La riunione
by Aquilotto80Visto: 1398 volte Commenti 7 Date: 28-10-2024 Lingua:
Era una umida mattina di inizio estate nella sede estera di una società di consulenza. Allora come oggi viaggiavo spesso e le riunioni si susseguivano in sale di moderni palazzi immersi nella giungla urbana di una nota città.
Quel giorno mi trovavo in una stanza medio grande, circondato da vetri oscurati, un grande schermo spento e alcuni riconoscimenti su di un mobile basso, proprio di fronte al lungo tavolo intorno al quale sedevo in trepida attesa di incontrare il mio interlocutore. Cravatta stretta al collo, abito blu scuro impeccabile, ero pronto ad un’altra riunione, coccolato da una forte e costante aria condizionata che mi permetteva di non percepire quell’umidità che fuori non dava tregua. Dopo pochi minuti entrò lei: sulla cinquantina, abito a tubetto nero, capelli neri a caschetto, occhi neri e labbra piccole con un velo di rossetto rosa, non molto alta e con delle semplici ballerine ai piedi. Portava un filo di luce al collo, un braccialetto d’oro giallo al polso ed un brillante molto vistoso al dito. A seguito di un breve scambio di convenevoli ed un veloce caffè portato dalla sua segretaria, iniziammo a parlare molto generalmente dell’argomento lavorativo oggetto della riunione. Mi pareva un po’ distratta e insolitamente poco interessata. Mi guardava però con uno sguardo intenso ed un sorriso ammiccante.
Dalla poltrona opposta alla mia, ad un tratto, si alzò e con calma e pacatezza si sedette vicino a me. Mi chiese se desiderassi un altro caffè sottolineando che lei stessa ne avrebbe preso un altro. Usci’ dalla stanza per ritornarvi solo dopo pochi minuti con un caffè in mano. Notai che nel rientrare, dietro di sé, aveva chiuso la porta del corridoio antistante a quella della sala riunioni che occupavamo e che si era premunita di chiudere per bene anche quest’ultima. Una volta sedutasi nuovamente accanto a me, mi chiese se viaggiare così spesso fosse anche per me molto stancante. Aggiunse che ovviamente essendo io così giovane, sicuramente non mi pesava tanto come a lei ed inoltre chissà quante situazioni interessanti e nuove esperienze facessi durante i miei viaggi. In quell’attimo, proprio appena conclusa la frase, mi gelò con lo sguardo e sentii immediatamente il mio cazzo ingrossarsi e diventare durissimo, a tal punto che mi faceva letteralmente male tenerlo dentro i pantaloni. In quel silenzio che andava ad accumularsi, in attesa di una mia risposta, ci guardammo quasi con sfida mente notavo alcune bellissime rughe sul suo collo in cui il filo di luce si andava ad appoggiare e cadere proprio prima della linea dettata dall’abitino che indossava e che rivelava dei seni generosi e l’assenza del reggiseno.
Sono sempre stato abbastanza timido e molto preciso sul lavoro, ma quel giorno, in quel momento, senza pensare alle ipotetiche conseguenze, volendo prendere un rischio quasi inaccettabile, sentii l’impulso di andare oltre ed osare. Ho sempre adorato le donne più grandi di me.
Continuando a fissarla, mentre manteneva quel sorriso quasi beffardo, misi la mia mano tra le sue cosce che teneva perpendicolari alle mie. Avvicinai il mio viso al suo e senza esitazione la baciai. Non fece alcuna resistenza e anzi, si avvicinò verso di me fino a sedersi sulle mie ginocchia. Con grande stupore notai che non portava le mutandine. Le mie dita erano già arrivate a toccare la sua figa umida e pelosa e mentre sentivo il suo pelo morbido e bagnato, continuavo a baciarla, ora sul collo e poi sulla scollatura. Volevo assaporare i suoi seni e con un gesto bruto, le abbassai il vestito rivelando due tette cadenti bellissime con dei capezzoli rosa e aureole grandi. Mi precipitai a farne scorpacciata. Avevo la faccia completamente immersa nel suo petto mentre le mie dita le carezzavano il clitoride che si induriva. Non resistevo più volevo leccarle la figa. Con un balzo mi sollevai in piedi trascinando lei insieme a me. Le alzai prontamente il tubino che adesso giaceva come una fascia nera sui suoi fianchi e la sollevai gentilmente adagiandola sul tavolo di vetro. Decise di distendersi su di esso e aspettare la mia lingua dentro di se. Aveva la figa rasata sui lati ma lasciata al naturale in una striscia di pelo spesso, nero, morbido e tremendamente sensuale. A quella visione discesi con la lingua bagnata dal monte di Venere fino ad arrivare alle sue calde labbra, già aperte per me.
Nello scrivere, posso ancora sentire quel sapore delicato e la morbidezza di quella figa pelosa che non mi stancherei mai di continuare a leccare. Venne con dei gemiti mentre mi tirava i capelli e spingeva la mia testa tra le sue gambe. Riaperse gli occhi e mi spinse via, scese dal tavolo dove aveva lasciato l’impronta del suo culo bagnato, si mise in ginocchio di fronte a me e mi slacciò la cintura, sbottonò i pantaloni e tirò fuori il mio cazzo letteralmente marmoreo. Lo leccò con maestria, dosando la giusta quantità di saliva e alternando la lingua a dei completi affondi fino a spingerlo in gola. Volevo esploderle in bocca ma prima volevo e dovevo entrare dentro di lei, volevo la sua figa. Si sollevò in piedi, mi bacio’ e mi disse di andare verso il bagno, avrei visto una porta con scritto “executive”. Mi riabbottonai e sistemai un po’. Mi diressi fuori dalla stanza e poi dalla porta a vetri di entrata, accompagnato dallo sguardo della segretaria alla reception a cui chiesi dove fosse il bagno. Mi diressi verso la porta del bagno individuale specificatomi prima. Aspettai un paio di minuti e da un’altra porta laterale riapparve lei, composta ed in ordine. Mi sorrise e mi mostrò una chiave, aprì la porta e furtivamente entrammo insieme. Con sé aveva un preservativo. Mi baciò e si abbassò da sola nuovamente il vestito, restituendomi i suoi seni che appartenevano alle mie labbra. La spinsi contro il lavandino e la sollevai per farla sedere sul marmo. Rise’ dicendomi che era freddo e che mi voleva dentro di sé. Infilai il preservativo e la penetrai frontalmente. Era calda e ancora bagnata. Mi abbracciava e quasi si sollevava facendo perno sul mio collo e sul mio cazzo. Io con dei fendenti decisi la penetravo con forza e la reggevo sui fianchi. Cercavo di non venire, nonostante fosse difficile considerata la foga e la carica erotica di quella splendida creatura. Nel trattenere il mio piacere sentivo quel profumo di sesso inondare le mura strette di quel bagno mentre guardavo il mio cazzo scomparire dentro il suo cespuglio bagnato e accogliente. Ancora un paio di colpi e poi decisi di farla scendere e senza un bacio o una carezza, la rivolsi contro la parete di fronte iniziai a penetrarla da dietro: perché non avevo ancora dato a quel culo le attenzioni che meritava? Era una meraviglia. Non era affatto alto e sodo ma era un po’ grande e se devo essere sincero un po’ basso, ma infinitamente erotico. Le aprivo le natiche e vedevo i suoi buchi dilatati. Mentre la penetravo nella figa con il pollice le massaggiavo l’ano rosa chiaro, pensando di osare ancora di più e poter conquistare anche quel nuovo territorio. Non lo feci; e mentre continuavo a scoparle la figa stringendole con una mano un seno e con l’altra divaricando le sue natiche, non riuscii più a trattenermi e anticipandole la mia venuta, mi incoraggio’ a rilasciare tutto il mio seme dentro di lei. Ancora mi tremano le mani a pensarci. Riprendemmo fiato con me ancora dentro di lei e quando uscii fuori, lei si inchinò per togliermi il preservativo e dare un bacio con annessa lingua alla mia stanca ma soddisfatta cappella. Getto’ via il contenuto dopo averlo avvolto nella carta, si ricompose, si lavo’ le mani e poi mi disse di uscire pochi minuti dopo di lei. La riunione era finita e ci saremmo sentiti via email e per telefono. Ci baciammo, mi accarezzò una guancia e andò via. Fu l’ultima volta che la vidi di persona. Alcuni messaggi scambiati negli anni per le feste ricorrenti ma niente di più. E’ stato perfetto così. La più bella scopata della mia vita.