RACCONTO TITOLO: Il nostro rapporto di coppia 
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Il nostro rapporto di coppia


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Il nostro rapporto di coppia

by Ladycuck
Visto: 794 volte Commenti 3 Date: 11-01-2023 Lingua: Language

La mia storia di castità forzata è iniziata circa 3 anni fa quando mia moglie, sono sposato dal 2000, scoprì che avevo una storia con un’altra da poco più di 4 mesi. Era una storia poco importante e che stavo già interrompendo. Fu proprio la mia “amante” a dire tutto a mia moglie per vendicarsi del fatto che volevo troncare il rapporto. Cominciarono così 3 mesi da incubo: liti in casa senza fine, minacce di divorzio, intere giornate senza che ci rivolgessimo la parola ecc.
Nel frattempo io la scongiuravo di perdonarmi (come sempre ci si rende conto di quanto una cosa sia importante solo quando si sta per perderla), la pregavo di darmi un’altra possibilità e via così…
Ma lei sembrava proprio decisa a non sentire ragioni e a voler intraprendere la strada della separazione. Ero disperato… Poi una sera, lo ricordo come se fosse ieri, mentre eravamo a cena, lei mi disse: “Voglio darti ancora una possibilità, provare a rimettere in sesto il nostro rapporto…”
Ricordo che quasi mi soffocai con il boccone che stavo mangiando… “Ci vorrà del tempo perché io possa superare il dolore e l’umiliazione che mi hai provocato” Il mio cuore batteva a 1000…
“Dovrai riconquistarmi, dimostrarmi che sei ancora l’uomo per me e, forse e con il tempo, potrò riconcederti la mia fiducia” Ero così felice che non riuscivo a parlare! “Ci sono delle condizioni, però, che tu dovrai rispettare per dimostrarmi che, come dici, sei cambiato e che non commetterai più lo stesso sbaglio…” “Accetto”, le risposi senza nemmeno pensarci, “tutto quello che vuoi purchè tu mi perdoni”. Lei, allora, mi allungò un biglietto con un indirizzo internet stampato e mi disse: “In queste settimane mi sono sfogata con una collega dell’ufficio che ha vissuto 2 anni fa un’esperienza simile a quella che tu hai fatto vivere a me… Oggi hanno superato la crisi, anche grazie a questo sito internet… Me lo ha consigliato molto caldamente. Ora vai al PC , scarica tutto quello che troverai nel sito e stampalo. Poi raggiungimi in salotto che ne parliamo”.
Ero confuso… che cosa mai poteva esserci su internet che potesse aiutarci a superare la situazione?
Feci come mi aveva chiesto e… rimasi letteralmente allibito: si trattava di un negozio online che trattava cinture di castità. Sul momento pensai ad uno scherzo ma , ugualmente, feci quello che mi aveva chiesto. Pochi minuti dopo la raggiunsi sul divano e la guardai con aria interrogativa.
Lei, guardandomi negli occhi, mi disse: “Non stupirti, in fondo non puoi assolutamente pretendere che io possa fidarmi di te così come se niente fosse accaduto. Ti amo ancora, se no non sarei qui a parlare di riconciliazione, ma non posso nemmeno vivere nel terrore che una cosa come questa si possa ripetere ancora. Come ti ho già detto, dovremo ricominciare da capo… dovrai riconquistarmi, dimostrarmi che lo sbaglio che hai fatto era solo un fatto isolato, che non si ripeterà mai più. Io, però, voglio stare tranquilla! Sapere che non cederai mai più alla tentazione di tradirmi. La mia collega mi ha garantito che il cambiamento subito da suo marito ha del miracoloso. Oggi è un compagno ed amante devoto e premuroso. Questa è una delle condizioni che dovrai accettare per tornare con me! Non sto scherzando! Pensaci, pensaci molto bene… e fammi sapere quale è la tua risposta”. Ancora non lo sapevo, ma stava per iniziare il periodo più bello della mia vita.
Quella fu una sera veramente speciale: non solo riuscimmo a parlare per quasi un’ora e mezza senza vomitarci insulti addosso a vicenda, ma ricordo ancora la piacevolissima sensazione che provavo a stare vicino a mia moglie… Mi sentivo quasi emozionato come se fossimo tornati ai primi appuntamenti di quasi 10 anni prima! Lei, con una naturalezza incredibile, mi raccontava quello che era successo alla sua collega e di come le cose, grazie all’uso della CB, si fossero trasformate radicalmente.
Ad un certo punto le domandai: “Ma per quanto tempo dovrei indossare quel marchingegno?”
L’espressione di mia moglie mutò improvvisamente ed il suo sguardo diventò molto duro:
“Forse non mi sono spiegata bene: non ti sto proponendo un nuovo giochetto erotico! Io ti sto offrendo una possibilità! Questa gabbietta dovrai indossarla per sempre. Sia chiaro: non ti sto condannando alla castità perenne, ma voglio la certezza assoluta che tu mi sarai fedele. Sarai tu ad augurarti che io non te la tolga. Se un giorno non ti imporrò più la gabbia vorrà dire che non sono più interessata a te e alla tua fedeltà. Nello stesso modo, il giorno che tu ti rifiuterai di indossarla sarà, per me, il segnale che non sei più disposto a vivere in monogamia. Ti ripeto, la scelta è tua. Non posso sapere quale effetto sortirà questa costrizione sul tuo modo di rapportarti a me, ma so perfettamente come agire e comportarmi con te. In queste ultime settimane ho avuto dalla mia collega un’infinità di consigli e di suggerimenti. Lei gode a sottomettere il suo marito. Io non sono come lei… però sappi che ora voglio la mia vendetta… Nei mesi in cui mi tradivi, mi trattavi come una merda! Quando, la notte, mi avvicinavo a te perché avevo voglia di fare l’amore, tu o mi respingevi con una scusa o, al massimo e con aria di sopportazione, mi costringevi a soddisfarti esclusivamente oralmente, lasciandomi totalmente inappagata e profondamente frustrata. Ora voglio che tu sappia cosa ho passato e sofferto: per almeno 4 mesi, la durata del tuo tradimento, dovrai vivere senza poterti concedere nemmeno il lusso di un’erezione.
Quel mezzo anello con le punte serve proprio a quello. La mia collega dice che il dolore che si prova avendo un’erezione con quelle puntine è veramente tremendo. Dopo questo periodo, dovrai imparare a convivere per sempre con la CB. Tu sei un bel uomo, non credere che io non mi sia mai accorta delle occhiate che ti danno le donne quando siamo per strada o al mare quando ti spogli.
Una volta mi faceva piacere vedere che le altre donne mi invidiavano… in fondo mi fidavo di te e mi sentivo sicura della tua fedeltà. Oggi non più. E, a meno che tu non sia così stupido da sputtanarti facendo scoprire a qualcuna cosa porti sotto le mutande, sono sicura che sarai ben contento di sfuggire ad ogni contatto fisico con un’altra persona. Io non ti impongo la gabbia perché sono sadica, ma perché sono gelosa e non voglio mai più soffrire per un tuo tradimento”.Queste sue parole e, soprattutto, il tono con cui furono pronunciate mi lasciarono letteralmente impietrito.
“Ecco perché ti dico di pensarci bene. Questo non è un gioco ma è una scelta per la vita. O scegli me, alle mie condizioni, o scegli di vivere il resto della tua vita per conto tuo. Io ci ho già pensato: ho deciso di riprovarci con te. Ora la decisione è la tua”.
Detto questo, si alzò dal divano e si diresse verso la sua camera da letto (da mesi ormai dormivamo separati) lasciandomi di sasso e con mille dubbi nella testa. Quella che trascorse fu la più lunga notte della mia vita. Amavo mia moglie, profondamente e mi maledivo per quella stronzata di storia che avevo avuto con l’altra donna. E adesso il destino mi presentava il conto! Non avevo dubbi sulla veridicità dei propositi di mia moglie. E’ sempre stata una donna determinata e tutta di un pezzo. Ma anche le condizioni che mi proponeva erano veramente pesanti… Ero veramente spaventato, ma per quanto incredibile, anche vagamente eccitato dall’idea di relegare ad una donna il controllo del mio pene. Neanche immaginavo la sofferenza ma anche l’estrema eccitazione che avrei subito nei mesi a seguire. Leggevo e rileggevo le pagine stampate da internet cercando chissà quali risposte.
Era quasi l’alba quando finalmente riuscii ad addormentarmi.

La mattina dopo, ricordo che era un sabato, mi ero svegliato molto presto (praticamente avevo dormito poco più di due ore) e, mentre preparavo la colazione sentii arrivare Paola (nome di fantasia) alle mie spalle che, per la prima volta dopo mesi, mi salutò con un sorriso.
“Hai dormito bene?” mi chiese. “A dir la verità non tanto… ho avuto un sonno molto agitato”.
Lei mi disse che se lo aspettava. Rimasi un po’ interdetto: “Come facevi a sapere che non avrei dormito?” Lei, con molta naturalezza, mi spiegò che la sua amica, di cui ancora non sapevo nemmeno il nome, l’aveva preparata a questa mia reazione. “A quanto pare” le dissi “non ho segreti per te e per la tua collega” Lei sorrise nuovamente: “Non è che non hai segreti, ma potevi reagire alla mia proposta solo in due maniere: la prima era rifiutare la cosa; la seconda prenderla in considerazione esaminando i pro e i contro… Ma non preoccuparti, non ti chiedo una risposta immediatamente, ti concedo di pensarci per tutto il fine settimana. Lunedì, però, sarò irremovibile e pretenderò un si o un no. Pensaci”.
“Paola” le dissi con la massima serietà “non ho bisogno di pensarci ancora. L’unica cosa che desiderò è tornare con te. Ti ho già detto che sono disposto a tutto. Dimmi solo cosa devo fare”.
Per la terza volta nella mattinata, mi sorrise di nuovo: “Devi solo ordinare la tua gabbietta completa di anello con le punte… e, cominciando fin da ora, comportarti come un giovane marito innamorato che vuole passare l’intero weekend con sua moglie”. E detto questo, mi stampò un dolcissimo bacio sulle labbra. Ero al settimo cielo. Tutto stava tornando alla normalità. Mi rimaneva solo un dubbio: “Ma quale gabbietta devo ordinare? Sai, non è che io sia molto esperto di queste cose…” Paola scoppiò a ridere come da tempo non faceva più e la cosa mi provocò un piacevolissimo brivido alla schiena. “Ti consiglio la CB2000, è la più discreta ed è quella che permette un’igiene migliore” Ancora una volta rimasi a bocca aperta per lo stupore. Vedendomi così sorpreso, rise nuovamente e fece per parlare ma la interruppi scherzosamente: “Si, si lo so… la tua collega ti ha già spiegato tutto… o mi sbaglio?” Come risposta, ricevetti un altro bacio e un’esortazione: “E allora cosa aspetti? Fai il tuo ordine e poi preparati che usciamo ed andiamo in centro”. Felice come un bambino mi rimisi davanti al PC e, dopo aver visualizzato la pagina del giorno prima, mi apprestai a compilare il form dell’ordine. Arrivato alla fine della compilazione, mi accorsi che indugiavo e che non mi decidevo a cliccare sul bottone di conferma dell’ordine. Mi stava arrivando un piccolo attacco di panico… Ma ero poi così convinto di quello che stavo per fare?
Ero così assorto in questi pensieri che non mi ero nemmeno accorto che Paola si era avvicinata alle mie spalle e sussultai quando la sua voce mi strappò dai miei dubbi:
“La tua convinzione sta già vacillando?” “No, certo” le risposi “ero solo un po’ pensieroso… scusami” e con una disinvoltura che poco rispecchiava il mio reale stato d’animo, cliccai con il mouse confermando definitivamente l’ordine. Solo oggi mi rendo conto che quel piccolo clic ha avuto un peso enorme nella mia vita la quale, da li a 15 giorni, sarebbe veramente cambiata.
Le successive due settimane passarono velocemente. A tutti gli effetti la vita era tornata a scorrere come prima che scoppiasse la “tragedia”. Solo la notte le cose non cambiarono: Paola, con dolcezza ma anche con la sua proverbiale risolutezza, mi impediva di dormire con lei. “Solo quando riceverai ed indosserai la tua CB potrai tornare a dormire nel mio letto”.
Poi, dopo due settimane e due giorni, arrivò il pacchetto della CB2000.

Quando il postino suonò il campanello per consegnare un pacchetto, fui proprio io a ritirarlo. Sono un libero professionista e ho lo studio in casa mentre mia moglie lavora nella pubblica amministrazione in una cittadina ad una ventina di Km da dove abitiamo. Appena rientrato in casa, decisi di telefonare a Paola per comunicarle che era arrivata la CB. “Bene” esclamò “però non aprire la scatola. Voglio esserci anch’io quando lo farai. E poi, prima di indossarla, ti devo fare leggere e firmare una cosetta… Ci vediamo dopo pranzo… Ciao” e detto questo interruppe la comunicazione. Mi sentivo come uno scolaretto al primo giorno di scuola. E poi, che cosa voleva dire Paola con quel “Leggere e firmare una cosetta”. Nelle ultime due settimane mi ero fatto anch’io, grazie ad internet, una piccola cultura sulle CB. Avevo trovato un sito inglese (Chastity UK) che si era rivelato una vera miniera di informazioni: c’erano riportati decine di modelli di CB, centinaia di foto, racconti e testimonianze di persone che raccontavano della loro vita e delle loro esperienze in castità più o meno totale. Mi ero scoperto spaventato, ma anche affascinato, da questo mondo di cui non sospettavo neanche l’esistenza. Ma quello che più mi scombussolava era il fatto che stavo per entrarci e non riuscivo ad evitare di provare una notevole eccitazione al pensiero di diventare un uomo che perde totalmente il controllo della propria attività sessuale dando alla propria moglie la possibilità di decidere se, quando e come disporre del suo pene e, naturalmente, del relativo piacere sessuale maschile. In pratica non avrei più potuto neanche masturbarmi senza il suo permesso. Ero veramente terrorizzato ed allo stesso momento enormemente eccitato… Non era più una cosa remota, una promessa fatta in termini generici… La scatola della mia cintura di castità, che io avevo giurato di indossare per sempre, era li davanti ai miei occhi ed io non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso!
Evidentemente, però, non ero l’unico ad essere in preda all’eccitazione: non era passata nemmeno un’ora dalla mia telefonata a Paola quando sentii che si apriva la porta di casa. Era lei che, appena entrata, disse: “Non ho potuto resistere alla curiosità! Ho preso un permesso per il resto della giornata e mi sono precipitata a casa… Mi sento emozionata come una bambina la mattina di Natale… E tu come ti senti?” Ero veramente senza parole. Restavo li a guardarla imbambolato come uno stupido. Era bellissima, con un’espressione di eccitazione che la faceva risplendere come il sole. In quel momento realizzai, con una sensazione veramente tangibile, che avevo fatto la scelta giusta; ora sapevo, con certezza matematica, che ero pronto a tutto pur di rimanere con lei. Che avrei accettato qualsiasi condizione e qualunque cosa pur di non staccarmi da lei. I miei pensieri erano così evidenti che Paola non aspettò neanche la mia risposta. Mi si avvicinò e cominciò a baciarmi con una tale intensità e un tale trasporto che quasi mi fece perdere l’equilibrio. “Senti” mi sussurrò all’orecchio “Senti come anch’io sono eccitata” e mi prese la mano e me la accostò al suo sesso. M resi conto che sotto la gonna non portava le mutandine e che era talmente eccitata da essere completamente bagnata. “Sai, ero così infoiata che mi sono masturbata in macchina mentre guidavo… quando ho goduto mi sono dovuta fermare sul ciglio della strada…”
Non capivo più niente! Volevo prenderla li, sul pavimento e scoparla all’istante! “E no, carino” disse lei con un sorriso divertito, ma allo stesso tempo un po’ crudele’ “abbiamo un patto e ti assicuro che lo rispetterai” e detto questo si divincolò, liberandosi dalla mia stretta, e corse nel mio studio cercando la scatola della CB2000.

La raggiunsi immediatamente. Ero quasi sopraffatto da una serie di sensazioni differenti e contrastanti: ero eccitato ma allo stesso tempo preoccupato. Provavo anche una punta di disappunto per il rifiuto che avevo appena ricevuto… Che ingenuo che ero. Neanche immaginavo cosa mi stava aspettando. In fondo, nel mio subconscio, ero ancora convinto che fosse solo un momento passeggero. Ero certo che, prima o poi, avrei ripreso il controllo della situazione e tutto questa storia si sarebbe trasformata in un bel gioco erotico.
Intanto Paola aveva afferrato la scatola della CB2000 e stava scartandola strappando la carta che la trasformava in un anonimo pacchetto postale. Una volta liberata la scatolina, me la consegnò con un gesto quasi teatrale ed esclamò: “Ecco la tua nuova compagna di vita. Aprila!” Mi tremavano le mani. Ma non in senso figurato: ero veramente emozionatissimo. Aprii il coperchio della scatola e mi ritrovai tra le mani una specie di gabbietta in materiale plastico trasparente dalla forma vagamente assomigliante ad un pene a riposo e tutta una serie di anelli ed accessori vari. Rimasi veramente stupito dalle dimensioni. Sembrava piccolissima per contenere il membro di un uomo e, nello stesso tempo, aveva una forma massiccia, minacciosa, una specie di vero strumento di tortura medievale. Solo la trasparenza del materiale mitigava leggermente il suo aspetto. Tenendola in mano percepivo chiaramente la qualità e la resistenza dei materiali usati. Realizzai immediatamente che, una volta indossata, come avevo visto sulle foto in internet, sarebbe stato praticamente impossibile romperla o aprirla senza la chiave del lucchetto. Gli anelli, poi, erano veramente imponenti e praticamente indistruttibili. Paola, che evidentemente si era accorta del mio smarrimento, mi disse: “Incute un po’ di paura, vero?” Feci un cenno affermativo con la testa… non riuscivo a parlare! Lei continuò: “In effetti la immaginavo un po’ più… come dire… contenuta, ecco. Pazienza, tanto non sarò io a doverla portare… Ma non perdiamo tempo. Vai in camera e spogliati completamente e poi vieni in salotto. Intanto io do un’occhiata al foglietto di spiegazioni su come indossarla e bloccarla. La mia amica mi ha già spigato molte cose su come regolarla ed aggiustarla al pene di un uomo. Pensa che quando mi hai telefonato prima, mi stava proprio illustrando come inserire ed utilizzare le punte anti erezione per ottenere il massimo effetto senza rischiare di ferire o graffiare la pelle del tuo pisellino. Tu non immagini neppure l’esperienza che ha acquisito in questi anni in cui ha letteralmente schiavizzato il suo uomo”. Sentendo queste parole, spalancai gli occhi e la guardai con un vero senso di paura. Scoppiò a ridere. “Tranquillo, non voglio avere uno schiavo… ma solo un uomo fedele. Sarai tu ad offrirti “volontario” per ottenere da me qualche tipo di favore sessuale…
La mia collega giura che un uomo è disposto a fare qualsiasi cosa, ma proprio qualsiasi cosa pur di poter avere un orgasmo ogni tanto. E io le credo! Te l’ho già detto: se vuoi rimanere con me, prima devi appagare la mia sete di vendetta. Ti sei comportato come uno stronzo e adesso ne pagherai le conseguenze. Niente fruste o torture, se è questo che ti terrorizza. Non sono una sadica, lo sai. Ma sono assolutamente decisa a farti provare come si soffre quando ci viene negato anche il più piccolo piacere sessuale, quando si è usati come la più squallida delle puttane pretendendo tutto e non concedendo niente in cambio. Ti ho già spiegato come ho sofferto in questi ultimi mesi. L’orgasmo che ho raggiunto prima in macchina era il primo in oltre sette mesi. Tu ti sei divertito con quella tua schifosa puttanella. Ora tocca a me! Ma ora basta. Non ho più voglia di spiegarti quello che sai già perfettamente. E’ la tua ultima occasione per ripensarci. O vai a spogliarti, o ti giuro che farò le valigia all’istante e me ne andrò entro un’ora!” “No, hai ragione. Perdonami. E’ che quando dimostri una familiarità cosi naturale con questo aggeggio, rimango veramente sbalordito e senza fiato. Sono quasi geloso dell’intimità e della confidenza che hai raggiunto con la tua amica misteriosa. Ne sono addirittura spaventato. Ma non temere, ho già preso la mia decisione ed ora non mi tirerò indietro”. Detto questo andai in camera e mi spogliai completamente. Poi, completamente nudo, raggiunsi Paola in salotto che, intanto, aveva letto attentamente le istruzioni e aveva sparpagliato sul divano tutti i pezzi che componevano la CB2000.

Per quanto possa sembrare strano, dopo tanti anni di vita insieme, il trovarmi li di fronte a lei, nudo come un vermiciattolo, mi imbarazzava non poco. L’eccitazione di pochi minuti prima, che si era manifestata con un’erezione del pene, era scomparsa. Ora ero solo nervoso come prima di un esame universitario. Paola, invece, sembrava completamente a suo agio: sedeva sul divano in perfetto relax. Mi appariva bella coma una dea. Accorgendosi che la guardavo insistentemente, allargò deliberatamente le gambe e tirò leggermente su la gonna facendomi vedere chiaramente la sua vagina. Inoltre, con fare lento e sensuale, cominciò a slacciarsi i bottoni della camicetta, mostrandomi i suoi seni piccoli ma incredibilmente sodi. Paola aveva un fisico eccezionale: dimostrava almeno dieci anni in meno dei suoi reali 34. Era in perfetta forma e mi appariva sensuale come mai. L’erezione, prima scomparsa, stava tornando violentemente.
“Calma, calma piccolino. Ti conviene non eccitarti subito. Sembra che sia molto doloroso calzare la CB con le punte antierezione quando il pene non è a riposo completo. Non temere. Fra poco potrai dimostrarmi quanto mi ami e quanto sei bravo a farmi godere. Ma prima debbo metterti il tuo nuovo giocattolino e potrebbero volerci alcuni minuti, visto che è la prima volta e, sebbene indottrinata a dovere dalla mia amica, neanche io ho molta esperienza con la gabbietta. Ora avvicinati, rimani in piedi di fronte a me. Allarga bene le gambe e metti le mani dietro la schiena. Chiudi gli occhi e non aprirli finché non te lo dico io. Non osare muoverti da questa posizione. Lasciami fare e vedrai che non ci metteremo molto”. Ero paralizzato dall’emozione. Mi sembrava tutto così strano ma anche terribilmente eccitante che facevo fatica anche a respirare. All’improvviso sentii la mano di Paola che mi prendeva delicatamente uno dei due testicoli. Sussultai per la sorpresa ed aprii gli occhi.
“No, chiudi immediatamente gli occhi, Se sarai bravo e mi asseconderai perfettamente, farò il possibile per essere delicata e non farti del male. Se mi creerai dei problemi, sono disposta anche a legarti ad una sedia ed a infilarti la gabbia con la forza. Sai bene che quando decido di fare una cosa, non c’è niente al mondo che mi può fermare”. Lo sapevo perfettamente… era una caratteristica di mia moglie che mi era sempre piaciuta da morire. Ho sempre amato le persone determinate e caparbie. “Ecco, bravo. Non ti muovere. Vediamo… ecco. Il primo testicolo é passato. Ti sto mettendo l’anello più grande perché ancora non so bene come sopporterai la CB. Con il tempo imparerò a mettertela più facilmente e magari, per evitare che tu possa sfilartela dal tuo pisello, ti metterò un anello un po’ più stretto. Impareremo insieme a come renderla confortevole ma anche impossibile da togliere senza il mio permesso. Et voilà… anche il secondo testicolo è entrato nell’anello. Come va?” Ero come in trance… sentii la mia voce rispondere: “Bene… credo. Per ora non ho problemi. Hai un tocco veramente delicato”. “Grazie, peccato che tu te lo fossi dimenticato qualche mese fa quando andavi a cercare le carezze di quella troia!” Queste parole ebbero su di me un effetto paragonabile ad una frustata. L’eccitazione, con conseguente erezione, scomparve immediatamente. “Bene” disse lei “Sono contenta che ti sia sgonfiato l’uccello perché adesso dovrò farlo passare nel poco spazio lasciato libero dai tuoi testicoli nell’anello… un momento… ecco fatto! Adesso hai un bell’anellone alla base dei tuoi gioielli e del tuo bel cazzone. Peccato che per un pezzo ti dovrai dimenticare come si usa! Mi raccomando, stai fermo e non aprire gli occhi. Ora infilerò il perno nel buco e poi ci metterò la mezza luna con le punte. Visto che ti ho fatto infilare l’anello più grande, mi sembra giusto che tu debba portare la mezza luna con le punte più lunghe, non sei d’accordo?” Riuscii solo a mormorare un si molto flebile. “ Per i primi tempi la mia amica mi ha consigliato di lubrificare per bene sia il tuo pene che l’interno della gabbia con un olio per bambini, per evitare graffi e sfregamenti che potrebbero infiammare la pelle… ecco, così…” Il leggero tocco della mano sul mio organo provocò un immediato inizio di erezione che causò subito una reazione di forte dolore dove le punte erano a contatto con la pelle del pene. “Ah che male” esclamai ma, non so nemmeno io come, riuscii a non muovermi e a non aprire gli occhi. Paola, senza dire una parola, attese qualche secondo perché l’erezione se ne andasse e poi cominciò ad infilarmi la gabbietta lungo il pene. Armeggio qualche istante e poi sentii che inseriva nel perno il lucchetto che avrebbe bloccato il tutto. Lo scatto del gancio di metallo mi sembro assordante. “Ecco fatto. Sono stata brava, non trovi?” Esclamò con un evidente tono di trionfo nella voce. “Ora continua a non muoverti e non aprire gli occhi finché non te lo permetto. Devo fare un paio di cosette e poi torno subito da te!” La senti allontanarsi verso il corridoio. Per un paio di minuti rimasi solo ed immobile, realizzando, finalmente, che ora non ero più un uomo libero. Ora ero costretto ad indossare una cintura di castità!!!

Intanto che aspettavo Paola, cercavo di analizzare quello che stavo provando sia fisicamente, sia psicologicamente. Dal punto di vista fisico sentivo un peso aggiuntivo al mio organo: non sembrava doloroso… forse un po’ fastidioso (avrei avuto modo di ricredermi molto presto) mentre psicologicamente ero pervaso da tutta una serie di sensazioni che però non ero ancora in grado di classificare: emozione, eccitazione ma anche preoccupazione e paura…
“Eccomi qua” esclamò Paola “Bravo il mio maritino che non si è mosso. Adesso puoi aprire gli occhi” Ubbidii immediatamente e fui premiato da una visione che mi sembrò celestiale: lei era davanti a me, indossa quel meraviglioso babydoll praticamente trasparente che le avevo regalato
in occasione del primo Natale passato insieme. Si era sciolta i capelli che, solitamente, porta raccolti in una coda di cavallo. Abbassai lo sguardo e vidi che calzava quelle pantofole sexy che mi erano sempre piaciute: eleganti ma al tempo stesso un po’ volgari per via del tacco. Era meravigliosa! Ma questa bellissima sensazione fu interrotta improvvisamente da una fitta di dolore: il guardarla mi aveva provocato un inizio di erezione e, di conseguenza, la CB e le punte avevano cominciato a svolgere il loro lavoro!!! Guardai verso il basso e rimasi senza fiato. Pensavo di essere preparato alla vista del mio membro imprigionato nella gabbia di castità. Avevo visto decine di foto durante la navigazione in internet… Ma ora sembrava tutto così diverso… così strano… così VERO!!!
Proprio in quell’istante Paola allungò la mano e comincio ad accarezzarmi i testicoli. Sentii una vibrazione di piacere risalirmi la schiena e… questa volta il dolore che provai fu tremendo. Sentivo il pene che si stava ingrossando e vedevo che riempiva tutto lo spazio all’interno della gabbietta ma sentivo anche le punte antierezione che, affondando nella pelle, contrastavano, in una maniera dolorosissima, l’espansione del mio uccello. Questa volta non riuscii a stare fermo e accostai tutte due le mani all’esterno della gabbia. E qui ebbi una nuova sorpresa: la gabbia sembrava enorme! Mi venne naturale chiedermi come potesse stare dentro ad un normale paio di pantaloni…
“Fa molto male, vero?” La voce di Paola mi riportò alla realtà. Mi accorsi che mi stava guardando attentamente con un’espressione indefinita: sembrava incuriosita ma anche leggermente spaventata.
“Tanto… non so se sarò in grado di sopportarlo” Lei si scostò leggermente da me e mi diede una carezza sul viso. “So che fa male, so che sarà difficile, ma so anche che ci si abitua e si impara a sopportarlo. La mia amica mi ha raccontato che nei primi giorni suo marito l’ha implorata diverse volte di liberarlo… Oggi porta la CB con le punte 24 ore al giorno sette giorni su sette. Pensa che ha ricevuto l’ordine di non godere mai più e non raggiunge un orgasmo da oltre 18 mesi. Lei sta pensando di rendere definitivo questo suo stato buttando via le chiavi e…” Si interruppe vedendo la mia smorfia di dolore accompagnata da un’espressione di sincero terrore. Istintivamente cercai con gli occhi le chiavi del lucchetto ma non le trovai. Quello che invece vidi e che prima non avevo notato, erano alcuni fogli sul divano e una borsetta che faceva bella mostra di se sul tavolino. “Ti ho già detto e ridetto che non voglio ridurti in una specie di schiavitù. Non è quello che cerco. Se ti ricordi, quando mi hai telefonato in ufficio, ti avevo detto che ti volevo far leggere e firmare una cosa…” disse sedendosi sul divano “E’ una sorta di dichiarazione che voglio che tu sottoscriva. Non ha nessun valore di tipo giuridico ma devi considerarla come un impegno solenne che tu prendi nei miei confronti.” Ero attentissimo e cercavo di capire cosa volesse dirmi. “Ma è un’idea tua o è qualcosa che ti ha suggerito la tua solita amica?” “Ho sempre ammirato la tua capacità di capire le cosa al volo” disse lei ridendo “In effetti l’idea non è mia, ma quello che ho scritto è farina del mio sacco. Se tu avessi visto quello che la mia collega mi ha mostrato, con la firma di suo marito, adesso scapperesti via… E’ una vera dichiarazione di sottomissione alla schiavitù fisica e sessuale. Suo marito ha accettato di subire, senza ribellarsi, qualsiasi tipo di punizione ed umiliazione. Pensa che ha anche giurato di accettare che sua moglie lo cornifichi senza poter obbiettare.” Non credevo alle mie orecchie… “Non è ancora successo, ma la mia collega ha messo gli occhi su un loro amico in comune e ha l’intenzione di farselo tranquillamente e di dirglielo subito dopo. Ma non pensiamo adesso a loro… Quello che io ho scritto è molto diverso” Allungo una mano e prese i fogli distesi vicino a lei. “In pratica dice che tu ti impegni solennemente a rispettarmi… per sempre! Accetti di portare senza limiti di tempo e di durata la cintura di castità e che solo io potrò decidere come, quando e se potrai avere rapporti sessuali completi con me. In sintesi devi accettare di essere mio e soltanto mio per tutto il resto della tua vita”. Mi allungò i due fogli scritti al computer e si appoggiò allo schienale del divano allargando contemporaneamente le gambe. “Adesso leggi con calma quello che dovrai firmare… io, intanto, mi voglio proprio godere lo spettacolo del mio maritino nudo e ingabbiato nella sua nuova CB”. Mentre afferravo i fogli, vidi che cominciava ad accarezzarsi lentamente il clitoride. Era una cosa che mi aveva sempre fatto impazzire: il guardarla masturbarsi era uno spettacolo che trovavo eccitantissimo. Immediatamente tornò la tremenda fitta di dolore al pene e la mia smorfia la fece ancora sorridere. “Attento, bel maschietto, devi ancora imparare a non eccitarti subito… altrimenti potrebbe essere veramente dura per te.” Come se fosse facile non eccitarsi di fronte ad una bella donna che si comporta come una troia in calore… questo pensiero mi provocò un’altra lunga fitta e quindi decisi di concentrarmi su quella specie di contratto.
Non era per niente semplice. Mentre cercavo di leggere, sentivo il respiro di Paola farsi più veloce e più roco… Dio mio, stava per godere di fronte a me ed io non potevo neanche eccitarmi. La fitta di dolore era ormai continua e la mia erezione, anche se trattenuta e dolorosamente compressa all’interno della gabbia, non accennava a diminuire. In che situazione mi ero cacciato!!!

Non riuscivo neanche a leggere i fogli che avevo in mano. Il mia attenzione era attirata magneticamente dallo spettacolo che avevo davanti agli occhi. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dalla sua mano che si muoveva ritmicamente e sempre più velocemente sul clitoride. Sono convinto che, se non fosse stato per il dolore, ormai fortissimo, che provavo a causa della CB e, soprattutto, per quella specie di cilicio che affondava sempre più nella pelle del pene, avrei eiaculato così, senza la minima stimolazione manuale… “Leggi ad alta voce quei fogli… voglio essere sicura… che non ti sfugga nulla… di quello che sarà il tuo futuro!” La sua voce era ora affannata e il suo respiro, ormai veloce e quasi incontrollato, mi preannunciava l’arrivo dell’orgasmo. “Leggi, o ti costringo a girarti…” disse sempre più in preda all’eccitazione. Con uno sforzo enorme, riuscii ad obbedirle.

AMMISSIONE DI TRADIMENTO E RICHIESTA DI PERDONO
“Io, nome e cognome, dichiaro di riconoscere di aver abusato della fiducia di mia moglie, Paola Xyz, e di averla tradita sessualmente nel periodo che va dalla data tale alla data tale.
Riconosco totalmente la mia colpa, senza scuse e/o attenuanti di qualsiasi tipo
Con il presente scritto, la supplico di perdonarmi e di permettermi di poter continuare a vivere con lei.
A tal fine giuro solennemente che:

1) Non avrò mai più rapporti sessuali con altre donne. Tale impegno è da considerarsi irrevocabile e valido a vita.
2) Avendo già dimostrato di non essere in grado di tener fede al giuramento di fedeltà fatto al momento del matrimonio, accetto di indossare, per il resto della mia vita e senza soluzione di continuità, idoneo strumento atto ad impedirmi la possibilità di compiere atti sessuali con altre persone che non siano mia moglie.
3) Tale strumento, che da ora definiremo “cintura di castità maschile o Gabbia per pene o, più brevemente CB (dall’inglese Chastity Belt) sarà invariabilmente fissata, chiusa e bloccata con un lucchetto o altro idoneo strumento che ne impedisca efficacemente l’asportazione o anche il temporaneo sfilamento non autorizzato. A tale scopo do facoltà irrevocabile a mia moglie di decidere quale tipo di anello di fissaggio adottare per mantenere, in sede la gabbia che circonda e racchiude il pene.
4) La chiave del suddetto lucchetto sarà di totale e assoluta proprietà di mia moglie. Mi impegno formalmente a non duplicare, rubare e/o sottrarre al suo controllo le su citate chiavi. Mi impegno anche a non tentare, ne ora ne mai, di aprire, forzare o rompere qualsiasi parte della CB o del lucchetto atto a chiuderla.
5) In segno di penitenza, per il tradimento compiuto, chiedo a mia moglie, per un periodo minimo pari a quello della durata del suddetto atto, di precludermi totalmente la possibilità di raggiungere una qualsiasi forma di godimento sessuale. In altri termini chiedo che la CB mi sia imposta, per un minimo di 4 mesi e 15 giorni a partire dalla data della firma del presente scritto, con l’aggiunta della mezza luna con punte anti erezione atte a rendere dolorosa ed impossibile sia l’erezione che il mantenimento della stessa. Nel caso questo non sia sufficiente ad impedire il raggiungimento dell’orgasmo, autorizzo mia moglie ad utilizzare qualsiasi altro mezzo che lei riterrà idoneo al raggiungimento dello scopo. La prego, inoltre, perché ho mancato nell’impegno di non godere sessualmente, di allungare il periodo di castità totale e punitiva di un lasso di tempo minimo di 15 giorni aggiuntivi. Tale lasso aggiuntivo di tempo sarà applicato ed aggiunto inderogabilmente al periodo totale ogni volta che mancherò alla promessa di non godere. Chiedo a mia moglie; proprio perché si tratta di una giusta penitenza, che sia inflessibile e che consideri come mancanza alla stessa anche un’eventuale polluzione (o orgasmo notturno e/o involontario) dovuta all’accumulo di sperma nelle sacche spermatiche ed alla relativa e spontanea espulsione.

Interruppi la lettura… Come diavolo conosceva questo meccanismo automatico di cui il fisico maschile si serve per espellere gli spermatozoi inutilizzati per troppo tempo? Alzai gli occhi dal foglio e la guardai. In quel preciso momento Paola godette.

Ero ipnotizzato dalla vista di mia moglie che era scossa dai tremiti dovuti all’orgasmo.
Ero così rapito che quasi non sentivo il terribile dolore che provavo al pene. Rimanemmo entrambi in silenzio per almeno un minuto. Non osavo aprire bocca per paura di infrangere quella specie di incantesimo. Poi Paola riaprì gli occhi e mi sorrise: “Accidenti, quasi un anno senza godere e oggi, in meno di due ore, ho già avuto 2 orgasmi incredibili… E sai una cosa? Non sono minimamente sazia, anzi… ho troppo da recuperare! E tu, come te la passi?” “E’ terribilmente doloroso! E in più non riesco a farmi passare l’erezione. Guarda, sembra una salsiccia quando è schiacciata da una forchetta. Sembra quasi che il pene voglia passare attraverso le sbarrette della gabbia”. Mi faceva così male che faticavo a restare dritto.
“E’ vero” rise lei “Sembra proprio così… Ma perché ti sei interrotto? Continua a leggere il tuo regolamento di vita…” Ripresi la lettura del documento.

6) Dichiaro che non respingerò mai più mia moglie e giuro che sarò sempre disponibile ad appagarla sessualmente in ogni modo e maniera richiesta. A tale scopo, dopo il periodo di penitenza sopra citato, mi asterrò totalmente e per sempre da ogni forma di masturbazione, che inevitabilmente farebbe diminuire il mio desiderio sessuale nei suoi confronti. Altresì mi impegno ad avere un orgasmo solo e se consentito espressamente da lei. Chiedo a mia moglie di costringermi a periodi di minimo 30 giorni ininterrotti (aumentabili a sua insindacabile discrezione) di castità totale e punitiva (con applicazione delle punte anti erezione) se verrò meno al mio impegno di godere solo se autorizzato. Inoltre le chiedo di triplicare tale periodo punitivo (portandolo ad un minimo di 3 mesi aumentabili a piacere) se avrò mancato alla promessa solenne sopra riportata e verrò scoperto dopo aver tentato di nascondere la cosa.
7) Considererò ogni orgasmo che mia moglie mi permetterà di avere come un privilegio assoluto e straordinario. Dopo ogni sua concessione di permesso, la gratificherò e le dimostrerò la mia gratitudine accettando di richiudere immediatamente il pene nella CB con l’aggiunta delle punte anti erezione per un periodo di minimo 7 giorni. Chiedo a mia moglie di impormi lo stesso trattamento se, stressandola inutilmente con inutili ed insistenti lamentele, moglie di impormi lo stesso trattamento se, stressandola inutilmente con inutili ed insistenti lamentele, le chiederò di concedermi di godere.
8) Dichiaro che non mi interromperò mai, senza la sua autorizzazione, nella mia funzione di appagare sessualmente mia moglie. In altri termini qualsiasi prestazione che mi verrà richiesta sarà da me eseguita per tutto il tempo da lei ritenuto necessario. L’interruzione anticipata, ma non autorizzata, della suddetta prestazione autorizzerà mia moglie a considerarla una mancanza di desiderio nei suoi confronti. Chiedo a mia moglie di costringermi a periodi di minimo 30 giorni ininterrotti (aumentabili a sua insindacabile discrezione) di castità totale e punitiva (con applicazione delle punte anti erezione) se verrò meno al mio impegno di appagarla e soddisfarla per tutto il tempo da lei ritenuto necessario.
9) Dichiaro che non offenderò mai più mia moglie guardando o parlando insistentemente con altre donne. La mia attenzione e le mie premure saranno totalmente rivolte a lei. Chiedo a mia moglie di costringermi a periodi di minimo 30 giorni ininterrotti (aumentabili a sua insindacabile discrezione) di castità totale e punitiva (con applicazione delle punte anti erezione) se lei riterrà di essersi sentita offesa dai miei comportamenti o dalle mie parole.
10) Infine, chiedo a mia moglie di castigare, con un periodo di castità totale e punitiva (con applicazione delle punte anti erezione) per un lasso di tempo da lei ritenuto giusto e che io accetterò insindacabilmente, ogni sfilamento involontario della CB. Mi impegno, nel caso questo succeda, ad interrompere immediatamente qualsiasi attività in corso (lavorativa, ricreativa o altro), ad avvisarla telefonicamente ed a raggiungerla immediatamente perché lei possa rimettere nella sua sede la cintura di castità.
11) Giuro di rispettare per tutta la mia vita questo regolamento. Il presente scritto potrà subire delle modifiche e/o variazioni solo se queste saranno ritenute necessarie da mia moglie. Il sottoscritto non è autorizzato, per nessun motivo o ragione, a modificarne ne’ la forma ne’ la sostanza.

Data e Firma per totale ed irrevocabile accettazione:

Alzai gli occhi incredulo. Lei mi osservava divertita. Feci per parlare, ma lei mi precedette: “Ti sembra troppo duro? Ti sembra sproporzionato? In fondo, come hai letto, non faccio riferimento a punizioni corporali e crudeltà da sadica. Era di quello che avevi paura, no? O forse pensavi che scherzassi quando ti ho detto che mi sarei vendicata. Tu non puoi nemmeno immaginare come ho sofferto io per il tuo egoismo e per la tua insensibilità. Ho accettato umiliazioni ben peggiori pur di restarti vicino. Ma hai mai considerato come erano frustranti per me quelle scopatine veloci e senza sentimento che ogni tanto mi concedevi? O come erano degradanti quei servizietti con la bocca che mi obbligavi a farti e che io, nella speranza che fossero seguiti da un rapporto sessuale almeno vagamente soddisfacente, ti facevo per poi essere messa da parte come se fossi una semplice puttana. Non mi baciavi neanche, dopo, perché ti rifiutavi di sentire il sapore del tuo sperma mentre io ero costretta ad inghiottirlo tutto. Ricordi quante volte ti ho chiesto di massaggiarmi i piedi o la schiena? Mi hai mai accontentata?” Feci per obbiettare, ma lei alzò una mano per interrompermi… “Voglio proprio sperare che tu non consideri massaggi quei pietosi 30 secondi di carezze svogliate che, dopo tante insistenze, mi concedevi” La sua voce era tagliente come un coltello ed il suo sguardo non nascondeva la rabbia che le ribolliva dentro. Non osavo parlare, ma soprattutto, mi rendevo conto che aveva pienamente ragione. Mi sentivo un verme e l’essere li davanti a lei completamente nudo e con il pene ridicolmente strozzato dentro alla CB non faceva altro che aumentare la mia vergogna.
Paola si alzò di scatto e si piantò di fronte a me. “E come credi che mi sia sentita, quel maledetto pomeriggio in cui, aprendo la porta, mi trovai di fronte una donna, che sembrava più una mignotta, con quelle tette enormi, chiaramente rifatte e gonfiate a dismisura, e quelle scarpe altissime, da battona, che le permettevano di arrivare si e no al metro e sessanta. Appena aprì bocca dicendomi “Mi chiamo XXX , tu ed io dobbiamo parlare!” capì tutto in un secondo: il mondo mi crollò addosso.” Una lacrima le attraverso il viso, seguita da un’altra immediatamente dopo. “Non mi sono mai sentita così umiliata e ferita in tutta la mia vita… e quella troia sembrava godere del mio dolore e del mio smarrimento, continuando a sciorinarmi particolari di quello che avevate fatto insieme, di come tu le avevi promesso di lasciarmi e di come, poche settimane dopo, avessi cominciato a scaricarla. Ti eri già annoiato di quella puttana rifatta, vero?”
Ormai le lacrime le scendevano senza freno e la sua voce era sempre più interrotta dai singhiozzi. “Sei uno stronzo! Un maledetto lurido porco stronzo…” e, senza che me lo aspettassi minimamente, mi allungo un sonoro ceffone sulla guancia. Il tempo parve fermarsi! Eravamo tutte e due in piedi, l’uno di fronte all’altra ma nessuno pronunciava una parola. Per la prima volta in dieci anni di convivenza, uno di noi aveva alzato le mani sull’altro. Provavo un dolore bruciante, ma non alla guancia, come era lecito aspettarsi, bensì al cuore. Mi faceva male vederla così stravolta. Un male fisico, pulsante, reale! Lei si era improvvisamente ammutolita. Aveva portato entrambe le mani davanti alla bocca e mi guardava con gli occhi spalancati. “Scusami” disse con filo di voce “non volevo… sono uscita di senno… non volevo… davvero…” Provai ad abbracciarla, anche se ero convinto che mi avrebbe respinto. Invece, con mia grandissima sorpresa, lei sembrò contenta di farsi avvolgere dalle mie braccia e ricambiò il mio abbracciò riprendendo sommessamente a piangere. “Ti odio… ti odio, maledetto… ma ti amo… ancora… immensamente”. Restammo abbracciati per diversi minuti, mentre Paola si calmava e riprendeva il controllo dei suoi nervi. “Paola, amore mio, come posso farmi perdonare…” le sussurrai nell’orecchio “come posso dimostrarti che ho capito di aver sbagliato… Ti basta la mia firma su quella specie di contratto per convincerti?” “ Certo che no, stupidino” disse lei, liberandosi dolcemente dal mio abbraccio e asciugandosi le lacrime con le mani “Quello è solo un pezzo di carta, ma firmandolo tu ti impegni solennemente ad onorare il nuovo patto che c’è tra di noi. La tua firma mi da una piccola sicurezza psicologica aggiuntiva… So benissimo che quel contratto non vale nulla… però tu lo dovrai considerare come se fosse legge. E chi infrange la legge, poi deve subirne le conseguenze. Comportati come io ti chiedo, da oggi in poi, e ti giuro, solennemente, che metterò una pietra sul passato. Basta liti, basta rinfacciarci i nostri sbagli, basta tutto!!! La nostra vita insieme ricomincerà da adesso… forse sarà un po’… diversa” e dicendo così mi afferrò dolcemente il pene rinchiuso nella CB e si lasciò sfuggire una risatina “ma ti assicuro che ti piacerà. Te lo garantisco”.
Si sedette e mi porse la penna: “Firma e vedrai che non te ne pentirai” Mi inginocchiai vicino al divano e presi la biro che Paola mi porgeva. Mi accorsi che la mano mi tremava leggermente. Non volli farci caso. Volevo tornare a vivere serenamente vicino a mia moglie e ero anche cosciente che un po’ di espiazione dalle mie colpe me l’ero proprio meritata! In questo momento non mi interessava minimamente il fatto di perdere il controllo del mio pene. Scrissi la data e firmai, senza esitazione, i fogli che decretavano la mia condanna alla castità forzata.

Quasi mi aspettavo che Paola facesse un urlo di gioia o qualche altro gesto di trionfo. Invece lei si avvicinò al mio viso e cominciò a baciarmi con una tale dolcezza e così a lungo che fui pervaso dai brividi di piacere lungo la schiena… ma anche dal ormai quasi abituale dolore al pene.
Quando finì di baciarmi, si appoggiò di nuovo al divano e restò qualche istante ad occhi chiusi.
Quasi timidamente le chiesi: “Vuoi che ti massaggi i piedi per farti rilassare ancora meglio?”
Lei, aprendo gli occhi e sfoderando uno splendente sorriso, disse: “Però… impari presto! Perché no! Ho proprio bisogno di rilassarmi un pochino… diciamo una mezzoretta almeno… per piede!” e mi porse il piede sinistro che era ancora calzato nella pantofola. Gliela sfilai e cominciai, molto goffamente, a praticarle un massaggio che sembrava più quello che si fa ad un atleta perché ha i crampi piuttosto che una serie di carezze rilassanti. “No, non così rudemente… devi essere delicato, quasi leggero… anzi, prova a farlo con la lingua… con quella non mi farai certo del male!” Accidenti, mi stava ordinando di leccarle i piedi… era una cosa che non avevo mai fatto. “Allora? Cosa stai aspettando? Ti fa forse schifo? Magari pensi che invece a me, quando mi facevi leccare le tue palle piene di peli, facesse solo piacere, vero?” Aveva sempre ragione lei… non potevo che prenderne atto. Avvicinai la bocca al suo piede e, un poco alla volta, cominciai a leccare, con la punta della lingua, il dorso della sua estremità. Fui gratificato da un suo sospiro di piacere… “Forza, non essere timido, fammi sentire la tua lingua… e non ti dimenticare la pianta e le dita”
Ricominciai con più vigore a leccarle il piede… in fondo non mi faceva poi così schifo… solo lo trovavo… umiliante. All’improvviso realizzai che il mio pene si stava di nuovo ingrossando, trasmettendomi forti segnali di dolore. Incredibile, pensai, sono qui che mi comporto come uno schiavo leccapiedi e la cosa mi fa eccitare… Intanto avevo cominciato a passare la lingua all’interno delle sue dita e sentivo i suoi sospiri di piacere aumentare d’intensità. Di pari passo la mia eccitazione aumentava ed il dolore si faceva sempre più forte. In quel momento il cellulare di Paola squillò. Lei allungo la mano, lo prese dal tavolino e guardò chi la chiamava. “Non smettere, continua a leccare mentre rispondo” mi ordinò. “Pronto… ciao!!!” esclamò “ Sai, quasi mi aspettavo una tua chiamata…” e scoppiò a ridere “Avevi proprio ragione!… Certo, è qui inginocchiato di fronte a me… e, non ci crederai, ma mi sta leccando un piede…” altra risata. Poi rimase qualche secondo in silenzio ascoltando le parole della sua amica. Intanto io mi sentivo morire dalla vergogna. Mi sembrava che tutto il mondo adesso sapesse quello che stavo facendo e di come mi stavo umiliando, volontariamente, di fronte a mia moglie… “Continua a leccare, non ti interrompere, ricordati che solo io ti posso fare fermare…” altra risata, questa volta leggermente più sguaiata ed umiliante… “Si, è bravino… e con il tempo sono sicura che diventerà ancora più bravo… Davvero? Sai non ci avevo pensato… aspetta un attimo” e rivolgendosi a me “Stenditi per terra, adesso e continua a leccare la pianta del mio piede” poi, allungando l’altra gamba, appoggiò il piede destro direttamente sul mio pene, o meglio sulla CB che lo imprigionava, e cominciò una specie di massaggio che mi provocò una fitta tremenda di dolore. Lei rise e riprese a parlare al telefono “E’ vero… sembra che sia stato colpito da una scarica elettrica… è incredibile, ma sta accettando cose che prima non si sarebbe mai sognato di fare. Ed è imprigionato nella gabbietta da nemmeno un’ora… Certo, con le punte…No, non ti preoccupare, non lo farò godere… credo che abbia capito perfettamente che lo aspettano parecchi mesi di astinenza totale… Come dici? Una foto?… Si, mi sembra una buona idea. Dopo ne scatterò alcune e poi, domani, te le mostrerò…In fondo è soprattutto merito tuo se ora mi ritrovo con un maritino così devoto da farmi anche da zerbino leccapiedi… Ciao, ci vediamo domani”
Chiuse la telefonata e si riappoggiò, chiudendo gli occhi, allo schienale del divano assaporando il piacere che le procurava il mio massaggio. Non una parola sulla telefonata e sul fatto che avesse appena annunciato ad una estranea che suo marito si stava umiliando come il più infimo dei servi. In fondo cosa c’era di strano: tutte le donne hanno un marito che rinuncia alla propria virilità, accettando di non godere più, se non qualche volta e solo con il permesso della moglie, e che si umilia come uno schiavo mentre lei ne parla con un’amica come se fosse la cosa più naturale del mondo. Un’ulteriore fitta dolorosa mi strappò da questi pensieri. Paola continuava ad accarezzarmi con il piede e sentivo che il pene sforzava fortemente sulle barrette laterali della gabbietta. Le punte, poi, mi stavano veramente straziando. Ero sorpreso che il mio pisello non fosse in un lago di sangue. Avrei imparato solo in seguito che le puntine erano arrotondate sulla cima dove erano a contatto con la pelle ed erano costruite proprio per arrecare il massimo del dolore durante un’erezione senza, però, rischiare di lacerare la pelle o di penetrarla, ferendola. Certo, chi l’aveva inventata, sapeva come fare soffrire un uomo. Accidenti se lo sapeva!!!

Mi sembrava di leccare quel piede da ore ed, involontariamente, rallentai il ritmo con cui passavo la lingua sulla pianta dell’estremità di mia moglie. “Beh, che succede? Non sarai mica stanco? Sono solo venti minuti che ti stai dedicando al piede sinistro… e poi devi pensare per almeno mezzora all’altro piedino” e, per ricordarmi dove era il suo piede destro, aumentò la pressione sulla CB, infliggendomi un ulteriore tormento aggiuntivo. Trovavo incredibile che il mio pene fosse in continua erezione, nonostante la costrizione e la tortura che subiva. Ripensai alle parole di Paola: “vedrai che ti piacerà…” Sembrava proprio che avesse ragione. Ma cosa mi piaceva? Essere umiliato e trattato come un essere inferiore? Oppure mi eccitava il dolore che Paola mi procurava? O ancora, mi piaceva essere sputtanato ed ridicolizzato pubblicamente come aveva fatto pochi minuti prima mia moglie parlando con la sua amica. Ricordavo che mi ero vergognato moltissimo, ma avevo anche sentito una fitta ancora più forte al pene: segno evidente che non si era certo sgonfiato durante quell’umiliazione telefonica… anzi, tutt’altro! Non sapevo proprio cosa rispondermi… “Ehi, cosa succede qua?” Paola interruppe i miei pensieri. La vidi che sollevava il piede destro e si guardava attentamente la pianta. Poi la sua attenzione si spostò sulla CB. “Che cosa sono quelle goccioline di sperma che sono sulla punta del tuo cazzino? Guarda qui, mi hai sporcato anche il piede” E con la punta del dito indice raccolse lo sperma che era fuoriuscito dal pene e che ora bagnava la mia cappella e parte della CB. Strisciò il dito, per ripulirlo, sulla pianta del piede vicino alle goccioline che già erano presenti. “Forza, ripulisci tutto con la lingua. E dopo datti da fare con il massaggio del piede. Devi solo farlo per una mezzora ancora. Ritieniti fortunato che mi accontento di solo un’ora di leccaggio. Non sei allenato. Dalla prossima volta mi dovrai massaggiare i piedi con il tuo straccetto per un minimo di un’ora per ogni piedino. E mi allungò il piede destro mettendomi sotto il naso la parte di pelle sporca di sperma. Istintivamente spostai il viso. Paola scoppiò a ridere “Ti fa schifo? Eppure è roba tua… e io l’ho ingoiata innumerevoli volte! Su, non farmi arrabbiare… magari la troverai di tuo gusto… anche se ne dubito molto!”
E con forza mi incollo il piede alla bocca forzando perché io l’aprissi. Ero sfinito dalla precedente sessione di massaggio con la lingua e non avevo la forza di resisterle. Mi feci coraggio ed estrassi la lingua… mio Dio, era disgustoso… salato… e aveva anche un cattivo odore…ma come facevano le donne ad inghiottirlo. La domanda mi colpì come uno schiaffo: ma mi ero mai chiesto se alle donne piaceva quel getto di… schifezza (potevo dirlo con cognizione di causa) che le investiva direttamente in gola? In effetti Paola aveva sempre dei rigurgiti quando le venivo direttamente in bocca, ma io le impedivo di scostarsi perché, un attimo prima di godere, le prendevo la testa con le mani e la costringevo a ricevere tutto il mio seme. Era incredibile che non si fosse mai lamentata.
“Ti è piaciuto? Io credo proprio di no… Lo capisco perché il tuo cazzo si è un po’ sgonfiato… Ma non temere, ti dovrai abituarti anche a quello. Tutte le volte che godrai, dovrai ripulire tutto con la tua lingua. Esattamente come tu facevi fare a me. E se solo una volta ti rifiuterai di farlo, ti costringerò a sei mesi di castità forzata e punitiva. E adesso forza con quel piede. O devo pensare che ti rifiuti di accontentarmi?” Le leccai il piede come un indemoniato. Le passavo la lingua su tutta la pianta, in mezzo alle dita, per poi succhiarle avidamente. Era solo un’ora che avevo firmato il mio giuramento di castità (e a questo punto direi anche schiavitù) che già mi sembrava di essermi degradato all’estremo. Sarebbero passati solo pochi giorni perché mi rendessi conto che quello che stavo facendo era solo uno scherzo in confronto a quello che avrei subito, ma anche accettato, nel prossimo futuro. Ed non era assolutamente nulla in confronto a quello che Paola mi avrebbe costretto nei mesi a venire.

Dopo un tempo che mi sembrò un’eternità, Paola ritrasse il piede e disse:”Bravo, sta già migliorando… mi hai leccato ininterrottamente per oltre 40 minuti il mio piedino destro. Adesso riposati pure qualche minuto. Non vorrei che la tua linguetta si affaticasse troppo. Devi ancora pensare alla mia passerina… E non credere di cavartela, come al solito, con qualche slinguazzata per bagnarmela quel minimo indispensabile come facevi prima di scoparmi. Voglio godere un bel po’ prima di pensare a qualche altro giochino con te.” Mi sembrava di avere la lingua distrutta. La sentivo gonfia e ruvida. Nonostante la mia stanchezza, continuavo ad avvertire un forte dolore al pene. Non aveva smesso di restare gonfio e in erezione repressa nemmeno per un secondo. Sentivo anche il bisogno di fare pipì… “Ma lo sai che sono le due passate… non abbiamo nemmeno mangiato. Ho una certa fame” disse lei “evidentemente i tuoi massaggi mettono appetito. Ho un’idea: mentre apparecchi faccio un salto al bar di fronte e compro qualche tramezzino. Non ho voglia di cucinare adesso… anzi, non ho più voglia di cucinare per niente! Per oggi mi accontenterò di un panino. Ma da domani dovrai provvedere tu!” La guardai sgranando gli occhi. “Ma io non so cucinare” provai ad obbiettare… “E allora? Imparerai come ho imparato io… o credi che io abbia delle virtù soprannaturali! Forse, prima di sera, capirai che da oggi i nostri ruoli si sono invertiti. Io decido, io comando e tu, come ho sempre fatto io fino ad oggi, eseguisci e mi servi. Per ora solo sessualmente. Ma se vorrai godere, un giorno, dovrai accettare di essere tu la donna di casa da ora in poi… Altrimenti, bello mio, te li puoi scordare i tuoi orgasmini. E ora vai in cucina e prepara la tavola. E non azzardarti a coprirti. Ti voglio vedere sempre nudo e pronto a soddisfarmi. E così dicendo mi diede un bacino, fece una risatina ironica e andò in camera per rivestirsi ed uscì. Ero rimasto attonito e senza parole. Mamma mia, non avevo neanche immaginato questo risvolto della cosa che avevo accettato di vivere e subire. All’improvvisamente mi ricordai che dovevo andare urgentemente in bagno. Sollevai la tavoletta del water e mi apprestai, come ogni uomo del mondo, a liberarmi. “Ma porca miseria” esclamai irritato. Tutto il primo e violento spruzzo di pipì era finito dappertutto all’infuori che nel gabinetto. Realizzai all’istante che, con la CB era impossibile farla in piedi. Sembrava proprio che quello che aveva detto Paola fosse il mio destino: dovevo diventare la donna di casa… anche nel modo di pisciare! Rassegnato mi sedetti e spinsi verso il basso la gabbietta e lasciai andare la pipì fino ad allora trattenuta. Poi mi alzai e, con la carta igienica, cercai di asciugare sia il pene che la CB. Infine mi inginocchiai e cominciai ad asciugare tutto quello che avevo bagnato prima. Avevo fatto un vero disastro… Ci vollero parecchi minuti per asciugare e ripassare dappertutto con uno straccio bagnato. Avevo appena finito quando Paola rientrò. “Ma come, non hai ancora apparecchiato?” “Si…no… cioè… è che ho fatto un piccolo guaio in bagno e ho dovuto rimediare” Mi guardo con aria interrogativa. Poi si mise a ridere fragorosamente. “Hai cercato di pisciare in piedi, vero? Mi ero proprio dimenticata di dirti che non è possibile… Allora, che impressione ti ha fatto farla come le donne?” Mi sentii chiaramente arrossire per la vergogna. “In effetti… cioè…” non riuscivo a sbiascicare due parole coerenti. Paola allungò la testa dentro il mio bagno e controllò che tutto fosse pulito. “Bravo, vedo che hai fatto un buon lavoro ripulendo tutto. Resta, però, il fatto che non hai apparecchiato e quindi mi hai disubbidito. Se fossimo a regime normale, ora di punirei con almeno sette giorni in più di castità assoluta e punitiva. Ma voglio essere generosa… e mi accontenterò di farti saltare il pranzo. In fondo ti sei preoccupato di più dei tuoi bisogni che dei miei. Ma ricordati: è la prima ed ultima volta che non applico alla lettera il regolamento che mi hai scongiurato di farti firmare e rispettare. Sono stata chiara?” “Si, scusami” “Bene, e ora apparecchia e poi mettiti a carponi sotto la tavola. Visto che hai deciso di saltare il pasto, impegnerai il tempo leccandomi la passera. E non pensare che il tempo che passerai nel servizietto straordinario ti verrà scontato più tardi. Ho intenzione, dopo mangiato, di godere per almeno un’ora. E ora muoviti che ho fame.”

Apparecchiai per lei in un baleno e mi infilai sotto la tavola subito dopo. Mi sentivo un cagnolino ammaestrato. Paola mi guardava divertita. Poi si sfilo la gonna e le mutandine e venne a sedersi. Volutamente sporse il bacino nella mia direzione. “Su amore, fammi sentire di nuovo la tua linguetta. Ma comincia di nuovo dai piedi e risali lentamente. Ubbidii prontamente cominciando a baciarle e leccarle i piedi, che questa volta erano calzati nei sandali che aveva infilato per uscire ed erano lievemente impolverati e quasi impercettibilmente sudati. Ancora una volta sentii il pene ingrossarsi e subito fui raggiunto dalla fitta dolorosa che accompagnava la cosa. Ormai stava diventando un’abitudine. Ancora non sapevo che questa accoppiata di sensazioni mi avrebbe accompagnato per anni. Intanto ero arrivato alle ginocchia e mi stavo avvicinando alla sua vagina. Allungai una mano per poter scostare le sue grandi labbra. “Non ti ho detto di toccarmi, ho detto di leccarmi. Fai esattamente come ti dico e non prendere mai iniziative!”
Immediatamente ritirai la mano e mi avvicinai con la lingua al suo triangolino che già vedevo molto lubrificato dagli umori vaginali. Accidenti, era proprio eccitata… Non feci quasi a tempo ad accostare la lingua al clitoride che in meno di cinque secondi godette. Non era mai successo che impiegasse così poco a raggiungere l’orgasmo Intanto Paola mi aveva afferrato con entrambe le mani la testa e mi schiacciava letteralmente contro il suo sesso. “Siii… Leccami…. Infila quella tua lurida lingua nella figa… scopami così …” E improvvisamente fu di nuovo scossa dai tremiti di un ulteriore orgasmo. Mio dio, aveva avuto un orgasmo multiplo e io ero li sotto e non potevo assolutamente goderne. L’uccello mi sembrava che volesse scoppiare e le punte sembravano una tenaglia rovente che gli impedivano di farlo.
Nonostante ciò sentivo che, se Paola avesse continuato così, avrei raggiunto ugualmente un orgasmo spontaneo. Erano ore che ero eccitato come un pazzo e non potevo permettermi di sfogarmi. Solo il pensiero di godere senza permesso, sebbene fossimo all’inizio del mio trattamento di castità, già mi spaventava da morire. Ma non potevo neanche interrompere quello che stavo facendo. Anche in questo caso andavo incontro ad una sicura punizione. Per distogliere l’attenzione dalle sensazioni che provavo e che mi stavano portando verso un punto di non ritorno, cercai di concentrarmi sul dilemma di prima. C’era proprio da ridere… Ero li sotto un tavolo, completamente nudo e con il sesso rinchiuso in una cintura di castità, mentre mia moglie stava godendo a ripetizione ed io ero costretto a scegliere se era meglio una punizione o l’altra. Grazie a Dio, fu proprio Paola a risolvere la cosa per me. Dopo aver raggiunto il terzo orgasmo consecutivo, si ritrasse dalla mia bocca e si appoggio allo schienale della sedia ansimando violentemente. Non sapendo cosa fare, restavo immobile ed ascoltavo il suo respiro. Davanti ai miei occhi la sua vagina continuava a pulsare. Era bellissimo guardarla ma, nello stesso tempo, era una tortura incredibile non poterla usare per sfogare il mio desiderio represso. Dopo alcuni minuti Paola cominciò a riprendersi e mangiò uno dei tramezzini. “Bene, sei stato proprio bravo. E’ così che ti voglio. Disponibile e servizievole. Ora vieni fuori da li sotto, sparecchia e lava i piatti. Intanto parliamo un po’”
Questa volta l’ordine di comportarmi come io mi ero sempre aspettato che si comportasse una donna non mi sorprese per nulla. Era quasi incredibile come l’essere umano fosse in grado di adattarsi velocemente alle nuove situazioni

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