HISTORIA TìTULO: come fui iniziata 
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come fui iniziata


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come fui iniziata

by primo
Visto: 3008 veces Comentarios 13 Date: 16-07-2019 Idioma: Language

Come iniziai ad assaporare i primi piaceri. La storia:
A ( **) anni ero diventata donna, con un fidanzatino, mio coetaneo e la delusione che ebbi nello scoprire per la prima volta il sesso, fu grande.
Ebbi qualche altro rapporto completo con il fidanzatino, ma sinceramente non ricordo di aver mai orgasmato cosi come sperimentai con un uomo molto più grande di me. Avevo ( ** ) anni, mostravo già in modo visibile i caratteri fisici femminili. Era l’estate del 1986 e con i miei genitori ci trasferimmo nella tenuta di campagna degli zii, per trascorrervi 30 giorni di meritato riposo.
Loro, non avevano avuto figli, e consideravano me come una figlia adottiva, di certo ero la più benvoluta e coccolata tra i nipoti. Lo zio in particolare non mancava occasione per farmi oggetto di delicate attenzioni e regali anche costosi. Lo ammetto, subivo il fascino di quell’uomo. Fisico asciutto e forte, dotato di grande autorevolezza, era tenuto in alta considerazione dai cognati e dai parenti tutti, quando c’era da prendere una decisione nell’ambito familiare l’ultima parola spettava sempre a lui.
Da qualche tempo avevo iniziato a percepire, e gradire, le continue attenzioni che lui mi riservava. Ciò mi inorgogliva poichè mi confermava che lui mi tenesse in considerazione, come un’adulta!
Sorvolo sulle tante attenzioni che lui mi dedicava come donna e sui tanti segnali di interesse nei miei riguardi che comunque percepivo chiaramente.
Lo zio Diego, così si chiamava, quando capitava di relazionarsi con me distanti da occhi ed orecchie indiscrete, non mancava di colmarmi di complimenti per il mio aspetto fisico di donnina già formata e sulla mia acerba femminilità, che cominciava a trasparire. Mi piaceva il fatto che lui si comportasse da maschio e non da zio quando eravamo soli. La riservatezza con la quale agiva mi faceva sentire importante per lui, ed era come se alimentassimo un delicato quanto intrigante segreto.
La villa di campagna era dotata di una splendida piscina ed io vi trascorrevo molte ore al giorno, ragion per cui ero sempre in costume, tranne i momenti in cui rientravo in casa per il pranzo, occasione nella quale indossavo un leggero e trasparente copri costume.
Un pomeriggio accadde ciò che era scritto nell’ordine delle cose: ero in piscina da sola e mio zio scese giù, giusto per approcciare il discorso mi disse “vuoi che ti insegno a nuotare”? io risposi di si, pregustando la sua vicinanza ed il possibile contatto fisico che, negli ultimi tempi, si erano fatti sempre più continui. Scese in acqua mi fece distendere a pancia in giù e mi mise la sua mano sul pancino tenendomi cosi a galla. Su sua indicazione cominciai a muovere braccia e gambe simulando un abbozzo di nuoto stile libero. Cominciai ad avvertire la sua forte mano che piano piano ma inesorabilmente scendeva verso l’inguine. Mi piaceva e mi eccitava il fatto che lui fosse chiaramente interessato a me. Quando la sua mano arrivò sul monte di venere mi chiese “va tutto bene? Ti senti tranquilla”? io d’un fiato gli risposi di si, era quello che lui voleva sentire da me. Sentii le sue dita scostarmi il costume al cavallo e cominciò una lenta ma sapiente carezza sul clitoride. Ero imbarazzata ma, allo stesso tempo, intrigata per le attenzioni fisiche che, finalmente mi dedicava e che tante volte avevo sognato! Cominciai a sentire il piacere crescere, ebbi la forza di dire “zio e se qualcuno ci vede”? con la sua calda voce mi tranquillizzo “nessuno può capire che ti stò accarezzando hai il costume e stai nuotando”. Intanto, grazie al suo sapiente tocco cominciai ad avvertire i segnali di un orgasmo che montava prepotentemente, non ebbi il tempo di realizzare cosa mi stesse succedendo, quando sentii che un suo dito mi stava scostando le labbra della passerina e che cercava di insinuarsi dentro la mia intimità, percepii chiaramente che stava penetrandomi quando ad un tratto si fermò e mi chiese con un sorriso “non sei vergine”? con malcelata vergogna gli confermai quello che lui aveva già notato.
Fu cosi che forzò la mia stretta apertura ed entro, con il dito, nella mia intimità.
Mentre delicatamente muoveva il dito, entrando sempre più in profondità, con risolutezza mi disse “toccami”. io ero inebriata ed inebetita, come un automa posi la mano sulla patta del costume percependo un pene grosso come mai ne avevo visto! Le furtive reciproche carezze durarono fino a che l’orgasmo mi coinvolse a tal punto da farmi vincere ogni residua paura che qualcuno potesse vederci.
Piano piano mi ripresi, mi scoprii con mie cosce strette attorno al suo braccio, e notai il suo respiro affannoso. lo guardai, quasi vergognandomi per come mi ero lasciata coinvolgere e di ciò che avevo fatto, lui mi sorrise e mi disse “presto, molto presto, ti insegnerò a fare l’amore, vuoi?” capii il significato profondo di quella domanda e timidamente annuii.
La giornata trascorse velocemente, ed io per tutto il tempo fui assorta nei miei pensieri immaginandomi, eccitata, la sua donna e fantasticavo su cosa avrei potuto fare con lui. Ebbi modo di riflettere sulla relazione sentimentale che mi legava al fidanzatino e che, ormai, da tempo si trascinava stancamente.
Dopo qualche giorno si presentò l’occasione giusta per restare da sola con lui in villa. Era sabato mattina mia zia e mia mamma dovevano andare al mercato settimanale, in città, per delle compere. Mio padre era già andato via per lavoro. Io, su imbeccata di mio zio, finsi un mal di testa tale da essere costretta distesa sul divano del soggiorno. Restare da soli per tutta la mattinata fu, dunque, più semplice del previsto. Appena mia mamma e sua sorella uscirono e richiusero il cancello dietro di loro, lui mi raggiunse sul divano, si sedette, mise le mie gambe sulle sue cosce e cominciò un lento e piacevole massaggio sui piedi, cominciando delicatamente a salire sul polpaccio, poi sul ginocchio fino ad arrivare sulla coscia. Sentii il mio corpo che fremeva sotto il suo abile e sapiente tocco. Mi parlava dolcemente all’orecchio tranquillizzandomi e guidandomi passo passo verso il piacere che ormai aveva preso il sopravvento su ogni remora. Ero distesa sul divano e stavo per fare l’amore con lui! Non riuscivo a pensare ad altro. tremavo per la paura al pensiero di compiere un atto molto trasgressivo mentre contemporaneamente cominciavo a pregustare un piacere forte e prepotente. Chiusi gli occhi e cominciai a seguire le sue sapienti indicazioni. “allarga le gambe, cosi, brava ancora di più” , mentre io eseguivo come un automa, avverti il contatto della sua mano sulla mia intimità, scorreva le sue dita sulle labbra, protette da una piccolo quanto indesiderato slip. Lo scostò e sentii il contatto sulla parte intima. SI accorse che ero già bagnata e pronta per lui. Sorrise e si distese al mio fianco, si avvicinò al mio viso e mi baciò. Sentivo la sua lingua cercare la mia e contestualmente sentivo la sua carezza sulla mia intimità. Alzai istintivamente il bacino ed avvertii distintamente il suo dito penetrarmi. Una nuova sensazione si impadronì di me, adesso ero la sua donna e dovevo dargli piacere, allungai la mano verso il suo inguine ed avvertii il contato diretto con la sua enorme verga. Non mi ero accorta che lo aveva tirato fuori e la sorpresa mi bloccò per un momento. Lui avvertì la mia insicurezza e cominciò ad incoraggiarmi appoggiando il suo sesso ormai durissimo sulla mia mano. D’istinto cominciai a menarglielo, lo avevo fatto diverse volte con il mio fidanzatino e sapevo come procurargli piacere, ero sicura di fare bene.
Ma lui mi corresse il movimento dicendomi di rallentare il ritmo ed accarezzargli i testicoli. Ubbidii, sentii due grosse palle, grandi quasi come un uovo, non riuscivo a contenerle, presi perciò ad accarezzarle. Lui ad un certo punto si distese sotto di me mi fece mettere sopra di lui capovolta e mi inizio ad un 69 che mai avevo abbozzato con il mio fidanzatino. Ero sopra di lui, sentivo le sua lingua scorrere dal perineo al clitoride, mentre un odore pungente mi colpiva le narici. Era l’odore di un vero maschio, odore che non avevo mai percepito prima e che mi inebriava. Provai a prenderlo in bocca, a mala pena riuscivo a contenere il suo grosso glande, con una mano lo sostenevo dai testicoli e con l’altra accarezzavo la rigida asta. Ritornai a sentire il suo respiro affannoso, ed ancora una volta pensai, sbagliandomi, che fosse per l’intenso piacere che, da donna, sapevo donargli.
Non so quando durò, ma ricordo che ebbi un orgasmo di cui mi vergognai. Godetti, mentre avevo la sua lingua dentro la mia intimità. Gli spruzzai in bocca. Non mi era mai accaduto prima. Ero imbarazzata e mi bloccai. Lui mi sollevo mi fece girare verso di lui e con la sua calda voce mi sussurrò “bravissima hai goduto come solo una troietta sa fare”, io mi sentii, da un verso, mortificata dell’aggettivo con la quale mi aveva apostrofata, dall’altro orgogliosa per averlo soddisfatto. Mentre questi pensieri si accavallavano nella mia mente sentii la sua forte presa sui fianchi, mi alzò letteralmente e mi poggiò con la gamba sinistra sul bracciolo del divano con l’altra al suo fianco sinistro e con la schiena appoggiata nello schienale, prese il cuscino che avevamo a fianco mi fece sollevare il bacino e lo dispose sotto di me. Ero pronta.
Avvicinò il suo grande e durissimo pene alla mia intimità e mi disse “vuoi fare l’amore con me”? io annui e lui continuò “ora segui le mie indicazioni e non ti farò male” annuii ancora, un po' impaurita ma, fortemente curiosa ed, eccitata all’idea che da lì a qualche istante avrei preso quel membro, dalle misure che fino a quel momento mi erano sconosciute. Mi .sentivo sua e non volevo deluderlo.
Sentii che lo posizionava tra le labbra, con le dita di una mano me le schiuse e con l’altra tenendo bene il pene lo punto, io mi morsi le labbra e realizzai che finalmente ero sua. Avvertii chiaramente il suo glande che cominciava ad esercitare una costante pressione, mi disse di alzare il bacino, io eseguii. lo sentii entrare dentro di me centimetro dopo centimetro, una leggera fitta mi colse. Finchè fu dentro e contemporaneamente la ragazzina che c’èra in me usciva per lasciare posto alla donna che stava nascendo tra le braccia di quel poderoso e gentile maschio.
Lo vedevo in viso era tirato, una espressione simile a sofferenza lo segnava, lo sentivo spingere delicatamente dentro di me, a fatica riuscivo a contenerlo, mi stava letteralmente aprendo, i miei abbondanti umori lo umettavano costantemente e scivolava dentro lentamente provocandomi bellissime e sconosciute sensazioni. Ad un certo punto mi strinse con le sue forti mani le caviglie e mi scosciò, ero letteralmente a 180° sotto di lui, lo sentii prepotente farsi strada dentro di me, fino a che mi fu profondamente dentro. Cominciai a muovermi sotto di lui, sentivo distintamente il classico rumore dell’impatto degli inguini, sentivo il suo pesante ansimare ed i miei mugolii sempre più forti, non riuscivo e non volevo controllarmi, la certezza che saremmo stati soli tutta la mattinata mi tranquillizzava e mi permetteva di potermi concentrare esclusivamente su ciò che stavamo facendo. Cominciai ad urlare il mio piacere ed orgasmai ancora. Lui cominciò a possedermi forte, con i suoi poderosi e profondi affondi mi provocava delle fitte, io cercavo di fare in modo che le sue penetrazioni non risultassero profonde scivolando sempre più indietro, finchè non avvertii che ero arrivata all’angolo del divano, con la schiena ormai bloccata dallo schienale, allora feci l’unica cosa che mi era possibile fare: lo pregai di fare più piano. Lui, paonazzo in viso, grondando sudore mi disse “ sincronizza i tuoi movimenti del bacino con i miei e vedrai che non sentirai dolore” ancora una volta ubbidii a questa sua disposizione alzai il bacino offrendomi totalmente a lui. Lo sentivo impattare con il collo dell’utero, i suoi prepotenti affondi continuarono a procurarmi un leggero dolore che, però, si affievolirono fino a sparire del tutto lasciando il mio ventre in preda a intense e ripetute contrazioni. Sentivo dentro, tutta la sua possanza e con orgogliosa consapevolezza sentivo di poterlo contenere totalmente.
Mi sentii la donna giusta per lui e gli riconobbi la sua autorità su di me. Una cosa mi era chiara: gli appartenevo e, malgrado fossi ancora una donnina, ero in grado di soddisfarlo.
Godetti diverse volte prima di avvertire il suo piacere. Mi stava prendendo alla missionaria, con penetrazioni profonde, quando mi disse “preparati stò per venire” d’istinto incrociai le mie caviglie sulla sua schiena e con le braccia mi aggrappai al suo collo. Stavo facendo l’amore con lui e di li a poco lo avrei sentito spruzzare. Sentirlo spruzzare? Ebbi un momento di lucidità realizzai che stavamo facendo l’amore senza preservativo! Gli dissi “e se resto incinta”? non mi rispose, ma ebbi la sensazione che quella mia labile osservazione lo avesse eccitato oltre modo. Mi mise le sue mani sotto la schiena, artigliò i miei glutei e comincio a spingere come un forsennato. Mi sentivo immobilizzata ed in totale sua balìa, sentivo il classico rumore dei due sessi bagnati, il mio ansimare che cresceva di intensità ed il suo respiro sempre più pesante. Percepivo che eravamo perfettamente sincronizzati nei movimenti, lui accelerò il ritmo, e mi lasciai andare all’ennesima ondata di piacere che stava sconvolgendo ancora una volta il mio ventre, senza pensare più alle possibili conseguenza. Lo sentii distintamente pulsare dentro di me, quasi gonfiarsi all’inverosimile ed esplodermi dentro con ripetuti violenti e caldi fiotti di seme, avvertii il lungo fremito che percorse il suo corpo ed il suo respiro affannoso.
Restammo a lungo, abbracciati, le contrazioni della mia vagina continuarono per un tempo indefinito, finchè sentii il suo sesso perdere di consistenza e scivolare fuori da me. Lui si adagiò sul mio fianco. Mi chiese “ti è piaciuto”? gli risposi con un sincero si accennai un sorriso pensando che ero sua!
Avvertivo le cosce bagnate dal seme che fuoriusciva dalla mia intimità, la preoccupazione prese il sopravvento sulla rilassata beatitudine gli dissi: “zio e se mi hai messo incinta”? lui con voce calda e suadente mi rispose “stai tranquilla, se tu dovessi restare incinta deciderò cosa è meglio fare a tempo debito. Adesso sei mia, mi prenderò io cura di te”!
Lasciai il fidanzatino e fui esclusivamente sua. La nostra storia d’amore durò circa un anno, poi la ragione del suo pesante ansimare durante gli sforzi si manifestò in tutta la sua terribile realtà, un infarto me lo portò via. Una parte di me morì con lui. Riuscii solo dopo tempo a superare il duro trauma e riprendere a vivere.
Claudia

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