In Discoteca
by Ladycougar72Visto: 1418 veces Comentarios 12 Date: 24-09-2024 Idioma:
Era parecchio che avevo in testa questa fantasia, ma non l’avevo mai attuata: rimorchiata da un bel ragazzo, in una disco frequentata da gente “normale”, intanto che mio marito, a debita distanza, osservava tutta la fase del corteggiamento, prima di andare a concludere, solo io ed il bel maschione che mi aveva abbordato, che mi avrebbe sbattuto nei bagni del locale.
Una sera dello scorso weekend, abbiamo attuato la nostra fantasia: truccatissima, pelle resa bronzea da lampade recenti, vestita con minigonna nera giro passera senza intimo, sandali tacco 12 cm con piedini curatissimi ed unghie laccate di rosso porpora, seno in vista fasciato in una giacchetta bianca chiusa solo da una spilla in vita.
Così agghindata, siamo andati in una grossa discoteca multisala.
Io ed il cornuto entravamo separatamente e cominciavamo a girare per l’enorme locale: io sempre da sola e lui, con la gabbietta di castità debitamente indossata, si teneva a debita distanza, non perdendomi mai di vista mai di vista nonostante il locale fosse pieno di persone.
Visto il target di età troppo avanzata dei frequentatori della sala del liscio (più o meno tutti della mia età…!), dopo un breve passaggio nella sala di latino/americano, mi accomodavo su un divanetto di una delle discoteche, quella più frequentata da giovani e giovanissimi. Accavallavo le gambe e mi accorgevo che il cornuto mi stava osservando seduto su un divanetto lontano, in fondo alla sala.
Alcuni ragazzi, mi avevano notata e passavano e ripassavano lì davanti, squadrando la mia “mise” e non staccandomi gli occhi da dosso. Alcuni tentavano persino un timido approccio ma, non incontrando il mio gusto, non davo loro troppa considerazione.
Finalmente, si avvicinava un bel tipo: profumato, completamente rasato, di circa 35 anni, vestito con camicia bianca che fasciava un bel fisico vistosamente muscoloso, un paio di calzoni chiari di tela, che lasciavano intravvedere un bel pacco di carne in mezzo alle gambe.
Chiedeva: “Posso sedermi vicino a te?”
Io era eccitatissima e mi stavo già bagnando solo a guardarlo, secondo voi avrei potuto dirgli di no?
Diceva di chiamarsi Angelo e, archiviate velocemente le presentazioni, cominciavamo a parlare del più e del meno ; io mi eccitavo sempre di più ad ascoltare la sua voce calda e profonda.
Con fare noncurante, sempre parlando, Angelo cominciava a carezzarmi il braccio fino a salire sempre più su, sino ad arrivare ad infilare la mano nella copiosa scollatura, incentivato nel frattempo dalle mie carezze al suo meraviglioso ed invitante pacco, sulla patta dei pantaloni.
A quel punto, quasi naturalmente, le nostre labbra si univano e le lingue cominciava ad esplorare le rispettive bocche. Sentivo il gusto della sua saliva e del drink che aveva appena bevuto e la mia eccitazione saliva maggiormente. Non avendo biancheria intima, la mia fica aveva già cominciato a colare piacere persino lungo le gambe, tanto da provare una sorta di imbarazzo misto ad eccitazione nei confronti di quello sconosciuto.
Notavo il cornuto che si era avvicinato a pochi metri e, in piedi vicino alla pista, non si perdeva nulla della splendida pomiciata.
La situazione mi faceva trasalire ed aumentava ulteriormente la mia già altissima eccitazione.
Ormai priva di freni inibitori, noncurante del luogo e delle persone presenti , continuavo e leccarlo ed a succhiare la sua lingua, ad accarezzarlo, palpandogli sempre più voluttuosamente il suo cazzo chiuso nei pantaloni.
A questo punto, Angelo mi diceva: ”Cosa ne dici di andare fuori a continuare in auto? Qui, fra un po’, chiamano i Carabinieri….”
Senza rispondere, mi alzavo di scatto, lo prendevo per mano ed insieme ci avviavamo all’uscita.
Una volta fuori, entrammo nella sua auto, parcheggiata poco distante , in una zona buia del piazzale. Ci accomodavamo entrambi sui sedili posteriori e continuavamo quello che avevamo lasciato qualche minuto prima.
Angelo si calava i pantaloni e le mutande, facendo fuoriuscire il bel cazzone enorme, venoso e duro come il marmo, che mi affrettavo ad ingoiare, cominciando a succhiarlo tutto quanto fino in fondo. L’odore del cazzo bagnato mi eccitava ancora di più, Nel frattempo, lui era riuscito a togliersi i pantaloni ed a spogliarsi mentre io continuavo a leccargli e succhiargli quel bel cazzone, scendendo fino alla palle dure e gonfie, che non tralasciavo di leccare e succhiare, mentre lui mugolava dal piacere e mi incitava di continuare a succhiarglielo e baciarglielo.
Non ce la facevo più: mi tiravo indietro, mi stendevo sulla schiena ed allargavo le gambe, gli afferravo il cazzone e me lo spingevo nella fica. Lui cominciava a pompare in una monta selvaggia che non durava molto purtroppo, ma era comunque abbastanza per farmi raggiungere un intenso orgasmo.
Avrei voluto farmi spruzzare dentro ma, quando mi accorgevo che stava per venire, lo fermavo e gli chiedevo di spruzzarmi in gola.
Cosa che lui faceva subito dopo: il grosso getto di sborra bollente mi riempiva tutta la bocca e poi la gola rendendomi persino difficile la respirazione, tanto che ero costretta a cominciare ad ingoiare. Ma il getto non si fermava, Angelo continuava a eiaculare emettendo grugniti animaleschi ed io ricevevo tutta la sua sbroda ingoiandola senza lasciarne una goccia, tranne quella che mi era colata sulle labbra e sul mento.
Una bella scopata, breve, ma appagante. Una stupenda e copiosa sborrata in gola.
Cosa volevo di più?
Ci pulivamo alla meglio, scambiavamo il numero di telefono e dopo i convenevoli di rito, ci salutavamo in fretta.
Raggiungevo la mia auto nel piazzale e chiamavo al telefono il cornuto, che era rimasto dentro alla disco ad aspettare. Dopo poco mi raggiungeva e, appena salito in auto, senza proferire parola, cominciavo a baciarlo ed a slinguarlo, dicendogli: “Senti come so di sborra e di cazzo, cornuto che non sei altro! Senti il sapore della sborra? Mi ha riempito lo stomaco quel porco, dopo avermi scopato come una troia!”
Mentre lo limonavo, il cornuto avrebbe voluto segarsi, ma la gabbietta che gli stringeva il cazzetto, glielo impediva. “Ti segherai a casa, cornuto, adesso andiamo alla svelta, che ho bisogno di una doccia”…