Nel culo di Anita davanti al cornuto
by pollicino1965Gesehen: 1138 Mal Kommentare 1 Date: 06-09-2023 Sprache:
1. Premessa.
Dopo le fatiche della sessione estiva d’esame, per Anita e Luciano – giovani fidanzati – ecco che era finalmente arrivata l’ora di riposarsi e divertirsi.
Quell’anno, la festa di mezzo Agosto coincise con una bella e affollata festa in piscina nella casa di vacanze dei genitori di lui, appena fuori città.
Era una piscina grande, stupenda, quasi olimpionica, e quando i membri della comitiva dei ragazzi venivano “convocati” lì nessuno si sognava di mancare.
La coppia, sembrava ancora più affiatata del solito, ed aveva deciso di invitare, oltre ai compagni di corso di entrambi, un ragazzo che apparentemente nulla c’entrava con loro, uno sportivo professionista, Pietro, che però era il miglior amico di Luciano…
Ebbene, iniziamo il racconto proprio da qui, conoscendo meglio loro tre, che saranno i (più o meno fortunati) protagonisti.
Anita è una giovane di 21 anni, alta 1 metro e 73 per 58 kg, molto magra, pettinata con capelli neri lisci e occhi castani. Fisicamente, ha un culo incredibile, grosso, che non perde occasione di ostentare, sia quando indossa vestiti aderenti che quando veste semplici perizomi da troia.
Inoltre, ha due piccole tette, una seconda al massimo, ma sodissima, che fa impazzire i suoi coetanei e non solo, e una vagina rasata che cura con grande attenzione.
Di solito, porta dei pantaloncini dai quali sporge sovente una bella fetta di culo, e sopra dei top da cui non è difficile immaginare ciò che ci sta sotto.
Nella vita, come già accennato, è una studentessa fuorisede, e sfruttando proprio questa lontananza custodisce un segreto: una volta ha tradito suo fidanzato.
Il quale è Luciano, studente anch’esso e padrone di casa, 23 anni, alto 1 metro e 78 per 65 kg, fisico ben strutturato per via della palestra che da poco ha iniziato a frequentare, moro, magro, capelli e occhi scuri, poco peloso.
Dal punto di vista della virilità è davvero poco dotato, ha un pene di 1617 cm al massimo e lo usa malissimo: infatti, con lui Anita non riesce mai a venire, non riesce a soddisfarla sessualmente anche se si amano.
E’ molto monotono, e pratica solo una posizione: la missionaria: non la scopa a pecora (anche se lei ha quel meraviglioso culo perfetto), non si fa fare pompini e soprattutto non le lecca la fica.
Infine, c’è Pietro, il lavoratore, 23 anni, 1 metro e 77 per 80 kg, sportivo di professione, che quindi ho molta forza e resistenza.
Non ha un fisico scolpito, ma è robusto, non troppo peloso, ha barba, capelli e occhi castani.
In dotazione ha un membro di tutto rispetto, 25 cm, enorme, largo e con due belle palle, e a letto dura almeno due ore; insomma, è praticamente un toro…
2. Una festa da ricordare.
L'appuntamento era stato fissato direttamente a casa di Luciano, fuori città, e così gli invitati si misero d’accordo sui mezzi per raggiungerla: alcuni misero a disposizione le loro auto e passarono a prendere chi non aveva mezzi propri.
Il viaggio fu l'occasione perchè chi di loro non si conosceva già si conoscesse li per lì, e tutti – rompendo il ghiaccio in breve tempo – cominciarono a domandare ai più informati:
Allora, come sono le ragazze? Dicono che la tipa del padrone di casa sia davvero molto eccitante e appetitosa...
.
Chi la conosceva, rispose:
Vedrete con i vostri occhi... Sono tutte niente male, ma lei sì, é super... Però state attenti, che Luciano è gelosissimo!
.
Tutti scoppiarono in una risata fragorosa, si distribuirono le “prede” da puntare una volta sul posto, ed ecco che nel frattempo erano giunti alla villa...
Scesi dalle auto, furono attratti da vari schiamazzi che provenivano dalla piscina.
Si mossero in tutta fretta per raggiungerla e non farsi soffiare i migliori “bocconcini”, e lì trovarono una gradita sorpresa: Anita, in costume da bagno, stava facendo gli “onori di casa” assieme al fidanzato, che però – stranamente – non la marcava stretta.
Percui, ognuno – con la scusa di salutarla e baciarla – gli si appiccicava addosso e faceva penzolare stancamente e spudoratamente le mani su quella meraviglia di culo che si portava dietro, e che non passava certo inosservato: oltre che grosso, infatti, era decisamente sodo… E poi quel perizoma che le si insinuava, volutamente o meno, tra le due chiappone – nascondendo appena appena il rosone scuro dello sfintere ancora intatto – metteva ancor di più in risalto il meraviglioso insieme.
Per non parlare di quando la fortunata
proprietaria
si muoveva: ancheggiando, quel culo così seducente fluttuava nel vuoto, e pareva dovesse quasi staccarsi da un momento all’altro dal busto.
Luciano, era ben consapevole dell'effetto che la sua ragazza faceva sugli ormoni di quei giovani maschi, ma se da una parte era preso da una travolgente gelosia, dall'altra era ben contento di mostrare per l’ennesima volta la sua “conquista”.
Tra se e sé, si diceva:
Stai tranquillo, che tanto Anita non è una sgualdrina come tante... Gli piace solo stuzzicare... Ha occhi solo per me… Certo che se potesse evitare quei costumini così succinti...
.
Mai e poi mai avrebbe immaginato quello che sarebbe accaduto alla fine di quella giornata...
Ad ogni modo, bastò che gli altoparlanti iniziassero a diffondere della musica da discoteca, che tutti i presenti iniziarono a dimenarsi in maniera concitata.
E quando le ragazze, scambiando i pali dei lampioni per un palo da cubista, cominciarono ad assumere pose a dir poco conturbanti, i ragazzi si fecero sotto estasiati.
Ovviamente, tra queste fanciulle c'era sempre Anita, e tra i ragazzi c'era (oltre a Luciano) Pietro, che scherzando goliardicamente con l'amico mentre sorseggiavano un Mojito, prese a fare apprezzamenti su di lei:
Ehi, Luciano, guarda Anita! Sembra che abbia il miele appiccicato da come gli stanno tutti attorno...
.
Infatti, il
lato b
della fanciulla continuava ad essere oggetto di toccatine da parte degli astanti, come se le altre ragazze fossero diventate improvvisamente invisibili...
Il fidanzato masticava amaro, ma il dovere dell'ospitalità gli impediva di allontanare tutti quegli (a suo dire) scostumati.
A dire il vero, anche Pietro – nonostante la grande amicizia con Luciano – aveva già in passato fatto cattivi pensieri su quella cavallona, e moriva dalla voglia di
esplorare
in profondità quel culone...
E quando le ragazze furono coinvolte – per gioco – in una gara di “twerking”, tale aspirazione crebbe smisuratamente.
Ovviamente, anche Anita – che dapprima si mostrò restia alla cosa – venne coinvolta nella competizione, tra fischi e lazzi:
Anita, facci vedere chi sei... Sei inarrivabile... Vincerai tu, a mani basse... Il tuo è fuori quota!
, urlavano impazziti i maschi eccitatissimi.
Ma Luciano, furioso per quel tentativo di coinvolgerla, la guardò negli occhi, fulminandola, come a dire:
“Non pensarci nemmeno! Tu, non sei sul mercato!”.
Lei, intanto, benchè fuori concorso, non potè fare a meno (per forza di natura) di agitare quelle chiappe, che sbattendo l'una contro l'altra tendevano per brevi istanti a separarsi verso l'esterno, mettendo di conseguenza in bella mostra il forellino del suo rosone pulsante dalla voglia.
E tutta la giornata trascorse cosi, tra un tramezzino e un ballo, una pizzetta e un dimenarsi a bordo vasca.
Alla sera, quei giovani erano così stanchi che non vedevano l'ora di tornare a casa... Tutti, tranne Pietro!
3. Un pericoloso
segreto
.
Il giovane sportivo aveva trascorso tutto il giorno a meditare sul suo stato di amico fraterno...
Per Luciano, lui avrebbe fatto qualunque cosa, si sarebbe sacrificato a morte, ma c'era una cosa a cui non sapeva proprio resistere: il culo di Anita.
Ogni volta che lo guadava, era come se i suoi occhi venivano calamitati lì, e per quel ben di dio non era più certo che avrebbe saputo rispettare i diritti dell'amico,
custodendo
castamente la sua fidanzata.
Così, mentre in disparte continuava ad osservarla, si chiese:
Ma davvero lei vuole passare tutta la vita con Luciano? Sì, è un bel ragazzo, ma una femmina tanto procace lui non la sa gestire... E allora, perché non approfittarne?
.
D'altra parte, la sua lealtà non era da mettere in discussione, e pure la sua coscienza glielo ricordava:
Pietro, ma che stai dicendo? Ricordati che quella giovane donna non ti appartiene, è di Luciano, il sesso non è tutto…
.
Però il richiamo della carne era troppo forte... e lo spirito troppo debole. Percui, alla fine, anche la sua lealtà nei confronti dell'amico venne meno, e lui prese quella decisione che lo avrebbe portato con la ragazza in fondo al baratro della lussuria.
Gli tornò subito in mente quel
segreto
che gli aveva confidato qualche giorno prima Gessica, amica del cuore di Anita e che da un pò di tempo Pietro si sbatteva...
In breve, Anita aveva tradito – in un momento di debolezza – il suo fidanzato. Una volta... una volta sola, ma lo aveva fatto... e aveva anche rischiato di rimanere incinta se non fosse stato per la
pillola del giorno dopo
. E questo, ovviamente, Luciano non lo sapeva…
Per Pietro non era importante con chi lo avesse fatto, non lo aveva voluto sapere, ma il solo fatto che ciò era accaduto gli metteva in mano un'arma formidabile. Preparò attentamente il suo piano d'attacco, ed esclamò:
Ora, ti tengo in pugno, puttanella culona!
.
Si rilassò, e si godette il resto della festa, seguendo con lo sguardo ogni movimento della coppia.
Quando poi fu l'ora di andar via, si offrì volontario per aiutare a rassettare la villa, così da poter finalmente restare solo con loro due... ma soprattutto con lei!
4. Ricatto... e castigo.
Aiutare a rassettare la casa: quella era proprio l'occasione giusta per passare al contrattacco...
Grazie alla fiducia che nutriva in lui Luciano, e con la scusa di accompagnare la ragazza in cantina a riporre le attrezzature usate quel giorno, Pietro mise subito in atto il suo piano, e bloccò letteralmente spalle al muro l'ignara Anita:
Senti, troietta... Gettiamo la maschera... Io stravedo per te, e diciamocelo pure, Luciano non sarà mai l'uomo adatto alla tua vitalità... Io, invece, potrei essere la persona giusta, potrei farti felice sotto tutti i punti di vista...
.
Pietro, ma ti sei impazzito? Proprio tu vieni a farmi questi discorsi? Tu, il migliore amico di Luciano? Vergognati!
, disse la ragazza che – shoccata – non sapeva più cosa fare, conscia del pericolo che stava correndo, poichè li nessuno li poteva sentire...
È vero, sono il migliore amico di Luciano, ma vederti così mi piange il cuore... Tu sei una Ferrari, e lui ti tratta come se fossi una vecchia utilitaria... E siccome sono anche tuo amico, voglio aiutarti
, replicò lui.
Aiutarmi? Aiutare me, o aiutare te?
, fece Anita soffiando dalle narici come un bufalo in attesa di scagliarsi contro il nemico.
Ma ti vedi come sei ridotta? A farti portare in giro come un fenomeno da baraccone... Solo grazie al tuo culo!
, rintuzzò brutalmente Pietro.
A questo punto, Anita tentò di svincolarsi dalla presa di lui e di fuggire, ma costui la gelò calando il carico da novanta:
Visto che tieni tanto al tuo bamboccio, che ne diresti se io – da amico – gli dicessi di quella volta che lo hai tradito?
.
Lei mostrò chiaramente di aver accusato il colpo, e se non ci fosse stato alle sue spalle un muro di sostegno, sarebbe crollata a terra.
Cercò di riordinare le idee, poi domandò, tra lacrime di terrore:
E tu che ne sai?
.
Ma, come se avesse trovato già in sè la risposta, riprese:
Non dirmi che è stata quella stronza che ti scopi a spifferare tutto... Ah, bella amica che mi sono trovata!
.
Pietro fece finta di non sentire quell’ultima frase della ragazza, e continuò:
“Quello che conta adesso, mia cara, è che se glielo vado a raccontare lui ti ammazza…”.
“Questo è vero, porca miseria! Dai, Pietro, non mi rovinare… Potrei essere carina con te, se mi prometti che non dici nulla…”, implorò lei nel tentativo di rabbonirlo, intuendo il suo desiderio non troppo nascosto.
“Eh no, Anita, è troppo facile comprarmi così… Però…”, e lasciò cadere nel vuoto le sue intenzioni.
“Però? Sei uno stronzo pure tu, ma farò quello che vuoi per salvare il mio rapporto con Luciano…”, disse lei, rimanendo febbrilmente in attesa della proposta del suo interlocutore.
“Diciamo, allora, che io non dirò nulla a Luciano del tuo passato, ma tu dovrai fare per filo e per segno quello che ti dico”…
E le spiegò cosa avrebbe dovuto fare:
“Dunque… Adesso tu andrai, senza perdere tempo di là… Vedi? E’ seduto a bordo piscina che ci sta aspettando… Cercherai di farlo andare su di giri, ti toglierai adagio il reggiseno, come se io non esistessi… A quel punto interverrò io… Il resto sarà una sorpresa anche per te!”.
Anita, sulle prime, rimase sconvolta: era sì una ragazza abbastanza disinibita, ma mostrare il seno sapendo che lui l’avrebbe osservata le sembrava troppo…
Poi, però, ponderata la situazione, e considerato che non aveva altre vie d’uscita, e che tutto sommato non gli aveva chiesto un granchè, si decise ad accettare quello che comunque era un autentico ricatto:
“E va bene… Ma sappi che non ti guarderò più in faccia!”.
Detto ciò, senza attendere risposta e decisa a “togliersi il dente” prima possibile, gli voltò le spalle e si diresse verso la piscina, dove Luciano nel frattempo si era addormentato in bermuda.
Per svegliarlo gli disse:
“Ehi, dormiglione, sei così stanco? Scommettiamo che ho io il modo di risvegliarti?”.
Luciano si risollevò sulla sedia, e fece per alzarsi, ma lei lo fermò:
“No, stai fermo e guarda”.
Poi, riaccese lo stereo ed iniziò a scatenarsi in una danza così sensuale che lui venne preso subitaneamente dall’eccitazione.
Anita, si tolse le scarpe che aveva ai piedi, le gettò in acqua, e riprese quel balletto mettendo in movimento tutti quei muscoli che fecero dondolare il suo proverbiale culone. Luciano conosceva benissimo quelle sue capacità, ma lei aveva la dote di saperlo – ogni volta – prendere con qualche novità.
Così fece anche quella sera, tanto che il ragazzo finì per non capirci più niente: mentre lei ancora si esibiva, reclinò la testa all’indietro con le palle degli occhi che gli si erano rigirate.
E fu proprio in quegli istanti di “semiincoscienza” dei due che Pietro uscì dall’ombra, alle spalle dell’amico, e richiamò l’attenzione di Anita (la quale istintivamente si coprì i piccoli seni):
“Su, svelta, dammi una mano…”.
Lo sollevò di peso, e lo avvicinò al primo lampione che ebbe a tiro, e – porgendo una robusta corda alla ragazza – le disse:
“E no stare così impalata, legalo!”.
Scossa finalmente dalla trance del ballo in cui era realmente precipitata, Anita cercò di ribellarsi:
“Ma cosa vuoi fargli? Sei davvero fuori di testa? Se non la smetti, mi metto a urlare…”.
Pietro la guardò con uno sguardo quasi di compassione, poi si mise a ridere e le ricordò:
“Guarda che qui non c’è nessuno, scema… Non ti sente nessuno!”, le urlò minaccioso in faccia, “dai, fai come ti ho detto…”.
Lei non seppe replicare altro, prese la corda e con essa strinse polsi e caviglie attorno a quel palo “maledetto”.
Poi, Pietro la esortò di nuovo:
“Bene… Ora levagli i bermuda, voglio vedere quel pisellino quanto è duro”, e le porse un paio di forbici affilate.
Sistemato Luciano, tornò verso la sedia dove lui era seduto fino a pochi minuti prima, portandosi dietro – afferrandola per un polso – Anita, si sedette, la dispose in modo da avere a vista le sue striminzite tettine e le intimò:
“Ora, spogliami…”.
Anche qui, Anita mostrò tutta la sua repulsione, ma capita l’antifona iniziò a fare come le era stato ordinato: lentamente, cominciò ad aprire la camicia, sbottonando bottone dopo bottone, e accrescendo l’eccitazione di Pietro.
A mano a mano che quel sipario si apriva, emergeva un torace ben marcato, non scolpito e non troppo peloso, ma che si faceva apprezzare agli occhi di una donna.
Gliela sfilò, e potè sentire, forte, quell’odore di maschio che a lei aveva sempre fatto l’effetto di un potente afrodisiaco.
Pietro, ad occhi chiusi, percependo questa sua reazione ma non volendo darle troppe occasioni di intimo godimento, le disse:
“Brava, ora sì che ci capiamo… Continua… Lo slip…”.
Lì, Anita, ebbe una esitazione più forte, ma essendo una femmina a cui era sempre piaciuto il sesso maschile, vinse anche questo tentennamento.
Prese per i fianchi l’elastico dell’indumento, che già metteva in evidenza un “pacco” considerevole, e lo tirò decisa verso il basso… Tirò con sempre maggior decisione, e a un certo punto il contenuto, sgusciando come un’anguilla, le andò a sbattere violentemente sulla faccia.
Impiegò alcuni secondi a riprendersi dalla sorpresa, e – facendo l’indifferente – finì di sfilare il costume a Pietro.
Rimase in ginocchio, in quella posizione, a breve distanza da quei 25 centimetri già palpitanti, come in adorazione… Sembrava impaurita da tanta virilità, ed era combattuta tra l’aspettare ordini e invece farsi intraprendente e cominciare a farlo godere…
La paura, però, ben presto lasciò il posto a un piacevole stupore: quel cazzo non solo era bello lungo e largo, già in perfetta erezione, con le vene molto visibili, ma aveva una grossa cappella arrotondata, e sotto due palle gonfie che avrebbero voluto tanto esplodere il loro frutto dentro di lei.
Anita, insomma, stava letteralmente sbavando di fronte a quel cazzo!
Presa da questi pensieri, fu “risvegliata all’improvviso dalla voce di Pietro che le intimò, ancora una volta:
“Ti piacerebbe farti una bella succhiata, eh, troia? Alzati!”.
E lui, come colto da un raptus di follia, le strappò via con violenza il perizoma lasciandola dinanzi ai suoi occhi completamente nuda.
Istintivamente, la ragazza fece per coprirsi almeno la passerina che era stata così oltraggiosamente messa a nudo, ma lui – con una gran botta sulla sua mano – le fece capire chi comandava:
“Non ci provare mai più!”.
5. Il sogno diventa realtà.
Ora erano tutti e tre nudi, in piscina, e Pietro calcò ancora la mano… Guardò prima negli occhi Luciano, come in un gesto di sfida, e poi Anita:
“Guarda puttanella, il tuo bamboccio sembra proprio un frocetto, nemmeno vederti nuda lo eccita… Che dici saranno si e no 10 centimetri? E quelle palle secche? Con cosa avrebbe potuto riempirti?”.
Lei era ancora amareggiata per come quel disgraziato stava trattando il suo fidanzato, ma piano piano quelle parole così scurrili la stavano eccitando a tal punto che iniziava a lasciarsi andare:
“Già, hai proprio ragione, gli voglio bene come a un fratello, ma mi fa pena, perché è impotente… quando lo scappuccio scompare per quanto è piccolo…”.
Pietro aveva finalmente raggiunto uno dei suoi scopi: far si che Anita lo umiliasse spontaneamente, e per il momento le parole che erano uscite dalla sua bocca lo soddisfacevano in pieno…
Riprese a provocarla:
“Su, non avere paura, la realtà purtroppo è sotto gli occhi di tutti… Non devi vergognarti di ammettere il suo stato e che io sono qui a tirarti fuori da questo casino”.
E lei, ormai entrata in quella parte, presa coscienza che forse avrebbe dovuto dare ben prima una svolta alla sua vita, o forse nel tentativo che così Pietro non avrebbe rivelato il suo “segreto”:
“Vedi, sei solo un povero coglione… Come potevi sperare che non mi cercassi un altro? Ti piacerebbe farti una sega, adesso, eh!? Ma non puoi…”.
Pietro, che ormai si stava liberando dalle catene dell’amicizia con Luciano, la quale gli aveva impedito fin qui di insidiargli la fidanzata, gli si avvicinò e gli sussurrò all’orecchio, guardandolo con disprezzo:
“Oggi vedrai come la tua donna viene scopata da un vero maschio… No, non dire niente, d’altronde hai sempre avuto la faccia da cornuto!”.
Luciano, a sua volta, avrebbe voluto urlare tutta la sua rabbia, la sua delusione per entrambi, ma l’altro gli fece capire che sarebbe stato inutile, che non gliene sarebbe fregato niente a nessuno dei due…
E voltandosi verso Anita, ridendo di gusto, le disse:
“Hai visto? Quel cazzettino insignificante gli è diventato duro…”.
E lei:
“Non ci posso credere… Gli è diventato duro davvero! Ma dove pensava di andare conciato così? Solo per le pippe può andare bene…”.
Pietro pensò allora che ciò poteva bastare, che si era divertito abbastanza con entrambi, e che era il momento di passare oltre. Quindi, stando a pochi centimetri dal volto di lui, gli annunciò:
“Adesso, ci divertiamo davvero… Guarda come mi scopo la tua culona, stronzo!”.
Si rialzò, ed andò a sedersi sull’unica sdraio rimasta ancora aperta a bordo vasca. Chiamò a se Anita e – cingendole la vita con un braccio – le annunciò:
“Cara porcella, ora tocca a noi…”.
Non le diede nemmeno il tempo di riflettere che, all’improvviso, la ragazza si ritrovò con quel palo di carne ficcato giù nella gola, in profondità: solo le palle erano rimaste fuori, erano troppo ingombranti per essere accolte nella sua delicata boccuccia.
In principio, cercò di ribellarsi, e le lacrime di disgusto le rigavano il volto… Non sapeva se era più per il senso di soffocamento che l’aveva colta di sorpresa o per i conati di vomito che la stavano scuotendo tutta…
Ripresasi dallo shock, cominciò – senza farlo uscire – ad avvolgerlo con la lingua e con le labbra, e a succhiarlo con passione. Poi, se lo sfilò leggermente e strinse la cappella tra le labbra; uscì del tutto a leccare l’asta, e scendendo sotto le palle lo succhiò con forza, accompagnando il movimento con le mai.
Pietro stava godendo come non mai, e – seppur stentando dall’eccitazione – le disse:
“Brava troia, complimenti!, sei brava, davvero”.
Tornò ad ingoiarlo tutto fino quasi a soffocare, ma questa volta senza sorpresa, anzi Anita ne era soddisfatta…
Si era divertito abbastanza, Pietro, a farsi accogliere il membro tra le sue calde fauci, e così le risparmiò la sborrata in gola e sollevò repentinamente Anita da terra: lui era bello massiccio, mentre lei – a parte il culone – un fuscellino, percui non gli fu difficile, mentre lei fece un volo incredibile.
Quel “volo” che la depositò, acrobaticamente, con lo sfintere incastrato sulla cappella di lui, a cosce aperte, e con la fichetta gocciolante.
Non ebbe praticamente il tempo di ribellarsi, di dirgli che – nonostante tutto – non voleva concedersi, visto che avvenne tutto con rapidità.
Il suo sogno inconfessato e inconfessabile, di romperle il suo bel culo vergine, si stava realizzando…
Che sciocco, Luciano, che si era sempre schifato di scoparla lì dentro!
Il suo buchetto, ancora così stretto, si ribellava, e tentava disperatamente di respingerlo.
Ma Pietro non desistette, diede una, due, tre botte decise, e ad ogni spinta quel culo ribelle si apriva sempre di più, permettendogli di sistemare il glande per bene all’interno. Poi si fermò, e lasciò che fosse Anita a decidere il da farsi.
Entrambi immobili, a un certo punto lei cominciò lentamente a spingere verso di lui, e il cazzo le scivolò nel culetto strettissimo, mentre Pietro prese a massaggiarle le sue chiappe sode.
Dopo qualche altro istante, il ragazzo iniziò a muoversi, con mille cautele, con il cazzo che continuava ad essere stritolato nel retto di quella femmina così speciale, e alla fine – non resistendo oltre – le sborrò dentro violentemente.
Per tutta risposta, lei – non appena percepì il calore dello sperma che per la prima volta le invadeva l’intestino – urlando come una dannata schizzò dalla fica il suo prezioso nettare.
Pietro uscì da lei, e la guardò con ammirazione, fermo, mentre il suo culone si contraeva e lo sperma sgorgava a precipizio dal buco rimasto ancora dilatato.
E fu allora che, senza accorgersene, le domandò – come fosse un favore – di eseguire quei magnifici twerking che aveva fatto alla festa, ma… con il suo palo nel culo!
Anita, si voltò, gli regalò un sorriso da incorniciare, e poi gli disse:
“Fai di me ciò che vuoi…”.
Prima, però, senza essere spronata da Pietro, diresse lo sguardo a Luciano e – con una smorfia di ulteriore disprezzo – spiegò:
“Questo vuol dire scopare… Impara! Ma tanto, ormai, io mi sono trovata il mio stallone!”.
I due amanti erano ormai un solo corpo…
Lei prese allora in mano il suo randello e con sapiente maestria glielo fece rinvigorire al limite della venuta; dopodiché, lo incitò:
“Dai, inculami, e avrai il tuo spettacolo, in prima fila!”.
Pietro non se fece ripetere, era troppo infoiato, troppo eccitato di essere stato il primo uomo ad entrare in quel buco per non desiderare di tornarci ancora… E mentre lei si allargò più che potè le sue belle chiappone, lui puntò la sua lancia proprio al centro. Entrò con molta più facilità di prima, percorrendole tutto il canale, fino in fondo.
A questo punto, il “gioco” passava nelle mani di lei: il suo culo aveva avvolto, direi fagocitato quel membro di tutto rispetto, e quelle natiche iniziarono lentamente, per poi accelerare progressivamente, a roteare nell’aria, un movimento che agli occhi del ragazzo era da impazzire.
Con o senza il cazzo dentro, aveva una capacità sorprendente di scaldare gli animi, ma ora il tutto avveniva con quel sederone “imbottito” a dovere.
Quanto durò? A Pietro parve un’eternità, oppure solo pochi minuti, ma quello che più contava era che lui le stava sborrando di nuovo nel culo… Ancora prima di aver avuto la possibilità di rilasciare il suo seme in vagina, lui – per ben due volte – le era venuto in quel fantasmagorico “lato b”.
Si guardarono ancora una volta faccia a faccia, e Pietro capì che quella ragazza che sulle prime non si voleva concedere a lui, ora era più che mai vogliosa di cazzo.
Senza proferir parola, Anita gli fece gli occhi dolci, si sollevò, e scese dalla sdraio mettendosi “a gattoni”.
Affrontò, per l’ennesima volta, quello che era stato il suo uomo, e gli ripeté:
“Ora che hai imparato come si incula una vera femmina, guarda come si fa la pecorina, potrebbe esserti utile… anche se ne dubito…”.
Poi, sollevò le ginocchia davanti a Pietro, e – mentre lui era ancora steso sulla sdraio – tornò a fargli un pompino bellissimo, di quelli a cui lo aveva ormai abituato.
Infine, si mise spontaneamente a pecora, con quel culo meraviglioso, e offrendo a quell’uomo ingrifato la bella visuale della sua micetta, stretta per la posizione assunta, ma prontissima e soprattutto aperta il giusto, lo implorò:
“Cosa aspetti?”, e muta gli fece cenno di raggiungerla.
Lui iniziò dando una veloce lappata alla fica calda e scivolosa di lei, già abbondantemente bagnata, per poi metterle subito dentro il cazzo, e “sedersi” quasi sopra il suo culone, con il cazzo perpendicolare ad esso.
Finalmente, poteva cominciare a trapanarla, sentendola ansimare forte e che desiderava sempre di più il suo grosso cazzo, soprattutto quella cappella che si stava gonfiando dentro di lei, dilatando progressivamente la sua sacca vaginale.
Pietro sembrava inarrestabile, non si fermava mai, continuava a spingere, e – mentre lei si era inserita due dita nell’ano e rispondeva ai colpi muovendosi avanti e indietro – gli dava ogni tanto degli schiaffoni su quel sedere tanto agognato.
Per darle ulteriore piacere, aveva anche cercato alla cieca il suo clitoride e aveva iniziato a sgrillettarlo energicamente.
Era talmente su di giri che non ne poteva più, e infatti di lì a poco le annunciò:
“Sto godendo… non ne posso più… peccato che siamo senza preservativo… e interrompere per infilarlo mi sembrerebbe un delitto!”.
Lei, allora, si voltò, e in preda alla più alta esaltazione, gli rispose:
“Vai… Non fermarti… Vienimi dentro… Il pericolo farà ancora più piacevole questo momento!”.
Pietro sperava di sentirle dire queste cose… Si lasciò andare definitivamente, spinse più forte che mai, potenti colpi in profondità, e iniziò a gemere.
La sborra iniziò a scorrere a fiumi dentro le sue viscere, e poi a tracimare sulle sue gambe magre, e non si arrestò che dopo una decina di minuti, tanta era la quantità di seme che Pietro le aveva “iniettato” in fica…
Quando si staccarono l’uno dall’altra, gli occhi di lei erano ancora piedi di voglia di sesso. Pochi istanti, e le balenò un’idea maligna… Si alzò da terra con lo sperma che ancora le colava dalle grandi labbra, si avvicinò a pochi centimetri dal viso di Luciano e gli disse:
“Ricordi quando scopavamo, che era già tanto se mi prendevi a missionaria? Beh, sappi che nemmeno così sei mai riuscito a farmi godere! Ora, impara quest’altra lezione!”.
E tornando da Pietro, si sdraiò nuovamente a terra – supina questa volta – spalancandogli davanti le cosce e la passerina, già perfettamente lubrificata dal seme di lui e dagli umori di lei.
Cominciarono molto lentamente… Dopo ogni stantuffata, lui usciva per poi rimetterlo dentro fino a far sbattere la cappella contro l’utero di Anita, con lei che manifestava un profondo sospiro di piacere.
Strinse i muscoli vaginali, rendendo di conseguenza molto più lenti e appaganti i movimenti di Pietro.
Lui la guardò dritto negli occhi… Occhi che erano sempre più conquistati dal piacere…
Allora, mentre continuava a penetrarla profondamente, si abbassò a baciarla, e a stringere delicatamente un capezzolo, e a succhiare l’altro.
Rimasero qualche minuto così, poi lei aprì le gambe più che poteva, permettendogli di assestarle dei colpi ancora più profondi.
Pietro si stese su di lei, e – con le mie mani a ghermire i suoi fianchi e ad accompagnare la cadenza della scopata – cominciò un’altra fase della cavalcata, fin troppo dura e spietata, veloce e potente.
Il piacere di lui stava montando per l’ennesima volta, ma fu preceduto da Anita, che gli mormorò, col sorriso impresso sul volto ormai sfatto:
“Sto per venire di nuovo…”.
Poi gli prese le mani e se le strinse sulle piccole tette, si mise una delle sue sul clitoride, ed iniziò a toccarsi, saltellando in maniera incredibilmente sensuale sul cazzo.
Pietro pressava – con delicatezza ma anche con decisione – i suoi seni, e ci volle molto poco perché venissero entrambi, simultaneamente.
Un lago su e dentro l’addome di lei, concluse l’ennesima espressione del loro piacere.
Per l’ennesima volta, Anita si sollevò sui gomiti, con il membro di lui ancora infilato nella vagina, e sfidò Luciano:
“Con te, non eravamo mai riusciti a venire insieme… Non sei mai stato capace di farmi provare questa cosa… Hai un cazzo troppo piccolo perché io lo possa sentire… Lui, invece… Un vero maschio!”.
E così dicendo chiese a Pietro:
“Ora il gran finale… sborrami in faccia…”.
A quel punto Pietro riprese in mano la situazione… Il cazzo gli era tornato in tiro, ed affamato di quel corpo che gli stava dando tante inaspettate emozioni.
Ricominciarono a scopare, lui la penetrava senza sosta, e lei “ricambiava” succhiandogli il cazzo…
Continuarono così fino al momento in cui lui – informandola che stava per venire – estrasse l’uccello turgido dalla fica e lo indirizzò decisamente verso il suo viso in attesa di esplodere.
Fu un attimo: lo sperma uscì, prepotente e copioso, e si depositò come una marea, ancora caldo, proprio dove lei voleva… Sembrava fosse stato un cavallo ad aver eiaculato in quel modo!
Anita, da vera troia, lo assaporò golosa, mentre quella brodaglia bianca, densa e calda le scendeva dai capelli giù sugli occhi, le guance, le labbra, per finirle in bocca e – ciò che rimaneva – sul seno.
Era piena di sperma dalla testa ai piedi, e così conciata – con Pietro che nel frattempo aveva preso il suo cellulare – si avvicinò al suo ex:
“Ecco… Vedi cosa intendevo quando ti imploravo di farlo? Ma certo tu, con quelle palle secche, non potevi regalarmi tutta questa bontà… Vediamo se almeno sei bravo a ripulire… Dai, caccia fuori la lingua e comincia…”.
E detto questo, lo slegarono e lei gli porse il viso…
Mentre Pietro iniziava a scattare a raffica le fotografie, Luciano, umiliato e ormai ubbidiente, cominciò il suo lavoro, fino a che non ebbe ingoiato fino all’ultimo grumo il seme del suo “rivale”.
Quella notte, benché da principio Pietro si fosse imposto di fare di tutto perchè quella situazione non sfociasse in qualcosa di sentimentale, non riuscì a trattenersi, e prima d lasciarla, senza dir niente, le accarezzò dolcemente il volto…
6. Da fratello… a sorella!
La mattina dopo, Pietro si era risvegliato sul tardi, con i raggi del sole che penetravano dalla finestra della sua stanza…
Aprì gli occhi, e vide accanto a se il suo cellulare… Immediatamente, si ricordò della serata precedente, e cominciò a far scorrere sul video tutte le foto che aveva scattato a quel poveraccio di Luciano mentre leccava via la sua sborra dal viso di Anita.
Pensò sul da farsi, su come poterle “mettere a frutto”, e proprio in quel momento un trillo acuto gli segnalò l’arrivo di un SMS.
Era Anita:
“CIAO. IERI PENSAVO CHE MI AVRESTI ROVINATA. E INVECE… MI SONO PROPRIO DIVERTITA, FINALMENTE! TI E’ PIACIUTO? COME SONO VENUTE LE FOTO? HO IN MENTE UNA COSINA… VEDIAMOCI…”.
Pietro restò lì a pensare per qualche istante, poi rispose:
“OK. DIMMI DOVE E ORA”.
Una volta fissato l’appuntamento, il ragazzo saltò giù dal letto, si preparò e raggiunse la ragazza in un bar lontano dalle loro abitazioni così da non rischiare “strani” incontri.
Fin da subito, gli fu chiaro che lei non lo avrebbe mollato tanto facilmente, e che stava nascendo un sodalizio tipo “Bonnie e Clyde”; d’altronde, anche lui cominciava a sentirsi preso da quella storia, e ascoltò con attenzione cosa Anita gli avrebbe proposto…
“Allora, hai le foto? Che mi dici?”, esordì lei senza tanti giri di parole.
“Eccole… Sono davvero… come dire? Compromettenti?”, e rise.
Lei, le esaminò attentamente, e poi sentenziò:
“Bene, perché io ho una notizia che credo ti farà piacere… Ascoltami bene!”. “Dimmi, sono tutto orecchi”, replicò Pietro, incuriosito.
“Devi sapere”, attaccò quella ormai troia dichiarata, “che Luciano ha una sorellina appena maggiorenne… Molto carina… E devi sapere anche che da sempre è perdutamente innamorata di te…”.
“Caspita… ma dimmi… fisicamente, com’è? Tanto per capire se ne vale la pena…”, rimpallò la domanda Pietro, che cominciava ad eccitarsi all’idea di poter combinare qualcosa…
“E’ una bomba, due tettone clamorose… Direi una quarta, sodissima, tipica da teen… Purtroppo, è timidissima, ma questo non dovrebbe essere un problema”, chiosò pensierosa la giovane.
“Dovrebbe? Perciò non sai nemmeno tu cosa fare… Accidenti a te che mi hai messo questo pallino in testa…”.
“Ma no, tranquillo”, disse Anita sollevando il bicchiere in gesto di brindisi, “noi abbiamo il mezzo giusto per raggiungere lo scopo”, ed indicò il cellulare di lui.
Pietro era sempre più perplesso, e anche preoccupato:
“Non è che ci cacciamo nei casini?”.
Anita, però, sembrava sicura di sé:
“Fammi fare a me, e vedrai che andrà tutto bene…”.
Allora il ragazzo, leggermente rinfrancato, volle sapere quale strategia avesse in mente:
“Ok, come pensi di procedere?”.
E la puttanella espose il suo piano:
“Ora tu mi giri le foto che hai fatto a Luciano mentre mi leccava la tua sborra… al resto penserò io! E’ un vigliacco, vedrai che crollerà subito…”.
FINE.