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Intervista a LEI


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Intervista a LEI

by Andreacp32
Viewed: 414 times Comments 4 Date: 04-02-2022 Language: Language

Ciao a tutti, sia io che Silvia, volevamo ringraziarvi per i numerosi messaggi (anche privati) riferiti sia al nostro racconto che alle due foto pubblicate. In tanti ci avete chiesto di scrivere ancora, ma come ho già detto, il racconto era riferito a quanto accaduto in quel periodo e non amo inventare storie. Poi una persona, non dirò chi, mi ha proposto una intervista a Silvia, ma alla Silvia del racconto, non a quella di oggi. Ho proposto l’idea a mia moglie che, pur precisando che non ne sentiva l’esigenza, ha deciso di immergersi in quegli anni e di rispondere alle mie domande. Il gioco (e spero il divertimento) sarà che Silvia, aiutandosi anche con i capitoli pubblicati, cercherà di rispondere come se le domande le fossero state poste in quei tempi, avulsa da quello che è successo e dalla sua maturità di oggi
Samu: Ciao Silvia, la prima domanda è se ti senti più etero o più bisex?
Silvia: faccio fatica a rispondere perché credo di viaggiare su due binari. Nel rapporto di coppia, quello inteso come amore, coccole e abbracci, sono esclusivamente etero. Non riesco a pensarmi con una donna. Per me la donna può essere un’amica ma non qualcosa di più. Nel sesso invece è differente, lì mi piace giocare con le donne. Sentire l’orgasmo di una donna mentre con la tua lingua le accarezzi il clitoride mi produce sensazioni orgasmiche indescrivibili. Se vengo penetrata mentre gioco con la mia lingua su una donna, il mio orgasmo è immediato. Spero di essermi fatta capire
Samu: certo, ma se dovessi scegliere vorresti una notte con un uomo o con una donna?
Silvia: con un uomo e con una donna insieme non si può fare ah ah. è impossibile scegliere, sono due cose differenti. Una donna che mi vuole far godere porta con sé una dolcezza ed una conoscenza inimmaginabili per gli uomini. Un uomo però nel suo egoismo ti porta ad essere troia e a me eccita e mi fa godere.
Samu: questa cosa dell’essere troia mi fa venire in mente una domanda, ti piace più essere insultata o insultare?
Silvia: sinceramente credo che sia un 50 e 50. Mi piace se un uomo mi domina, meglio se più uomini, ma in certi momenti mi piace anche umiliare, in modo particolare l’uomo e vederlo sottomesso. Ma la cosa più eccitante è vedere che lui gode della sua sottomissione
Samu: stai parlando di me e di quello che mi dici?
Silvia: esattamente. All’inizio non mi è mai venuto in mente di dirti e darti del cornuto ma capivo che tu mi spingevi verso quello anche se tu quella parola non me l’hai mai detta per primo. Era come un gioco di ruolo dove tu mi hai portato a dirti che eri un cornuto
Samu: e poi tu ci hai preso gusto
Silvia: era come la parolina magica per farti esplodere e poi ho iniziato a volere vedere che te lo dicessi da solo, che mi rispondessi alla mia umiliazione, umiliandoti
Samu: molti ci hanno scritto dicendo che mancano alcuni dati per conoscerti bene
Silvia: in che senso?
Samu: a che età la prima conoscenza con il sesso reale?
Silvia: ho iniziato giovanissima. Il mio interesse verso il sesso maschile non era ancora nato ma una sera guardando un film mi sentii pervasa da un calore e percepii del bagnato nelle mie mutandine
Samu: quanti anni avevi?
Silvia: 13 credo. Andai in bagno per lavarmi, mi misi sul bidet ma appena la mia mano tocco le mie labbra fui portata d’istinto a continuare. Provavo piacere, fino quando non sono stata invasa dal mio primo orgasmo. Non sapevo cosa fosse, sapevo solo che su quel bidet mi tremavano le gambe e mi sentivo spossata. Da quel giorno iniziai quasi tutte le sere a mettermi sul bidet e toccarmi fino all’orgasmo.
Samu: infilavi dita?
Silvia: non esattamente. Strusciavo la mano sopra e giochicchiavo con le labbra. Ci mettevo un sacco a venire proprio per l’inesperienza di dove toccare. Poi mi resi conto che invece che stare scomoda sul bidet potevo farlo nella mia camera e scoprì che strusciandomi sul cuscino ci mettevo meno a venire.
Samu: e il primo dito?
Silvia: non era il mio
Samu: racconta
Silvia: è successo poco dopo che avevo scoperto il cuscino. Ero ad una classica festa di compleanno della scuola, dove si pensa a baciare il ragazzo più carino o cose del genere. Ripeto che non avevo allusioni o illusioni rispetto al sesso. Però a quella festa c’era un ragazzino più grande sui 16, 17 anni che mi guardava incessantemente e che non mi lasciava per nulla indifferente. Mi sentivo calda sul viso e non solo lì. Lo ricordo ancora come fosse ieri: subito dopo il taglio della torta volevo continuare quel gioco degli sguardi che tanto mi eccitava ma non lo vedevo più. Era il fratello della festeggiata e quindi pensai che se ne fosse andato. Provai ad inoltrarmi nel corridoio della casa e lo vidi appoggiato sulla porta di camera sua. Non sapevo che fare o che dire ma lui mi prese per mano e mi portò dentro. Iniziammo a baciarci e sentii le sue mani sui miei seni e il calore si spostò dal mio viso alla mia patatina.
Samu: com’eri vestita?
Silvia: avevo un maglioncino giallo e una gonnellina al ginocchio di colore chiaro, i famosi scaldamuscoli al posto delle calze e le scarpe da tennis della superga. Le sue mani strofinavano i miei seni da sopra il maglioncino che si indurivano sempre di più. Nel mentre le nostre lingue libravano tra loro e mi ritrovai con lui addosso appoggiata al muro. Non comprendevo quei suoi movimenti di bacino ma ad un certo punto la sua mano scese sulla mia coscia e risalì, trovò le mutandine e si intrufolò e sentii come un coltello nel burro che si inseriva dentro di me. Non ebbe tatto ma iniziò a muovere il suo dito su e giù dentro di me. Durò poco ma mi sembrò un eternità e poi sentii la pancia aggrovigliarsi e quasi gli morsicai la lingua richiudendo la mia bocca. Discesi quasi con la schiena dal muro presa da un piacere a me sconosciuto.
Samu: sei venuta?
Silvia: si. E poco dopo lui mi mise la mia mano sui suoi pantaloni e sentii il suo cazzo rigonfio ma non so perché, presi ed uscì dalla stanza. Ricordo ancora la mamma di lui e della festeggiata che vedendomi poco dopo mi disse che dovevo bere un aranciata perché ero bianca cadaverica e probabilmente avevo un calo di zuccheri.
Samu: bello ed anche eccitante ma io volevo sapere del sesso reale
Silvia: aspetta, se vuoi che racconti devi ascoltare tutto. Quella sera, nel mio letto, iniziai a penetrarmi con le dita e riprovai quell’orgasmo così diverso da quello che ottenevo col cuscino. Incominciai quindi a utilizzare oggetti come dei vibratori.
Samu: tipo?
Silvia: penna, uniposca, diciamo tutte cose di dimensioni ragionevoli
Samu: e poi?
Silvia: poi l’anno dopo mi ritrovai al liceo, nella stessa scuola del ragazzo che mi aveva regalato il primo orgasmo e in men che non si dica finii con la sua compagnia abbandonando sua sorella, cioè la mia amica. Era un gruppo variegato ma il sesso rimaneva solo qualcosa di immaginato. Io facevo la preziosa con lui e finì che si fidanzò con una della sua età che frequentava il gruppo. A volte lui raccontava quasi dei porno ma regolarmente lei lo metteva a tacere con la verità. Non si andava oltre al petting vestiti e a grandi baci alla francese.
Samu: e lì è venuta fuori la tua indole da troia?
Silvia: si e no. Un sabato pomeriggio mi ritrovai con lui e un suo amico in una panchina al parco in attesa degli altri. Arrivarono con i loro motorini e scoppiò una lite tra lui e la fidanzata. Non per gelosia (o forse si) ma solo perché lui aveva proposto di tirarmi con la bicicletta e quindi aveva chiesto a lei di salire con un amico per essere più libero. Lei si incazzò e fece in modo di seminarci. Per chi si ricorda come era complicato farsi tirare in biciletta da un motorino, potrà capire che andavamo con forte rilento. Finchè lui non mi propose di lasciare la bici in un posto lì vicino (a metà tra un parcheggio e un piccolo parco) e poi salire con lui. Insomma il pomeriggio passò tra una vasca e l’altra per il centro ma i due non si parlarono minimamente, tanto più che poi lui doveva riaccompagnarmi a prendere la bici. Non ricordo che ore fossero ma si era fatto già buio. Eravamo ad ottobre perché ricordo le giacche addosso. Insomma mi portò a quella specie di parchetto e fattami scendere, lo fece anche lui mettendosi a sedere su una panchina. Si accese una sigaretta da bello e dannato (era un bel ragazzino) e iniziò a sbraitare verso la sua ragazza tirando fuori anche il fatto che fosse una gran suora e che la volesse mollare e via dicendo. Mi misi seduta accanto a lui e visto che aveva perso tutta quell’aura da grande uomo mi scappò una domanda che era anche una affermazione del tipo “insomma hai fatto più roba con me che con lei”. Lui mi sorrise ed annui ma poi mi fece subito notare che ero scappata via come se non mi fosse piaciuto. Glielo dissi, che mi era piaciuto e ci baciammo lì sulla panchina e fui io a mettergli la mano sulla patta e a muovermi sopra i jeans cercando di accarezzare. Sentivo che gli piaceva ma sentivo anche che volevo toccarlo e quindi gli sussurrai nell’orecchio “guidami tu”. Lui sul momento mi rispose che stavo andando benissimo ma poi comprese e si slaccio i bottoni e portò la mia mano ad afferrare il suo cazzo. ricordo ancora che lo avevo preso alla base e che muovevo la mia mano su e giù ma poi lui mi prese la mano e la fece salire un pochino di più sull’asta e a quel punto tutto scivolava meglio. Feci pochi movimenti e sentii la mia mano riscaldata da qualcosa di caldo e colloso. Quando le nostre lingue si allontanarono, io mi pulivo la mano sui miei jeans e potei notare la sua giacca con 2 o 3 schizzi (hai capito perchè mi ricordo che avevamo le giacche?).
Samu: inesperta, dolce ma l’indole da troia rimane
Silvia: stava nascendo quell’indole. Anche perché da quel momento la sua storiella andava benissimo e poi c’ero io che lo rilassavo con la mia mano
Samu: in che senso
Silvia: nel senso che lui rimaneva con la fidanzatina ma che trovava sempre un modo per avere del tempo con me che non mi tiravo indietro per fargli una sega, anzi a poco a poco affinai la tecnica e mi piaceva vedere la mia mano sul cazzo e attendere che venisse
Samu: e lui ti faceva venire?
Silvia: mai, cioè ci baciavamo e io lo masturbavo, questo era il nostro giochino, poi io a casa nel ripensarci mi regalavo qualche orgasmo
Samu: una troietta a disposizione
Silvia: be tu ci scherzi ma fu proprio quello che mi fregò
Samu: sono curioso, cosa ti fregò?
Silvia: che i ragazzini sono sempre dei coglioni e quindi ben presto venne fuori che gli facevo le seghe. E tutti i ragazzi del gruppo iniziarono a guardarmi in maniera differente e con interessi ben diversi. Mi allontanai da loro e da quello schifo per cui ormai io avevo scopato con il mondo intero quando mi ero limitata a fare delle seghe ad uno che mi piaceva. Ritornai con gli amici del primo anno e arrivò il natale che regolarmente passavo in montagna con la mia famiglia.
Samu: non so perché ma deve esserci qualcosa di interessante
Silvia: scemo. Mi ritrovai in albergo nella situazione peggiore. Ero l’unica di 14 anni e attorno a me avevo o ragazzi più grandi o bambinetti insulsi. I primi giorni li passai con mamma e papà ma insomma il divertimento era pari a zero. Poi mi avvicinai ad un gruppetto di ragazzi sui 20 anni che avevano fatto comunella lì in albergo e mi ritrovai ad uscire con loro per piccoli giretti nei pressi dell’albergo. Erano patiti di botti e si divertivano a far scoppiare questi petardi e ridere di quale facesse più rumore. Comparirono anche qualche birra e io iniziavo a sentirmi a mio agio seppure fossi l’unica donna.
Samu: com’eri a quel tempo?
Silvia: ero già donna ed ero formata. Si può dire che la mia conformazione fisica restò uguale da quell’età fino a dopo i vent’anni. Comunque uno di questi ragazzi mi piaceva, era bello, alto, moro e aveva un sorriso che mi faceva impazzire. Non feci nulla per nasconderlo e finalmente in una delle ultime sere, seduti su un cumulo di neve ci baciammo appassionatamente mentre gli altri 3 studiavano come far scoppiare un petardo nel tubo di scappamento di una macchina. Quando rientrammo, cercai di scorgere i miei e li notai intenti in una partita a carte. Lui mi portò con sé e mi fece entrare nella sua stanza. Aveva praticamente una piccola stanzetta comunicante con quella dei genitori. Chiuse la porta comunicante e finimmo sul letto a baciarci. Ci toccavamo prima con i vestiti e poi senza. Il suo pene era più largo dell’unico che avevo toccato e mi piaceva mostrarmi avvezza nella masturbazione. Intanto eravamo nudi completamente e ci masturbavamo a vicenda e il mio orgasmo mi raggiunse mentre lui mi succhiava i capezzoli. Non mi era mai capitato ma sentivo che più lui me li succhiava più sotto mi bagnavo. Poi lo vidi armeggiare con i suoi pantaloni in fondo al letto e prendere il portafoglio da cui ne uscì un preservativo. Gli feci capire che per me era la prima volta e lui, da gran signore, appoggiò il preservativo sul comodino e ricominciò a baciarmi. Compresi che la mia prima volta, che giuro avrei fatto lì seduta stante, era svanita e mi dedicai con la mia mano al suo cazzo. sentì dopo poco la sua mano, con dolcezze e fermezza che mi muoveva dalle spalle verso il suo cazzo. mi ritrovai a masturbarlo con il viso appoggiato alla sua coscia. Quando fece un gesto per mettersi su un lato non obbiettai nulla e lo presi in bocca. Non sapevo bene cosa fare. Mi immaginai che fosse un gelato e lo leccai e succhiai. Lui non mi diceva nulla e quindi pensai che stessi facendo bene. Sentivo che ogni tanto aveva dei sussulti e il cazzo si addentrava di più nella mia bocca finchè non iniziò ad accarezzarmi la testa mentre mi muovevo con la bocca sul cazzo. poi la presa si fece più forte e sentii un liquido caldo che a piccoli schizzi mi andava sulle pareti della bocca. Nella mia testa c’era l’idea che non potevo deluderlo dopo avergli detto che ero vergine e quindi non opposi resistenza e ingoiai fino a che non sentii la sua mano cadere e così risalii. Mi guardava con aria interrogativa, tanto che mentre mi stavo rivestendo gli chiesi che cosa avesse e lui mi chiese se avessi mai fatto un pompino prima. Confessai di come fosse la prima volta e lui mi propose di vederci anche la sera dopo se mi era piaciuto. Gli sorrisi e poi scesi giù, dove trovai i miei ancora intenti nel gioco. Andai in camera e mi chiusi in bagno per la paura che potessero tornare, mi toccai sul bidet continuando a pensare che mi era piaciuto sentire il cazzo in bocca e sentirlo godere.
Samu: quindi primo pompino e subito con ingoio, ma la sborra ti era piaciuta?
Silvia: si. Cioè non si può negare che sia un po’ pastosa, ciccosa ma sarà il fatto che è l’apice del godimento maschile, comunque mi è subito piaciuta.
Samu: se la storia con questo tipo non va oltre un altro pompino potremmo passare alla tua prima volta
Silvia: be diciamo che quella vacanza fu comunque una vacanza delle prime volte perché il giorno dopo mi lecco e mi fece venire. E anche da quel momento la lingua sulle mie altre labbra mi è sempre piaciuta. Io poi gli feci un pompino ascoltando le sue richieste ma gli tolsi la mano dalla mia testa e conclusi facendomi venire in bocca ma a modo mio e non con lui che mi teneva. Ci salutammo e compresi che si stesse mangiando le mani per la mia partenza perché, come disse lui “sei davvero portata per succhiare”.
Samu: una bella esperienza
Silvia: in realtà fu una delle mie esperienza più importanti perché da quel momento mi sono sentita donna, donna che può conquistare anche ragazzi adulti. E poi si era svegliata in me la voglia di provare a fare sesso
Samu: sesso o amore?
Silvia: ho detto sesso. Cioè io volevo scopare e anzi l’avrei fatto già con lui e sono convinta che se fossi rimasta ancora qualche giorno, l’avremmo fatto.
Samu: l’hai più rivisto?
Silvia: no ma per qualche tempo è rimasto oggetto di qualche mia fantasia
Samu: che porca che eri già. Allora ci racconti la tua prima volta?
Silvia: era necessario spiegare tutto questo però. Tornai a scuola e ci tornai con un’altra consapevolezza e iniziò a piacermi parecchio che i ragazzi mi guardassero con voglia. L’ora di educazione fisica era per me un divertimento nel vedere i miei compagni arrapati a vedermi in short e maglietta aderente. Ma loro non potevano darmi quello che volevo io
Samu: cazzo?
Silvia: si, cioè volevo uno che ci sapesse fare non dei ragazzini alle prime armi.
Samu: aspetta aspetta, stiamo diventando troppo cronologici. Lasciamo la storia della prima volta per un’altra occasione e passiamo a domande più dissipate nel tempo
Silvia: come vuoi
Samu: devo farti tutte le domande che mi hanno chiesto prima di chiudere la tua prima intervista. La prima volta che ti sei depilata completamente?
Silvia: 15 anni con la mia amica del cuore. Stabilimmo il cosiddetto PIANO R. (piano rasatura). Volevamo provare e con la schiuma da barba di mio padre e delle lamette bic ci depilammo a vicenda, completamente. Il giorno dopo il prurito la fece da padrone e quell’idea venne accantonata fino a quando non me lo hai chiesto tu anni dopo.
Samu: è vero che devi rispondere come se fossi nell’età del racconto ma mi hanno chiesto come la tieni oggi
Silvia: ho fatto il laser sia alle ascelle che al pube e quindi sono sempre completamente liscia e giusto due volte all’anno devo andare per togliere qualche peletto impertinente
Samu: c’è stato un momento che ti sei detta “sono troia e sono fatta così”
Silvia: onestamente no, cioè mi sono sempre detta che mi piaceva il sesso libero e che se mi appagava voleva dire che andava bene
Samu: hai mai rifiutato un cazzo perché troppo grosso o troppo piccolo
Silvia: su quelli grossi, quando mi sono capitati mi ci sono fiondata, su quelli piccoli non mi sono mai fatta problemi. Infondo conta come lo usi ahahah
Samu: perché ridi
Silvia: perché è una stronzata enorme. Il cazzo grosso parte già con una marcia in più
Samu: meglio largo o meglio lungo
Silvia: a parte che meglio una cosa proporzionata comunque quello credo sia molto soggettivo. Io forse preferisco la lunghezza perché mi sembra di sentirmi più riempita
Samu: hai mai pensato di essere malata di sesso?
Silvia: ho sempre creduto di averne bisogno ma malata no. È pur vero che, soprattutto all’inizio, da più giovane mi rendevo conto che per molte mie amiche il sesso aveva una rilevanza diversa da quella che davo io.
Samu: non sono tutte porche d’altronde
Silvia: io dico che non tutte si lasciano andare. Poi certamente c’è chi non ama certe trasgressioni ma il più delle volte l’interesse per il sesso è negato da certi tabù che si sono ricevuti.
Samu: spiegati
Silvia: sai quante ho sentito dire che non si sono mai masturbate? Be a parte che la metà mente, la restante metà se non l’ha fatto è solo per certi preconcetti e se si lasciasse andare poi non smetterebbe più.
Samu: condivido ma per esempio io ne ho incontrate che non amano ingoiare
Silvia: quello è diverso e molto soggettivo. Forse l’esempio più appropriato è il sesso anale. Tante dicono che “oddio mai”. Io dico, prova e poi capisci che è bello quanto in figa.
Samu: mi piace quando sei scurrile
Silvia: ti piace quando rispondo da troia
Samu: un po’ si. Ultima domanda per oggi. Domanda mia, alla Silvia di ora: ti sei un po’ eccitata?
Silvia: io si e tu?
Samu: pure

Speriamo vi siano piaciute le domande e soprattutto le risposte. Nel caso potremmo continuare ma ci farebbe piacere che Silvia rispondesse a vostre domande……………

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