STORY TITLE: Il Sapore della Prova 
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STORY

Il Sapore della Prova

by MisterFive
Viewed: 93 times Comments 0 Date: 05-07-2025 Language: Language

Il ricordo della giornata trascorsa con Michele, e le successive, bollenti telefonate, bruciava ancora sulla pelle di Giada. Erano passati alcuni giorni dalla sua ultima avventura solitaria, giorni in cui il contratto si era solidificato in una realtà tangibile, in un modo di essere per lei e per Matteo. Giada si sentiva invincibile, una regina che aveva finalmente reclamato il suo trono di desiderio. Matteo, dal canto suo, continuava a servire la sua padrona con una dedizione crescente, il tormento della sua gelosia che si fondeva sempre più con una perversa, profonda eccitazione.
Inaspettatamente, fu Stefano a farsi avanti. Dopo la sua avventura con Giada, Michele, evidentemente fiero della sua conquista e desideroso di condividere la sua gioia, aveva raccontato a Stefano ogni dettaglio dell'incontro solitario in albergo e gli aveva persino dato il numero di telefono di Giada. Stefano, che era rimasto più in disparte di Michele durante il loro primo trio, più timido, quasi impacciato nei suoi approcci, decise di farsi avanti. Il messaggio che inviò a Giada era diretto, anche se formulato con una certa ritrosia.

Giada,

aveva scritto,

Michele mi ha parlato di... della vostra giornata. Sarei molto onorato se tu volessi concedermi un incontro simile. Solo noi due.

Giada si sentì lusingata. Stefano non aveva l'aria sfrontata e sicura di Michele, ma c'era qualcosa di intrigante nella sua discrezione. La curiosità la pungolava.
La sera stessa, Giada affrontò Matteo. Questa volta, non c'erano seduzioni dolci o negoziazioni velate. La sua autorità era schietta, forgiata nel fuoco delle sue nuove esperienze. Si sedette sulla poltrona, incrociando le gambe, guardando Matteo che le si avvicinava.

Mio schiavo,

disse, la voce ferma,

Stefano mi ha chiesto di vederlo. Da soli. E io andrò.


Matteo sentì la familiare stretta allo stomaco, la gelosia che si agitava.

Giada... ancora?

Il suo tono era un lamento, più che una protesta. Giada sorrise, un sorriso che non ammetteva repliche.

Ancora e ancora, Matteo. Il nostro contratto è chiaro. La mia libertà è la mia. E la tua sottomissione è incondizionata. Hai firmato.

Si alzò e si avvicinò a lui, stringendo il suo membro nella gabbia di castità.

Ti lamenti, schiavo? Ti lamenti del mio piacere? Ti lamenti della mia felicità?

La sua stretta si fece più forte, quasi dolorosa. Matteo gemette, un suono soffocato.

No, padrona... no.


Bravo,

sussurrò lei, la voce che si abbassava, mentre le sue dita iniziavano a sfregare contro i bordi della gabbia, aumentando la pressione sul suo pene imprigionato.

Oggi sarai punito per il tuo dubbio. E poi, mi permetterai di andare, con un sorriso sulle labbra e l'eccitazione nel cuore.

Lo spinse a terra, facendolo inginocchiare ai suoi piedi. Giada tirò fuori il suo frustino sottile, quello con cui amava disegnare scie rosse sulla pelle di lui. Colpi secchi e misurati cominciarono a cadere sui glutei di Matteo, ogni sferzata accompagnata da una domanda tagliente.

Accetti la mia libertà, schiavo?

Frusta!

Accetti il mio piacere con altri uomini?

Frusta!

Accetti di rimanere a casa e godere del mio racconto?

Frusta!

Sì, padrona! Sì!

ansimava Matteo, il suo corpo che si contraeva ad ogni colpo, il dolore che si fondeva con un'ondata perversa di eccitazione.
Quando i segni rossi furono ben visibili, e Matteo era scosso dai brividi, Giada si chinò, la sua voce ora dolce ma inesorabile.

Hai capito, Matteo? La tua regina fa ciò che vuole. E tu la servi. Perché la tua gioia è la mia felicità.

Matteo annuì, il suo sguardo pieno di devozione.

Sì, padrona. Ho capito.

Perfetto,

disse Giada, alzandosi.

Allora organizzerò. E tu penserai a me, con Stefano. E godrai.


Qualche sera dopo, Giada incontrò Stefano. Lui era vestito in modo impeccabile, un po' teso, ma i suoi occhi non riuscivano a staccarsi da lei. La cena fu piacevole, anche se più composta rispetto all'esuberanza di Michele. Stefano era un uomo di poche parole, ma i suoi sguardi, i suoi sorrisi timidi, comunicavano una profondità di desiderio che Giada trovava intrigante. Parlarono della loro vita, delle loro passioni, e Giada si sentiva corteggiata in un modo diverso, quasi più tenero, ma con una tensione sessuale palpabile che cresceva ad ogni sguardo. L'attesa del

dopo

rendeva ogni momento elettrizzante.
Dopo cena, si diressero verso l'albergo che Stefano aveva prenotato, una suite discreta e accogliente. Entrati nella stanza, la timidezza di Stefano sembrò sciogliersi lentamente. Si baciarono, un bacio inizialmente esitante, poi sempre più profondo e appassionato. Giada si lasciò cadere sul letto, invitandolo con un sorriso.
Stefano era meno disinvolto di Michele, ma la sua inesperienza era compensata da una passione e una curiosità ardente. Le sue mani le accarezzarono il corpo con una delicatezza che Giada apprezzò, esplorandola con rispetto ma con un desiderio crescente. Quando si sfilò i pantaloni, il suo membro, già turgido, pulsava in attesa.
Giada, volendo guidarlo, lo prese per mano e lo portò davanti a sé.

Vieni, Stefano,

sussurrò.

Voglio assaggiarti.

E senza esitazione, prese il suo membro in bocca. Stefano gemette, la sua timidezza che si scioglieva in un'ondata di piacere. Giada succhiò e leccò con avidità, la sua lingua esperta che provocava gemiti profondi e ansimi da parte di lui.
Dopo averlo stuzzicato a lungo, Giada si distese, le gambe divaricate.

Ora, Stefano. Entra in me.

Lui si posizionò, la sua erezione che le premeva contro l'intimità. L'ingresso fu lento, ma deciso, e Giada sentì il suo corpo riempirsi completamente. Gemette, sorpresa per la novità e un piacere che le esplose dentro. Stefano iniziò a spingere con una ritmicità potente, la sua espressione un misto di meraviglia e pura libidine. I loro corpi si unirono in una danza selvaggia, i gemiti di Giada che si facevano sempre più intensi. Lui non era sfrontato come Michele, ma la sua forza e la sua dotazione la portavano a vette di piacere inaspettate. Giada si contorceva sotto di lui, i suoi muscoli che si contraevano ad ogni spinta, i suoi urli di piacere che riempivano la stanza.
Quando Giada tornò a casa, il sole stava già sorgendo. Entrò in silenzio, ma l'odore del sesso e dell'altro uomo che aleggiava intorno a lei era inequivocabile. Matteo era seduto sul divano, la gabbia di castità che gli stringeva ancora il membro. Il suo viso era teso dall'attesa, gli occhi pieni di una curiosità famelica.
Giada si avvicinò, un sorriso di trionfo e appagamento sulle labbra. Non disse una parola, si limitò a guardarlo, un'aura di potere che la circondava. Si sedette a cavalcioni sul grembo di Matteo, il suo corpo ancora caldo e umido per l'amplesso appena consumato.

Mio schiavo,

sussurrò, la sua voce roca ma dolce, mentre gli accarezzava il viso.

La serata è stata... indimenticabile.

Poi, con un gesto inequivocabile, si abbassò l'intimo di pizzo, esponendo la sua intimità bagnata e profumata.

Voglio che tu assaggi, Matteo. Voglio che tu senta il sapore di Stefano su di me. Voglio che tu senta il mio piacere.

Matteo ansimò, il suo membro che pulsava nella gabbia. Obbediente, si chinò, e la sua lingua iniziò a esplorare Giada, leccando avidamente il suo clitoride, le sue labbra, assaporando ogni goccia del piacere lasciato da Stefano. Giada gemette, le dita che gli si conficcavano nei capelli, guidandolo.

Sì, Matteo... assaggia. Assaggia quanto mi ha riempita... Sentilo… È ovunque. Il suo sapore... il suo profumo...


Matteo leccò con devozione, il gusto salato e dolce del sesso appena consumato che lo inebriava, la mente che dipingeva immagini vivide di Giada con Stefano, stimolata dalle parole e dal sapore. Era una tortura squisita, che lo portava al limite.
Quando Giada fu soddisfatta, si rialzò, un sorriso regale sulle labbra.

Sei stato bravo, Matteo. Hai superato la prova. La tua sottomissione è stata esemplare.

Poi, con un lampo di magnanimità per la sua sofferenza, si chinò e prese la chiave della gabbia di castità. Con un click metallico, liberò il membro di Matteo.

E ora, mio schiavo,

disse, con un tono che mischiava autorità e una rara tenerezza,

per la tua lealtà, per la tua sottomissione, e perché hai sopportato questa dura prova... ti permetto di prendermi. La tua regina ha bisogno di sfogare il suo piacere, e tu sei qui per quello.


Matteo non si fece ripetere l'invito. Con un misto di foga e devozione, penetrò Giada, il suo corpo che si univa al suo in un ritmo impetuoso. Era un sesso diverso, non più quello del desiderio proibito, ma un atto di gratitudine, di sottomissione e di amore incondizionato da parte di Matteo, e un ulteriore sfogo di piacere e dominio per Giada. Lei gemeva sotto di lui, i suoi occhi fissi nei suoi, mentre lui la possedeva, il sapore di Stefano ancora fresco sul suo palato e nella sua mente. Matteo si riversò dentro di lei, un'esplosione liberatoria. Giada lo strinse a sé, la sua regina e padrona, che aveva sopportato la prova e ora lo ricompensava, accettando il suo destino nelle mani della sua splendida regina.

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