RACCONTO TITOLO: il vecchio e il mare 
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il vecchio e il mare


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il vecchio e il mare

by arcornuto
Visto: 1295 volte Commenti 21 Date: 10-08-2022 Lingua: Language

galeotto fu l’incontro su quella spiaggia naturista con l’anziano individuo che, non distogliendo mai lo sguardo dalle sinuose forme della mia compagna, esposte in maniera integrale ai raggi solari, convogliavano nella mente indecenti fantasie su quanto sarebbe potuto avvenire se solo l’avesse avvicinata con la scusa più banale pur di poterla ammirare ancor più da vicino.
tuttavia non avrei mai potuto immaginare che quei morbosi pensieri potessero tramutarsi quanto prima in un qualcosa di tangibile quando un colpo di vento fece rotolare il cappello di paglia della mia compagna proprio nella direzione del senile guardone, facilitandolo nell’intento che sicuramente si era prefisso.
ciò che parve come un fatto del tutto naturale si tramutò tuttavia nell’evento capace di tramutare un superficiale confronto in qualcosa di più inatteso, generando modalità di dialogo alle quali le mia compagna non si sottrasse, ben consapevole di poter con ciò stimolare quelle morbose fantasie che nell’intimità avevamo sovente condiviso.
nacque così un confronto verbale in cui la mia volontà di astensione avrebbe facilitato sensoriali ipotesi dai contorni seduttivamente intriganti, dove gli sguardi dell’individuo andavano dirigendosi esplicitamente verso gli anfratti più intimi che gli venivano elargiti con l’apparente ingenuità di colei che non si ritiene capace, con il proprio atteggiamento, apparentemente privo di alcuna malizia, di poter divenire fautrice di ben altre libidinose intenzioni.
non era certo la calura del sole a generare in me quelle epidermiche disidratazioni che necessitavano di essere compensate direttamente nell’acqua salmastra, volutamente abbandonando la teatralità di un adulterina scenografia di cui, sentendomi ossessivo ideatore della regia, lasciavo agli attori l’onere di esserne inconsapevoli protagonisti.
completamente a bagno neppure la frescura marina riduceva le pulsioni genitali che invadevano follemente una mente obbligata a rimanere a doverosa distanza affinchè potessero svilupparsi interamente le trame di quella filmografia cerebrale.
non potevo ne sentire ne ipotizzare quale fosse stata l’argomentazione utile a far si che la mia compagna abbandonasse la stuoia su cui era adagiata per accompagnare il vetusto individuo verso le dune dove oltre la macchia mediterranea è sicuro il riparo da ogni sguardo indiscreto.
scomparvero alla mia vista lasciandomi nella umida condizione che io stesso mi ero dato e che ora faceva di me un passivo soggetto destinato a condividere impotentemente quello che solo pochi istanti prima era frutto di erotiche elucubrazioni.
del resto durante le nostre passionali condivisioni intime mi aveva confidato che non avrebbe nutrito alcuna forma di pregiudizio verso chiunque si fosse dimostrato capace di stimolarne la curiosità, garantendomi che ove ciò si fosse verificato non solo non si sarebbe ritratta, ma avrebbe potuto anche porre in essere tutto quello avevamo sovente esternato alla ricerca dell’orgasmo più estremo.
conflittuosamente frastornato nel rammentare la promessa, ora mi turbava moltissimo l’idea di saperla già intenta in un aggrovigliare di lingue a preludio di ulteriori effusioni che, facendole superare ogni reticenza di genere, l’avrebbero condotta ad accogliere, priva di repulsione, anche nella profondità del palato, la senile forma del pene, a gratificante conferma per l’individuo di essere pronta a concedersi a lui totalmente compartecipe.
infinito divenne l’incedere del tempo che sanciva il prolungarsi di una assenza che a me parve non avesse più un termine definibile, e che solo la ricomparsa dei due pose fine a quelle ineludibili sofferenze di cui poi avrei voluto morbosamente sapere ogni scabroso dettaglio.

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