Architetti. 1
by GalaPigmaGesehen: 419 Mal Kommentare 0 Date: 22-08-2022 Sprache:
Cap. 1
Cazzo Elisa, nessuno ti aveva mai detto prima di oggi che il mondo è pieno di uomini il cui unico desiderio è quello di servire una donna e guardarla mentre scopa con i suoi amanti?
Roberta pronunciò quelle parole sgranando gli occhi e atteggiando la bocca in una eccessiva manifestazione di stupore.
La tua ingenuità mi ha sempre fatto impazzire
. Dai tempi di scuola Roberta aveva preso parecchi chili che portava però con grande leggerezza coprendoli sotto una specie di tunica nera; una lunga collana di coralli si muoveva a ogni suo movimento su due tette esagerate. Elisa ribatté cercando di darsi un tono:
certo che lo so, che ti credi, ho anche visto a teatro la venere in pelliccia. Non credevo però che anche tuo marito…
.
Sei la solita teorica. Secchiona come ai tempi dell'università. Dovresti studiare di meno e sperimentare di più
.
Quella conversazione così personale era giustificata da un'amicizia che durava da più di dieci anni ma anche dai due spritz che le due ragazze si erano prese praticamente a digiuno.
Elisa e Marco erano compagni di scuola e si erano fidanzati l'anno della maturità, avevano poi seguito insieme tutti i corsi della facoltà di architettura laureandosi Elisa nei tempi giusti e Marco con un anno di ritardo per colpa di alcuni esami che avevano rappresentato uno scoglio quasi insuperabile; appena uscita dall'università Elisa aveva aperto uno studio che, grazie soprattutto alla sua visione e ad alcune felici intuizioni, aveva avuto un immediato successo, tanto da portarla ad assumere dopo pochi mesi alcuni collaboratori. Anche Marco appena finiti gli studi iniziò a lavorare nello studio dove si comportò da subito come se fosse il padrone nonostante tutte le quote della società fossero a nome di Elisa che ricopriva anche il ruolo di presidente. Lo studio si trovava in una villetta a due piani che Elisa aveva ereditato alla morte dei genitori ed era sufficientemente grande per ospitare sia la loro casa che lo spazio per il lavoro.
Elisa e Marco si trovavano a un bivio classico: dopo più di 10 anni di fidanzamento, quattro di convivenza, il successo professionale e il conseguente benessere economico dovevano decidere se formalizzare la loro unione, indifferentemente con un bacio davanti a un pubblico ufficiale o con un figlio, oppure lasciarsi. Elisa era spaventata in egual misura da entrambe le ipotesi. Marco era il suo uomo, tolta qualche insignificante esperienza giovanile l'unico con cui era stata. L’uomo con cui aveva da sempre condiviso tutto. Vivere senza di lui le sembrava un'opzione da non prendere in considerazione. Allo stesso tempo le era però evidente che la passione iniziale si era trasformata in una routine che non le procurava più nessuna emozione. Anche il sesso, che all'inizio era stato entusiasmante e ogni volta diverso, ora si ripeteva sempre uguale con una frequenza sempre più bassa. Non a caso nell'ultimo periodo Elisa era tornata a masturbarsi immaginandosi a fare sesso con Anna e Matteo, due giovani architetti che aveva recentemente selezionato per lo studio. Per quella scelta si era anche sentita leggermente in colpa perché nella sua decisione aveva giocato un ruolo non trascurabile il fatto che entrambi fossero di una straordinaria bellezza. Lui era una specie di modello californiano mentre lei aveva dei tratti vagamente orientali con gli zigomi leggermente sporgenti e due occhi neri a mandorla che le garantivano uno sguardo magnetico. I due ragazzi si erano però immediatamente dimostrati capaci e competenti, oltre ad essere sempre disponibili, e questo le aveva consentito di rimuovere ogni senso di colpa
Quella sera Elisa rientrò cercando di non far rumore nonostante tutto le girasse intorno, si spogliò e si mise al fianco di Marco che dormiva pesantemente. Lo guardò e per una volta non si chiese se quella era la vita che voleva ma il pensiero ossessivo andò a quello che le aveva raccontato Roberta dopo aver bevuto anche un mojito. Se la immaginò con un top di pelle mentre Luca, suo marito, in ginocchio le leccava i piedi e la fica. Quando poi le aveva chiesto come fosse riuscita a sottometterlo in quel modo lei, con il tono di una professoressa, le aveva risposto
dopo qualche mese di astinenza forzata ogni maschio diventa estremamente servizievole e ubbidiente, te lo garantisco
. All'inizio quella immagine le era sembrata ridicola e imbarazzante ma più tornava a pensarci e più quel pensiero diventava eccitante tanto che alla fine allungò una mano e con un tocco leggero si procurò un orgasmo decisamente più intenso di quelli che aveva provato negli ultimi mesi scopando con Marco.
Un'altra frase detta quella sera da Roberta le girava in testa:
secondo me è un sottomesso anche il tuo uomo, ormai io li riconosco al volo. Non ti aveva poi detto una volta che gli piacciono i tuoi piedi e quando indossi calze velate e tacchi alti?
. Elisa le aveva risposto che sono cose che non significano niente e che è una cosa che attrae tutti gli uomini, i tacchi alti esaltano gambe e culo, ma una volta a letto, con il sonno che non voleva arrivare, si rese conto che il dubbio era legittimo. Passò al microscopio ogni comportamente di Marco per capire se, almeno in parte, lei potesse avere ragione, e più richiamava alla mente episodi del passato più gli indizi che confermavano una certa indole sottomessa di Marco aumentavano. Nulla di eclatante, anzi un'analisi generale avrebbe portato al risultato opposto. Per esempio nei confronti dei collaboratori dello studio i suoi comportamenti oscillavano tra l'autoritarismo e la stronzaggine e anche nella gestione dei clienti e dei fornitori dimostrava sempre grande sicurezza. Quello che però Elisa iniziò a valutare quella notte furono una serie di segnali deboli a cui fino a quel momento non aveva attribuito nessuna importanza. Mezze frasi, qualche commento ambiguo, immagini di alcune pubblicità esplicitamente femdom che commentava con lei con eccessiva frequenza. Ora che ci ripensava Elisa si ricordò che anche l'idea di andare a teatro a vedere
la venere in pelliccia
era stata di Marco che si era anche dimostrato particolarmente solerte nell'acquisto dei biglietti. Un'efficienza che di solito non gli apparteneva.