STORY TITLE: La vicina (prima parte) 
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La vicina (prima parte)


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La vicina (prima parte)

by Claude
Viewed: 1457 times Comments 14 Date: 05-01-2024 Language: Language

Questa è una storia vera, e ho deciso di raccontarla qui. E' sempre stato un segreto, non la sa nessuno, non l'ho mai detta neanche ai miei migliori amici. E' una cosa che sappiamo solo io e lei. E ora anche voi. I nomi, naturalmente, sono di fantasia. I fatti no.

Era il 1999 e tutto iniziò con il ritrovamento del mio primo cellulare. L'avevo perso da alcune ore e potete immaginare il mio stato d'animo. Anche se inviava soltanto messaggi, ne ero già inconsapevolmente succube e ne ne accorsi, appunto, quando lo persi.
L'avevo perso nella strada dove vivevo, a pochi metri dal cancello, e venne ritrovato da un signore che conoscevo bene, perchè abitava nel condominio di fronte a quello dove vivevo io. Lo ritrovò, chiamò un numero in rubrica, quello di uno dei miei amici, e il mio amico chiamò a casa per comunicarmi il ritrovamento del cellulare. E fu così che feci la conoscenza di Chiara.
Chiara era, e lo è tutt'ora, la moglie di chi ritrovò il mio cellulare. Il primo contatto tra me e Chiara avvenne così, per strada, di fronte al cancello del loro condominio. Lei mi consegnò il cellulare, io ringraziai sentitamente il marito e poi rientrammo nei rispettivi appartamenti.
Chiara era una signora matura, oltre i 55 anni sicuramente anche se non seppi mai realmente la sua età. So però quanti ne avevo io, diciannove.
A quei tempi ero innamorato di una ragazza della mia età, anche se non stavamo assieme, ma come tutti, fantasticavo.
Anche tu che leggi hai avuto quelle età lì. Chiara entrò presto in quelle donne che nella mia mente, e solo nella mia mente, avrei scopato. Balzò presto in cima alla lista, sorpassando professoresse, conoscenze, compagne di università, solo per un motivo: era una donna integerrima. Di più. Era quasi austera, come se provenisse da un'antica dinastia reale piemontese.
Non era bella, aveva persino un canino storto. Ma aveva portamento, un portamento quasi regale. E inusuali capelli rosso ramati e corti, che si arricciavano vicino alle orecchie e dietro, sulla nuca.
Una duchessa con un look davvero inusuale. Parlava quasi sottovoce ed aveva una cultura sconfinata. Parlo al passato, ma è ancora così. Ci sentiamo ancora, sapete? Benchè abitiamo ora in città diverse. Ora lei ha più di settanta anni ma qualche messaggino su whapp ogni tanto ce lo mandiamo ancora. L'ultimo, ad esempio, pochi giorni fa, per augurci buon anno.
Comunque, torniamo al 1999.
Quel primo contatto davanti al cancello del loro condominio mi accese una luce su di lei. Avevo iniziato a guardarla mentre prima l'avevo sempre ignorata. Sapete cosa succede con gli sguardi: basta prolungarne uno un po' oltre il normale sguardo tra vicini che il contatto si crea anche in lei.
E accadde. Accadde in quell'estate del 1999 che attraverso il suo balcone e la mia finestra, che distavano in linea d'aria una cinquantina di metri, ci guardassimo oltre il normale sguardo. E non ci salutassimo. Soltanto sguardi. Per tutta quell'estate.
Io avevo anche iniziato a prendere il sole sul terrazzo, con boxer e occhiali da soli e attraverso gli occhiali da sole vedevo che lei, ogni tanto, mi guardava. Mentre puliva i vetri. Mentre sbatteva la tovaglia. Mentre innaffiava i fiori.
Questo gioco di sguardi andò avanti per tutto l'autunno, anche se non prendevo più il sole sul terrazzo, e per tutto l'inverno, attraverso la mia finestra.
Siccome ero girato di spalle rispetto alla finestra, avevo usato un metodo per vedere se lei mi guardava quando ero a studiare alla mia scrivania, ovvero un piccolo specchietto di pochi centimetri messo contro l'astuccio di fronte a me e che rifletteva la finestra di Chiara.
E quindi, se guardarla, e anzi dandole le spalle, vedevo che lei mi guardava.
in un giorno di novembre particolarmente caldo studiai a petto nudo, sempre rivolto di schiena alla finestra e vidi che lei, dalle finestre chiuse, mi guardava più insistentemente e più a lungo.
Nonostante la distanza, lessi nel suo sguardo del desiderio.
E' inutile descrivervi la mia eccitazione. Un ragazzo di diciannove anni desiderato da una matura di 5558 anni. Inutile descrivervi le mie fantasie.
Passò un anno, diventai ventenne, ma la situazione continuava a protrarsi. Io e lei ci guardavamo, da una finestra all'altra e ci guardavamo al punto da non salutarci quando ci incrociavamo per strada. Entrambi, intidimiditi, abbassavamo gli occhi come se l'episodio del cellulare non fosse mai successo.
Capimmo che quel gioco di sguardi era un gioco tutto nostro e che anche un saluto avrebbe potuto rovinare.
Passarono altri due anni così e arrivò il 2002. Avrei potuto andare dritto al sodo, tagliare corto, evitare tutto questo, ma tutto questo accadde realmente ed è così che andò ed è così che voglio riportarvelo pari pari.
Accadde nell'aprile del 2002 che incrociai Chiara e suo marito per strada e ci credete che fu la prima volta che incrociai il marito dal 1999? Eppure andò così. Consapevole di non interrompere il gioco degli sguardi con Chiara, quando li incontrai mi rivolsi al marito ringraziandolo di persona per il ritrovamento del cellulare di tre anni prima.
L'avevo ringraziato attraverso Chiara, ma mai personalmente.
Ringraziandolo mostrai il cellulare e gli feci vedere, con un sorriso, che era ancora quello.
Lì in strada io e lui, con Chiara al suo fianco, chiacchierammo per circa un minuto e lì vennero fuori alcune cose. Lui era un informatore farmaceutico e viaggiava spesso in tutta Italia (ecco perchè non lo incrociavo mai) e lei un'insegnante andata in pensione da quattro anni (ecco perchè era sempre in casa) e questo mi fece capire che lei avevadi certo più di 55 anni. E lì portava tutti. Gli occhi, verdissimi, erano segnati da borsoni inequivocabili, così come la pelle era tirata.
Venne fuori anche un'altra cosa: Chiara aveva appena preso un nuovo cellulare e nè lei nè il marito riuscivano a capirne le funzionalità. Fu il punto di svolta, per me.
Mi finsi esperto di cellulari e chiesi se potevo darci un'occhiata e che ci sarebbe stato bisogno di scaricare un programma (all'epoca non si chiamavano ancora app) dal computer.
Fu lì che ebbi l'appuntamento per entrare in casa loro. Fu lì che ebbi, soprattutto, il numero di cellulare di Chiara per metterci d'accordo sul giorno, perchè il marito era sempre fuori.
Quattro giorni dopo questo secondo incontro fortuito (il primo, ricordate, fu il ritrovamento del cellulare) mandai un messaggio a Chiara. Il tono del mio messaggio, più o meno, era questo:

Buongiorno Chiara, domani pomeriggio ci sarei per controllare il suo cellulare, per lei andrebbe bene alle 14 subito dopo pranzo?


La sua risposta arrivò quasi istantanea.

Per me è ok e, mi raccomando, dammi del tu. A domani!


Il diciannovenne aveva scritto un messaggio da vecchio e l'austera che sembrava una nobile una risposta da giovane, guardate un po'. Ma andò veramente così.
Il giorno dopo andai da lei e vi sbagliate se credete che adesso si scopa, perchè non successe nulla. Chiara fu molto gentile ed accogliente, mi offrì anche un caffè, ma nient'altro accadde che io di fronte al Pc a scaricare il programma necessario e lei seduta sulla sedia del salotto a guardare quello che stavo facendo. Saluti e grazie.
Però un'altra cosa accadde.
Chiara cominciò ad avere problemi non solo al cellulare, ma anche al computer.
A cadenza di una volta ogni due tre mesi mi arrivava un suo messaggio con un problema da risolvere e a cadenza di una volta ogni due o tre mesi io andavo da lei, sempre sola, e glielo sistemavo. Senza che succedesse nulla.
Un vero imbranato, potete pensare, e a ragion veduta, perchè ero ancora vergine. Vergine ma, non una certa dotazione. Che, come dire, è sempre emersa quando usavo la tuta, creandomi anche certi imbarazzi.
Le ultime volte andai da lei in tuta.
E in una di queste occasioni, con la coda dell'occhio, vidi che a lei per una frazione di secondo cadde l'occhio lì.
Da autentico inesperto mi misi a cercare su Google tutti i significati possibili di un gesto suo di questo genere. Digitavo cose del tipo

cosa significa che una donna matura per una frazione di secondo poggia lo sguardo sul tuo xxxx?

e cose così.
Poi venne giugno.
Giugno 2002.
Non ricordo il giorno esatto anche se potrei risalirci perchè nella posta o ancora la sua mail che mi chiedeva se potevo andare a darle una mano col Pc (spesso ci accordavamo anche via mail).
Quel giorno andai da Chiara carico emotivamente. Troppo carico. Ero fermamente intenzionato a provarci con lei. Fermamente. Stupidamente. Nel senso che quel giorno decisi di provarci con lei senza se e senza ma e questo mi caricò non solo di una tensione inutile, ma anche di una totale mancanza di tempismo o di cogliere la palla al balzo. Non avevo colto altri suoi segnali e decidevo io il quando? Non avevo capito nulla.
E infatti fu un imbarazzo enorme.
Al momento di salutarci dopo che le avevo sistemato il Pc, la abbracciai, con una mano le feci una carezza sulla schiena e spostai il mio bacio sulla guancia verso le sue labbra.
Lei non si scostò neanche di troppo, emise solo un

mmm

, che dal tono mi aveva già fatto capire tutto. Poi disse solo quattro parole.

E' meglio di no

.
Diventai rosso dalla testa ai piedi. Riuscii solo a chiedergli scusa, fose lei mi risposte con

non fa niente

ma io non riuscii nemmeno a sentirlo. Ero completamente imbarazzato e immerso come in una cupola di vetro, con tutti i suoi ovattati.
Quando ci salutammo e lei chiuse gentilmente con un sorriso la sua porta, mi sentii sprofondare dalla vergogna.
Non potevo immaginare quello che sarebbe successo in seguito.

(fine prima parte)

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