Un'affollata luna di miele - parte 4
by MirellaMarcoVu: 604 fois Commentaires 7 Date: 27-08-2024 Langue :
MIRELLA, MARCO E MORENA
La serata si preannunciava non diversa da quelle precedenti, ma tra l’inizio e la fine della notte accaddero molte cose notevoli che la resero la migliore da quando erano arrivati e una pietra miliare della loro storia. E non solo per il baccalà cucinato in tre modi diversi e per il vino più dolce e delicato di quello delle cene precedenti, ma per quell’atmosfera via via sempre più intima e un po’ trasognata che si andò creando. Erano ormai parte della clientela abituale e da questa, molto meno numerosa che nelle sere precedenti, trattati come gente del posto. Pedro era tornato a bere e spesso si sedeva con loro per due chiacchiere. Morena dimostrò di avere anche una lingua e parecchio veloce: dal semplice sculettamento quando passava, aveva iniziato a scambiare battute spiritose con i due sposi. Rodri, ovviamente, non si fece vedere e Ramon iniziò a giocare a carte scoperte, incurante di Marco.
L’oste suonò la chitarra un paio di volte e dedicò a Mirella un canto jondo, cantato come fosse un lamento di guerra, e una più contemporanea hit di Alejandro Sainz, quasi sussurrata. Che fosse lei la regina della festa non c’erano dubbi e che Ramon volesse essere il re anche meno. Tanto, che quando l’oste ritenne che Pedro si stesse facendo molesto con le sue continue domande e i suoi complimenti a Mirella, nei quali sottolineava un lei deferente contro il tu dato a Marco, gli disse un paio di parole all’orecchio che zittirono il portiere per il resto della serata. Mirella incassava le attenzioni con sufficienza e distrazione ed evitava sempre di guardare Ramon negli occhi, anche quando le versava, sempre più spesso, da bere. Rideva, si aggiustava i capelli dietro l’orecchio e si mordeva le labbra. Si lasciava andare, ma senza perdere il controllo.
Solo a Sonia, che se ne era stata sola e in disparte tutta la sera, sembrava importare il comportamento dell’oste che seguiva continuamente con gli occhi. Marco, invece, lasciava che le cose accadessero. Osservava in silenzio e si godeva l’idea di essere lui il prescelto di quella donna che teneva sempre tutti gli occhi incollati su di lei, ma aveva sposato lui. Solo gli estranei poterono pensare che ballare con Morena, che si faceva sempre più maliziosa, fosse una ripicca. Mirella sapeva bene che non avrebbe mai passato il segno se lei non avesse voluto. Che ballasse pure e si godesse l’ammirazione della barista, se la meritava. Ramon era figo, ma Marco, il suo Marco, lo era di più.
Fu durante uno di quei balli sempre più lenti e frequenti tra Marco e Morena, che Ramon si sedette vicino Mirella e, dopo un cin cin senza motivo, sparò i suoi versi da poeta d’osteria: “Sei straziante, perché sei stronza, il che ti rende ancora più bella e desiderabile. Ti piace far male”.
“Concetto complicato, ma afferro il senso. Anche questa è gratis?” gli chiese Mirella, senza girarsi a guardarlo.
“Questa no. Questa è perché ti voglio”.
“Sono una donna sposata. Non ti vergogni?”.
“A Rodri non è sembrato che tu lo sia. Ti ho vista”.
“Lo spionaggio è la specialità di famiglia, a quanto pare”.
“Più fai la stronza, più non ti mollo. Voglio la rosa e mi prendo anche le spine, a una a una”.
“Ste poesie le dici anche anche a Morena?”.
“Non ce n’è bisogno. Anche se in genere è una tipa silenziosa, quando voglio la faccio urlare. Come tutte”.
“Il poeta castigatore. Magari questa sera, però, non la sentirai” gli disse, dandogli un pizzicotto sulla gamba.
L’uomo ammutolì, ma si vedeva che avrebbe voluto gemere per quelle unghie affondate nella coscia nuda, che lo stavano lacerando. E non è detto fosse solo per il dolore che avrebbe mugolato: quel gesto inaspettato, di cui non capiva il motivo, lo aveva eccitato. Il bocciolo restava irraggiungibile, ma intanto aveva provato le spine direttamente nella sua carne.
Mirella lo piantò in asso e si diresse al centro del bar, dove iniziò a danzare di fronte a Morena.
“Ti va di andare a fumare tra donne?”.
“Ramon ha esagerato?”.
“Non si tratta di lui, ma di me e te”. Lo disse sorridendo, accogliente, dolce. Ed era sincera.
Quando furono fuori Mirella le sorrise ancora.
“A che ora chiudete?”.
“Se va bene all’una questa notte, mezz’ora al massimo ancora, se non ci sono rotture”.
“Ti piace Marco?”.
“Ah, è per questo”.
“Non è quello che pensi”.
“Molto, molto carino e anche molto educato, forse troppo. Mi ricorda il mio fidanzato all’alberghiero”.
“Ci sapeva fare?”.
“Posso stare solo con chi ci sa fare. Se no mi addormento”.
“E io secondo te ci so fare?”.
Morena spense la sigaretta fumata a metà con il tacco degli stivali e sbuffò il fumo verso l’alto con gli occhi che le ridevano, ma non disse nulla.
“Tra poco io e Marco andiamo e ci portiamo una bottiglia di brandy con noi. All’una e dieci, vienici a trovare, per un bicchiere tranquillo. Stanza…”
“… 12, lo so. Il brandy lo porto io”.
Una volta in camera Marco vi era stato letteralmente trascinato dalla moglie, dopo un’ultima bicchierata collettiva , Mirella si appoggiò con la schiena alla porta e guardò intensamente il suo compagno.
“Stronzo” gli disse e volò uno schiaffo, ben assestato ma non violento.
Lui tacque. Sapeva il perché.
“In ogni caso tra dieci minuti sarà qui. Ma farai solo quello che ti dico io. Così saremo pari, almeno per questo viaggio di nozze”.
E Marco fece esattamente ciò che la moglie gli disse di fare. Appoggiò un telo sullo specchio, versò da bere alle donne, le osservò ridere, parlare come fossero vecchie amiche, guardarsi negli occhi e poi baciarsi. E restò seduto in poltrona quando le donne salirono sul letto e iniziarono ad esplorarsi sempre più a fondo, sempre più lentamente, ansimando sempre più intensamente. Osservava immobile, con il pene duro, fuori dalle mutande, ma non osava toccarlo: temeva di esplodere in poco e di perdersi il meglio.
Morena, con le ginocchia puntate sul materasso, teneva la testa tra le gambe di Mirella e allo stesso tempo le tormentava i capezzoli a piccoli tocchi delle unghie e dei polpastrelli. Si muoveva lenta come se avesse tutto il tempo del mondo e lasciava che le scosse di piacere risalissero a onde il corpo dell’italiana, che si contorceva con gemiti crescenti.
Marco aveva il fondoschiena di Morena in primo piano e voleva tuffarsi nella mischia, ma si alzò solo all’ordine della moglie.
“Leccala tu, deve essere dolcissima”.
Mirella ci aveva visto giusto: gli umori della barista erano densi, lucidi, mielosi nell’aspetto come nel sapore. Tanto la spagnola era calma con Mirella, tanto lui impetuoso con lei che le affondava il sedere sulla faccia come se avesse voluto farlo entrare dalla testa.
Seguirono minuti di piacere sommesso, che fu ancora Mirella a interrompere.
“Scooooopamiiii”, quasi urlò.
Marco non se lo fece ripetere e penetrò la moglie da sopra, mentre Morena si occupava ora del suo scroto ora dei seni di Mirella, mentre si dava piacere da sola.
L’orgasmo della giovane sposa arrivò presto e dovette sentirsi fino in Portogallo: fu un urlo, che Morena le strozzò in gola premendole delicatamente la mano sulla bocca e poi baciandola.
Marco si arrestò quasi subito e baciò la moglie ovunque potesse, sfinito più dall’aver trattenuto il suo coito, che per la fatica.
“Permetti, companera? La figa è bella, ma il cazzo è meglio”.
Mirella, languida e ancora scossa dall’orgasmo, accennò solo un sorriso, ma tanto bastò a Morena per spingere Marco a stendersi supino sul materasso e a cavalcarlo con una mossa rapida e decisa.
“Bada solo a non venire Marco. Falla godere, ma non venire”.
Come ci riuscì? Non se lo spiegò neanche lui, ma fatto sta che, forse complice l’alcol, riuscì a trattenersi ancora. Del resto, anche Morena venne presto come Mirella.
Si stesero tutti e tre vicini a riprendere fiato, Marco ancora in erezione.
“Vuoi venire?” gli chiese Mirella.
“Domani. Sono sfatto e ho goduto tanto anche così”.
Morena si alzò e iniziò a rivestirsi, dopo aver baciato entrambi sulle labbra.
“Resta a dormire”, propose Mirella.
“Resterei a fare anche altro, ma ho due sdentati a casa che la mattina mangiano il pan y tomate solo se glielo preparo io. Quello vecchio poi si alza alle sei, puntuale come il treno svizzero sul quale ha pulito le latrine una vita intera e fa svegliare anche quello giovane che sembra già avere i pensieri nella testa”.
Raccolse la borsa e aprì la porta, ma prima di uscire si girò all’indietro.
“Prima mi hai chiesto se ci sai fare. Ci sai fare, ma già lo sapevo, per questo sono venuta. Dormite bene”.
“Concordo con te companera: il cazzo è meglio della figa, ma con te un pensierino lo farei” replicò Mirella.
Fu solo nel richiudere la porta, una volta fuori, che Morena se ne accorse: “Ah, anche voi avete scoperto il trucco dello specchio”, disse indicando la suppellettile ricoperta dall’asciugamano. “Che si è perso Pedro stanotte, il porco, che si è perso. Ma il problema, domani, sarà Ramon” e richiuse piano, spegnendo la sua risata nel cuore della notte.
MIRELLA,MARCO E GLI ALTRI CHE LI GURDANO
Pedro lo seppe solo dopo quello che si era perso. Era andato a letto prima degli altri e aveva avuto una notte agitata che il mattino dopo era stampata sul suo volto da condor. Sbrigò le sue faccende e solo sul tardi si avviò alla taverna. Ci trovò il solo Ramon, buio in viso. Si fece preparare la colazione per la coppia di sposi e nel frattempo parlarono del tempo e di altre sciocchezze.
Finché l’oste non ruppe gli indugi.
“Hanno scopato questa notte?”.
“Come ogni notte, immagino. Sono dei mandrilli quei due”.
“Ti sei goduto lo spettacolo?”.
“Ero a letto e non so. Ma che ti frega?”.
“Nulla”, mentì. Ma poi aggiunse: “quella troia della tua amica Morena è andata in camera con loro. L’ho vista nascondere il motorino e rientrare nel motel”.
“Quando te la scopi è tua amica, le altre volte mia, anche se non lo è per davvero”.
“Lascia perdere Pedro”.
“Ti brucia?”.
“A quella me la faccio, fidati”.
“Osso duro e poi… c’è il marito”.
“Mi sembra una checca”.
“Mi sa che hai solo questa notte o al massimo due notti. Domani pomeriggio avranno la macchina. Dipende da quando partono”.
“Le macchine si rompono”.
“Già…”.
La conversazione finì con il peggiorare l’umore di Pedro, anche se lui stesso non ne capiva il perché. Alla fine, che cosa gliene fregava a lui? L’italiana era fenomenale, ma lui era fuori gioco. Voleva solo i suoi soldi. Prima di bussare alla stanza con il vassoio pieno, aggiornò il conto con le due nuove colazioni e l’ultima notte e lo appoggiò tra i piatti.
Mancavano 10 minuti alle 14 quando Marco gli aprì, dopo 5 minuti abbondanti di insistenza. Aveva la testa che gli scoppiava per il brandy o semplicemente per la stanchezza.
“Mica hai anche un’aspirina, Pedro?”.
“Vado a prenderla. Bisboccia eh? … Ne ho prese un paio anch’io”.
“Lasciamela sul tavolino fuori… Ah, una cosa. Facciamo che domani mattina ti chiamiamo noi per la colazione, vale?”.
“Vale”.
Mirella dormiva ancora, come suo solito a pancia in giù. Marco, portata la colazione dentro, non trovò di meglio da fare che stendersi nudo accanto a lei, dopo aver tolto il telo dallo specchio. La leccò delicatamente tra le natiche sudate e poi sulla pianta dei piedi cavandone dei gemiti sommessi. Non voleva svegliarla, solo godere di lei, anche se a sua insaputa. Si masturbò continuando a leccarla con la punta della lingua dove gli capitava e appena venuto, si riaddormentò di botto.
A svegliarlo fu lei, con una tazza di caffè in mano, tre ore dopo. Pioveva e dalla vetrata della stanza era il grigio a dominare.
“Buongiorno, maritino mio. Di notte stallone e di giorno…”.
“…Coglione, lo so”.
“Ti ho conservato pane, formaggio e uova. Mangia e prenditi l’aspirina, magari. Era fuori sul tavolino”.
Marco si drizzò a sedere e si accorse che la testa andava molto meglio, ma fece fatica a capire perché aveva la mano appiccicosa.
“Ho chiamato l’agenzia di viaggi in Italia. Ci cercano un aereo”.
Marco la guardò trasognato mentre addentava il pane.
Appena spiovve, andarono a correre sulla spiaggia deserta e poi fecero il bagno in un’acqua che si rivelò più calda del previsto. Da lontano, mentre correvano sulla spiaggia, al ritorno, sembravano due formiche impazzite che si davano la caccia. Almeno così apparvero a Ramon, che li osservava dalle dune prospicienti il suo bar. A Pedro, che li guardava dal retro del motel, facevano pensare a dei bambini. Dalla strada, passando in motorino, a Morena sembrarono semplicemente due innamorati. Nel vederli, si sentì bagnata tra le gambe.