RACCONTO TITOLO: un cornuto borghese III parte 
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un cornuto borghese III parte


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un cornuto borghese III parte

by alce
Visto: 563 volte Commenti 10 Date: 02-11-2022 Lingua: Language

La settimana che segui' fu terribile,... provero' comunque a raccontarvela. Cominciai presto a stare male, veramente male, nel corpo e nello spirito. Cominciai ad avere mille ripensamenti e soprattutto cominciai a dubitare di me stesso. Della mia salute mentale. Credevo di impazzire, non mi riconoscevo piu'. Ero consapevole che quello che stavo sognando era una pazzia che mi avrebbe distrutto la vita e tutto il resto. Mi stavo giocando tutto e perdipiu' l'amore di mia moglie. Avevo notato che piu' i giorni passavano e piu' evitavamo di guardarci in viso. Nessuno dei due reggeva lo sguardo dell'altro. Era come stessimo subendo un destino che ci era stato predestinato senza la nostra consapevolezza. Non avevamo idea cosa sarebbe successo il giorno della partenza. Consideravamo perfino l'ipotesi che non sarebbe successo un bel niente. Ma dentro di noi sapevamo benissimo che qualcosa era cambiato per sempre. Le nostre vite erano in balia della nostra pazzia. Mia moglie era un enigma misterioso ma io stavo vivendo uno dei momenti piu' sconvolgenti della mia vita. Cominciai ad avere mal di testa che mi stringevano le tempie. Avevo attacchi di ansia che mi toglievano il respiro. Ma soprattutto in certi momenti credevo proprio di morire, il cuore cominciava a battere forte e senza controllo ed ero sicuro che si sarebbe fermato da un momento all'altro. Provavo a calmarlo cercando di pensare a qualcosa di diverso dalla mia ossessione. Non ci riuscivo. Aspettavo il momento fatale con rassegnazione. A mia moglie non raccontavo nulla di quanto mi stava succedendo perche' non volevo indurla a un ripensamento. Che pazzia. Dovetti constatare che si erano interrotti anche i momenti di intimita'. Non ci pensavo per niente. Ero un diventato un impotente.
La sera prima della partenza, mentre preparavamo i pochi bagagli, a malapena trovai il coraggio e il fiato per sussurrargli cosa avrebbe messo in valigia e come si sarebbe vestita per il viaggio. Farfuglio' qualcosa in un bisbiglio tanto da non capire cosa rispose. Presi l'ultimo coraggio che mi restava e gli chiesi se avrebbe indossato le calze autoreggenti. Non mi rispose, ma si giro' e mi guardo' con una faccia inespressiva e dura. Mi gelai. Lei continuo' a trafficare con le sue cose. Io lasciai perdere, sfinito. La mattina dopo mi svegliai di umore malinconico, lei taciturna. La spiai per un po fino a quando decise di alzarsi da letto e andare in cucina per la colazione. Io ne approfittai per andare in bagno. Provai a toccarmi il cazzo per vedere come reagiva. Niente, una lumachina minuta e raggrinzita. Andai in cucina anche io. Fu una colazione mesta e taciturna. Parlammo quando bastava e nient'altro, poi lei ando' a prepararsi. Dissi che lasciavo la precedenza a lei per il bagno e la camera da letto. Io mi sarei preparato dopo di lei. I bagagli erano gia' pronti. Non ci mise molto a ritornare in cucina. Si fermo' sulla porta e fissandomi spavalda e dura si alzo' la gonna corta e aderente e senza dire una parola mi mostro' che aveva indossato le autoreggenti. Io rimasi sbalordito e muto. Lei si giro' e ritorno' in camera. Andando mi disse che il bagno era libero e potevo andare. Mi alzai e le gambe mi tremavano.

Continua,...

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