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Fuori di testa


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Fuori di testa

by Penelope1972
Gesehen: 446 Mal Kommentare 3 Date: 07-12-2023 Sprache: Language

Quella del 1993 fu un’estate torrida in tutto il nord Italia, ma soprattutto nell’assolata pianura padana. Nelle città uomini e animali erano rintanati nelle case per cercare un po’ di refrigerio da quel sole rovente che annebbiava corpi e menti.
Viola poco più che ventenne e trasferitasi al Nord, stava vivendo, in quel periodo, la sua prima grande storia d’amore con un uomo che aveva conosciuto qualche anno prima e al quale aveva donato la sua verginità appena raggiunta la maggiore età , quella prima volta che era divenuta un bagaglio così ingombrante.
In quel caldo ed assolato pomeriggio di luglio lei in casa con Ottavio, un caro amico di suo fratello ospite da lei per qualche giorno.
Viola era stata abituata fin da bambina alla presenza in casa degli amici dei suoi fratelli, per cui quella era per lei una situazione assolutamente normale e poi, quel ragazzo del suo paese, più grande di lei di 5 o 6 anni, la conosceva fin da bambina e poteva considerarsi uno di famiglia.
Ottavio però aveva un grande difetto…. Era bellissimo e di modi educati ed avrebbe fatto perdere la testa a qualsiasi donna.
Ma Ottavio per Viola era come un fratello più grande e si era abituata a convivere col fatto che fosse così bello e che piacesse a tutte le sue amiche, non ci faceva più caso e questa familiarità l’aveva sempre trattenuta dal fare pensieri peccaminosi su di lui.
Quel pomeriggio Viola, indossava una minigonna jeans ed una canottiera, per trovare in casa un po’ di refrigerio a quella canicola insopportabile, mentre lui se ne stava quietamente seduto sul divano a sorseggiare una bibita.
Viola accese una sigaretta e si diresse verso la finestra aperta del soggiorno per lasciare che il fumo uscisse fuori e nel fare questo appoggiò i gomiti sul davanzale in un gesto che le era consueto, lasciando quasi completamente scoperte le gambe affusolate e abbronzate.
Ottavio fino a quel momento, aveva osservato immobile ed in silenzio ogni suo gesto con un’innaturale e forse un po’ torbida curiosità alla quale non era abituato, che si stava trasformando qualcosa di ambiguo ed equivoco, ma terribilmente eccitante.
Fu a quel punto che Viola avvertì una sensazione strana alle sue spalle, le parve di percepire il peso del suo sguardo che le scrutava le cosce abbronzate e ben tornite Era quasi palpabile in quell’aria umida e soffocante.
Viola non poteva avere la certezza che le stesse fissando le gambe ampiamente scoperte, ma il suo sesto senso le diceva che in quel momento lui, col suo sguardo, stava cercando di frugare sotto la sua gonna, oramai ridotta ad un piccolo pezzo di stoffa, troppo piccolo per nascondere le sue mutandine.
A questo pensiero, Viola smise quasi di respirare, sopraffatta dalla sorpresa ma anche dall’eccitazione che le stava montando in quella situazione e si bloccò in uno stato di sospensione emotiva mai provata.
Ottavio, eccitato ed accaldato, era ancora seduto sul divano, ma aveva abbassato la testa verso il pavimento, cercando di scorgere da quella posizione le sue mutandine, sempre più in preda di una montante eccitazione.
Ma questo gli sarebbe bastato?
Quasi sopravvenendo, Viola aveva di colpo intuito che, proprio in quel preciso istante, gli stava svelando l’intimo rigonfio della sua fica che, in quella posizione, sembrava ancora più tumida e piena.
Nessun uomo avrebbe potuto resistere oltre.
Ottavio decise di non muoversi, forse per non interrompere quel momento così strano, così eccitante, dove il tempo sembrava essersi quasi fermato.
Viola spense la sigaretta e restò ancora sporta dalla finestra, anzi, consapevole della sua seduzione si piegò impercettibilmente ancora più in avanti sul davanzale, divaricando ulteriormente il compasso delle sue belle gambe toniche e per rendere quella situazione ancora più incandescente e spingerla all’estreme conseguenze.
Viola sapeva che le sue gambe erano state sempre un inaudito richiamo per gli sguardi viziosi dei maschi, un formidabile strumento di seduzione, che lei sapeva usare ed esaltare quando calzava scarpe affusolate e tacchi alti.
I suoi piedi erano sottili con dita armoniose ed unghie ben curate.
I polpacci proporzionati e tonici in un equilibrio perfetto, che si innestavano nelle prominenze rotondeggianti del ginocchio, con un bell’incavo morbido nella parte posteriore.
Infine le linee sinuose e convergenti delle sue cosce ben tornite, portavano dritte all’anelato oggetto del desiderio: la sua fica.
Sembravano momenti infiniti, carichi di una indefinibile tensione.
Qualcosa stava per accadere, lei lo sentiva prima di altri, ma non voleva interrompere quello stato di sospensione del tempo e dei sensi.
Ottavio, sempre più preda di quell’incontrollabile eccitazione, volse lo sguardo verso i suoi pantaloni e si accorse dell’erezione che Viola aveva involontariamente provocato.
La sua mazza, tremendamente in tiro, era ormai sul punto di lacerare i suoi jeans.
Eccitato fino al limite della sopportazione umana, dalla visione di quel piccolo perizoma, Ottavio si alzò lentamente dal divano con movenze quasi feline, come un giaguaro che ha fiutato sottovento l’odore della femmina in calore ed è sul punto di ghermirla per possederla.
Ottavio era come ipnotizzato.
Non aveva più smesso di fissare inebetito quel piccolo lembo di tessuto nero, inadeguato a contenere la peluria della fica che faceva capolino dal perizoma.
Viola era immobile nella sua spudorata e provocatoria posizione, paralizzata dall’attesa di quello che stava per accadere.
Repentinamente, come un automa fuori controllo, Ottavio si inginocchiò sul pavimento proprio dietro di lei, per scrutare da vicino quella giovane passera debordante di sensualità.
Che visione sublime! Pensò trasecolando…
Adesso lui poteva finalmente ammirare da pochi centimetri lo spettacolo della natura rigonfia e provocante di Viola.
Gli sembrò di percepirne perfino l’odore, grazie alla flebile aria ribollente che entrava dalla finestra attraversandole le cosce per arrivare fino alle sue narici!
Viola, sempre appoggiata al davanzale della finestra, comprese subito quali fossero le sue reali intenzioni e questo bastò a toglierle il fiato per qualche secondo, in un accavallarsi di sensazioni strane ed eccitanti.
Ottavio voleva scoparla in piedi appoggiata al davanzale, oppure l’avrebbe sbattuta sul pavimento per montarla selvaggiamente?
Mentre era intenta in tali pensieri, le sembrò di percepire dietro le sue gambe scoperte un calore ansimante, qualcosa di insolito, ma terribilmente eccitante, per cui decise di lasciare che quel sordido gioco durasse ancora un po’.
In fin dei conti Ottavio non l’aveva ancora sfiorata!
Quella strana contrapposizione dei loro corpi durò ancora per un tempo indefinibile, un minuto o forse cinque?
Viola retava al gioco col fiato sospeso e sembrava che anche lui aveva smesso di respirare!
Fu in quel preciso momento che avvenne il contatto tra i loro corpi.
Viola impiegò qualche secondo per capire che quel ragazzo all’apice dell’eccitazione, stava sprofondando la faccia tra le sue cosce divaricate!
Il calore del suo alito iniziò a diffondersi attraverso il tessuto leggero del suo perizoma, sfociando in un brivido di eccitazione.
Ottavio stava respirando a bocca spalancata l’odore della sua figa ormai madida di sudore, come se avesse fame di ossigeno per sopravvivere.
Viola, colta di sorpresa da quel gesto tanto repentino quanto eccitante, esitò ancora per qualche istante, fu quasi sul punto di cedere a quella fantastica tentazione.
Ottavio non le era per niente indifferente, anzi!
Viola trasecolò ancora qualche istante, combattuta tra la voglia di afferrare la sua testa per comprimerla ancora più forte sulla sua fica debordante e quella di spingerlo via da quella sconcia posizione.
In quei pochi attimi Viola proiettò avanti la sua immaginazione, fino a sentire la sua fica lappata dagli energici colpi della lingua di Ottavio!
Lui avrebbe raggiunto l’orgasmo in pochi minuti deglutendo gli umori prorompenti della sua fica, inondando il pavimento con caldi spruzzi di sperma bianco.
Ma non andò così…
Con un ultimo barlume di lucida razionalità, Viola, ruotò il corpo verso di lui, afferrandogli la testa tra le mani e respingendola indietro con tutta la forza che aveva.
Come era stato difficile respingerlo, mentre il calore del suo respiro in mezzo alle cosce, le stava per provocare un orgasmo inimmaginabile.
Ottavio sorpreso da quel gesto improvviso, che l’aveva allontanato da quel piacere sublime, aveva la bocca ed il mento completamente bagnati, pregustando già il momento in cui, inalando il sublime odore di quella fica, avrebbe regalato alla sua verga dura come il marmo, un’infinita ed indimenticabile sborrata.
Viola, che in un attimo era tornata ad impadronirsi di sè stessa, riprese a respirare profondamente, avvampando in viso, ma sorridendo, senza nessuna traccia di contrarietà o di disappunto per quello che era successo qualche istante prima.
Ottavio con la camicia completamente sbottonata e madida di sudore tornò a sedersi affranto sul divano, come un cagnolino con le orecchie basse quando viene rimproverato dal suo padrone.
Fu allora che Viola si accorse che sotto la tela un po’ lisa dei jeans l’arnese di Ottavio era ancora turgido, pronto a spruzzare sperma su quelle mutandine che aveva aspirato famelico qualche istante prima.
Tutta la scena si esaurì in pochi minuti con il ritorno alla normalità, dopo quei pochi attimi di follia che aveva risucchiato entrambi nel vortice dei sensi.
Nessuno dei due fece più menzione di quello che era accaduto in quel torrido pomeriggio estivo in una palazzina alla periferia di Modena.
Ma Viola non mancò in seguito di riflettere su quanto era accaduto.
Come avrebbe potuto sostenere lo sguardo del suo compagno al rientro a casa, se non avesse respinto le avances di Ottavio?
E Ottavio poi, come avrebbe fatto a sostenere ancora l’amicizia del fratello di Viola, se solo avesse portato a termine il suo morboso progetto?
Viola era rimasta molto lusingata del fatto che quel bellissimo uomo, avesse in qualche modo, perso la testa per lei e questa cosa non le era certo indifferente.
In qualche occasione le era anche capitato di pensare che, se fosse stata un po’ più accondiscendente e meno trattenuta, avrebbe potuto concedergli di scoparla, casomai a pecorina mentre lei era appoggiata alla finestra.
Ottavio avrebbe lasciato scivolare il suo splendido arnese nella sua vulva fradicia, lasciandosi inondare il perizoma appena spostato, dai getti copiosi del suo sperma.
Ma quell’ incontro non ebbe mai un seguito, lasciando per sempre in Viola, il recondito desiderio di rivivere quella stessa situazione, ma, stavolta con un finale diverso.

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