RACCONTO TITOLO: l'obbedienza 
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l'obbedienza


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l'obbedienza

by arcornuto
Visto: 1092 volte Commenti 7 Date: 09-05-2021 Lingua: Language

costretto come ero alla gogna contenitiva, che mi rendeva impotente anche di fronte agli eventi, non mi era più dato il diritto di sapere quanto avvenuto tra la mia compagna ed il suo amico, rendendo la mia prigionia ancora più angusta soprattutto quando la osservavo, al ritorno dal convegno adulterino, farsi una doccia immaginandomi la perfezione di quel corpo violato dalle flaccide membra di un amante che insospettabilmente mi aveva usurpato il piacere di possederla.
un lieve arrossamento dei glutei, ed un quasi impercettibile graffio sui fianchi, mi impose di domandarle a cosa fossero dovute quelle escoriazioni che, seppur minimali, accrescevano la mia ansia di apprendere, come se ciò potesse in qualche modo modificare uno stato di fatto.
solo girandosi verso di me, con un sorriso malizioso, potei notare che il suo vello dorato era totalmente svanito lasciando, al posto di un triangolino, da sempre curato, una glabra epidermide, ad evidenziarne ancor più le meravigliose intime labbra che contornavano la sua ambitissima fessura.
il dolore lancinante che mi limitava nel mio stato erettile, mi tolse il fiato, impedendomi di approfondire, se non fosse stata lei stessa a raccontarmi di come l’amico, da me vissuto ormai con inevitabile ostilità, si fosse rivelato, come nell’aspetto, per un grandissimo porco.
egli infatti, dopo averle chiesto di spogliarsi integralmente, ed avvolgendone il corpo nel solo soprabito, la condusse con se in un’altra casa dove la affidò alle cure di una persona alla cui vista lei stessa mi confessò essere trasalita.
tuttavia, senza che le fosse neppure concesso il tempo per ragionare, si ritrovò esposta in modo integrale al cospetto di quell’individuo, le cui deformi fattezze le confermavano trattarsi di un nano, mentre l’amico si dileguava portando con se l’indumento che ne aveva sino a quell’istante occultato la nudità.
apparentemente senza scomporsi alla vista di una tale bellezza, per la quale in molti avrebbero fatto qualunque cosa pur di poterne approfittare, l’ometto, con perentoria determinazione, le fece un cenno di seguirlo, annunaciandole che avrebbe dovuto adeguarsi a tutto ciò per cui era stata condotta in quel luogo.
non senza apprensione lo assecondò, accettando di prendere posto su una poltrona dall’inequivocabile forma ginecologica, sulla quale dovette posizionarsi a gambe oscenamente divaricate, consentendo all’omino di compiere il primo atto di quella estenuante esperienza, osservadolo docilmente mentre egli provvedeva a rasarla completamente sul pube, conservandone la peluria, così asporatale, in una ampolla di vetro.
ultimata l’operazione le appose ai polsi ed alle caviglie due braccaili in cuoio, ai cui terminali vi erano anelli di acciaio per mezzo dei quali la ancorò saldamente ad una struttura che, impedendole di potersi opporre a ciò che ne sarebbe conseguito, la esponevano prigioniera ad ogni possibile inteperanza questi avesse stabilito di infliggerle.
divincolandosi nell’inutile tentativo di sfuggire alle mire di quell’essere, che le appariva sempre più immondo, ottenne solo il risultato di riceve alcune sonore scudisciate sui glutei e sui fianchi, sentendolo ribadirle che se si trovava in quella condizione era per apprendere la sottilissima arte dell’obbedienza anche trovandosi di fronte a qualunque altra situazione le fosse stata in seguito imposta.
detto ciò l’uomo, avvalendosi di uno sgabello, le occluse anche la bocca con una sfera affrancata saldamente con dei lacci dietro alla nuca, riprendendo a scudisciarla sino ad ottenere con un cenno del capo il di lei assenso nell’assecondarlo.
avvertendo allora le minute mani dell’uomo iniziare a percorrele l’intera epidermide, procurandole brividi di irrefrenabile passione, non potè fare altro che accettarne le libidinose attenzioni, stupita lei stessa allorquando le corte dita iniziarono ad esplorarla anche intimamente facendola inumidire di convulsa emozione.
trasalendo a quelle descrizioni, immaginandomela sottoposta a quegli atti profanatori, stentavo ancora a credere che avesse realmente potuto adeguarsi ad un simile trattamento.
non osavo neppure chiederle cosa mai fosse avvenuto in seguito a tutto ciò, temendo che il nano avesse abusato di lei anche ben oltre quelle estreme attenzioni, ne lei fece cenno a quanto oltre si fosse mai spinto il perfido omuncolo, sino a che l’amico andò a riprenderla soddisfatto nell’apprendere dalla viva voce del severo aguzzino, che alla fine non si era ribellata a ciò per cui era stata destinata attraverso una così inusuale esperienza.

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