RACCONTO TITOLO: Manuela 
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Manuela


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Manuela

by BigMax1959
Visto: 585 volte Commenti 5 Date: 16-09-2023 Lingua: Language

Premessa:I miei racconti non sono frutto di fantasia, ma fatti che mi sono successi realmente.
Buona lettura.
Tra me e Manuela non è mai scattata quella scintilla. Confesso di esserle stato dietro per diverso tempo, sempre comportandomi da gentiluomo, siamo andati a cena insieme diverse volte, ci siamo frequentati un po', ma lei mi ha sempre respinto, dicendo che non se la sentiva di avere una storia fissa e forse perché spesso e volentieri, durante discussioni a casa di amici, ci trovavamo su posizioni diametralmente opposte, soprattutto politiche, e spesso finivamo col punzecchiarci a vicenda, diciamo che c’era una sorta di leggera antipatia reciproca e nulla di più.
“Io non sarò mai un numero della tua collezione” continuava a ripetermi.
Un pomeriggio di quest’estate la incontro per caso nel dehor del bar, che frequento abitualmente, dove mi ero fermato per bere qualcosa di freddo, visto il caldo insopportabile.
Solite domande di rito, ciao, come va, come stai, ecc., ecc..
Noto che è più aggressiva del solito e le chiedo se c’è qualcosa che non va.
Mi dice deve portare il suo scooter dal meccanico e siccome è abbastanza lontano, aveva chiesto ad una sua amica se avesse potuto andare con lei per riportarla indietro, ma questa cinque minuti prima le aveva detto che non poteva e così era incazzata nera.
“Ti accompagno io se vuoi” le dico in un impeto di gentilezza.
“Davvero lo faresti? Guarda che il mio meccanico è lontano”
“Lo faccio volentieri, però ti avviso che sono con la moto”
Le dico così perché più volte l’avevo invitata a fare un giro, ma aveva sempre rifiutato, con la scusa che aveva paura.
“Vabbè, me ne farò una ragione” mi dice con un bel sorriso e la sua voce da maiala.
Portiamo il suo scooter dal meccanico e arriva il fatidico momento di salire in moto.
La tranquillizzo e parto a passo d’uomo.
“Vai piano, che ho paura”
“Guarda ci ha appena superato uno a piedi, più piano di così mi fermo” dico ridendo
“Ho troppa paura” e così dicendo mi cinge la vita con le braccia.
Sento il suo seno bello sodo puntare contro la mia schiena.
Manuela non era quel che si dice una gran figa, ma una donna molto sensuale, alta il giusto, leggermente curvy, quel tanto che basta, con una voce che, ogni volta che la sentivo, me lo faceva diventare duro.
“Hai paura? Va un po' meglio?”
“Si, si” rimanendo sempre con le braccia intorno alla mia vita.
Siamo tutti e due vestiti leggeri, vista la calura. Io maglietta e bermuda e lei in un completo, stile Positano, molto colorato e leggermente trasparente, dove si intravvedeva un bel completo reggiseno e mutande abbinate.
Ogni tanto, vigliaccamente freno per sentire ancora di più le sue tette sulla mia schiena e probabilmente lei mangia la foglia e mi dice:
“Sei proprio uno stronzo”, sorridendo, con quella voce da porca che mi piaceva tanto.
Dopo pochi secondi, la sua mano scivola verso il basso e mi afferra il cazzo, sopra i bermuda, e comincia a palparlo.
“Cosa fai, sei matta? Ci vedono tutti” simulando malamente stupore.
“Faccio la stronza anch’io”
Mentre dice così, molla la presa, infila la mano sotto i bermuda, riprende il mio cazzo durissimo in mano e comincia a masturbarmi. Non so più che pesci prendere. Ad un certo punto devio per una strada che va verso la collina del Poggio e raggiungo un posto abbastanza isolato, che ha una vista bellissima su Sanremo. Ormai si fa sera e non c’è tanta gente in giro. Fermo la moto, scendiamo, metto la moto sul cavalletto centrale e mi appoggio. Manuela è partita per la tangente, mi si avvinghia, come un boa, mi infila la lingua in bocca, le mani sotto la maglietta. Le afferro le natiche e me la premo contro il mio cazzo bello duro, sento il suo seno puntarmi al cuore e mentre le sue mani continuano a stringere il mio uccello, si inginocchia e inizia a succhiarmelo con avidità.
Tra di me pensavo “Adesso sai cosa ti sei persa, fino adesso”.
Continua a pompare, con consumata abilità e probabilmente da tanta fame arretrata.
La invito ad alzarsi e ad appoggiarsi alla moto, cosa che esegue immediatamente, le sfilo i pantaloni e le mutande e la prendo da dietro. La sbatto con la foga e la soddisfazione di chi aveva vinto qualcosa di importante. La tengo stretta per le natiche, fino a fargliele diventare rosse.
Ormai avevamo mollato ogni freno e se ci fosse stato qualcuno a guardare, non ce ne saremmo nemmeno accorti.
Il mio cazzo la sbatte ritmicamente con colpi belli forti, con un mugolio intenso viene sbrodolando come una fontana. Io sono ancora lontano dal godere, ho aspettato tanto questo momento, che voglio farlo durare il più a lungo possibile.
Ancora una serie di colpi ben dati e sento che sto per sborrare. Il mio respiro si fa sempre più affannoso, lei se ne accorge, si sfila, si inginocchia nuovamente davanti a me e lo riprende in bocca.
Sborro come poche altre volte, il mio sperma le cola dagli angoli della bocca, fino a caderle sul seno. Sento le gambe piegarsi in due, mi devo appoggiare alla moto, altrimenti cado. Le infilo una mano tra le cosce, la sua figa è un lago, le infilo due dita dentro e poi me le infilo in bocca, per gustare il suo umore. Ci ricomponiamo, sudati, stanchi ed accaldati e ripartiamo. Si appoggia con dolcezza alla mia schiena e mi abbraccia, quasi un segno di gratitudine. Senza dirle niente la porto a mangiare in un ristorante del porto. Questa sera scopro una Manuela diversa, più affabile e simpatica di tante altre volte, ridiamo, scherziamo. Finita la cena, prendiamo due gelati e andiamo a fare due passi sul porto. La guardo leccare il cono e ripenso al suo pompino. Lei mi guarda e anch’io lecco il gelato, in modo esplicito. Siamo di nuovo tutti e due eccitati.
“Adesso tocca a te” mi dice. Ci nascondiamo tra gli scogli dietro il porto. Si siede, allarga le gambe, mi inginocchio davanti a lei, che prende la mia testa e la preme con forza sulla figa. Le piace la situazione, è un fiume in piena in tutti i sensi, le peggiori oscenità escono da quella bocca, ormai irrefrenabile e dopo qualche minuto mi esplode in faccia, in bocca. Mi tiro su, la giro a quattro zampe e glielo schiaffo nel culo. Un leggero gemito di dolore e poi riparte con le peggiori oscenità.
Le vengo dentro, il mio sperma lubrifica bene il suo buco, che si stringe, quasi a non volerlo far uscire.
“Mi stai sul cazzo, ma scopi bene” mi dice ridendo, mentre mi sdraio su di lei, e continua:
“Non uscirò mai con te, ma se ti va ogni tanto ci possiamo vedere” dice toccandomi di nuovo l’uccello.
“Quando vuoi” le rispondo “Anche tu chiavi alla grande”
Ci rivestiamo e ci sediamo sullo scoglio e in lontananza scorgiamo un piccolo motoscafo davanti a noi, probabilmente avevano assistito a tutto……



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