Il ritorno del Bull
by Nativer
Non avrei mai creduto che la nostra storia potesse davvero ricominciare.
E invece la vita, a volte, sa essere più audace di qualsiasi fantasia.
Era passato quasi un anno dall’ultima volta che Gabriele aveva inondato mia moglie col suo cazzo. Un anno duro, segnato da silenzi, distanza, e dal vuoto devastante lasciato dalla perdita della sua compagna.
Io, intanto, mi consumavo nella nostalgia. Ogni notte, riguardavo vecchi video dove mis moglie gridava sotto di lui, le foto delle sue mani strette alle sue cosce, le chat dove mi raccontava quanto la faceva godere, quanto si sentiva viva solo quando era il suo toro a scoparla.
Ogni tanto la sorprendevo mentre si toccava, da sola, davanti allo schermo, e il suo sguardo diceva tutto: nessun uomo, nemmeno io, avrebbe potuto riempirla così.
Poi, finalmente, un messaggio:
Possiamo sicuramente organizzare un pranzo o una cena da voi... porterei io un po' di pesce buono che preparerei con Lei... mi fermerei qui... poi vediamo...
Mi sono sentito eccitato come un ragazzino.
Ho risposto senza filtri, lasciandogli il comando:
Stavolta voglio che sia tu il regista, io sto a guardare, fammi solo partecipe… fai tu come sai fare meglio di tutti.
A Lei ho parlato solo di una cena, ma nei suoi occhi brillava quella voglia feroce che conosco da una vita.
La sera della cena, la tensione si tagliava col coltello. Io a fare da spettatore, la guardavo muoversi in cucina con lui, come una gatta in calore, ogni scusa buona per sfiorarsi, per stuzzicarsi.
Poi, senza troppe parole, Gabriele si è alzato e le ha detto in modo ruvido:
“Vieni di là, adesso. Ho bisogno della tua fica, voglio sentire che è ancora mia. Te aspetta fuori”
Lei l’ha seguito docile, come un’ossessionata, il culo che ondeggiava sotto il vestito.
Io li ho seguiti piano, fermandomi sulla soglia.
L’ho vista inginocchiarsi davanti a lui, slacciargli i jeans e tirargli fuori il cazzo. Wuel cazzo che conosco fin troppo bene e che so quanto le piace.
Gliel’ha preso in mano con decisione e ha iniziato a succhiarlo senza pudore, affondando la bocca fino a strozzarsi, gli occhi che mi guardavano mentre le lacrime le rigavano il viso e lui le prendeva la testa e la usava come voleva.
Gabriele la teneva per i capelli e la scopava in bocca senza pietà, e io—cornuto felice— mi masturbavo in silenzio, godendo della scena che solo lui sapeva regalarmi.
Poi l’ha tirata su e le ha sussurrato:
“Girati. Voglio sentire come stringi quando ti prendo da dietro.”
Lei, si è messa a quattro zampe sul letto.
Gabriele le ha strappato le mutandine, ha leccato la sua figa bagnata, e poi gliel’ha infilato tutto dentro con uno schianto che ha fatto tremare il materasso.
Lei ha urlato di piacere, le mani strette alle lenzuola, mentre lui la scopava come una vera troia.
Si volta, mi guarda, mi dice 'finalmente un cazzo come si deve'.
Ogni colpo era un suono di carne e sudore, e io restavo fuori dalla porta, il cazzo duro, mentre lui le diceva:
“Giovedì torno… ma senza di lui. Questa volta ti voglio solo per me, voglio chiavarti e riempirti di sborra fino a fartela colare sulle cosce.”
Lei ha ansimato, lo sguardo che bruciava di voglia, e io sapevo che non c’era gioia più grande per lei che essere la sua puttana.
Di nuovo mi ha guardato e ha detto,'si. Lui non ci sarà stai tranquillo, solo noi due'.
Quella notte ho capito che nessun tempo, nessuna pausa, nessun dolore può cancellare la fame del corpo.
E che essere il cornuto di una donna così e di un toro come Gabriele è il regalo più grande che la vita potesse farmi.
Io resto qui, ad offrire mia moglie al suo vero uomo. E ad ogni ritorno, sono il suo grande cornuto. Grato di fargliela chiavare