Le confessioni di Valeria - 2
by Viandante772Vu: 1339 fois Commentaires 2 Date: 30-08-2024 Langue :
NOTA: oltre dieci anni fa ho scoperto che mia moglie aveva una relazione. Ho letto per un po' di tempo i suoi messaggi, soprattutto confidenze con un'amica, risalendo anche a molti messaggi cancellati.
Il mio lato cuck, già molto sviluppato, è definitamente esploso, e questo ha permesso alla nostra coppia di sopravvivere e (forse) superare la cosa.
I fatti base di questi racconti sono in parte le sue ammissioni a me e soprattutto le sue confidenze alla amica, poi ricamati ed ampliati nei dettagli con le mie fantasie.
In questo racconto rifletto sulle volte che lei mi rifiutava (Quasi sempre), scoprendo poi che nello stesso periodo si era fatta scopare da un altro.
Quando è arrivato a letto viaggiavo già in bilico tra sogni e realtà: braccia e gambe scomposte sul letto sfatto, l’aria fresca della notte ad accarezzare appena il mio corpo nudo e umido di doccia.
I fruscii e i leggeri scricchiolii dei suoi passi sul parquet mi giungono appena, scalfendo un mondo di odori e sensazioni che cerco di rievocare e fissare nella mia mente.
Sento il suo respiro caldo, e il tocco lieve delle dita che seguono il profilo del mio fianco, dalla spalla alla coscia.
Ma la mia mente è sconnessa, e il mio corpo freme ancora di sensazioni estranee a queste mura e a queste mani.
“Che bel culo che hai…”
Mi afferra una natica saggiandone la consistenza e scostandola poco per volta per osservare meglio la mia figa scoperta ed esposta.
Io continuo a farmi cullare dai miei pensieri, lasciandomi trasportare dalla dolce insensibilità del sonno incipiente.
Sento il suo naso sfiorarmi la pelle, e subito dopo il tocco umido della lingua che percorre il solco tra le mie natiche.
Indugia sul mio ano, penetrandolo lentamente mentre con le mani divarica per bene il culo.
Va avanti per un bel po’ leccando con calma intorno, e poi riprendendo a penetrarmi e allargarmi il buco con il solo uso della lingua.
La mia figa si bagna, lo percepisco come un’eco lontana. Una sensazione di calore che si diffonde dal perineo all’addome, facendomi contrarre ritmicamente e involontariamente i muscoli.
Ma la cosa mi procura anche un certo moto di fastidio, in quanto mi distoglie dai miei pensieri.
Mi sfioro un capezzolo, pizzicandolo appena tra due dita per sentirlo inturgidirsi poco a poco. Il gesto mi riporta a poche ore fa, quando nel fresco del sottobosco potevo sentire il cazzo di Alessandro finalmente riempirmi la bocca, fino quasi a soffocarmi.
Mentre lo afferravo dalla base per spingermelo bene in bocca, lui soppesava e palpava i miei seni gonfi martoriandomi i capezzoli… riesco quasi a sentirlo come se accadesse ora.
…………
E’ passato oltre un anno dalla serata con Giorgio. Dopo la sbandata di quella sera le cose non sono proseguite per diversi motivi. Sul lavoro i contatti con Giorgio erano difficili da avere e alcuni casini con i colleghi rendevano molto complicato ricreare delle situazioni propizie. In più i sensi di colpa del giorno dopo erano stati pesanti e opprimenti, e l’idea di mettere le cose a posto con mio marito e addirittura cercare di avere un figlio mi aveva tenuta lontana da pensieri strani.
Ma proprio la ricerca di un bambino, con frequenti rapporti sempre più “meccanici”, poco coinvolgenti e con scarsi risultati pratici, ha cominciato a creare nervosismo e insofferenza nella coppia.
Dall’altro lato, mi ritrovavo ogni giorno con le attenzioni e le avances galanti di Alessandro, uno dei manager commerciali, di qualche anno più grande di me e sposato con figli ma di certo molto attivo con le colleghe più giovani e avvenenti.
Mi faceva piccoli regalini al ritorno dalle sue trasferte, mi invitava a pranzo appena poteva, non perdeva occasione di passare la pausa caffè o sigaretta con me.
Io lo trattavo con affetto e amicizia, ma non ne ero attratta. Poi poco a poco la carenza di attenzioni a casa e la voglia di essere accudita e coccolata da una figura rassicurante e protettiva ha fatto breccia tra le mie difese, cominciando a infondermi una certa curiosità e un persistente esigenza di sentirmi eccitata e appagata.
In più pensavo che a fine anno non mi avrebbero rinnovato il contratto, quindi le remore per eventuali complicazioni sul lavoro, e un generale senso di “ultima chance” mi hanno fatto rompere gli indugi, e quando ho accettato di uscire a pranzo con lui sapevamo entrambi che dietro quella resa c’era una chiara accettazione di andare ben oltre un pranzo tra amici.
Infatti non ci siamo neanche arrivati al solito bar, mi sono ritrovata la sua lingua in bocca già nel parcheggio della ditta, incuranti dei colleghi che ci potevano vedere!
Non ho opposto resistenza, rilassandomi sul sedile comodo della sua macchina con le braccia abbandonate sui fianchi e le cosce dischiuse per dare sollievo alle pulsazioni della mia figa fradicia e gonfia di voglia repressa.
“portami da qualche parte, voglio scopare”
Non se l’è fatto ripetere, e in un silenzio carico di attese si è diretto verso la collina, oltre il castello.
Deve essere pratico di scappatelle in questa zona, chissà quante colleghe si è già scopato, infatti a colpo sicuro ha imboccato una stradina sterrata e parcheggiato in un tranquillo spiazzo all’ombra dei castagni.
Ci siamo seduti sui sedili posteriori continuando ad intrecciare le nostre lingue, ma volevo di più, volevo l’abbandono totale.
“Voglio stare nuda…”.
L’ho guardato con aria trasognata mentre scalciavo i leggeri sandali e mi sfilavo con un solo gesto il vestito estivo fresco e leggero, facendo seguire reggiseno e mutandine e inginocchiandomi poi sul sedile per potermi occupare meglio di lui.
Il suo sguardo è corso lungo la mia schiena inarcata, fino al mio culo esposto verso il finestrino e completamente dilatato.
“Che bel culo che hai…”
Io armeggiavo con i suoi pantaloni, lui armeggiava con il mio culo cercando di raggiungere l’apertura tra le grandi labbra.
Mentre riuscivo a liberare il cazzo e mettermelo in bocca, lui trovava la strada giusta, infilando il medio in un lago di umori.
Ho mormorato tutto il mio godimento muovendomi avanti e indietro, facendo così entrare e uscire il suo cazzo e il suo dito per assaporarli al meglio.
“…che troia… che troia… guarda come spompini…”
Mi accompagnava con la mano posata sulla nuca, invitandomi a prenderlo sempre di più. Ma mi mancava il fiato, e solo quel dito non mi bastava più.
“Spogliati anche tu.”
La sensazione di estraneità nei confronti di un corpo semi sconosciuto mi stordiva e mi eccitava.
Ha il corpo di un quarantacinquenne, massiccio ma non molto sportivo, con folti peli sulle cosce e sul pube, ma accorciati sul petto ampio.
E’ molto diverso da quello a cui sono abituata, e la cosa mi è piaciuta.
“Adesso scopami, voglio sentirlo dentro.”
Mi sono adagiata contro la portiera attirandolo a me. Mi baciava con foga, stringendomi i seni che strabordavano dalle sue mani. Ondeggiava il bacino facendo scorrere la cappella tra le mie gambe, forse con l’intenzione di penetrarmi senza l’aiuto delle mani.
Io però non avevo pazienza, e con la mano ho indirizzato il cazzo dentro di me, quasi a volermi scopare da sola. L’ho afferro saldamente dalla base stringendo con forza, e assecondando i suoi movimenti che mi aprivano per bene strappandomi gemiti di godimento.
Lui però voleva sentirmi meglio, e mi ha tolto la mano allargandomi per bene le gambe prima di affondare completamente dentro di me, facendo aderire i nostri bacini.
“Che figa fantastica che hai… mi fai morire…”
Mi scopava bene, con forza. Il suo cazzo mi riempiva e mi provocava scosse di puro piacere aprendosi la strada dentro di me.
Ho puntato un piede sul soffitto dell’auto per rispondere ai suoi colpi il meglio possibile, e non perdermi niente di quelle sensazioni.
“Ti piace scoparmi vero? Da quanto tempo volevi farlo?”
Lo stuzzicavo, lo incitavo, la sensazione di essere l’oggetto del suo desiderio mi faceva impazzire.
“Voglio sborrarti dentro, fartelo sentire tutto…”
Ormai non capivo più niente, sentivo solo i colpi che mi sconquassano e l’orgasmo che onda dopo onda cominciava ad esplodermi da dentro.
Il suo cazzo è diventato talmente duro e gonfio che rischiava di spaccarmi.
Gli ho urlato il godimento in bocca mentre lo sentivo pulsare e schizzarmi dentro, per poi rimanere abbandonata sotto di lui mentre i nostri respiri affannosi piano piano si placavano…
Un altro cazzo mi riporta alla realtà, mentre preme sulle mie cosce provando a strappare un consenso per godere un po’ di me.
No. Stasera non sono tua, stasera non puoi godere di questo corpo.
Mi scosto e mi copro con il lenzuolo mormorando vaghe e assonate parole di rifiuto.
Ti sento mentre ti volti, percepisco la tua rigidità e il tuo disappunto. Ma non mi importa… anzi, la cosa mi eccita ancora di più, e quando affondo due dita nella figa fradicia, riprendo a sentire suoni e odori di un pomeriggio di sesso clandestino.