostre fantasie si sovrappongono, mentre una relazione perfetta richiederebbe fantasie complementari. Al netto di questa piccola incompatibilità il nostro rapporto è perfetto, peccato che ci sono dei momenti in cui questa piccola incompatibilità diventa tutto.

Le parole di Francesca si mescolarono a quelle che la sera prima mi aveva scritto il Master, l’uomo che da un po’ sentivo “Le farei quello che tu non sei capace di farle e che lei desidera”

Non mi volevo far sfuggire questa possibilità. Appena arrivati a casa scrissi a Lui, dicendogli con entusiasmo che Francesca si era decisa e che era disposta ad incontrarlo. Mi aspettavo lo stesso entusiasmo, invece il Master registrò la notizia come se fosse una cosa normale, come se lui già lo sapesse che alla fine lei avrebbe detto di sì. Fissammo la data e il posto. Loro non si parlarono direttamente e fare da intermediario per organizzare il loro incontro in ogni dettaglio mi elettrizzava.
Passammo i due giorni che ci separavano dall’appuntamento come se fosse un tempo sospeso. Finalmente il momento arrivò.
La guardavo mentre si preparava per raggiungere il Master nell'albergo dove io avevo prenotato una stanza. Lo faceva con estrema cura.
Nella doccia mi chiese di insaponare la schiena e io ne approfittaia per detergerle tutto il corpo, dal collo alla punta dei piedi. Quando le passai il sapone nelle parti intime mi resi conto di quanto era liscia. Era da tanto che non si depilava in modo così accurato. Quando uscì si provò diversi completini guardandosi con attenzione allo specchio.
Si provò tutti gli slip e i reggiseni che riteneva più sexy, molti erano ampiamente trasparenti.
Uno doveva essere nuovo perché non l'avevo mai visto. Lo doveva aver comprato in vista dell’incontro.
Chiese il mio parere:

tu che ci hai parlato tanto con il Master e conosci meglio i suoi gusti, pensi che questo gli potrebbe piacere?


Era un completino color amaranto molto piccolo e molto sgambato, il tessuto lasciava intravedere la sua pelle, il reggiseno le strizzava le tette, i capezzoli sembravano volessero traforare la stoffa da quanto spingevano.
Me lo chiese con quella sua malizia appena accennata che avevo trovato irresistibile sin dal primo giorno che l’avevo conosciuta.
“Con questo lo farai impazzire”.
Al momento però quello che stava impazzendo ero io, la trovavo eccitante come non mai
Francesca continuava a girarsi per mostrami bene il nuovo acquisto. Evidentemente quella mia conferma non le era sufficiente e così tornava a guardarsi allo specchio alla ricerca di imperfezioni che non esistevano.
Il lungo massaggio che le avevo fatto nella doccia, la vista di lei con intimo provocante e il pensiero di quello che avrebbero fatto in albergo mi fecero gonfiare il cazzo. Ero in un tale stato di estasi e di confusione che non feci neanche nulla per cercare di nasconderlo. Anzi ero felice di darle una prova tangibile di quanto trovassi irresistibile tutta quella situazione.
Lei sorrise, forse la mia erezione era la conferma che voleva:

dalla tua reazione direi che mi sta bene

.
Le dissi che Lui apprezzava molto anche le calze.
La vidi prendere dal cassetto un paio di autoreggenti nere, velatissime.
Se le infilò con gesti che le avevo visto fare centinaia di volte, un gesto sicuro, elegante che se possibile mi fece eccitare ancora di più.
La calza poggiata sulla punta del piede, la gamba che prima si piega e poi si stende, la calza srotolata con lentezza, il nylon che aderisce alla pelle.
Per un attimo fui tentato di inginocchiarmi davanti a lei e di chiederle di non andare, di rimanere con me, che avremmo fatto sesso per tutta la notte. Ovviamente rimasi immobile ad ammirarla.
Sentivo il mio sesso diventare sempre più duro. Se lei avesse deciso solo di sfiorarlo con le sue labbra o con le sue dita affusolate mi avrebbe fatto venire in pochi secondi.
Sembrò quasi che mi avesse letto nei pensieri.
Mi venne davanti mi abbassò i pantaloni, si inginocchiò e iniziò a baciare prima le palle e poi la base dell'asta.
Ebbi l'istinto di prenderle la testa e di spingerla contro il mio sesso. Di ficcarle il cazzo in bocca fino alla gola. Di riempirle la bocca con il mio sperma
Si staccò leggermente e disse “ma che bel pisellone grosso e duro”.
Un’espressione che non aveva mai usato e che in quel contesto trovai leggermente umiliante.
Rinforzava però un concetto che era chiaro ad entrambi: quella sera lei non era per me.
Si stava avverando quello che desideravo da anni, non potevo avere titubanze o inutili orgogli. Il pensiero del Master e di Francesca che si prendono gioco di me mi annebbiò ancora di più la mente, ero sempre più confuso. Mi sembrava che nel gioco erotico tutto ciò che era moralmente inaccettabile io lo travassi eccitante. Anzi mi sembrava che il tradimento, le corna, l’umiliazione fossero le uniche cose che mi procurassero un fremito.
Francesca dopo aver fatto correre per un paio di volte la lingua lungo la mia asta si rialzò con gesto finale e disse:

mi raccomando, aspettami così, che poi quando torno ti racconto e magari ci occupiamo un po' anche di lui, a meno che non sia distrutta dall'incontro con il Master


Lo disse con un sorrisetto che se non l’avessi conosciuta bene avrei definito da stronzetta
Mi sembrava comunque diversa.
Era sicuramente agitata e preoccupata, ma anche elettrizzata. Su di giri. Viva. In quel momento non aveva nessun dubbio su quello che voleva.
C’erano voluti mesi per convincerla, ma arrivati a quel punto lei non sarebbe tornata indietro per nessuna ragione al mondo.
Questa consapevolezza semplifica anche la mia posizione. Potevo solo assecondarla ad andare avanti continuando a interpretare al meglio il ruolo che mi ero riservato, quello del cornuto tradito e sottomesso alla diabolica coppia. Una coppia che al momento ancora non si era mai visto e non si era mai parlata.
Francesca aveva finito di prepararsi. Si era truccata e aveva indossato un vestito rosso lungo con un profondo spacco che le fasciava i fianchi e il sedere.

mi accompagni?

Più che una richiesta era un ordine. Un ordine che ovviamente io ero felice di eseguire.
Avevo prenotato una stanza al Lingotto. Francesca aggiunse:
“Non sono mai stata in quell'albergo. In una sera sola faccio due cose per la prima volta

.
In macchina per lo più rimanemmo in silenzio, più si avvicinava il momento e il luogo e più lei sembrava concentrata e chiusa in se stessa, continuava a guardarsi nel cellulare che usava come uno specchio.
Mentre eravamo fermi a un semaforo si aggiustò nuovamente il trucco, che era però già perfetto.
Improvvisamente senti di essere sparita dai suoi pensieri, in quel momento l'unica cosa che francesca desiderava era incontrare il Master il prima possibile e non faceva nulla per nasconderlo.
Mentre guidavo le poggiai una mano sulla gamba per poi farla scivolare sotto il vestito. Feci correre le dita nello spazio di pelle fra le calze e gli slip e il cazzo tornò a pulsare. Lei mi lasciava fare ma a differenza di altre volte non mi prese la mano per portarsela sulla fica, non aprìle gambe, non tirò su il vestito, ma rimase ferma a fissare la strada davanti a noi.
Entrammo insieme nell'albergo elegante che una tempo fu la più importante fabbrica italiana. Quella dove l’avvocato aveva il suo ufficio in una futuristica sfera trasparente posta in cima all’edificio.
A differenza di Francesca io in quell’albergo io c’ero già stato per incontrare una mia amante.
Ricordai la stanza enorme, le vetrate che prendevano tutta la parete, l'arredamento di design in stile industriale. Ripensai al letto gigantesco su cui mi ero scopato una donna di cui in quel momento faticavo a ricordare il nome.
Era arrivato il momento in cui le nostre strade si dovevano dividere. Francesca non mi disse niente e senza neanche un saluto andò al bancone del bar e si mise seduta su uno sgabello alto vicino a un uomo che io potevo vedere solo di spalle. Per salire sullo sgabello lo spacco del vestito lasciò un’ampia veduta della gamba della mia compagna. Io presi posto su una poltroncina in un lato della hall, una posizione strategica per poterli guardare.
Francesca ordinò qualcosa e inizia subito a parlare con Lui. Sembrava avessero una grande confidenza, nessuno avrebbe detto che era la prima volta che si incontravano.
Io avrei dato qualunque cosa per sapere quello che si stavano dicendo.
Probabilmente lui le stava anticipando quello che le avrebbe fatto una volta saliti in camera. Sapevo che lui era un amante del bondage, cosa che anche Francesca amava insieme al dolore e alle umiliazioni. Una volta dopo che avevamo fatto l’amore mi aveva detto che quando era legata e immobilizzata si sentiva libera da ogni responsabilità e questa sensazione le creava un grande piacere.
Non riuscivo a staccare lo sguardo, Francesca si toccava spesso i capelli, le loro gambe si sfiorarono, lui le appoggiò una mano sulla coscia e lei allargò leggermente le gambe.

Vidi il suo tallone che si sollevava e uscì dalla scarpa nera e lucida.
E’ incredibile. L’avevo vista completamente nuda centinaia di volte, ma in quel momento quel dettaglio, quella piccola nudità mi eccitò enormemente.
Lei stava ridendo, sicuramente era già bagnata.
A un certo punto ebbi la sensazione che stavano parlando di me, sensazione che fu confermata quando entrambi si girano e mi guardarono, avevano entrambi i bicchieri in mano ormai quasi vuoti.
Mancava poco a quando li avrei visti salire nella camera.
Lui mi lanciò uno sguardo di intesa, quasi di complicità. Il gesto di chi è superiore e si può anche permettere il lusso di essere generoso.
Io ricambiai il sorriso anche se quel gesto mi feriva.
Avevo però anche un altro problema. Il bisogno impellente di svuotarmi, sentivo le palle gonfie, avevo una gran voglia di toccarmi; se Francesca non mi avesse esplicitamente detto di di non farlo non avrei resistito e mi sarei masturbato nel bagno dell'albergo pensando a loro che erano al piano di sopra. Ero tentato ma Francesca si era espressa con un'autorità che non le conoscevo, era stato un ordine tassativo, impossibile non obbedirle.
Scartai così definitivamente quell’ipotesi immaginando quando sarei tornato a casa con Francesca, ma nella mia mente iniziò a insinuarsi una preoccupazione. La paura che dopo lei non mi avrebbe detto niente di quello che era accaduto nella stanza.
Prima di uscire avevo provato a negoziare una condizioni

puoi andare ma dopo mi dovrai raccontare tutto

.
Il suo volto si era fatto improvvisamente serio, aveva stretto gli occhi e mi aveva detto:

quello che ti racconterò lo deciderò io. Sono io a stabilire le regole di questo gioco

. Poi però mi aveva sorriso. Un sorriso che mi aveva scaldato il cuore
Mi trovai così a fare una scommessa con me stesso. A vaticinare il futuro come facevano i sacerdoti che prevedevano quello che sarebbe accaduto dal volo degli uccelli. Se per salire in stanza Francesca e il Master prenderanno l'ascensore allora dopo lei mi dirà tutto e avrà anche una gran voglia di scopare con me; se invece per salire useranno le scale allora lei mi lascerà con tutte le mie curiosità e con le palle gonfie. Non sapevo più quale dei due scenari trovavo più eccitante.
Salutarono il barman e scesero dagli sgabelli, restai con il fiato sospeso, mi ero autoconvinto che la scelta fra scale e ascensore avrebbe realmente anticipato il futuro di quella serata e forse anche il futuro del mio rapporto con Francesca.
Andarono davanti alle porte dell'ascensore e io tiri un sospiro di sollievo, la luce però restava sempre rossa e lei gli sussurrò qualcosa all'orecchio; si lanciarono verso le scale con un passo che prima era solo affrettato ma poi divenne quasi una corsa.
Salivano tenendosi per mano mentre io li guardavo ipnotizzato dal culo di lei fasciato dal vestito rosso.
Andai al bar e mi misi seduto sullo stesso sgabello dove fino a pochi minuti prima stava lei.

Vorrei la stessa cosa che ha preso la signora che era seduta qui

.
Il barman mi lanciò uno sguardo di accondiscendenza. Era chiaro che aveva ascoltato le loro conversazioni e che sapeva quello che stava succedendo, il gioco che stavamo facendo. il fatto che io ero un cornuto che aveva accompagnato la sua donna all'appuntamento con l’amante.

Mandai giù il primo cocktail quasi d'un fiato e ne ordinai subito un secondo.
Non c’erano altri clienti, il barman era gentile.
Mi sentivo come se fossi in una scena di un film in bianco e nero, magari uno con Humphrey Bogart, anche se lui di certo non avrebbe mai accompagnato Lauren Bacall a scopare con uno sconosciuto. Anche se avesse voluto il ruolo glielo avrebbe impedito
Finito il secondo drink il barman era diventato un vecchio amico

ti sembra strano che io sia qui ad ubriacarmi mentre mia moglie è di sopra con un altro uomo?


Lui mi risponde mentre sistema dei bicchieri:

no, lavoro qui da tanto, ho visto cose che tu non puoi neanche immaginare, ogni coppia decide il suo punto di equilibrio, con questo mestiere ho imparato a non giudicare mai


ti posso chiedere cosa si sono detti?


ovviamente no, va contro la mia deontologia, credo però che si divertiranno molto


torno alla poltrona e mi preparo ad aspettare, non credo che sarà una cosa breve.
Dopo un'ora mi arrivò una telefonata, sullo schermo il numero del Master.
Iniziai ad ascoltare senza dire niente. Colpi secchi seguiti dai gemiti di Francesca, riconobbi la sua voce languida:

ti prego fammi godere non resisto più


Con Lui ci eravamo sempre solo scritti, per la prima volta sentivo la sua voce, una voce neutra che non riusciva però a nascondere completamente una leggera cadenza meridionale:

se lo desideri veramente devi essere molto più convincente

.
La sentii mentre ripeteva la sua richiesta, mentre lo implorava, mentre gli diceva che era la sua schiava, che era disposta ad obbedire a ogni suo ordine, a fare tutto quello che vuole, bastava che in quel momento la facesse godere.
Ero certo che l’aveva legata. Immaginai le corde morbide che le stringevano i polsi e le caviglie, i capezzoli duri, il clitoride gonfio, la fica bagnata.
Sentii i gemiti che si facevano sempre più intensi
Infine il piacere che esplose in un urlo in cui non riconoscevo più la voce di Francesca.
Scesero insieme sorridenti quando era ormai quasi mattina. Per salutarsi si scambiarono un bacio leggero sulle labbra. A me Lui concesse solo uno sguardo rapido. Mi sarei voluto avvicinare ma Lui mi metteva in imbarazzo.
Appena entrammo in macchina la sommersi di domande:

allora? come è andata? cosa avete fatto?

anche se sapevo che non mi avrebbe detto niente.

Sono stanchissima

.
Piegò la testa verso il finestrino e chiuse gli occhi. Al primo semaforo era già addormentata.
Io guidavo per una Torino deserta e provavo una illogica e irrazionale felicità.
Il desiderio di essere tradito non era quindi solo una fissa mentale destinata a sgonfiarsi alla prova dei fatti. Sapere che era stata scopata da Lui, da un uomo che reputavo superiore a me e a cui mi sarei voluto sottomettere mi eccitava come nient'altro al mondo.
Se fosse sveglia le avrei anche chiesto se gli aveva dato anche il culo, una cosa che a me non è mai stata concessa. La sola possibilità che questo fosse accaduto, che Lui si fosse inculato Francesca, mi faceva veramente impazzire.
Parcheggiai e la svegliai con dolcezza, lei salì a casa in uno stato di dormiveglia, si spogliò e si infilò nel letto con indosso solo l'intimo.

Mi sdraiai al suo fianco completamente nudo.
Sentivo l'odore del sesso del Master sul corpo della mia donna, fra le sue gambe c’erano ancora tracce di sperma, un filo di seme le era uscito dalla fica bagnando gli slip nuovi.
Almeno una mia richiesta Francesca l'aveva esaudita

dopo non farti la doccia, voglio baciarti e leccarti mentre hai ancora addosso il suo odore

.
Le accarezzai la schiena e il culo, il desiderio di lei mi faceva impazzire così come il bisogno di svuotarmi.
Erano ore che mi trovavo in un uno stato di continua eccitazione, forse la più lunga erezione della mia vita.
Francesca riaprì gli occhi, si girò verso di me e mi sorrise, aveva un volto raggiante.

Grazie per aver insistito, è stato bellissimo

.
Poi mi montò sopra con una gamba, la sua cascata di capelli sulla mia spalla, con una mano mi accarezzò il petto e con la coscia mi sfiorò le palle.
Con un filo di voce le dissi:

è stato bellissimo anche per me, se vogliamo ripetere io ne sarei felice

.
Sorride ambigua

vedremo

.
Intanto la sua mano era scesa, si era stretta intorno al cazzo e aveva iniziato a muoversi lentamente; conosceva bene il ritmo che più mi procurava piacere.

ti ha anche inculata? ti prego, lo voglio sapere?


sh non fare domande, sono stanchissima, fra due minuti mi riaddormento, sfruttiamo bene questo tempo

.
“ti prego dimmelo”

sei stato bravo ad aspettarmi tutte quelle ore, un bravo autista cornuto, se fai troppe domande rischi però di perdere la ricompensa che ti sei guadagnato

.
Chiusi gli occhi.
I due minuti in cui Francesca rimase sveglia furono più che sufficient.i
Lo schizzo di sperma che era stato compresso per ore disegnò un’ampia parabola per poi atterrare sulla mia faccia.
Al primo fiotto Francesca ritenne concluso il suo compito; si fermò e si girò su un fianco concedendomi la vista della sua splendida schiena

.
Mi strinsi la base del cazzo per non perdere gli ultimi fremiti di piacere poi, ancora ansimanti, le sussurrai:

grazie, è stato un sogno che si è avverato

.

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