STORY TITLE: Leccare è un arte 
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STORY

Leccare è un arte

by FitzDarcy
Viewed: 93 times Comments 0 Date: 18-07-2025 Language: Language


L'ho sempre detto: per me, il massimo è leccare. Magari per qualcuno è un'eresia, ma a volte ho provato più piacere nel donarlo che nell'atto in sé.
Nella mia ricerca di incontri, la situazione migliore non è arrivata su un sito tradizionale, ma su Tinder. Lì, ho un profilo con foto allusive e una descrizione chiara: non cerco storie serie. Mi contatta M., anche lei senza foto, da una città vicina. Diretta, mi dice di essere reduce da una delusione d'amore e di desiderare solo di essere

leccata

:

Entri, lecchi, godo e te ne vai.


Dopo qualche giorno di chiacchiere online, passiamo a un incontro. Fortunatamente, la cosa si è evoluta e ci siamo accordati per un caffè conoscitivo, con la prospettiva di salire poi da lei. In un timido sole di marzo, ci incontriamo al bar. Io, vestito in giacca come richiede il mio lavoro, mentre lei è direi chic senza essere vistosa. Nelle nostre chiacchiere, ho sempre espresso il mio desiderio di trovare delle autoreggenti: la lingerie è sempre una scenografia utile in queste situazioni. Per cui, il mio occhio cade subito sulle calze che spuntano da una gonna ampia e nera. La mia fantasia le immagina all'istante, e sento che qualcosa muove l'eccitazione lì sotto. La voglia sarebbe quella di accarezzare il sedere e scendere giù per sentirle sotto il tessuto, ma per discrezione non mi butto così direttamente. Le chiacchiere fluiscono tranquille tra allusioni e battute e, alla fine, arriva l'invito:

Andiamo.


Pochi isolati e saliamo da lei. L'appartamento è normale, con la porta che si apre nel soggiorno. Lei mi fa accomodare e va in bagno. Esce con uno sguardo misto di tensione ed eccitazione, quello di chi sa cosa sta per succedere, ma mi permetto di interromperlo: le chiedo io se posso andare in bagno. Dopo le indicazioni di rito, però, mi avvicino a lei e le sussurro:

Fatti trovare nella posizione delle tue fantasie.

Al ritorno, la ammiro sul divano, una gamba a terra e l'altra sopra il tavolino, che mi fanno intravedere il mio obiettivo. Lentamente mi avvicino, mi inginocchio e alzo un po' la gonna: invece di autoreggenti, trovo un bellissimo reggicalze vintage, di quelli con le bretelle larghe e in numero maggiore. Inutile dire che questa scoperta ha contribuito a completare il mio eccitamento, che già faticavo a contenere nei boxer.
Mi prodigo nella mia arte, con i miei piccoli trucchi: disegno figure precise con la punta della lingua intorno al clitoride, alternando ritmo, intensità, versi e percorsi. Qualche assaggio più ampio, facendo scorrere le labbra che quasi pattinano in quel tripudio di scorrevolezza data dalla sua eccitazione. Arrivo in quel punto in cui le contorsioni del suo corpo e le contrazioni del bacino mi fanno capire che c'è una connessione: è questo il momento che preferisco. Seguire l'onda del suo corpo, a volte bloccarla e impadronirmene per farla ripartire più forte. Adoperarmi con le dita per rendere ancora più pulsante e calorosa tutta l'area, fino al tripudio della contrazione massima e dei suoi mugugni di piacere che mi fanno capire che è arrivata. Ma anche al rilassamento, mi piace riprovocare, tenerla su un filo alto del piacere che ripropone l'orgasmo più volte.
Quello che successe dopo è un di più. Ricordo di essere uscito dall'appartamento con quel sapore sulle labbra e nei suoi occhi l'espressione di chi aveva più che gradito la mia abilità.

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