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M e la finta innocenza
by Andros30
L. e M si conoscono da mesi. Lui è stato il ragazzo della sua amica, ed ora M. si è rivolta a lui per migliorare la postura e, come aveva detto scherzando, “avere finalmente un culo degno di una ragazza con trent’anni alle porte”. Iniziò per gioco, continuò per abitudine. Poi, qualcosa cambiò.
Era successo gradualmente: lo scambio di battute sempre più intime, gli sguardi che duravano un secondo di troppo, il tocco della sua mano che si prolungava quando la aiutava a regolare un movimento. Mai nulla di esplicito. Fino a quel pomeriggio.
Avevano appena finito una sessione intensa, che le bruciavano le cosce. M. si sedette a gambe leggermente divaricate sulla panca. Il reggiseno sportivo le evidenziava il respiro affannato.
«Mi sento le gambe dure come marmo,» disse, guardandolo con un mezzo sorriso.
Lui alzò un sopracciglio di approvazione
«Vuoi vedere? Giudichi tu se ho esagerato?»
La domanda sembrò innocente, ma la voce tradiva una sfida.
«Dopo controlliamo» rispose lui, incalzandola per vedere fin dove si sarebbe spinta.
Poco dopo lei tornò dal bagno senza i leggins, lasciando scoperti i glutei fasciati da un paio di mutandine nere, sottili, già leggermente umide. Poteva essere sudore, ma era in una zona molto particolare e un odore leggermente diverso…
Luca non disse nulla, ma in quel momento ebbe un’erezione.
Si chinò per osservare i quadricipiti, le accarezzò il contorno esterno con le dita esperte. “Per controllare la tensione muscolare,” avrebbe detto, se fosse servita una giustificazione.
Poi fu il turno del gluteo. Le sue dita scivolarono verso l’interno, quasi a sfiorarle la vagina. Nessuna reazione da parte di lei. Solo il respiro, appena più profondo. Nessun passo in avanti, nessuna parola.
Il confine era stato toccato. Forse già superato.
Se interessa il racconto, proseguo con la parte 2
