STORY TITLE: Il mattino seguente 
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Il mattino seguente

by Curiosi147
Viewed: 46 times Comments 0 Date: 14-05-2025 Language: Language

La luce dell’alba attraversava le tende con dolcezza, ma qualcosa nell’aria era diverso. Non era più solo la quiete dopo il piacere: era la sensazione netta che tutto fosse cambiato.

Lei si è svegliata prima di me. La sentivo muoversi tra le lenzuola, con calma, senza la minima esitazione. Quando ho aperto gli occhi, era già in piedi davanti allo specchio. Nuda, spettinata, con i segni della notte ancora sul corpo. Ma fiera. Presente.

Mi ha guardato nello specchio, senza voltarsi.
«Hai dormito bene?» mi ha chiesto, con una voce che non avevo mai sentito così piena.

Non c’era traccia della donna inginocchiata del giorno prima. Quella era sparita.

«Sì.» ho risposto. «Ma mi aspettavo di trovarti al mio fianco.»

Si è voltata lentamente. Ha camminato verso il letto, passo dopo passo, senza fretta. Luca dormiva ancora.

«Stavo solo pensando a una cosa,» ha detto. «Che forse ieri vi ho lasciato giocare troppo.»

L’ho guardata. La volevo sfidare. Ma non c’era nulla da sfidare: aveva già deciso.

È salita sul letto, sopra di me, le ginocchia che stringevano i miei fianchi. Mi ha preso il viso tra le mani.
«Adesso tocca a me.»

Ha cominciato a muoversi piano, senza chiedere permesso. Io ero pronto, sorpreso, eccitato. Volevo reagire, ma lei non me l’ha permesso. Ha preso il ritmo. Ha comandato. Mi ha spogliato della mia posizione, centimetro dopo centimetro.

Quando Luca si è svegliato, ci ha guardati con un misto di confusione e desiderio. Lei non si è fermata. Lo ha fissato.

«Se vuoi partecipare,» ha detto. «Chiedi il permesso. A me.»

E per la prima volta, l’ho visto obbedire.

Io l’ho lasciata fare. Non per debolezza. Ma per ammirazione.
Quel corpo, quella mente, quella donna…
Non ci appartenevano più.

Siamo diventati suoi.
Vestitevi. Ma non del tutto.»
La sua voce era ferma, decisa. Ci ha guardati con un sorriso che non lasciava spazio a dubbi. «Solo la camicia per te. Niente pantaloni. E tu, Luca, resta a torso nudo.»

Mi sono voltato verso Luca. Nessuno ha detto nulla. Ci siamo mossi senza discutere. Era naturale farlo. Lei comandava ormai. E noi… l’assecondavamo.

Si è seduta sulla poltrona, gambe accavallate, la vestaglia appena accostata al corpo. In mano, un mazzo di carte da poker.
«Giochiamo. Ogni mano che vincete, potete chiedermi qualcosa. Qualsiasi cosa. Ma se vinco io… sarete voi a obbedire.»

Luca ha sorriso, quasi per spezzare la tensione. Io no. Sapevo bene che non era un gioco qualunque.

Ha vinto subito lei. Una coppia di sette, lanciata sul tavolo con grazia spietata.
«Inginocchiatevi. Entrambi.»

Lo abbiamo fatto. Senza una parola.

La seconda mano l’ha presa Luca. Voleva dire qualcosa, ma lei lo ha bloccato con lo sguardo.
«Solo sguardi. Fammi desiderare. Ma senza toccarmi.»

Ci ha sfidati con gli occhi, e ha vinto anche lì.

Poi ho vinto io. Per la prima volta.
L’ho guardata in silenzio. «Ora ti tocco. Ma non vieni.»

Lei ha annuito. Si è lasciata fare, ma tutto sotto il suo controllo. Anche nel piacere restava la più forte.

Abbiamo continuato. Mano dopo mano, ordine dopo ordine. Ma lei teneva le redini. Sempre.

Poi ha lasciato cadere le carte sul pavimento.
«Basta. Il gioco cambia. Ora sarete voi a farmi godere. Ma solo se lo fate insieme. Uniti. Coordinati. Nessuna sfida. Nessuna rivalità.»

Ci ha fissati, con quella calma che impone rispetto.

«Se uno dei due sbaglia… nessuno mi tocca più.»

E lì ho capito: tutto quello che era successo fino a quel momento… era solo un preludio.

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