RACCONTO TITOLO: Per caso io e lei da soli 
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Per caso io e lei da soli


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Per caso io e lei da soli

by nikomikela
Visto: 480 volte Commenti 0 Date: 18-03-2021 Lingua: Language

Un giorno soleggiato di primavera ero in casa da solo in quanto Michela era scesa per fare un pò di spesa. Avevo appena acceso la moka in cucina per gustarmi il caffè di mezza mattina quando bussano alla porta. E' Floriana che mi chiede di Michela e io le faccio presente che è uscita a far spesa e contestualmente la invito ad entrare visto che tra qualche minuto sarebbe stato pronto il caffè. Accetta ed entra in cucina; è vestita in modo sobrio con un vestitino leggero leggermente sbottonato all'altezza del seno e calze velate color carne (che presumo collant).
Incominciamo a parlare del più e del meno mentre la moka sul fuoco incomincia a borbottare. Le chiedo se il caffè lo prende amaro e mi risponde che la vita è già amara di per se e lo vuole zuccherato. Le porgo la tazzina e mi accomodo al tavolo della cucina a fianco a lei che nel frattempo si era seduta in attesa del caffè.
Approfitto delle sue parole e le raccomando di non lamentarsi della vita più di tanto, in quanto aveva un buon posto di lavoro, una bella famigliola con una splendida bambina, un marito amorevole e due genitori sempre presenti nella sua vita. In più eravamo fortunati perchè ogni tanto ci concedevamo qualche diversivo per ravvivare il rapporto coniugale; buttai giù sta cosa anche per saggiare ilsuo pensiero a mente fredda e per vedere se, stando da soli, avrebbe corrisposto a parlare dei nostri rapporti sessuali.
Effettivamente mi diede ragione e incominciammo a ridere ricordando la varie situazioni erotiche che ci avevano visti protagonisti; mi sembrava soddisfatta di quanto fatto e approfittai dell'occasione per allungare, con fare discreto, una mano sul suo ginocchio; non volevo assolutamente forzare la mano e mi sarebbe dispiaciuto rumpere quel rapporto che desideravo continuasse per un gesto inconsulto. Non si scostò e continuando a ridere delle scorribande notturne passate insieme iniziai a risalire con la mano verso il pube insinuandomi sotto il vestitino. Che fai ci provi mi disse e io le feci presente che non solo mi piaceva ma che l'uomo rimane cacciatore; e poi il fatto di essere da soli mi eccitava non poco. Ero ormai arrivato al suo inguine e la incominciavo a toccare la fica da sopra il collant e le mutandine. La vedevo che incominciava ad ansimare e fermandomi la mano mi disse che non voleva scopare ma che visto che quando la leccavo le piaceva troppo di limitarmi a questo. Accettai sperando che con l'eccitazione della slinguata mi si sarebbe concessa. Si alzò dalla sedia e si abbassò i collant e le mutandine dopodichè si distese sul tavolo da cucina allargando le gambe penzoloni. Mi tuffai su quel curato ma rigoglioso boschetto di peli che aveva e incominciai avidamente a leccarla; dovetti fermarmi un attimo pre slacciarmi la cintura dei pantaloni e liberare la bestia che era diventata ormai incontenibile nelle mutande.
Mi rituffai e continuai e leccarla tra clitoride e vagina entrando e uscendo dalla fessura a mò di scopata. Mi incitava a continuare che di lì a poco avrebbe goduto e per renderla più goduriosa ne approfittai per infilarle due dita una in fica e una in culo. Questo triplice movimento la portò all'asme del piacere e con un grido soffocato se ne venne. Avevo il cazzo in fiamme e glielo feci presente e lei mi ricordò del patto che avevamo fatto; tuttavia rendendosi conto delle mie condizioni del piacere che le avevo dato mi prese il cazzo in bocca e lo succhiò voracemente in un andirivieni dalla base alla punta. La sua bocca gorgogliava da questo profondo movimento e io non potetti resistere oltre e le inondai la bocca del mio seme; ma tanto me ne uscì che la sua bocca non potè contenerlo tutto e una parte bagnò il tavolo e il pavimento della cucina. Adesso mi toccherà anche pulire, pensai, ma era il male minore.

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