La passera.
by pennabianca
Sono insieme a mio marito dentro un negozio di sementi, fiori ed animali vari: ho scelto alcune piante che voglio mettere sul terrazzo di casa mia. Lui, assieme ad un commesso, le sta caricando in macchina, mentre io sto curiosando, seguita con lo sguardo dal proprietario, un bell'uomo alto, sulla quarantina. Vedo dentro una gabbia alcuni pappagallini molto rumorosi.
«Si prenda anche un paio di uccelli.»
Mi invita il tizio, rivolgendosi a me, con un tono più che allusivo al doppio senso. Io lo guardo e sto al gioco.
«Grazie, ma ce l’ho già.»
Lui mi guarda, ride e aggiunge.
«Sì, ma due son sempre meglio: conosce la storiella della passera?»
«No.»
Lui sorride e racconta.
«Una passera viene sorpresa da un temporale. Vede un ramo coperto da una foglia e ci si ripara sotto. Poi un grosso merlo, anche lui sorpreso dal temporale vede la passera sotto la foglia e ci si ripara anch'esso. Dà una spinta alla passera e si sistema li. Un’aquila vede i due e, dato che pioveve, si posa sul ramo. Dà una botta al merlo, che si sposta e, a sua volta, dà una botta anche alla passera, che arriva al limite della foglia e ricomincia a bagnarsi. La storia finisce qui, forse non fa ridere, ma impone una riflessione: più grosso è l’uccello e più la passera si bagna.»
Scoppio a ridere. Vedo che mio marito ha finito di caricare tutto, saluto il simpatico uomo e me ne vado. Tornata a casa, a sera, ho voglia di scopare, ma c’è la partita in tv, una finale dove gioca la squadra preferita di mio marito. Lui è preso e di me non ne vuol sapere, quindi, dopo poco me ne vado a letto, ripenso alla passera e sorrido fra me. Quando viene a letto mio marito, non mi riesce a scopare: la sua squadra ha perso l’incontro, lui è incazzato e addio al sesso. L’indomani sera, torno alla carica. Ho voglia, sono stata tutto il giorno a fantasticare sul fatto che avvertivo nello stomaco un forte languore, dovuto alla necessità di scopare. Appena andati a letto, mi butto su mio marito. Lui è stanco, ma, a mala pena, gli si drizza e, quando me lo infila dentro, dura pochissimo, venendo quando io non ho neanche cominciato a godere. Sono furiosa, me ne vado in bagno a lavarmi e mi masturbo con due dita. La sera successiva è mercoledì, serata dedicata al calcetto con i suoi quattro inseparabili amici. Quando torna è tutto un dolore, stanchissimo e anche per questa sera niente sesso, mentre io comincio a spazientirmi. Ho voglia, da alcuni giorni ho come l’impressione che lui mi eviti.
L’indomani, al lavoro, sono tesa: ho voglia di sentirmi dentro il suo cazzo, mi ha sempre fatto godere molto, non che sia molto dotato, ma ha il cazzo giusto e a me piace, lui lo sa usar bene, mi manca! Alle undici mi chiama e mi dice che questa sera tornerà tardi a causa di una riunione improvvisa. Sono furiosa, credo che abbia un’amante e allora decido di pareggiare il conto in anticipo. Già, il pareggio. È una cosa che io faccio quasi tutte le volte che andiamo in vacanza. Quando circa cinque anni fa, casualmente mentre mettevo a lavare una camicia ho scoperto tracce di rossetto e fondotinta giù, dopo l’ultimo bottone, come se un viso truccato fosse sceso in basso per succhiare quello che è mio, non ho fatto scenate. Da allora, ogni anno, in vacanza, mi trovo un bel maschio e mi concedo una scopata fantastica, tanto per pareggiare i conti. Per questo anno, saremo pari in anticipo. Al momento della pausa pranzo, vado velocemente a casa. Mi concedo una rinfrescata veloce. Poi, autoreggenti con pizzo alto, un reggiseno a balconcino che si aggancia davanti, che a mala pena riesce a contenere la mia terza, molto abbondante. Una gonna a portafoglio che, da come si tiene alta quando cammino fa vedere il pizzo della calza, camicetta, giacca e un impermeabile per nascondere il tutto, poi torno al lavoro. Alle sei e mezza, quando si esce faccio in modo di esser l’ultima. Vado in bagno e via la camicetta, indosso sopra la giacca abbottonata con un sol bottone, che quasi salta dalla pressione del seno. Sopra indosso l’impermeabile e via. Prendo la macchina e mi metto a girare la città, a caccia di un cazzo che mi faccia godere. Per più di mezzora non trovo ciò che mi soddisfi. Mi sembrava più facile, invece non ho ancora trovato quello che cerco. In un bar non mi va, troppa perdita di tempo. Prendere l’autostrada e scoparmi un camionista, mi sembra troppo pericoloso. Di certo non posso mettermi all’angolo di una via, come una puttana, anche se, dentro di me, in questo momento, è così che mi sento. Casualmente mi ritrovo davanti al negozio di sementi; c’è un piazzale recintato, metà adibito a parcheggio, mentre nell’altra metà vi sono degli scaffali di legno, dove sono esposte le piante, i fiori, ecc. Entro decisa. Mi tolgo l’impermeabile e mi metto a curiosare fra gli scaffali, senza sapere con esattezza cosa fare. Luca, il commesso, mi vede e mi saluta, mentre sta caricando delle buste dentro il cofano di una vettura; poi rientra e riesce con altre cose, accompagnato da una signora che se ne va. All’improvviso sento la voce di Mario, il proprietario, dietro di me.
«Che magnifica ed elegante sorpresa, posso esserle utile?»
«Certo, ho ancora bisogno di qualche altra cosa. Le piante che ho preso giorni fa non sono state sufficienti, mi son rimasti due buchi che non so come riempire: ci vorrebbe qualcosa di particolare.»
La mia è una risposta con un tono fin troppo allusivo. Mentre parlo mi abbasso in mezzo allo scaffale, fingendo di osservare un vasetto di fiori. La mia gonna si apre, lasciando intravedere il pizzo. Ho slacciato il bottone della giacca, lui è alla mia destra e, dall’alto, si deve godere uno spettacolo che rivela subito i suoi frutti. Con la coda dell’occhio vedo il gonfiore crescere all’altezza della cintura. Lui si gira, dice a Luca di chiudere
tanto serviamo la signora, e poi via.
«Venga dentro, che ci sono piante molto belle.»
Mi fa strada, seguita da Luca. Entro, guardo un po' in giro, loro abbassano la saracinesca a metà; io sono davanti alla gabbia dei pappagalli.
«Si prenda due uccellini.»
Mi invita Luca. Mi abbasso di nuovo, ripetendo lo stesso copione, che ora ottiene un doppio risultato, dato che anche Luca ha il cazzo in tiro.
«Ma se son uccellini, non so se andranno bene; vorrei qualcosa di meglio.»
Parlo restando sempre bassa e mi giro per veder l’effetto della mia provocazione. Son tutti e due molto in tiro, mentre io sento la mia fica colare tantissimo. Mario mi fa sollevare.
«Venga in ufficio che ho un catalogo, da cui può visionare una più vasta gamma di cose.»
Entro nell’ufficio in mezzo a loro due. Un locale dove c’è una scrivania, due sedie e un divano, che ha l’aria di esser messo proprio nel posto giusto. Mario si gira, mi osserva, aspetta che sia io a far la prima mossa, che non si fa attendere. Lo guardo, mi avvicino e gli stampo un bacio in bocca. Mi risponde stringendomi a sé, sento un bozzo grosso premere contro il mio ventre. Contemporaneamente, Luca si appoggia dietro di me e un bel cazzo duro si appiccica alle mie natiche. Sono un brodo, la mia fica cola. Lui insinua le mani sotto la giacca che, da dietro, Luca mi aiuta a togliere; poi è la volta del reggiseno. Mario mi bacia il seno, mentre l’altro si dedica al didietro. Sento scivolare la sua lingua giù per la schiena, mi procura un brivido di piacere. Mario arretra di un passo. Si sbottona i pantaloni e si siede sul bracciolo del divano; io mi abbasso e …CAZZO! … che cazzo! ….. Un palo, un meraviglioso uccello di notevoli proporzioni. Luca, intanto, si abbassa e mi toglie la gonna, che finisce insieme alla giacca sulla sedia.
«Accidenti è già tutta bagnata!»
Commenta, mentre con una mano mi tocca da dietro. Mario mi fa piegare a novanta. Mi ritrovo davanti al viso il suo meraviglioso cazzo durissimo ed enorme. È così grosso che ho difficoltà a farlo entrare in bocca, pur avendola abbastanza larga. Nello stesso momento, Luca mi fa aprire le cosce e si infila con la testa sotto di me, leccandomi dalla fica al culo. Sono al limite dell’orgasmo. Mi impegno a leccare il palo, poi sento la lingua soffermarsi in modo continuo sul clitoride e vengo scossa da brividi di piacere. Vorrei urlare, ma ho la bocca letteralmente piena.
«… mmhmmhmhumhumumhum…»
Un lunghissimo gemito è tutto quello che riesco ad emettere.
«Mi ha inondato la bocca!»
Commenta Luca e, a questo punto, Mario mi porta su, mi volta, ora sono prona. Mi appoggia il suo cazzo. Quando sento la cappella entrare, eseguo un respiro profondo e mi impalo su di lui, con un movimento lento. Lo sento entrare dentro la mia fica. Un cuneo di carne che mi apre, scivola sulle pareti lubrificate dai miei umori, mi dilata e riempie contemporaneamente, fino ad arrivare in fondo. Sento colpire con forza l’utero e il fiato mi muore in gola.
«… uuuuuumhhhuuuuuuuu …»
Resta un momento fermo dentro di me e subito mi fa venire.
«…VENGO! … VENGO!»
Grido con tutto il fiato che ho. Lui comincia a pomparmi dal basso. Mi fa morire di piacere ad ogni affondo. Luca ora mi invita ad abbassarmi e così mi ritrovo il suo cazzo all’altezza della bocca. Un bel cazzo. Più piccolo, direi come quello di mio marito, di giuste dimensioni, mi entra bene in gola. Incomincio a pomparlo in contemporanea al fatto che, quando uno mi spinge dal basso, l’altro mi entra in gola. Non riesco più a capir nulla. Sono sconvolta dal piacere. Gli orgasmi si succedono in un continuo travolgente. Non credevo di aver tanta voglia o, forse, sto godendo tantissimo anche per il fatto che è la prima volta che due maschi mi scopano insieme. Non mi era mai capitato e mi stanno facendo letteralmente uscire di testa. Dal tanto godere, ad un certo punto, sento che le gambe non mi reggono più, allora si cambia. Mi fanno girare. Mi metto con la gamba destra sul divano e mi appoggio al bracciolo. Luca si posiziona dietro di me, spennella il cazzo fra gli umori della mia fica, sento che mi lubrifica il culo, intuisco che quello sarà il prossimo buco che mi riempiranno. Di lì a poco, il suo glande si affaccia al mio buchetto che, già pronto, lo riceve con assoluto piacere.
Non sono vergine di culo, anzi, è un posto dove amo molto ricevere un bel cazzo; mi si infila delicatamente, sento tutto il cazzo scivolare dentro.
«Ah, che bel culo! È proprio una favola!»
Commenta soddisfatto. Mi ero ritrovata di nuovo il cazzo di Mario davanti al viso, ma devo respirare forte. Luca mi sta inculando da dio, come piace a me, lentamente.
«Dai … spingilo … dentrumuumumu …»
Non finisco la frase. Mario mi spinge il suo palo direttamente in gola. Passano alcuni minuti, Luca mi incula con decisione. Sento montare l’orgasmo, il mio corpo si tende.
«Vengo! … VENGO!»
Grido per l’ennesima volta. Questo è forse il segnale che aspettavano. Luca mi afferra per la vita, mi solleva e si appoggia lui al bracciolo della poltrona. Mi ritrovo impalata sul suo cazzo, tutto piantato dentro, le gambe mi sono state sollevate da Mario, che viene a posizionarsi davanti. Per un momento ho un brivido, di paura, intuisco le loro intensioni. Non ho il tempo di recriminare. Sento Luca da dietro che apre le labbra della fica, il glande di Mario farsi strada dentro di me, poi sento Luca che porta le sue mani in alto, sui miei seni. Li stringe, li impasta, mi provoca un ulteriore piacere. Mario affonda il suo cazzo dentro di me, apro la bocca, ma non esce che un lamento.
«…hhahhhhhhhhhhsssssìììììììì …»
È tutto quello che mi ricordo. Da quel momento sono in completo delirio. Cado in trance. Godo e vengo a ripetizione. Mi pompano con forza, mi fanno di tutto, mi slabbrano fica e culo in contemporanea. .
«Dai, godi, godi, bella troia!»
Non ho più alcuna cognizione, né del tempo né del luogo. So soltanto che, ad un certo punto, Luca mi strizza con forza i capezzoli.
«aaaaahhhhiiiii …»
Grido e mi sembra di tornare in me. Ridono e si scambiano un cenno d’intesa, incominciano a pomparmi velocissimamente, li sento gonfiarsi, stanno per schizzare.
«… Sì … Sìì … più forte!»
Urlo e la loro risposta non si fa attendere.
«Sborro!»
«Eccomi! Sborro pure io!»
Urlano insieme e si piantano contemporaneamente in me. Sento il loro seme bollente inondare i miei buchi e questo placa sia la mia sete che la loro libidine. Restiamo un attimo fermi. Mario mi sorride, poi esce delicatamente da me. Dalla fica dilatata, sento colare tutta la sborra. Anche l’altro mi aiuta a rimettermi in piedi, mi indicano una porta dove c’è un bagno, mi ripulisco, esco e mi rivesto.
«Sei stata fantastica.» Mi dice Mario ed aggiunge.
«Non potevi capitare in un momento migliore. Luca, la prossima settimana, si sposa.» Mi giro e lo guardo.
«Allora consideralo un addio al celibato o, se preferisci, il mio regalo di nozze.»
«No, quello lo ha già fatto tuo marito.» Ribatte lui. Resto un istante perplessa.
«Non lo sai che, sia mia moglie che la fidanzata di Luca, lavorano nella stessa azienda dove lavora tuo marito?»
Fingo un'amnesia che non ho, ma ora capisco perché, da alcuni anni, veniamo sempre qui a comperare i fiori; li saluto e me ne torno a casa.
Dopo cena, doccia ed a letto. Sono ancora sconvolta dal piacere provato, ma c’è qualcosa che non mi quadra. Sento tornare mio marito. Fingo di dormire, lui si spoglia silenziosamente e viene a letto, poco dopo già dorme. Mi avvicino, mi infilo sotto le coperte, raggiungo il suo inguine, sento l'inequivocabile odore di femmina che ha addosso, domani ne parliamo. La sera dopo, quando torna dal lavoro, mi faccio trovare con l’accappatoio, ho appena fatto la doccia. Lui si spoglia per fare altrettanto, quando io apro l'indumento e resto nuda davanti a lui.
«Sono ancora bella? Ti eccito sempre?»
Gli chiedo. Resta sorpreso. Lo abbraccio, lo voglio e lo trascino con me sul letto. Ha subito una bella erezione. Lo sento premere contro la mia fica, alzo le gambe, lo stingo a me.
«Allora? Quella puttanella che ti sei scopato ieri sera, non ti ha spompato, se hai ancora voglia di me?»
Mi guarda stupito. Sento che cerca di infilare il cazzo dentro la mia fica già bagnata, ma io tergiverso. Lui reagisce cercando di divincolarsi.
«Quale puttanella? Di che parli? E poi che ne sai?»
Lo guardo, ora sono io a giocare con lui.
«Parlo di una di quelle troiette che lavorano con te; ma, tanto, son sicura che non si è divertita quanto invece ho fatto io.»
Lui atteggia un sorriso.
«E tu, vorresti farmi credere di esser andata a scopare con un altro?»
Ribatto seriamente.
«Uno? No! Due! Mi hanno fatto pelo e contropelo, fica, bocca e culo. »
Lui resta un momento serio, non riesce a capire se sto scherzando o parlo sul serio.
«Non credo che tu lo abbia fatto.»
«Tu, invece, sì! Chi era? Una delle vostre segretarie o chi? Non mentire, avevi ancora addosso il suo odore.»
Lui mi guarda, è alle corde.
«Ammesso che io sia stato con un’altra, devi sapere che si trattava di un addio al celibato e.... non ero solo.»
Ora sono io ad esser perplessa. Per un momento, credo che il destino abbia giocato duro.
«Era la ragazza del commesso del negozio di sementi che lavora con te e la moglie del proprietario?»
Lui resta basito.
«Come fai a saperlo? Non ti ho mai detto di conoscerle!»
Lo incalzo. Lo costringo a confessare.
«Rispondi, era lei e chi altri?»
Abbassa lo sguardo sconfitto.
«Sì, la ragazza di Luca e la moglie di Mario, poi i soliti quattro miei amici che conosci.»
Resto un momento in silenzio, lo guardo.
«Allora, che avete fatto? Le avete scopate?»
Lui con lo sguardo basso annuisce con il capo.
«Allora siamo pari: io mi sono scopata Luca e Mario.»
Mi guarda, sorride, il tono della mia voce non deve averlo convinto.
«A sì? Ti hanno scopato loro? Intanto mi sembra che tu abbia ancora voglia.»
Ride, è convinto che io non abbia detto la verità. Mi infila dentro il suo cazzo, lo sento durissimo. Mi pompa, godo, lui continua a scoparmi con forza, lo sento scatenarsi.
«Allora godi, troia, dal momento che non ti è bastato farti sbattere da due maschi.»
Con impeto mai avuto prima, mi sbatte dentro il cazzo; lo sento quasi in gola.
«Mi hanno scopato in due, ma solo tu mi fai impazzire. Dai … più forte! … Dai, che VENGO!»
Il mio urlo è la conferma che lui aspettava. Mi infila tutto il suo meraviglioso uccello e viene.
«ECCOMI! … tieni … sborro!»
Sento il calore della sua sborra dentro di me. Poi, mi bacia e si infila nel bagno per farsi la doccia. Mi alzo dal letto, mi guardo nello specchio.
«Anna, lo sai vero che sei una troia?»
Mi dico, specchiandomi. Non era un cazzo che volevo, ma quello di mio marito. Mi sentivo come trascurata, ma era solo lui che volevo, l’unico capace di farmi godere per davvero. È il solo che, quando mi scopa, lo fa con amore, con passione, sentimento profondo.
Ho quarantacinque anni, un’età difficile per una donna: è il momento in cui senti la necessità di conferme, vuoi sapere se sei ancora in grado di sedurre un maschio. Mi riguardo allo specchio e ne resto compiaciuta.
«Sì, è vero, sono una troia, ma pur sempre una BELLA troia!»
Poi ripenso ad una certa battuta umoristica, sorrido e mi dico che: quant'anche questa volta l’uccello non era il più grosso, con la botta che le ha dato, la passera si è bagnata ugualmente alla grande