STORY TITLE: Il gioco continua il cuck umiliato al centro commerciale e in hotel. 
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STORY

Il gioco continua il cuck umiliato al centro commerciale e in hotel.

by Queencuckdog
Viewed: 253 times Comments 3 Date: 19-06-2025 Language: Language



( leggi il racconto precedente cuck umiliatoal ristorante poi in camera )

Erano le 11 quando arrivammo davanti al centro commerciale.
La Queen era impeccabile: gonna nera a tubo, camicia bianca sbottonata quanto basta, tacchi alti, rossetto rosso e nulla sotto.
Io guidavo.
Lui sedeva accanto a lei.
Io avevo il collare sotto la camicia, plug inserito da ore e nessuna voce.
Loro parlavano.
Io ascoltavo.

Appena parcheggiati, la Queen scese e si agganciò al braccio del Bull.
Io camminavo dietro.
Portavo la sua borsa.
Era il Bull a pagare tutto, e questo rendeva il gioco ancora più perverso.
Io servivo, ma lui comandava.
E lei… brillava nel mezzo, adorata.

Entrammo in una boutique.
La Queen prese tre completini da provare.
Poi si girò verso di me e disse a voce alta, in presenza della commessa:
«Prendiamo anche qualcosa per il nostro cuck. Ha bisogno di sentirsi utile.»
La ragazza sorrise imbarazzata, ma il Bull intervenne subito:
«Proviamogli quel perizoma lilla e quel body. Vediamo quanto è troia.»

In camerino mi ritrovai con un perizoma femminile sopra la gabbietta e un reggiseno imbottito, mentre la Queen entrava senza chiedere permesso per scattare due foto.
«Sorridi, troietta. Stasera lo indossi per il padrone.»
Poi mentre esce lascia la tenda aperta per farmi vedere dalla commessa.
Io ero diventato rosso dalla vergogna, ma anche eccitato per essere mostrato in quelle condizioni, la commessa sorrise alla queen, mentre
Il Bull rideva fuori dal camerino.

Uscimmo senza che io sapessi cosa era stato pagato.
Lui aveva pagato tutto.
Per lei.
Per me.
Per godere della scena.

Dopo qualche altro negozio, ci spostammo al bar del centro, elegante e affacciato sulla galleria.
Prendemmo posto in un tavolino d’angolo.
Il Bull ordinò champagne per lui e per la Queen.
A me fu concesso solo un prosecco,
«Non vorrai mica bere quello che beviamo noi», disse lei, prendendo un sorso e lasciandolo colare lentamente dalle labbra.

Durante l’aperitivo, la Queen si divertiva a toccarsi le cosce sotto il tavolo.
Il Bull la provocava con lo sguardo.
E io, seduto al mio posto, ricevetti un messaggio sul telefono:
“Attiva il plug. Velocità 2.”
Eseguii.
Loro continuavano a parlare, flirtare, ridere.
Io sudavo.
Ero parte del gioco, ma mai al centro.

Quando la Queen si alzò per andare in bagno, il Bull si girò verso di me.
«Hai capito chi comanda oggi? «Sì, padrone.»
«Bravissimo. Allora guida. Abbiamo una suite da provare.»

Pagò lui, come sempre.
Io presi lo scontrino dalla mano del cameriere e glielo passai come fosse un trofeo.
Lui lo mise nel taschino.
La Queen uscì dal bagno sistemando la camicia e guardandomi con un sorriso da vera troia.

«Andiamo. Ho voglia di vederti usato con il nuovo intimo...

Non c’era altro da dire.

Nel silenzio dell’auto, la Queen era seduta accanto al Bull, le gambe elegantemente incrociate, le dita che scivolavano lente sulla sua coscia mentre parlava di nulla.
Io, dal sedile posteriore, tenevo la busta con il completino da troia che avevo appena provato.
Era il Bull ad averlo comprato. Per vedermi sfilare.
Per riderne.
Per usarlo.

Arrivati all’hotel, fu lei a parlare alla reception.
Stanza doppia deluxe. Vista panoramica.

L’ascensore fu lento. L’atmosfera… tesa.
Appena entrati nella suite, lei si tolse le scarpe e si mise sul divano.
Il Bull si slacciò la camicia.
Io rimasi in piedi, in attesa.

«Spogliati.»
Lo disse senza voltarsi.
Aprii la busta.
Perizoma lilla, reggiseno con pizzo nero, autoreggenti trasparenti.
Lo indossai lentamente, con le mani che tremavano.
Quando finii, la Queen si girò.
Rise.
Sincera.

«Che troia. Vieni qui.»

Mi fece salire su un tappeto al centro della stanza.
Prese il cellulare.
Mi fece girare su me stesso, lento, mentre il Bull si versava da bere.
«Guarda come gli sta. Questa è la tua nuova puttana personale.»

Il Bull si avvicinò.
Mi guardò senza toccarmi.
Poi si girò verso di lei.
«Lo voglio inginocchiato mentre mi spoglio. E tu… ti tocchi.»

Lei non rispose. Lo fece.
Senza fretta.
Si aprì le gambe e si passò due dita tra le labbra.
Io ero davanti a lui, reggendo il suo sguardo e abbassando lo sguardo ogni volta.
Mi spogliò lui. A parole.
«Togliti quel reggiseno ridicolo. Mostrami cosa non hai.»

Mi mise in posizione.
A carponi.
Lo sentii sputare.
Lo sentii spingere.
La Queen gemeva piano.
Non per me.
Mai per me.

Dopo un tempo che non esiste, la Queen si alzò.
Prese dalla borsa il collarino nero con la scritta “Slut


Me lo mise.
Poi disse al Bull:
Ora riprendi a inculare il cornuto, e lui riprese con foga ad incularmi.
> Mi insultava, mi diceva: «Godi, cornuto. Godi, troietta. Fai sentire a tua moglie quanto sei sottomesso. Dai, cornuto, godi.»
Poi iniziò a dire: «Dimmi chi sei.»
E io rispondevo sottovoce: «Sono la tua troia.»
Lui: «Non sento!»
Io alzavo la voce: «Sono la tua troia!»
Lui continuava: «Non sento!»
E io cominciai ad eccitarmi come una vera troia, iniziai a urlare e ad ansimare fino a sborrare nella gabbia.
Il Bull venne come una furia dentro di me: si sentiva la cappella gonfia che spruzzava sborra.
La Queen venne masturbandosi e godendo della scena.

Quando il Bull estrasse il suo cazzo ancora duro, fu lei a decidere cosa farne.
Mi tirò per i capelli.
Mi aprì la bocca. Tolse il preservativo al bull e mi fece pulire la mazza ancora dura
Il Bull mi usò.
Io accettai.
Perché è quello che sono.

Quando la mia monta fu finita, la Queen mi mise un bacio in fronte.
Poi sussurrò:
«Hai servito bene. Ma ricorda… ora che lui mi paga, io mi concedo. Tu solo pulisci.»

La suite era immersa nel silenzio dorato della notte.
Le tende tirate, le luci basse, l’aria satura di profumo femminile e pelle maschile.
Sul comodino, un bicchiere mezzo pieno di bollicine.
Sulla poltrona, la Queen, nuda, scomposta, regale.

Il Bull uscì dal bagno dopo una doccia rinfrescante, con calma, l’aria di chi ha già vinto.
Aveva il portafoglio in mano.
Contanti, piegati con cura.

«Ora tocca a te, puttana mia.»
Le infilò le banconote tra i seni, con un gesto teatrale.
Lei non disse nulla.
Sorrise appena.
Aprì le gambe.
E si passò una mano tra le cosce, lentamente, mentre lo guardava negli occhi.

Io ero inginocchiato in fondo al letto.
Nudo.
Immobile.
In attesa.

Il Bull prese la cinghia dei pantaloni e mi legò le mani dietro la schiena. Poi disse: 'Così non puoi toccarti. Guardi e basta.'



«Sai cos’è la vera umiliazione, cucciolo?»
La voce del Bull era bassa, lenta.
«Non il plug, non la castità. È vederla godere mentre tu… servi. E basta.»

Si voltò verso la Queen.
Le prese il mento.
Le baciò la bocca con forza.
Poi la spinse sul letto, la fece girare, e si mise sopra di lei.
«Questo è quello che si compra… quando si ha il potere.»

Le gemme della collana dondolavano sul materasso mentre lui la prendeva da dietro.
Lei gemeva piano, come se fossimo in un teatro e il pubblico fosse solo per loro due.
Io, ai piedi del letto, dovevo restare a guardare legato.
Ogni tanto, il Bull si girava verso di me.
E sorrideva.

«Guarda come ti scopo la moglie.
Guarda cosa vuol dire essere uomo… e cosa vuol dire essere accessorio.»

La Queen allungò una mano, prese la mia testa e me la spinse contro il materasso, dove il suo odore era ovunque.
«Annusami mentre mi scopa. Così magari ricordi che non è mai stato per te.»

Ogni movimento sul letto era un colpo alla mia dignità.
Eppure... sentivo il cuore battere più forte.
Ero in uno stato di eccitazione quasi ipnotica. La Queen mi lanciò uno sguardo complice, carico di quella consapevolezza che solo chi condivide certe fantasie può capire. Lo sguardo diceva tutto: “Sta succedendo davvero.”
Poi, con voce tagliente e seducente, mi chiese:
«Dimmi cosa sono.»
«Sei… una troia», risposi con un filo di voce.
«E tu?»
«Un cornuto», sussurrai.
«Non sento!»
La sua voce si fece più tagliente, affamata.
«Sono un cornuto!» gridai, mentre lei si lasciava andare, sempre più coinvolta. Il Bull la stava dominando con impeto, mentre lei ansimava e gli chiedeva di più, di darle tutto, di non fermarsi.

Io osservavo, impotente e prigioniero di quella gabbia, desiderando liberarmi e unirmi a quel turbine di piacere, ma sapendo che il mio ruolo era un altro. La loro intesa era un’esplosione di energia, quasi animalesca. Le loro voci si sovrapponevano in un crescendo che riempiva la stanza. Il momento culminante fu un’apoteosi: lei raggiunse un piacere travolgente, lui la seguì a ruota, e io… io mi ritrovai inginocchiato, incapace di contenere la mia reazione, travolto anch’io da un’ondata di piacere che superava ogni barriera, ho iniziato a colare sborra senza controllo dalla Gabbia con il cazzo moscio, colava senza poterlo controllare.

La Queen e il Bull, nel vedere il mio stato, sorrisero. Era la conferma che avevamo varcato un confine.
«Quanto sei cuck?» chiese lei con un sorriso ironico.
«Moltissimo», risposi senza esitare.

Il Bull si avvicinò, mi prese per il collo con fermezza e mi condusse verso la schiena della Queen. Mi mostrò il segno evidente del suo dominio la schiena era piena di schizzi della sua venuta, un getto di piacere immenso e, con gesto deciso, mi fece abbassare per ripulire.
«Senti come pulisce bene», commentò, mentre lei annuiva soddisfatta.
Poi, mentre ero ancora lì, mi prese il viso tra le mani e mi fece guardare nei suoi occhi.
«Ti piace, vero? Abbiamo superato le fantasie. Sei felice?»
Annuii, col cuore che batteva forte.

Era un rito. Una consacrazione. E io ero esattamente dove dovevo essere.

Quando finirono, lui si sdraiò di fianco.
Lei si alzò, le cosce ancora bagnate, e si avvicinò a me.
«Sai cosa voglio adesso?»
Mi guardò con sguardo liquido.
«Che tu mi pulisca. Ma lentamente. Con rispetto. Come se stessi baciando Dio.»

Mi inchinai.
Lo feci.
Era tutta bagnata
E mentre lo facevo, sentii le parole del Bull dietro di me:

«Pagherò anche domani. E il giorno dopo.
Perché la Regina merita il meglio.
Tu invece… meriti solo di assistere.
E obbedire.»



POSTED 3 COMMENTS:
  • avatar cpcicciolina Complimenti siete una vera coppia Cuckold!

    20-06-2025 12:14:21

  • avatar Dreaming73 Strepitoso, esattamente come vorrei che succedesse a me

    20-06-2025 09:28:31

  • avatar 70anni Avrebbe potuto essere anche un bel racconto, peccato che spesso non si capisca cosa stia in realtà succedendo, forse per perdita del filo del discorso o forse per dimenticanza di qualche parola o qualche riga. Alla fine non si capisce dove in realtà sborri poi sto bull, soprattutto quando monta lei (Quando monta lui,ad un certo punto dice di sentire sborrare mentre lo ha dentro, ma poi dice che lo tira fuori e lei gli toglie il preserva! Quando sembra doversi intendere che abbia montato lei, non si capisce se l'abbia sborrata in figa o no, visto che poi dice di averle leccato la schiena sborrata.Quindi dovrebbe averla montata a pecora, ma prima non ne fa alcun cenno, anzi sembra tutt'altro!).

    20-06-2025 08:59:49