STORY TITLE: La volontà della Padrona 
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STORY

La volontà della Padrona

by Gianbull360
Viewed: 96 times Comments 2 Date: 18-06-2025 Language: Language

Gloria
L'euforia del mio compleanno e l'intensità di quell'ultimo incontro erano ancora nell'aria, un profumo persistente di libertà e di potere. Ma per me, la sete di esplorazione non si era placata. Anzi, l'infatuazione per Arturo, la sua fisicità imponente e la sua versatilità, avevano acceso in me un desiderio nuovo e più profondo, una fame che ora sapevo di dover appagare. Volevo di più. Volevo vedere Arturo anche da sola, senza la presenza di Mario, senza la cornice del trio. Soprattutto la mattina, quando entrambi avevano del tempo libero, prima che la routine familiare ci inghiottisse di nuovo nella sua morsa soffocante.
La psicologia della mia svolta era chiara: stavo assaporando il potere, la libertà di agire al di là di ogni convenzione, di ogni aspettativa. Non ero più la Gloria di prima, la moglie fedele e la madre premurosa.
Ero una donna rinata, una padrona, una creatura del desiderio che pretendeva di esplorare ogni sfaccettatura della sua sessualità, senza limiti.

Mario,

dissi una mattina, con un tono che non ammetteva repliche, la mia voce un ordine dolce ma fermo,

voglio incontrare Arturo. Da solo. La mattina.



Mario
Sentii un brivido freddo, la vidi irrigidirsi. La mia paura, quella di perdere il controllo, che i suoi sentimenti potessero sfuggire, si fece prepotente.
Il fantasma di Piero tornò a tormentarmi, lo sentii nel mio respiro affannoso.

Ma Gloria.. da sola? Non era questo il nostro accordo. E se.. se poi i sentimenti..

La mia voce era un lamento, una supplica.

Gloria
Lo zittii con uno sguardo, un semplice movimento degli occhi che era un comando.

L'accordo è che io sono la padrona, Mario. E la mia volontà è questa. È solo un caffè.

Mentii, consapevole del potere che quelle parole avevano su di lui.

Gloria
E così, l'incontro avvenne. Un caffè in un bar lontano da occhi indiscreti, un luogo anonimo che si trasformò nel teatro della mia nuova trasgressione. L'atmosfera era rilassata in apparenza, ma carica di una tensione erotica inespressa, un'energia che vibrava tra noi. Parlammo, ridemmo, e poi, quasi senza accorgercene, le nostre mani si cercarono sotto il tavolo. Un tocco, una carezza, e la situazione sfuggì al controllo, come una diga che cede. Le nostre bocche si unirono in un bacio appassionato, lungo, profondo, che non lasciava spazio a dubbi, che sanciva una nuova intimità. Era un bacio che sapeva di desiderio proibito, di libertà ritrovata, del mio potere di infrangere ogni regola.
Tornai a casa radiosa, con un sorriso che Mario non mi vedeva da tempo, un sorriso che mi illuminava il viso e che, al contempo, sapevo lo feriva nel profondo della sua anima.

Mario
Gloria, che aveva atteso con ansia e tormento, tornò a casa, sentii il sangue ribollire nelle mie vene. La gelosia mi divorava, era palpabile.

Cos'è successo?

chiesi, la voce tesa, quasi un ringhio, gli occhi inquisitori.

Vi siete baciati, vero? L'ho capito dal tuo sguardo! Me lo sentivo!



Gloria
Io, senza scompormi, lo guardai con un'aria di sfida, di superiorità.

Sì, Mario. Ci siamo baciati. E allora?

La mia voce era calma, ma la sua fermezza lo colpì più di un grido.

Mario
Sentii la rabbia montare, la mia paura di essere rimpiazzato, di perdere la sua attenzione esclusiva, che mi soffocava.

Ma non dovevano esserci sentimenti! Non doveva essere così! Mi avevi promesso!

La mia voce era ora un misto di rabbia e disperazione.

Gloria
Io, Gloria, però, avevo già deciso. La mia fermezza era granitica, incrollabile. Non avrei permesso a Mario di dettare le mie regole, di ingabbiarmi di nuovo nella prigione della normalità. Ero la padrona, e lui avrebbe dovuto accettarlo, completamente, senza riserve.

Mario,

dissi, la voce bassa, ma carica di un potere inequivocabile, un sussurro che era una sentenza,

è ora che tu capisca chi comanda qui. E che tu accetti la mia libertà, la mia vera natura. Se non lo farai, ti aspetta solo l'astinenza e la gabbia. La tua sessualità sarà mia.


Quella sera, e per le notti successive, decisi di piegare Mario alla mia volontà, di fargli capire chi fosse la vera padrona. Lo costrinsi a sessioni di sottomissione estenuanti, un crescendo di dolore fisico e psicologico per lui, e di piacere esclusivo e potere per me. Mario fu costretto a leccarmela per ore, la sua bocca che lavorava instancabilmente sul mio clitoride, succhiando e leccando fino a farmi gemere ininterrottamente, mentre io mi godevo ogni istante, il mio corpo che si inarcava, le mie gambe che gli stringevano la testa, spingendolo più a fondo. Ogni tanto, un colpo secco della mia frusta sulle sue natiche, un dolore acuto che si mescolava al piacere perverso della sottomissione, un monito al suo ruolo. Le sue natiche si coprirono di un profondo rossore, un segno visibile della sua obbedienza, del mio dominio. Io ridevo, godendo della sua sofferenza e della sua dedizione, della sua totale resa.

L'Ultimo Atto di Sottomissione
Gloria
La serata conclusiva fu la più intensa, il culmine del mio processo di dominazione. Non ci fu nessuna interazione fisica tra Mario e me. Io mi sedetti sul divano, regale, con un'aria di superiorità che lo fece fremere, che gli fece capire il mio potere. Mario, nudo, in ginocchio ai miei piedi, il suo membro teso e pulsante, aspettava, la sua intera esistenza dipendeva dal mio prossimo comando. Lo fissai, i miei occhi color smeraldo che brillavano di un potere inequivocabile, di una consapevolezza della mia vittoria.

Mario,

dissi, la voce fredda e autoritaria, senza un'ombra di esitazione,

se non accetterai la mia libertà, se non mi lascerai esplorare ogni desiderio, verrai messo in astinenza ed ingabbiato. La tua sessualità sarà mia.

Poi, con un gesto lento, quasi rituale, tirai fuori una frusta di cuoio e una gabbia di castità in metallo, appoggiandole sul tavolino di fronte a lui.

Ho comprato qualche giocattolo,

dissi, un sorriso malizioso che mi increspava le labbra, una promessa e una minaccia.

Mario
Sentii un brivido di terrore, ma il mio cazzo, duro e pulsante, tradiva la mia profonda volontà di sottomissione, la mia accettazione del mio destino. Capii che non c'era scelta. Era la mia padrona, e la sua volontà era legge, l'unica legge che contava.

Sì, padrona,

sussurrai, la voce rotta, gli occhi pieni di una resa totale.

Obbedirò. Accetto la tua libertà.



Gloria

Bene,

dissi, un sorriso di trionfo che mi illuminava il viso, la mia vittoria era completa.

Ora, Mario, voglio che tu ti masturbi. Qui. Davanti a me. Per dimostrarmi la tua obbedienza e la tua devozione.



Mario
Obbedii. Con mani tremanti, iniziai a masturbarmi, i miei occhi fissi su di lei, Gloria, che mi osservava con un'espressione di pura soddisfazione, assaporando la mia umiliazione e il mio piacere. Il piacere si mescolava all'umiliazione, ogni spinta, ogni gemito, un atto di devozione alla sua regina, un sacrificio sul suo altare.
Quando ero quasi al culmine, Gloria prese una flûte da champagne dal tavolino, il cristallo che brillava sotto le luci soffuse. La guardai curioso, il mio cuore che martellava, l'incertezza e il terrore nei miei occhi. Mi sorrise, un sorriso che era un mix di dolcezza e una crudeltà sottile, quasi perversa.

Il tuo orgasmo, Mario,

disse, la voce bassa e sensuale, come un incantesimo,

dovrà finire qui dentro. Nel bicchiere. E poi.. poi lo berrai. In onore mio e di Arturo.



In quel momento, mentre Gloria pronunciava quelle parole, il mio stomaco si strinse in una morsa. Ogni fibra del mio essere gridava contro quell'ultima, definitiva umiliazione. Bere il mio stesso seme, in onore di lei e di un altro uomo.. era la profanazione più intima, l'annientamento di ciò che restava della mia vecchia identità. Ma, guardandola, vedendo la luce famelica nei suoi occhi, l'assoluto potere che emanava, sentii anche un brivido gelido di eccitazione, una resa totale che mi svuotava e mi riempiva allo stesso tempo. La lotta era finita. Non c'era più scelta. Solo obbedienza. E, perversamente, la promessa di un piacere che solo lei poteva darmi in quel modo.
Raggiunsi l'orgasmo, il mio sperma che schizzò nel bicchiere, un fluido caldo e denso. Poi, con un gesto lento e deliberato, presi la flûte e la portai alle labbra, bevendo il mio stesso seme, il sapore amaro che si mescolava al sapore della sottomissione, un gusto che non avrei mai più dimenticato.

Gloria
Io, lo osservavo, i miei occhi che brillavano di una luce inequivocabile, la mia vittoria era assoluta.

Bravo, Mario,

sussurrai, la mia voce intrisa di una soddisfazione profonda.

Dovrai abituarti a questa cosa.

Le mie parole sottintendevano un futuro in cui i prossimi pompini ad Arturo si sarebbero conclusi in un modo ben preciso, con Mario a bere il frutto del piacere di un altro uomo, il suo ruolo di cuckold e schiavo che si consolidava ogni giorno di più. Avevo piegato Mario alla mia volontà, e lui, il marito cuckold, era ora completamente e irrevocabilmente mio, la mia creazione più perversa.

POSTED 2 COMMENTS:
  • avatar 70anni Una situazione molto invidiabile quella di Mario, augurandosi che evolva ulteriormente con lunghi periodi di indossamento forzato della gabbietta.

    19-06-2025 09:24:18

  • avatar Gig Inserisci un commento:

    19-06-2025 07:08:38