STORY TITLE: Davanti ai suoi occhi 
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STORY

Davanti ai suoi occhi

by ilMarchese76
Viewed: 149 times Comments 3 Date: 08-09-2025 Language: Language

Non dimenticherò mai quel giorno.
Era la prima volta che li incontravo dal vivo.
Avevamo parlato a lungo, io e lei, anche con suo marito al telefono. Una fantasia coltivata con cura, lasciata crescere lentamente come un fuoco sotto la cenere.

Sapevo che lei era timida. Sapevo che non aveva mai fatto nulla di simile. E che quella sera, per la prima volta, avrebbe vissuto davanti a lui ciò che fino ad allora era rimasto solo immaginato.

Arrivai con un leggero anticipo. L’hotel era elegante, discreto. Al bar ordinai un whisky, giusto per placare l’attesa.
Il cuore mi batteva forte, nonostante l’aria di sicurezza che volevo ostentare.

Poi la vidi.
Entrò piano, accompagnata dal marito. Indossava un vestito nero semplice, che lasciava scoperte le spalle e accennava le curve del seno. Non era un abito provocante, ma su di lei diventava irresistibile.
Camminava con passo esitante, e appena i nostri sguardi si incrociarono abbassò subito gli occhi, mordendosi il labbro.

Mi alzai per salutarli. Stringemmo la mano come vecchi amici, ma la sua era fredda, quasi tremante.
Era bella in quel modo fragile, come una donna che lotta tra due desideri: quello di scappare e quello di lasciarsi andare.

Parlammo poco. Più che parole, erano sguardi, pause, respiri che dicevano molto di più. Il marito sorrideva, cercando di sciogliere la tensione, ma io sentivo che in lei la tensione non doveva svanire: era quella a renderla elettrica.

Quando ci spostammo in camera, il silenzio ci seguì.
Lei rimase in piedi, vicina al letto, con le mani intrecciate davanti al ventre. Il marito si accomodò su una poltrona, di lato, con lo sguardo pieno di attesa.
Io la osservavo, senza muovermi. Non volevo forzarla. Volevo che fosse lei a compiere il primo passo.

“Vuoi davvero questo?” le chiesi, la voce bassa, quasi un sussurro.
Lei mi guardò un istante, poi annuì, senza parole.

Mi avvicinai lentamente. Sollevai la sua mano, la portai alle labbra. La sentii tremare, ma non si ritrasse.
Il marito osservava, e io percepivo che era parte integrante di quel gioco: il suo sguardo dava a lei il coraggio di restare.

Sfiorai il suo collo con le labbra.
Un bacio leggero, appena accennato.
Lei rabbrividì, chiudendo gli occhi.
Sentii il respiro accelerare.

“È bellissimo vederti così,” le mormorai all’orecchio. “Non devi fare nulla, lascia che sia io a guidarti.”

Il vestito scivolò piano, lentamente, mostrando la pelle candida delle spalle, poi il profilo dei seni racchiusi nel reggiseno.
Lei arrossì, si coprì istintivamente con le mani, ma io le scostai dolcemente.
“Sei meravigliosa.”

Dietro di me, percepivo il marito. Non parlava, ma il suo silenzio era denso. Era eccitazione, complicità, un invito a spingermi oltre.

La baciai sulle labbra. Stavolta un bacio vero. Lungo. Profondo.
Lei gemette piano, come sorpresa da sé stessa, e io sentii le sue mani finalmente stringere la mia camicia.

La portai verso il letto, la adagiai piano. Il marito si spostò leggermente sulla poltrona, più vicino, con gli occhi fissi su di noi.
Lei mi guardava, tremante, e nei suoi occhi c’era la paura di cadere e il desiderio di lasciarsi andare nel vuoto.

Scostai il vestito fino a liberarle le gambe, e quando le accarezzai la coscia, lei fece un piccolo sussulto.
La sua pelle era calda, liscia, e il suo respiro spezzato mi diceva che era pronta anche se ancora non lo sapeva.

Mi chinai, sfiorando la sua pelle con la lingua. Dal collo al seno, lentamente, lasciando che ogni centimetro fosse una conquista.
Ogni suo gemito era un premio. Ogni suo tremito, una resa.

E in quell’attimo capii: quella non era solo la sua prima volta con un altro uomo davanti al marito.
Era la sua prima volta a sentirsi davvero libera.

La guardavo stesa sul letto, il respiro corto, gli occhi che correvano da me a suo marito.
Era come se cercasse in entrambi la forza di lasciarsi andare.
Io la desideravo, ma volevo che fosse lei a varcare la soglia.

Posai una mano sul suo ventre, appena sopra l’ombelico.
La pelle le tremava sotto le dita.
Il marito, seduto di lato, annuì lentamente, come a dirle va bene, puoi farlo.

Allora mi chinai e baciai piano il suo ventre, scendendo sempre più giù.
Sentii le sue gambe irrigidirsi… poi aprirsi, poco alla volta, con un gesto timido e disperato insieme.
Il suo profumo mi travolse: caldo, dolce, femminile.

Le sfiorai l’interno coscia con le labbra, e lei emise un gemito strozzato, portandosi la mano alla bocca, quasi a vergognarsi.
Gliela abbassai piano, intrecciando le sue dita alle mie.
“Non nasconderti… voglio sentirti,” le sussurrai.

Il marito tratteneva il respiro, gli occhi fissi.
Io sapevo che ogni mio gesto era un gioco a tre: lei lo viveva con il corpo, lui con lo sguardo, e io nel mezzo, a guidare entrambi.

Quando la mia lingua la raggiunse, tremò tutta.
Era bagnata, pronta, e ogni movimento la faceva inarcare la schiena.
Non ci fu bisogno di molto: la sua timidezza si sciolse presto in gemiti sempre più forti.
Gemiti che non erano solo piacere, ma liberazione.

Sollevai lo sguardo verso il marito.
I nostri occhi si incontrarono.
Non c’era rivalità, non c’era sfida.
C’era una complicità silenziosa, un patto che si compiva davanti a me.

Mi rialzai, lentamente, e la guardai negli occhi.
Lei ansimava, le labbra socchiuse, le guance arrossate.
“Vuoi che ti prenda?” le chiesi, con la voce roca.

Ci fu un istante sospeso.
Lei guardò il marito.
Lui annuì, con un sorriso lieve, come a darle il via libera.

Allora la presi per i fianchi, la tirai verso di me, e mi posizionai sopra di lei.
Il contatto fu un lampo: caldo, intenso, irresistibile.
Quando entrai dentro di lei, lentamente, la sentii gemere come se fosse la prima volta della sua vita.
E in un certo senso lo era.

Il marito osservava, il respiro accelerato.
Lei si muoveva sotto di me, tremante, gli occhi chiusi e le mani aggrappate alle mie spalle.
Ogni mio affondo era un colpo al suo cuore, e lei lo sentiva, lo viveva, lo gridava con il corpo.

Non era solo sesso.
Era la realizzazione di una fantasia che li aveva tenuti uniti per mesi, forse anni.
Era la fiducia che prendeva forma, la complicità che diventava carne.

Quando venne, urlò il mio nome e poi il suo.
Un grido doppio, che non apparteneva a nessuno di noi tre… ma a tutti insieme.

E io, travolto da quella onda, mi persi dentro di lei, sapendo che in quel momento non ero un intruso.
Ero parte della loro storia.

Rimasi dentro di lei ancora qualche istante, immobile, a godere del suo respiro caldo sul mio collo.
Il suo corpo tremava, e le mani non volevano staccarsi dalle mie spalle.
Era come se avesse paura che tutto potesse svanire, che io potessi dissolvermi.

Quando mi ritirai piano, lei gemette ancora, un suono basso, quasi un lamento di piacere e smarrimento insieme.
La guardai: aveva gli occhi lucidi, le labbra ancora arrossate dai baci.
Si voltò verso il marito, quasi con un senso di pudore tardivo, come a chiedere silenziosamente: va bene così?.

Lui si alzò lentamente dalla poltrona, si avvicinò al letto.
Non parlava. Non ce n’era bisogno.
Le accarezzò i capelli con un gesto dolce, paterno e complice, e le stampò un bacio leggero sulla fronte.
Era il suo modo di dirle che l’aveva amata anche in quell’istante, forse più che mai.

Io mi tirai indietro, lasciandole spazio.
Li guardavo, e capivo che non ero lì a rubare nulla.
Ero stato l’elemento che aveva reso possibile quella fantasia, quella liberazione.

Lei si sollevò, ancora nuda, e con un gesto timido prese la mia mano.
Me la portò alle labbra, la baciò. Poi mi guardò negli occhi.
In quello sguardo c’erano mille emozioni: gratitudine, eccitazione, incredulità, persino un filo di vergogna.
Ma soprattutto… desiderio di non fermarsi.

Il marito, vedendoci così, sorrise appena.
“È bella quando si lascia andare, vero?” mi disse sottovoce, con un tono che non aveva nulla di ironico.
Annuii, con un respiro profondo.
Era la verità. Lei era splendida, proprio perché si era arresa a quel desiderio.

Ci fu un silenzio carico di tutto.
Poi lei si strinse a me, il seno contro il mio petto, e alzò lo sguardo verso il marito.
“Lo voglio ancora…” sussurrò, quasi vergognandosi della sua stessa audacia.

Io la strinsi forte, e sentii che la notte non era affatto finita.

ADDED 3 COMMENTS:
  • avatar 70anni Davvero molto molto bello! Manca soltanto qualche riga in più per descrivere un po' più dettagliatamente quando lui viene dentro di lei (così sembra potersi immaginare), mentre qui si salta dalla intensa venuta di lei al momento in cui lui si ritrae. Comunque merita di essere copiato ed archiviato (magari inserendo quella piccola aggiunta).

    09-09-2025 08:53:11

  • avatar escanio73 Complimenti veramente bello

    09-09-2025 08:31:53

  • avatar AnalistaPsic Perfetto

    09-09-2025 00:53:18