STORY TITLE: LA SECONDA VOLTA AL CLUB - Una storia vera 
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LA SECONDA VOLTA AL CLUB - Una storia vera


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LA SECONDA VOLTA AL CLUB - Una storia vera

by Mildabes2
Viewed: 643 times Comments 2 Date: 08-08-2024 Language: Language


LA SECONDA VOLTA AL CLUB Una storia vera

Quando l'indice e il pollice della sua mano possente strinsero il capezzolo destro di Milda, la sua mano era già passata tra le cosce e le sue dita nere erano già entrate nella figa della mia compagna.

Eravamo sdraiati su un divanetto di un club privè. Eravamo arrivati in ritardo per la cena e occupammo gli ultimi due posti disponibili di una tavolata già al completo. Alla serata era richiesto abito elegante per lui, mise alla giapponese per lei. Geisha per una sera. Non aveva nulla di adatto. Ma ci teneva a presentarsi come richiesto dal tema. Trovammo quella giacca kimono per caso. Ma pare che una nota catena d'abbigliamento avesse deciso di dedicare una linea autunnale all'Oriente. E quella giaccakimono faceva al caso nostro. Presa tra i complimenti della commessa:
Bella vero?
Si, si.

Il caldo era terribile. Il sudore appiccicava la maglietta alla schiena.
Beviamo una cosa?
Ok.
Volevo tirarla per le lunghe. Non volevo arrivare tra i primi al locale. Non volevo farmi già trovare lì, puntavo ad allungare l'attesa per il cuore della serata. Se mai fossimo andati...Ogni tanto interrogavo me stesso: ma veramente stasera andiamo? Seduto al tavolo del localino con due bicchieri di vino e qualche tartina mi facevo prendere dal dubbio. Diciamo la verità, ero io che avevo spinto per partecipare a quella serata. Avevamo già partecipato a serate simili e sempre in totale accordo. Era un gioco condiviso, le fantasie messe da entrambi sul tavolo. Ma al momento clou diventavo tremendamente titubante. La busta col la giaccakimono, però, indicava la strada. Avremmo partecipato alla serata.

I preparativi erano stati tutto sommato rapidi. Una doccia. Un po' di trucco. Gli ultimi dubbi sulla biancheria intima. Poi, pronti via.

La serata non era iniziata benissimo. Il ritardo ci fece trovare tutti i partecipanti già apparecchiati su grandi tavolate in giardino. Seduti in attesa della portata. Situazione che amplificò l'imbarazzo. Mi guardai rapidamente intorno cercando due posti liberi. I tavoli sembravano tutti pieni e per un attimo pensai di dover affrontare la cena in un tavolo soli. Non il massimo per rompere il ghiaccio.
Poi un cameriere più attento ci indicò due posti liberi e ci accomodammo. Al tavolo altre coppie erano già nel mezzo della conversazione. Due coppie erano già più che in sintonia. Una delle due donne era particolarmente affascinante e smaliziata. Dispensava battute e condiva la conversazione di doppi sensi e allusioni. Mentre il lui dell'altro coppia raccontava di quella volta che in ufficio lei era andata con un ovetto tra le gambe e lui decideva quando e quanto farlo vibrare. Facemmo fatica a inserirci nella conversazione e ci limitammo a qualche risicato intervento e un paio di commenti tra di noi due su quanto ascoltavamo.

La cena scivolò via. Il segnale di fine fu dato dalle due coppie già affiatate. Volarono via. Non vedevano l'ora di fare quello che a breve avrebbero fatto.

Noi rimanemmo un po' soli prima di entrare. Il locale era molto bello. Un giardino immenso. E interni eleganti. Ci sedemmo su un divano di lato un grosso camino. Intorno a noi c'era già chi aveva iniziato a ballare e chi approfondiva la conoscenza iniziata a cena e già virata a flirt. Rimanemmo seduti, per conto nostro. E cominciai a pensare che la serata, almeno per noi, non sarebbe decollata.

Al bancone del bar al centro del locale era in via vai. Gin tonic, Moscow Mule, Americani. Ordine, shakerata e via. Solo un ragazzo di colore senza compagnia rimaneva al bancone con un atteggiamento a metà tra addetto alla security e squalo in cerca di preda.

Arrivò improvvisa una scampanellata. Era il segnale che le donne sarebbero dovute rimanere in lingerie. Milda era pronta. Scattò in piedi e si sfilò il vestitino nero sotto la giaccakimono.
Lascio il reggiseno?
No, non mi piace color pelle.
Rimase a seno nudo con tutta naturalezza. Del resto a questo ero, ed era, preparato. Quando venimmo qui una prima volta non sapevamo della campanella. Ma quando lo scampanellatore ci disse

È il momento di rimanere in mutande

si tolse il vestito come se non aspettasse altro, come se fosse la cosa più naturale al mondo.

In una stanza laterale, dietro di noi, cominciarono le danze. Non avevamo una buona visuale ma girandoci un po' vedemmo due coppie scopare sullo stesso divanetto. Un'altra coppia, piuttosto giovane e all'apparenza impacciata, amoreggiava su un divanetto accanto e altre due coppie ne occupavano un terzo. La stanza era piena di corpi in godimento. Ci alzammo per andare a vedere meglio.

Ci mettemmo all'ingresso della stanza, tutta perimetrata da vetrate. C'erano ragazzi e ragazze bellissime che ci davano dentro. Avremmo voluto infilarci anche noi ma non c'era spazio.

Facemmo un rapido giro del locale. In pista c'erano ragazze mezze nude che ballavano strusciandosi sui corpi di ragazzi muscolosi. Altre coppie rimanevano sedute sui vari divanetti sparsi per il locale a godersi lo spettacolo della pista. Tornammo indietro e incrociammo il ragazzo nero che prima era al bancone del bar.
Chissà che cazzo che ha.
Chissà.

Vai, vacci a provare.
Ma no, se era interessato a far qualcosa si sarebbe almeno tolto la camicia.


Tornammo nella stanza dove prima varie coppie amoreggiavano. Stavolta c'era uno spazio per noi. Ci lanciammo su un divano piuttosto lungo che poteva ospitare una paio di coppie. A fianco a noi un bel ragazzo vigoroso era intento a penetrare una ragazza assai attraente. Mi stesi e Milda mi apri di colpo i pantaloni. Iniziò a succhiarmelo avidamente, mentre entrambi sbirciavamo la coppia accanto. Sollevai la sua testa dal mio cazzo, mi alzai afferrandola e la lanciai sul divano. Mi guardai ancora attorno per capire cosa succedeva e in cerca di uno sguardo complice di qualche ragazzo magari per scambiarsi la compagna. Mi piegai davanti a lei e iniziai a leccargliela. Andai avanti per qualche minuto poi mi alzai gli afferrai le cosce alzandole e inizia a penetrarla.
Scusa!
Mi sentii dire dalla ragazza della coppia accanto che mi aveva colpito involontariamente mentre il partner spingeva forte il cazzo nella sua figa.
Figurati, ebbi la prontezza di dire.

Penetrai Milda per un po', poi mi abbassai di colpo e ripresi a leccarle la figa. Dopo qualche minuto la sentii contorcere leggermente. Era il segnale dell'orgasmo in arrivo. Venne inarcando un po' la schiena come faceva sempre. Mi rialzai e ripresi a penetrarla, mentre i ragazzi accanto a noi continuava a darci dentro alla grande. La misi a pecora e andai. Dopo qualche minuto interruppi. Mi tirai su i pantaloni e sollevai Milda.

Facciamo un giro.
Ok.


Incrociammo di nuovo il nero.
Vai, provaci.
Non mi pare proprio interessato a fare cose.
Se lo dici tu...


Dopo un'altra bighellonata per il locale ci risedemmo nel divano centrale. Nella stanza dove poco prima c'eravamo anche noi, altre coppie continuavano i loro giochi.

Davanti a noi c'era il bancone del bar. Il nero aveva ripreso il suo posto. La manica della camicia conteneva a stento il suo avambraccio.

Chissà che cazzo che avrà.
Già.
Dai, vagli a chiedere se te lo fa vedere.
No.

Non aspetta altro.
Macché. Se fosse interessato a fare cose si sarebbe almeno tolto la camicia.
Ma figurati. Quello non vede l'ora che qualcuna gliela dia.


Andammo a prendere un po' di aria fuori. Qualche coppia parlava fumando. Altre si rilassavano comodamente. Rientrammo ma stavolta ci sedemmo in un divanetto ancora più laterale. Ho sempre preferito essere preda piuttosto che cacciatore. E pensai che quella posizione un po' laterale potesse essere ottimale per chi avesse voluto tentare un approccio. Eravamo mezzi sdraiati su dei divanetti. Chiacchieravamo guardandoci intorno con rilassatezza. Da dietro una colonna spunta il nero con una camminata lenta. Ci vede e si ferma. Siamo a qualche metro di distanza ma percepisco che ha messo Milda nel mirino. Fa qualche passo avvicinandosi. Con estrema lentezza.

Guarda che sta venendo da noi.
Dici?
Sí. È da prima che ti dico che questo ha voglia.


Continua ad avvicinarsi lentamente. Ormai è vicinissimo. Si siede a fianco di Milda. Alla sua destra, mentre io rimango alla sinistra della mia donna. Io comincio a sudare, mentre lui comincia ad accarezzare il ginocchio di Milda. È delicato, per nulla irruento. Milda lascia fare mentre si lascia scivolare un po' sul divanetto. Il movimento circolare sulle gambe di Milda si allarga alla coscia e da lì è un attimo a infilarle le dita in figa. Milda non si oppone e io lascio ovviamente fare. Pare proprio piacerle. Il nero, abilmente si slaccia il pantalone e tira fuori il cazzo. Un bel membro. Offuscato da quanto sta accadendo non mi rendo conto se è lui a mettere una mano di Milda sul proprio cazzo o Milda a cercarlo. Fatto sta che mentre le sua dita continuano a penetrare la figa della mia donna, la mano di Milda è sul suo cazzo. Comincia a fargli una sega mentre lei inizia a godere decisamente tanto. Ecco che inarca la schiena. È di nuovo il segnale dell'orgasmo in arrivo. Eccolo, si inarca, spinge con il bacino, fa una smorfia col muso e viene. Non so che succederà ora, ma per il momento nulla cambia. Lui continua abilmente a farle un ditalino mentre lei non gli molla il cazzo. Ed è in questo frangente che il nero allarga il pollice e l' indice. Afferra il capezzolo destro di Milda. Stringe. Né troppo forte né troppo piano. Pare come si fossero allenati per essere così in equilibrio. A Milda piace quando gli viene un po' stretto il capezzolo tra le dita. La fa godere. E infatti, sempre con quelle dita piantate in figa, inarca nuovamente la schiena e viene per una seconda volta.


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